Briatore accusa i giudici della Corte d’Appello e l’amministratore giudiziario di aver agito con grave negligenza. Secondo l’imprenditore, la vendita sarebbe stata «frettolosa e mal gestita», portando a una cessione a un prezzo “vile” e ben lontano dal valore reale dello yacht, stimato in 18 milioni di euro
Dopo quasi 15 anni di vicende giudiziarie, il caso del Force Blue, lo yacht sequestrato a Flavio Briatore, torna al centro della scena con un nuovo, clamoroso sviluppo. Briatore ha infatti citato per danni i giudici della Corte d’Appello di Genova che, nel 2021, autorizzarono la vendita dell’imbarcazione. Al centro della causa c’è anche il commercialista genovese che, come amministratore giudiziario, gestì la cessione dello yacht a Bernie Ecclestone per una somma inferiore al suo presunto valore reale.
Rappresentato dagli avvocati Fabio Lattanzi e Andrea Gemma, Briatore agisce in qualità di primo beneficiario della società Autumn Sailing, chiedendo un risarcimento di oltre 12 milioni di euro. Questa somma rappresenta, secondo lui, la differenza tra il prezzo di vendita dello yacht e il suo reale valore di mercato.
La controversa vendita dello yacht
La vicenda prende una piega complicata nel 2021, quando il Force Blue viene venduto per meno di sei milioni di euro, in piena pandemia e prima che la confisca fosse definitiva. A giugno dello stesso anno, la Cassazione annulla la confisca e ordina un nuovo pronunciamento della Corte d’Appello, che nel 2022 assolve Briatore e revoca ogni misura contro di lui.
Nonostante ciò, lo yacht era già stato venduto e Briatore aveva ricevuto circa sette milioni di euro come ricavato della cessione. Tuttavia, ritenendo la vendita illegittima e il prezzo troppo basso, l’imprenditore decide di agire legalmente per ottenere un risarcimento.
La Cassazione, pur respingendo nel marzo 2023 una sua richiesta per il riconoscimento immediato del danno, suggerisce un percorso alternativo: «La società potrà valutare ulteriori rimedi giurisdizionali per far valere il diritto alla difesa e alla proprietà privata, qualora si riconosca un errore giudiziario».
Le accuse di Briatore
Briatore non esita a sfruttare questa opportunità, accusando i giudici della Corte d’Appello e l’amministratore giudiziario di aver agito con grave negligenza. Secondo l’imprenditore, la vendita sarebbe stata «frettolosa e mal gestita», portando a una cessione a un prezzo “vile” e ben lontano dal valore reale dello yacht, stimato in 18 milioni di euro.
Nella causa intentata, Briatore critica duramente le modalità di gestione del caso, definendo la vicenda «un esempio di scelte illegittime e gravi violazioni di legge».
Il contenzioso con il Fisco
Parallelamente, Briatore è coinvolto in una disputa con l’Agenzia delle Entrate riguardante il mancato pagamento dell’Iva per l’introduzione dello yacht in territorio doganale europeo nel 2006. Nonostante l’assoluzione in sede penale, la Cassazione ha recentemente confermato una sanzione fiscale nei suoi confronti.
I giudici hanno sottolineato che la responsabilità tributaria non viene automaticamente meno con l’assoluzione penale. In ambito fiscale, infatti, valgono anche indizi meno stringenti rispetto alle prove necessarie per una condanna penale.
Una valutazione che gioca a favore
Curiosamente, la stessa valutazione dello yacht utilizzata per motivare la sanzione fiscale – 18 milioni di euro – diventa un elemento cruciale per il processo di risarcimento danni avviato da Briatore. Questo valore, infatti, è quasi identico a quello indicato dall’imprenditore nella causa civile contro i magistrati genovesi, rafforzando le sue argomentazioni sulla presunta sottovalutazione dello yacht al momento della vendita.
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