Non è escluso che il ministro della Giustizia italiano, Carlo Nordio, possa intervenire invocando l’articolo 718 del Codice di procedura penale. Questo articolo permette al ministro di richiedere la revoca della detenzione provvisoria, aprendo così la strada a una possibile scarcerazione anticipata di Abedin
Mohammad Abedini Najafabadi, un ingegnere di 38 anni con doppia cittadinanza iraniana e svizzera, è stato arrestato il 16 dicembre 2024 a Milano su richiesta degli Stati Uniti. Le accuse nei suoi confronti sono gravi: Abedini sarebbe coinvolto nel traffico di tecnologia militare destinata ai Pasdaran, le Guardie Rivoluzionarie Iraniane, utilizzata per fabbricare droni esplosivi. Tra i fatti contestati, vi è un attacco in Giordania che ha causato la morte di tre militari statunitensi e il ferimento di altri quaranta.
Secondo le autorità statunitensi, Abedini ha operato attraverso la sua azienda, la San’at Danesh Rahpooyan Aflak Co. (SDRA), e una compagnia di copertura aperta in Svizzera, la Illumove, creata per eludere i controlli. Durante l’arresto all’aeroporto di Malpensa, la Digos ha trovato e sequestrato componenti elettronici compatibili con le accuse avanzate dagli USA, pur non rilevando attività terroristica sul territorio italiano. Le accuse prevedono pene che vanno dai vent’anni all’ergastolo.
Estradizione e detenzione
Attualmente detenuto nel carcere di Opera, Abedini è in attesa di una decisione sull’estradizione negli Stati Uniti. La sua difesa ha presentato richiesta di arresti domiciliari, ma la procuratrice generale di Milano, Francesca Nanni, si è opposta, citando il rischio di fuga. La Corte d’Appello discuterà la richiesta il prossimo 15 gennaio. Nel frattempo, si attende che le autorità statunitensi trasmettano la documentazione necessaria per l’estradizione, con un termine di 40 giorni dall’arresto.
Non è escluso, tuttavia, che il ministro della Giustizia italiano, Carlo Nordio, possa intervenire invocando l’articolo 718 del Codice di procedura penale. Questo articolo permette al ministro di richiedere la revoca della detenzione provvisoria, aprendo così la strada a una possibile scarcerazione anticipata di Abedini.
La liberazione di Cecilia Sala
Parallelamente al caso Abedini, il 7 gennaio 2025 si è conclusa positivamente la vicenda di Cecilia Sala, la giornalista freelance italiana arrestata in Iran. La sua liberazione, frutto di un’intensa azione diplomatica e dell’intervento dell’Aise, ha portato la giornalista a fare ritorno in Italia nello stesso giorno, atterrando all’aeroporto di Ciampino. Le autorità italiane hanno accolto la notizia con grande soddisfazione, anche se i motivi dell’arresto di Sala non sono stati ufficialmente chiariti dalle autorità iraniane.
Connessioni tra le due vicende
Nonostante gli esponenti iraniani abbiano negato ufficialmente un collegamento tra l’arresto di Cecilia Sala e quello di Abedini, numerosi osservatori ipotizzano una relazione indiretta tra le due vicende. La liberazione della giornalista potrebbe aver contribuito a creare un clima diplomatico più favorevole, che potrebbe incidere sul caso dell’ingegnere iraniano. In questo contesto, il possibile intervento del ministro Nordio sulla detenzione di Abedini potrebbe acquisire un significato politico oltre che giudiziario.
Reazioni e sviluppi futuri
L’avvocato Alfredo De Francesco, che rappresenta Abedini, si è detto felice per il ritorno in Italia di Cecilia Sala, ma ha ribadito la necessità di concentrarsi sulla difesa del suo cliente. La procuratrice generale Francesca Nanni, dal canto suo, ha sottolineato che la magistratura italiana sta procedendo in base alle carte ricevute, senza contatti diretti con il governo. Per ora, ogni decisione dipende dalla Corte d’Appello di Milano e dall’eventuale trasmissione delle carte dagli Stati Uniti.
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