L’Aia avvia un fascicolo sull’Italia per il mancato arresto del generale libico accusato di torture
La Corte penale internazionale (Cpi) ha ufficialmente aperto un fascicolo sull’Italia in relazione al mancato rispetto del mandato d’arresto emesso nei confronti del generale libico Nijeem Osama Almasri, accusato di torture. A confermarlo è stato il portavoce della Cpi, Fadi El Abdallah, che ha annunciato l’avvio di una procedura preliminare presso la Camera preliminare della Corte. In base al Regolamento 109, il nostro Paese avrà l’opportunità di presentare osservazioni.
Nonostante l’apertura del fascicolo, El Abdallah ha precisato che attualmente non vi sono procedimenti avviati contro alcun funzionario italiano. Tuttavia, il dossier rimane aperto, segnalando una situazione che continua a destare attenzione internazionale.
Consultazioni per prevenire nuovi casi
Secondo fonti governative italiane, il Ministero della Giustizia intende avviare consultazioni con la Corte dell’Aia. L’obiettivo è riflettere sulle criticità emerse nella gestione del caso Almasri e prevenire il ripetersi di situazioni simili in futuro. La collaborazione con la Corte penale internazionale sarà centrale per ristabilire un dialogo positivo e chiarire le responsabilità.
La decisione della Corte di esaminare il comportamento dell’Italia sottolinea la necessità di un confronto diplomatico su temi complessi legati alla giustizia internazionale e al rispetto degli obblighi internazionali sanciti dallo Statuto di Roma.
Indagini su figure istituzionali
L’attenzione sul caso Almasri non si limita agli aspetti internazionali. In Italia, la procura di Roma ha avviato un’inchiesta che vede coinvolti la premier Giorgia Meloni e i ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio. Nonostante le richieste avanzate per aprire procedimenti ai sensi dell’articolo 70 dello Statuto di Roma, che disciplina l’oltraggio alla Corte, la Cpi ha preferito non commentare eventuali sviluppi.
El Abdallah ha inoltre ricordato che lo Statuto di Roma prevede la possibilità per chiunque, indipendentemente dalla propria provenienza geografica, di inviare informazioni al procuratore della Corte penale internazionale. Questa apertura amplia il campo d’azione della Corte e mantiene alta la trasparenza sulle segnalazioni ricevute.
Reazioni internazionali alla vicenda di Almasri
L’Onu e l’Unione Europea hanno manifestato il loro pieno sostegno alla Corte penale internazionale, sottolineando la necessità di rispettare le sue decisioni e i mandati di arresto emessi. In netto contrasto, la posizione italiana sembra allinearsi a quella degli Stati Uniti, che hanno spesso manifestato riserve nei confronti della Corte.
Le dinamiche politiche che ruotano intorno a questo caso rivelano una strategia che punta a mantenere buoni rapporti con gli alleati storici, a costo di mettere in discussione l’adesione a principi internazionali consolidati. La vicenda Almasri, però, resta un banco di prova per l’Italia, che dovrà dimostrare la propria volontà di collaborare con le istituzioni internazionali e rispettare gli obblighi derivanti dai trattati firmati.
(Associated Medias) – Tutti i diritti sono riservati