di Massimo Cellini
Dopo un lavoro durato mesi, Cdp Equity, Blackstone Infrastructure Partners e Macquarie Asset Management hanno raggiunto l’accordo con Atlantia, per l’acquisizione dell’88,06 % del pacchetto azionario di Autostrade per l’Italia. Acquisizione che sarà fatta attraverso Holding Reti Autostradali S.p.A. (Hra), una nuova società di diritto italiano di proprietà (diretta o indiretta) di Cdp Equity (51%), Blackstone Infrastructure Partners (24,5%) e dei fondi gestiti da Macquarie Asset Management (24,5%). Hra e Atlantia hanno poi sottoscritto il contratto di compravendita. L’operazione – come spiega adnkronos – sarà completata nei prossimi mesi, dopo aver soddisfatto le consuete condizioni previste per il closing e aver ricevuto i necessari nulla osta da parte delle Autorità competenti. Inoltre, a seguito dell’accordo raggiunto oggi con Atlantia, il consorzio avvierà un dialogo esplorativo per comprendere l’orientamento degli azionisti di minoranza di Aspi, che dispongono del diritto di co-vendita, sul rimanente 11,94% della società da loro posseduto.
Nel comunicato diffuso dalle aziende non viene indicato il valore dell’acquisizione. L’offerta vincolante che il cda di Atlantia ha accettato giovedì scorso prevede un prezzo di 9,1 miliardi per il 100% di Aspi ai quali si aggiunge il ‘ritocco’ di altri 200 milioni di ticking fee.
Il nuovo corso di Cassa Depositi e Prestiti con il nuovo amministratore delegato Dario Scannapieco al timone comincia, dunque, con l’attuazione di un progetto infrastrutturale cruciale i cui obiettivi di investimento sono indicati oggi dal consorzio stesso. Sono quelli di “contribuire alla realizzazione di un vasto piano di investimenti in tutta la rete autostradale di Aspi; promuovere il miglioramento della rete per agevolare la digitalizzazione e l’innovazione; migliorare l’efficienza dei programmi di manutenzione dell’infrastruttura per garantire i massimi livelli di prestazioni e sicurezza per gli automobilisti; offrire stabilità a lungo termine nella gestione di un’infrastruttura italiana essenziale per la comunità e l’economia”.
“Aspi – sottolinea il consorzio – è uno tra i principali operatori autostradali d’Europa e gestisce oltre 3.000 km di autostrade in Italia, con concessioni a lungo termine. Aspi e le sue controllate sono responsabili di sviluppo, manutenzione e gestione di una rete autostradale che si estende su tutto il territorio nazionale e rappresenta circa la metà del sistema autostradale soggetto a pedaggio in Italia, con circa 4 milioni di clienti al giorno (dato pre-Covid).
Mentre Cdp si appresta ad affrontare questa nuova ‘mission’, i riflettori si puntano anche su quella che sarà la futura strategia di Atlantia senza le autostrade italiane. Il gruppo infrastrutturale in questi mesi non è stato fermo e ha già elaborato una strategia di sviluppo in cui usare gli 8 miliardi della vendita. In parte sarà ripianato il debito e circa 5 miliardi di euro saranno reinvestiti in nuovi asset, con priorità su aeroporti, autostrade (usando Abertis come leva di sviluppo internazionale per partecipare a nuove gare nel mondo) e nelle nuove forme di mobilità sostenibile. Inoltre, è previsto uno sviluppo dei servizi di pagamento digitale di Telepass a livello europeo.
A poco meno di tre anni dalla tragedia del Ponte Morandi e a quasi un anno dall’accordo a Palazzo Chigi, la firma del contratto segna un passaggio storico con Aspi che torna dopo 22 anni nella sfera pubblica. Da quel tragico 14 agosto del 2018, le autostrade targate Benetton sono state nell’occhio del ciclone con la spada di Damocle della revoca della concessione. In particolare, negli ultimi 11 mesi, dopo l’intesa raggiunta a metà luglio, l’operazione ha viaggiato sulle montagne russe tra fasi di stallo e spesso a un passo dal fallimento. Ci sono voluti mesi intensi di negoziati tra le parti per arrivare alla proposta finale arrivata sul tavolo del cda di Atlantia che complessivamente valuta il 100% di Aspi in 9,3 miliardi di euro.
Ma che la strada fosse ormai in discesa lo si era capito dal cda di Atlantia del 30 aprile scorso che riconosceva i miglioramenti apportati all’offerta dal consorzio Cdp-fondi e faceva presente che, allo stato attuale, l’unica concreta alternativa all’offerta per la dismissione della partecipazione in Aspi consisteva nel proseguire e portare a termine le iniziative di contenzioso già avviate sia in sede amministrativa in Italia sia in sede europea. Da ricordare poi che a smuovere le acque era stata la manifestazione di interesse presentata dal patron di Acs Florentino Perez, che però non si è tradotta in un’offerta.
Scaldano, invece, i motori i fondi esteri. “È necessario un significativo aumento degli investimenti per fornire infrastrutture stradali efficienti, sicure e sostenibili necessarie per mantenere l’Italia in movimento”, dice Jiri Zrust, Senior Managing Director di Macquarie Asset Management. “Non vediamo l’ora di lavorare con i nostri partner per garantire che Autostrade per l’Italia raccolga questa sfida, cercando di modernizzare e rafforzare la sua rete stradale a beneficio delle comunità e dell’economia. Macquarie investe in Italia da quasi due decenni e siamo lieti di poter continuare a sostenere lo sviluppo delle infrastrutture essenziali del Paese attraverso questa partnership con Cdp Equity e Blackstone Infrastructure Partners”. “Siamo entusiasti di essere partner di Cdp Equity e Macquarie. Insieme, non vediamo l’ora di rendere esecutivo il nostro impegno di lungo termine per l’Italia e il nostro importante investimento per supportare la modernizzazione di Aspi”, commenta Jonathan Kelly, direttore delle infrastrutture europee di Blackstone Infrastructure Partners. “L’annuncio di oggi costituisce un’ulteriore prova dell’impegno di lungo termine di termine di Blackstone per l’Italia. Attraverso i nostri sforzi combinati, il nostro consorzio cercherà di migliorare l’ampia rete stradale dell’Italia e consegnare un’infrastruttura sicura e affidabile per i cittadini del paese”, sottolinea aggiunge Andrea Valeri, presidente di Blackstone Italia.