L’avvocata difensore Grazia Volo ha sottolineato come Arcuri abbia sempre collaborato con le autorità, rendendosi disponibile per interrogatori e chiarimenti. “Non abbiamo mai desiderato un intervento legislativo salvifico”, ha dichiarato la legale, “ma puntavamo a un’assoluzione piena”
Dopo cinque anni dall’inizio delle indagini e due anni di tentativi falliti di ottenere il rito abbreviato per una pronuncia nel merito, Domenico Arcuri, ex commissario straordinario per l’emergenza Covid, è stato prosciolto dal Tribunale di Roma. L’accusa riguardava presunti illeciti legati alla fornitura di mascherine dalla Cina durante la prima fase della pandemia. La decisione del giudice ha confermato quanto richiesto dal pubblico ministero: “il fatto non è più previsto dalla legge come reato”.
L’abolizione dell’abuso d’ufficio e le ripercussioni sul caso Arcuri
Arcuri era accusato di abuso d’ufficio, un reato recentemente abolito su iniziativa del governo guidato da Giorgia Meloni. Quando il Parlamento iniziò a discutere dell’eliminazione di questa fattispecie, l’ex commissario aveva chiesto il rito abbreviato, sperando in un’assoluzione che ne certificasse l’innocenza nel merito. Tuttavia, le lungaggini del sistema giudiziario hanno impedito una sentenza definitiva prima dell’intervento legislativo.
L’avvocata difensore Grazia Volo ha sottolineato come Arcuri abbia sempre collaborato con le autorità, rendendosi disponibile per interrogatori e chiarimenti. “Non abbiamo mai desiderato un intervento legislativo salvifico”, ha dichiarato la legale, “ma puntavamo a un’assoluzione piena”.
Feroci attacchi e accuse politiche
Durante le fasi più concitate della vicenda, Arcuri è stato bersaglio di dure critiche da parte del centrodestra. Matteo Salvini, in uno dei suoi attacchi più espliciti, dichiarò che l’ex commissario avrebbe presto lasciato spazio ad altre figure nelle aule di tribunale. Andrea Delmastro e Giovanni Donzelli, due esponenti vicini a Giorgia Meloni, avevano più volte sollecitato chiarimenti al governo sugli approvvigionamenti di Arcuri, senza ricevere risposte esaustive.
Con toni accesi, avevano chiesto la sua rimozione, accusandolo di aver intrattenuto rapporti con figure che avrebbero approfittato della pandemia per fare affari milionari, ignorando il dramma delle vittime del virus.
La decisione della corte e la questione costituzionale
Il tribunale, oltre a prosciogliere Arcuri, ha accolto una richiesta della procura sollevando la questione di costituzionalità sull’attuale formulazione del reato di traffico di influenze illecite. Gli atti sono stati inviati alla Consulta, che dovrà valutare se la norma introdotta dal governo Meloni sia conforme alla Costituzione. La modifica legislativa ha infatti ridimensionato il peso penale di questa fattispecie, spesso utilizzata per condannare imprenditori coinvolti in vicende opache.
La decisione finale della Corte Costituzionale potrebbe rappresentare un momento cruciale per definire il futuro giuridico di reati legati alla corruzione e al traffico d’influenze nell’ambito dell’amministrazione pubblica.
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