Fonti governative italiane hanno chiarito che attualmente non esiste alcun procedimento aperto contro l’Italia presso la Corte Penale Internazionale. Secondo quanto dichiarato da Palazzo Chigi, il procuratore della CPI non avrebbe formalmente trasmesso la denuncia ai giudici
Una denuncia depositata presso la Corte Penale Internazionale (CPI) ha sollevato un acceso dibattito politico in Italia e in Europa. Il quotidiano Avvenire ha riportato la notizia di un’accusa rivolta al governo italiano per presunti ostacoli all’amministrazione della giustizia in relazione al caso del generale libico Almasri. Tuttavia, fonti ufficiali smentiscono che vi sia un procedimento formale in corso presso la CPI.
La posizione del governo italiano
Fonti governative italiane hanno chiarito che attualmente non esiste alcun procedimento aperto contro l’Italia presso la Corte Penale Internazionale. Secondo quanto dichiarato da Palazzo Chigi, il procuratore della CPI non avrebbe formalmente trasmesso la denuncia ai giudici. La segnalazione, inviata da un rifugiato sudanese tramite email all’ufficio del procuratore, sarebbe solo una delle numerose comunicazioni che l’organo riceve abitualmente.
La Corte, attraverso il suo portavoce, ha confermato che non ci sono casi pendenti contro esponenti italiani, aggiungendo che l’Ufficio del Procuratore non commenta le comunicazioni ricevute. Intanto, il Ministero della Giustizia italiano starebbe valutando di chiedere chiarimenti formali alla CPI riguardo alle procedure seguite per il mandato di arresto del generale Almasri.
I nomi coinvolti nella denuncia
Tra i destinatari della denuncia figurano nomi di primo piano del governo italiano: Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, Carlo Nordio, ministro della Giustizia, e Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno. L’atto presentato dai legali di un rifugiato sudanese fa riferimento a presunti crimini subiti dall’uomo e da sua moglie durante la detenzione in Libia per mano del generale Almasri. Già nel 2019 il rifugiato aveva fornito agli investigatori internazionali una serie di prove riguardanti presunte responsabilità di alti funzionari dell’UE e dell’Italia.
Secondo quanto riportato, nella denuncia si accusano i rappresentanti del governo italiano di non aver consegnato il generale alla giustizia internazionale, disattendendo obblighi internazionali. L’articolo 70 dello Statuto di Roma, che disciplina i reati contro l’amministrazione della giustizia, è citato come riferimento legale.
Le reazioni politiche
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha commentato la vicenda con tono ironico durante un’intervista radiofonica, minimizzando l’accaduto: “Abbiamo fiducia nella giustizia umana, anche se spesso è fallibile”. Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, ha espresso riserve sul comportamento della Corte, chiedendo maggiore chiarezza sulle sue procedure.
Di tutt’altro tenore le dichiarazioni della segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, che ha attaccato duramente il governo, accusando Giorgia Meloni di aver impedito che un criminale internazionale venisse assicurato alla giustizia. Schlein ha anche criticato l’informativa fornita dal governo, definendola insufficiente e confusa.
Il caso Almasri al Parlamento Europeo
La vicenda ha ormai raggiunto le istituzioni europee. Il Parlamento Europeo ha accolto la richiesta del gruppo The Left per un dibattito sulla protezione del diritto internazionale e sul ruolo della CPI. Gli europarlamentari del Movimento 5 Stelle, Danilo Della Valle e Gaetano Pedullà, hanno annunciato che porteranno la questione in aula, sollecitando un confronto anche su altri mandati di arresto internazionali.
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