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Caso Paragon, il governo evita il question time

L’opposizione insorge, denunciando un pericoloso precedente per la trasparenza istituzionale

Il governo ha deciso di non rispondere al question time previsto per domani in merito al caso Paragon. La vicenda riguarda le paragonintercettazioni che avrebbero coinvolto il direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, e alcuni attivisti come Luca Casarini e Beppe Caccia. A sollevare per primo la questione in aula è stato Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva, seguito da altri esponenti dell’opposizione, tra cui Federico Fornaro del Partito Democratico, Francesco Silvestri del Movimento 5 Stelle, Benedetto Della Vedova di +Europa e Marco Grimaldi di Alleanza Verdi e Sinistra.

Il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha inviato una lettera ai gruppi parlamentari, spiegando che l’esecutivo ha scelto di non rispondere alle interrogazioni. Il regolamento della Camera, all’articolo 131 comma 1, consente al governo di dichiarare l’impossibilità di fornire risposte, specificandone il motivo. Il sottosegretario Alfredo Mantovano, nella sua comunicazione a Fontana, ha motivato il rifiuto affermando che la questione è stata già affrontata in sede di Copasir e che gli altri aspetti legati al contratto recentemente interrotto con la società israeliana produttrice del software di spionaggio sono classificati. Questo lascia intendere che sulla vicenda potrebbe essere stato apposto il segreto di Stato.

Le critiche dell’opposizione

L’opposizione ha reagito con durezza al rifiuto del governo, evidenziando i rischi per la trasparenza e il corretto funzionamento delle istituzioni. Faraone ha ricordato come alcune istituzioni, tra cui le Forze Armate, abbiano rapidamente smentito l’uso del software Paragon, mentre altre entità – la Polizia penitenziaria e le procure – non hanno fornito chiarimenti ufficiali. Le interrogazioni parlamentari miravano proprio a ottenere risposte su un eventuale utilizzo di questo strumento da parte di questi organi.

Federico Fornaro del PD ha definito la decisione dell’esecutivo un “precedente pericoloso”, sottolineando come il governo avrebbe potuto rispondere affermativamente e poi appellarsi al segreto di Stato, portando la discussione in Copasir. “Rifiutarsi di rispondere ancor prima di affrontare la questione è inaccettabile”, ha dichiarato Fornaro, aggiungendo che il Parlamento ha il diritto e il dovere di esercitare il proprio potere di controllo sul governo.

Anche altri esponenti dell’opposizione hanno esortato il presidente Fontana a non accettare la posizione dell’esecutivo e a insistere affinché il governo risponda in aula. La tensione politica è destinata a crescere, con il dibattito che potrebbe allargarsi a nuove iniziative parlamentari per fare luce su un caso che continua a sollevare interrogativi e polemiche.

 

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