Con l’avvicinarsi dell’assemblea straordinaria dell’8 maggio, chiamata a rinnovare il consiglio di amministrazione di Generali, il clima tra gli azionisti si fa sempre più teso
La settimana appena iniziata si prospetta di grande rilevanza per il settore finanziario, con importanti appuntamenti in programma che potrebbero influenzare il panorama bancario e assicurativo italiano. In primo piano troviamo Mediobanca, il cui consiglio di amministrazione, previsto per martedì, si esprimerà sull’offerta pubblica di scambio (Ops) avanzata da Monte dei Paschi. Poco dopo, giovedì 30 gennaio, Generali svelerà il nuovo piano industriale, che potrebbe includere, o meno, la joint venture recentemente annunciata con Natixis.
Generali: tensioni crescenti in vista dell’assemblea di maggio
Con l’avvicinarsi dell’assemblea straordinaria dell’8 maggio, chiamata a rinnovare il consiglio di amministrazione di Generali, il clima tra gli azionisti si fa sempre più teso. Non si esclude che ci possano essere movimenti strategici sulle partecipazioni azionarie nei prossimi mesi. Un dettaglio che ha attirato l’attenzione degli osservatori è il volume di operazioni sui derivati legati a Generali, negoziati su mercati non regolamentati (Otc). Questi scambi, non facilmente riconducibili a soggetti specifici, alimentano le speculazioni sulle intenzioni degli investitori.
Delfin: il potenziale incremento della partecipazione in Generali
Tra i protagonisti dello scenario Generali figura Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, amministrata da Francesco Milleri, CEO di EssilorLuxottica. Attualmente, Delfin possiede il 9,8% del capitale sociale di Generali, ma è già in possesso dell’autorizzazione da parte dell’Ivass, l’organo di vigilanza assicurativo, per superare il 10%.
Nonostante Delfin non abbia ancora effettuato nuovi acquisti di azioni, secondo alcune fonti avrebbe quasi completato il lungo iter burocratico necessario per ottenere l’approvazione nelle 47 giurisdizioni in cui Generali è operativa. A oggi, 45 autorizzazioni sono già state rilasciate, con le ultime due in fase conclusiva. Questo percorso suggerisce che Delfin stia preparando il terreno per un eventuale incremento della propria partecipazione, qualora decidesse che le condizioni di mercato siano favorevoli.
Il nodo del buyback e la posizione di Mediobanca
Attualmente, la quota azionaria di Delfin si attesta fisicamente al 9,8%, mentre i diritti di voto superano di poco il 10%, un risultato ottenuto grazie all’acquisto di azioni proprie da parte di Generali nell’ambito di un programma di riacquisto già approvato. Nel caso in cui queste azioni venissero annullate, la quota fisica e i diritti di voto di Delfin si allineerebbero al di sopra del 10%.
Mediobanca, con il suo 13% del capitale, rimane il principale azionista di Generali e ha già lasciato intendere che presenterà una lista di maggioranza entro marzo. Resta da capire se anche Delfin, insieme a Francesco Gaetano Caltagirone, che detiene il 6,5%, presenteranno una propria lista di candidati. Intanto, Assogestioni, che rappresenta i fondi di investimento, potrebbe proporre una lista di minoranza.
Banco Bpm e la questione Anima: il nodo della regolamentazione
Un altro tema caldo riguarda Banco Bpm, che è in attesa della decisione della Banca Centrale Europea sull’offerta pubblica di acquisto (Opa) lanciata lo scorso novembre sulla controllata Anima. La valutazione dell’operazione si sta rivelando più complessa del previsto, tanto che è stato necessario un ulteriore parere da parte dell’Autorità bancaria europea (Eba).
La preoccupazione principale riguarda il cosiddetto “compromesso danese”, che consente alle banche di acquisire compagnie assicurative senza dover accantonare capitale supplementare. Un eventuale via libera potrebbe aprire la strada a un’assemblea straordinaria, durante la quale potrebbe essere discusso un nuovo prezzo di rilancio per Anima.
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