Bellas Artes, la serie che va vista da chi lavora nel mondo dell’arte contemporanea

Finalmente non un thriller da quattro soldi ma una serie-seria che descrive con ironia e comicità i retroscena del settore senza scadere nel trash

Chissà perché ogni volta che il cinema cerca di fare film o serie sull’arte contemporanea finisce con il produrre contenuti noiosi, astrusi o trasformati in storie dell’orrore e thriller che ci allontanano dalla realtà. Come se fosse impossibile raccontare l’arte contemporanea in modo interessante senza il bisogno di doverla contestualizzare in qualche intrigo internazionale o in una storia dai contorni inquietanti.

Negli ultimi anni abbiamo avuto la fortuna di assistere a buoni esempi cinematografici sul tema, come il polemico The Square diretto da Ruben Östlund, o il giallo con delitto Animali Notturni di Tom Ford o ancora Inventing Anna, serie romanzata basata sulla vera storia di una clamorosa truffa al sistema dell’arte.

Più avvincenti sono spesso le storie che riguardano l’arte antica o moderna e i documentari di settore, ma se parliamo di arte contemporanea, la cosa più facile è trovare trame di film in cui la protagonista o co-protagonista (quasi sempre donna) è una gallerista di bell’aspetto in una qualche location indefinita di quartieri alla moda di New York che partecipa alla storia con uno pseudo-ruolo di potere legato alla sua astratta posizione.

Insomma, l’arte contemporanea è più un contorno alla narrazione, una cornice cool con cui si spera di rendere più appetibile un contenuto ma senza fornire informazioni di alcun spessore che apportino qualcosa di concreto alla trama.

È una ventata di novità, quindi, la serie ispano-argentina di Movistar Plus+ Bellas Artes, realizzata da Mariano Cohn e Gaston Duprat, che finalmente riesce a trasmettere verosimilmente le divertenti vicende che coinvolgono un’istituzione artistica spagnola il suo neo-direttore, Antonio Dumas.

Interpretato dal bravissimo attore argentino Oscar Martinez, Dumas, storico dell’arte e manager culturale intellettuale, sofisticato ma anche un po’ cinico e presuntuoso, viene nominato direttore di un importante museo di arte moderna di Madrid dopo aver vinto un concorso. In questa nuova posizione si trova ad affrontare una serie di circostanze assurde ma anche problemi sindacali, emergenze tout court e pressioni politiche che riguardano mostre, musei, finanziatori e artisti trovando ogni volta soluzioni più o meno fantasiose.

Nulla di più attuale, dunque, in un panorama storico complesso come quello odierno per il sistema della cultura e nulla di più vicino alla realtà, dato che la serie coinvolge l’art system in toto senza risparmiare nessuno. Da artisti arroganti a collezionisti capricciosi, da attivisti ambientali a personaggi politici prepotenti, le vicende che si susseguono nelle puntate ben illustrano come l’arte non sia un territorio neutrale ma un terreno fertile dove ognuno cerca di dar fruttare i propri interessi e come spesso non sia facile non cedere alle imposizioni dei poteri forti.

Ma la serie non tratta solo di questo, parla anche dei luoghi comuni dell’arte contemporanea, troppo spesso pervasa dal politicamente corretto, da paradossi concettuali e forzature che finiscono con il risultare ridicole stranezze.

Oltre alle polemiche sul gender e sulla diversità, che certe volte diventano elementi prioritari di criterio rispetto all’esperienza sul campo di un professionista e al valore di un’artista, la serie fornisce anche ottimi spunti di riflessione su come affrontare problemi di tutti i giorni con buon senso e il raziocinio.

Una bella doccia fredda che riporta chi lavora in questo settore con i piedi per terra, ridimensionando drammi ed emergenze e strappando qualche risata agli “artohlics”, per dirla come Charles Saatchi, che sempre di questa categoria fa parte.

Beato chi ha visto la serie in anteprima al MAXXI di Roma per la Festa del Cinema, per tutti gli altri sarà a breve disponibile su Disney + con le sue due stagioni. Va vista, un consiglio soprattutto per gli operatori del mondo dell’arte contemporanea.

 

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