Cecilia Sala accolta a Roma dai genitori e dalla premier, la sua liberazione un successo diplomatico

“Ho pianto soltanto tre volte nella mia vita. Se mi sente la voce rotta, non vedevo l’orizzonte”, ha commentato Renato Sala, il papà della giornalista. “Confidavo nella forza di Cecilia. Sono orgoglioso di lei”, ha detto, aggiungendo: “Credo che il governo del nostro Paese abbia fatto un lavoro eccezionale”.

 

L’Italia oggi festeggia il ritorno di Cecilia Sala, la giornalista detenuta in Iran nel carcere di Evin dal 19 dicembre. La sua liberazione, salutata con gioia da tutte le componenti politiche del paese,  è il frutto di un’operazione diplomatica e di intelligence senza precedenti, coordinata con rapidità ed efficacia dalle autorità italiane e personalmente gestita dalla premier Giorgia Meloni, che si è recata anche  in missione segreta negli Stati Uniti per un incontro lampo con il futuro presidente degli Stati Uniti Donald Trump

Ad accompagnare la giornalista sul volo di ritorno (l’aereo è atterrato alle 16,15 a Ciampino)  Giovanni Caravelli, direttore dell’Aise (Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna), a conferma del ruolo importante giocato dai servizi italiani nella sua liberazione. All’aeroporto di Ciampino, Sala è stata accolta dalla President Meloni, dal ministro degli Esteri Antonio Tajani e dai suoi familiari.  Anche il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, si è recato a salutare la giornalista al suo arrivo.

Cecilia Sala  è stata arrestata a Teheran il 19 dicembre, il giorno prima del suo rientro in Italia dall’Iran dove si trovava con regolare visto giornalistico per un reportage da inserire nel suo podcast ‘Stories’ da diffondere tramite il sito Chora Media. La notizia sarà diffusa solo otto giorni più tardi, mentre erano già in corso i negoziati per la sua liberazione.

Il motivo ufficiale del fermo è stato comunicato da Teheran solo a gennaio  La giornalista, secondo le autorità iraniane, si era resa colpevole di aver violato alcune leggi locali, non meglio precisate. Ma il suo arresto è stato subito collegato dai media italiani a quello di Mohammad Abedini, informatico 38enne iraniano fermato, tre giorni prima, all’aeroporto di Milano-Malpensa su ordine delle autorità statunitensi, che ne richiedono l’estradizione. L’uomo, che è accusato di associazione a delinquere con finalità di terrorismo, secondo Washington avrebbe fornito il supporto materiale al Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica, che ha poi portato alla morte di tre militari statunitensi, uccisi da un attacco con un drone su una base in Giordania. Un filo rosso tra i due casi smentito sia dalle autorità italiane che da Teheran.

Sala è stata rinchiusa in una cella di isolamento nel carcere di Evin, tra i più duri dell’Iran, dove vengono tenuti i dissidenti, e costretta a dormire per terra e con la luce costantemente accesa. Le è stato concesso di incontrare l’ambasciatrice Paola Amadei, che ha cercato di sollecitare per lei migliori condizioni di prigionia.

Il primo gennaio la presidente del consiglio Meloni ha ricevuto a Palazzo Chigi la madre di Cecilia, Elisabetta Vernoni, facendo appello ancora una volta a Teheran per “ una liberazione immediata” e perché alla giornalista vengano  assicurate “condizioni di detenzione dignitose, nel rispetto dei diritti umani”. Il governo convoca anche un vertice dedicato alla vicenda al quale partecipano il ministro degli Esteri Tajani, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano e i servizi di intelligence e invita a Palazzo Chigi l’ambasciatore iraniano, Mohammad Reza Sabour.

Il 3 gennaio la famiglia ha richiesto sul caso il silenzio stampa. “La fase a cui siamo arrivati è molto delicata e la sensazione è che il grande dibattito mediatico su ciò che si può o si dovrebbe fare rischi di allungare i tempi e di rendere più complicata e lontana una soluzione. Per questo abbiamo deciso di astenerci da commenti e dichiarazioni e ci appelliamo agli organi di informazione chiedendo il silenzio stampa. Saremo grati per il senso di responsabilità che ognuno vorrà mostrare nell’evitare di divulgare notizie sensibili e delicate”, si legge nel comunicato diffuso dai genitori della giornalista. Parole che fanno ben sperare in un imminente conclusione della vicenda.

Due giorni fa la missione segreta della premier Meloni negli Stati Uniti per incontrare a Mar-A-Lago, residenza privata di Donald Trump a West Palm Beach, il futuro presidente degli Stati Uniti. Cinque ore in cui si sarebbe parlato anche della vicenda Sala.

Poi oggi 8 gennaio la notizia della liberazione di  Cecilia, L’annuncio viene direttamente da Palazzo Chigi, con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che esprime “gratitudine a tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile il ritorno di Cecilia, permettendole di riabbracciare i suoi familiari e colleghi”. “Ho pianto soltanto tre volte nella mia vita. Se mi sente la voce rotta, non vedevo l’orizzonte”, ha commentato Renato Sala, il papà della giornalista. “Confidavo nella forza di Cecilia. Sono orgoglioso di lei”, ha detto, aggiungendo: “Credo che il governo del nostro Paese abbia fatto un lavoro eccezionale”.

 

 

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