Caffè Greco: la Cassazione scrive la parola fine su una lunga controversia

La decisione ha dato ragione al proprietario, l’Ospedale Israelitico, rappresentato dagli avvocati Alberto Gambino, Enzo Ottolenghi e Ugo Limentani, contro la società conduttrice, rappresentata dagli avvocati Massimo Luciani, Giancarlo Paglietti e Antonio Pileggi

di Carlo Longo

Si conclude definitivamente, dopo una lunga vertenza giudiziaria, il caso del Caffè Greco, il celebre locale romano di via Condotti. La sentenza della Corte di Cassazione ha infatti stabilito che il vincolo storico e artistico sull’immobile e sui suoi arredi impedisce alla società ricorrente, Antico Caffè Greco srl, di proseguire l’attività senza il consenso del proprietario.

La società ricorrente sosteneva che, essendo titolare del marchio e dell’esercizio commerciale, il locatore avrebbe dovuto acquistare l’azienda per ottenere il rilascio dell’immobile. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha affermato un principio di diritto chiaro: quando un immobile ad uso commerciale è classificato come bene di interesse particolarmente importante, il vincolo artistico e culturale non impedisce al proprietario di intimare la licenza per finita locazione al conduttore, ma obbliga a garantire la continuità della destinazione del bene.

Questo significa che l’attività del Caffè Greco non potrà mai essere snaturata e che gli arredi e i cimeli storici presenti all’interno dovranno rimanere intatti. Gli attuali gestori dovranno essere eventualmente indennizzati per i beni di loro proprietà. La sentenza specifica inoltre che il vincolo culturale non impone al proprietario di proseguire la locazione con il medesimo conduttore a tempo indeterminato, ma soltanto di mantenere la destinazione storica e culturale del locale.

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Antico Caffè Greco srl, sottolineando che accogliere la tesi della società ricorrente avrebbe significato costringere il locatore a prolungare la locazione indefinitamente, trasformando di fatto la locazione in una sorta di espropriazione del diritto di proprietà senza indennizzo. Inoltre, la proprietà degli arredi e dei cimeli storici non è in discussione e tali beni non possono essere rimossi a causa del vincolo culturale.

La decisione ha dato ragione al proprietario, l’Ospedale Israelitico, rappresentato dagli avvocati Alberto Gambino, Enzo Ottolenghi e Ugo Limentani, contro la società conduttrice, rappresentata dagli avvocati Massimo Luciani, Giancarlo Paglietti e Antonio Pileggi.

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