Caso Almasri, Meloni: “Ho ricevuto un avviso di garanzia”

La presidente del Consiglio ha specificato che l’avviso riguarda anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano

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GIORGIA MELONI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, insieme al sottosegretario Alfredo Mantovano e ai ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, risulta indagata per favoreggiamento e peculato in merito al rimpatrio del comandante libico Almasri. La stessa premier ha comunicato la notizia tramite un video pubblicato sui suoi canali social.

L’annuncio della premier Meloni

Nel video, Meloni ha dichiarato di aver ricevuto un avviso di garanzia dal procuratore della Repubblica Francesco Lovoi, lo stesso che si era occupato del processo contro Matteo Salvini per sequestro di persona. La presidente del Consiglio ha specificato che l’avviso riguarda anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano.

La premier ha attribuito l’indagine a una denuncia presentata dall’avvocato Luigi Li Gotti, ex politico di sinistra noto per aver difeso importanti collaboratori di giustizia come Tommaso Buscetta e Giovanni Brusca. “Penso che valga oggi quello che valeva ieri: non sono ricattabile e non mi faccio intimidire”, ha affermato Meloni, aggiungendo che continuerà a lavorare per il bene dell’Italia e a difendere la sicurezza nazionale.

Le circostanze del rimpatrio

La vicenda riguarda il rilascio e il conseguente mancato di Almasri, capo della polizia giudiziaria di Tripoli. Meloni ha sottolineato un aspetto che ritiene anomalo: “La Corte penale internazionale, dopo mesi di riflessione, emette un mandato di arresto proprio quando Almasri stava per entrare in Italia, nonostante avesse soggiornato tranquillamente in altri Stati europei per 12 giorni.”

Secondo la presidente del Consiglio, il governo ha agito nel rispetto della legge. La richiesta di arresto della Corte penale internazionale non sarebbe stata trasmessa al Ministero della Giustizia italiano, come previsto dalle procedure. Di conseguenza, la Corte d’Appello di Roma ha deciso di non convalidare l’arresto.

“A quel punto,” ha spiegato Meloni, “piuttosto che lasciare questo soggetto libero sul territorio italiano, abbiamo deciso di espellerlo immediatamente per ragioni di sicurezza, utilizzando un volo apposito, come accade in situazioni analoghe.” Questa decisione ha portato all’indagine nei confronti dei membri del governo.

Reazioni politiche a sostegno di Meloni

L’annuncio ha immediatamente suscitato reazioni nel panorama politico. Il vicepremier Matteo Salvini ha espresso solidarietà alla premier con un commento deciso: “Vergogna, vergogna, vergogna.” Salvini ha inoltre ricordato come lo stesso procuratore Lovoi si fosse già occupato di un procedimento contro di lui a Palermo.

Anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha manifestato il suo sostegno a Meloni, Piantedosi, Nordio e Mantovano. Tajani ha definito la vicenda come una possibile ripicca contro le riforme in materia di giustizia. “La nostra posizione è chiara: non possiamo accettare che azioni giudiziarie vengano strumentalizzate per fini politici.”

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