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L’eredità di Pellegrino Capaldo: un maestro di economia, tra banca e alta formazione

Pellegrino Capaldo e Stefano Lucchini

Il ricordo dedicato al grande banchiere in un articolo per Fortune scritto da Stefano Lucchini, Marcello Presicci, Paolo Boccardelli e Massimo Lapucci. “Grazie, Maestro. La sua saggezza, il suo rigore e la sua eleganza continueranno a guidarci, anche nella preghiera”

di Carlo Longo

Il professor Pellegrino Capaldo, economista di spicco e banchiere di grande prestigio, ha lasciato un’impronta indelebile nella formazione della classe dirigente italiana. A ricordarlo sono i suoi allievi e cofondatori della Scuola Politica Vivere nella Comunità – Stefano Lucchini, Marcello Presicci, Paolo Boccardelli e Massimo Lapucci – che, nell’articolo pubblicato su Fortune, ne celebrano la figura di mentore, guida e punto di riferimento per chi ha avuto la fortuna di incrociare il suo cammino.

Capaldo, una figura di rara autorevolezza, ha incarnato il ruolo del “maestro” nel senso più profondo del termine. Come Virgilio per Dante, il suo insegnamento non era solo una trasmissione di nozioni, ma un vero e proprio accompagnamento nell’affrontare le sfide della vita e del lavoro. Era un maestro capace di infondere fiducia nei suoi allievi, mostrandogli la strada e ispirando, con il suo esempio di integrità, lealtà e visione, generazioni di professionisti e leader.

Nel 2018, insieme ad un altro grande giurista Sabino Cassese, Capaldo ha dato vita alla Scuola Politica “Vivere nella Comunità”, un progetto innovativo che mirava a formare una classe dirigente lontana dalle logiche politiche tradizionali e fondata su meritocrazia e serietà. Un’iniziativa che ha radunato le principali realtà pubbliche e private del Paese e che continua a costituire un punto di riferimento per l’alta formazione in Italia.

Con la sua visione orientata al “bene comune”, Capaldo è stato capace di conciliare l’economia con una forte dimensione sociale, dedicandosi con passione e impegno alla formazione delle nuove generazioni. La sua non era una politica di partito, ma una politica alta, che mirava a ripristinare l’equilibrio tra società, politica e Stato, e a promuovere la crescita e il benessere collettivo.

La sua figura rimane unica nel panorama accademico e professionale, oggi più che mai. I suoi discepoli ricordano con affetto e stima il suo insegnamento che, pur non riducendosi a una mera trasmissione di conoscenze, rappresentava un autentico stimolo al confronto e al miglioramento continuo. Tra i suoi allievi più celebri ci sono nomi noti come Mario Draghi e Carlo Messina, che portano avanti il suo esempio di leadership e di impegno civico.

Capaldo non ha mai smesso di ripetere che la politica e la gestione aziendale non si possono improvvisare, ma devono essere basate su una preparazione seria e adeguata. Il suo esempio, l’equilibrio tra severità e generosità, la sua capacità di ascoltare e arricchirsi dal confronto con chi la pensava diversamente, rimarranno sempre un modello di ispirazione.

Grazie, Maestro – concludono gli autori – La sua saggezza, il suo rigore e la sua eleganza continueranno a guidarci, anche nella preghiera”.

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