Cassazione, si agli incontri intimi con i coniugi per i detenuti

Secondo la sentenza, le limitazioni ai colloqui intimi possono essere imposte solo in presenza di motivazioni concrete legate alla sicurezza, al mantenimento dell’ordine e della disciplina, oppure alla pericolosità sociale del detenuto

detenutiImpedire ai detenuti di avere colloqui intimi con i propri coniugi viola i principi costituzionali. A ribadirlo è stata la Corte di Cassazione, confermando un orientamento già espresso dalla Corte Costituzionale lo scorso dicembre, in seguito al ricorso di A.S., un 34enne di Formia detenuto nel carcere di Asti. L’uomo si era visto negare un incontro intimo con la moglie per via delle limitazioni strutturali della prigione. Dopo aver impugnato il provvedimento davanti al Tribunale di sorveglianza di Torino e successivamente in Cassazione, il detenuto ha ottenuto ragione. La Corte ha stabilito che la libertà di coltivare relazioni affettive è un diritto costituzionalmente garantito.

Secondo la sentenza, le limitazioni ai colloqui intimi possono essere imposte solo in presenza di motivazioni concrete legate alla sicurezza, al mantenimento dell’ordine e della disciplina, oppure alla pericolosità sociale del detenuto. In assenza di queste condizioni, vietare tali incontri rappresenta una violazione dei diritti fondamentali.

La dignità e le relazioni affettive dei detenuti al centro della sentenza

Nelle motivazioni della sentenza, la Cassazione ha evidenziato come il controllo obbligatorio durante i colloqui tra un detenuto e il proprio coniuge o partner stabile costituisca una “compressione sproporzionata e irragionevole” della dignità del detenuto e della libertà personale del partner. Questo tipo di restrizione non riguarda solo la persona privata della libertà, ma colpisce anche il coniuge libero, costretto a vivere una relazione “monca”, incapace di svilupparsi in maniera piena e autentica.

La Corte Costituzionale, esaminando la questione, ha dichiarato l’illegittimità dell’articolo 18 dell’Ordinamento penale nella parte in cui non consente ai detenuti di svolgere colloqui intimi senza il controllo visivo del personale di custodia. La sentenza ha quindi riconosciuto il diritto a momenti di intimità con il partner come un aspetto imprescindibile della dignità e della libertà individuale.

Proposte e soluzioni: tra “stanze dell’amore” e permessi speciali

Il dibattito su come garantire i colloqui intimi ai detenuti senza compromettere le esigenze di sicurezza è ancora in corso. Irma Conti, Garante nazionale delle persone private della libertà personale, ha spiegato che un tavolo di lavoro con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Dap) ha portato a diverse proposte, ora al vaglio degli organi competenti.

Tra le opzioni avanzate, l’utilizzo di permessi speciali che consentano ai detenuti di vivere momenti intimi con il partner al di fuori del carcere sembra essere la soluzione più praticabile. La Garante ha sottolineato che questa alternativa sarebbe preferibile alla creazione di apposite “stanze dell’amore” all’interno delle strutture penitenziarie, che potrebbero risultare difficili da implementare in molte realtà.

 

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