Cpr in Albania, lo stallo fino alla sentenza della Corte di Giustizia Ue

L’udienza di ieri ha visto la trattazione orale del caso relativo al decreto sui Paesi sicuri, approvato dall’Italia, e i ricorsi presentati dai legali di alcuni migranti trattenuti nei centri albanesi e poi rilasciati, nonché dai giudici del tribunale di Roma e della Corte di Cassazione, che in passato hanno sempre annullato i trattenimenti

cpr
ALBANIA GJADER CENTRO D’ACCOGLIENZA MIGRANTI

La sentenza della Corte di Giustizia Europea sui centri per migranti in Albania arriverà poco prima dell’estate, lasciando il futuro delle strutture in una situazione di incertezza. Se il governo italiano non interverrà con un nuovo decreto per modificarne la destinazione d’uso in Centri di Permanenza per il Rimpatrio (Cpr), le strutture rischiano di rimanere chiuse per almeno tre mesi.

L’udienza di ieri ha visto la trattazione orale del caso relativo al decreto sui Paesi sicuri, approvato dall’Italia, e i ricorsi presentati dai legali di alcuni migranti trattenuti nei centri albanesi e poi rilasciati, nonché dai giudici del tribunale di Roma e della Corte di Cassazione, che in passato hanno sempre annullato i trattenimenti.

L’iter giudiziario e il ruolo della Corte UE
Nel corso dell’udienza, gli avvocati hanno presentato le rispettive tesi davanti ai quindici giudici della Grande Sezione, tra cui l’italiano Massimo Condinanzi. Dopo tre ore di discussione, la Corte ha aggiornato il procedimento al 10 aprile, data in cui l’avvocato generale francese Richard de La Tour esprimerà la sua posizione sulla questione.

Sebbene le conclusioni dell’avvocato generale non siano vincolanti per la Corte, spesso ne orientano la decisione. Il suo compito è proporre una soluzione giuridica indipendente, offrendo un quadro che guiderà il giudizio finale.

Il sostegno inaspettato della Commissione Europea
Un elemento rilevante dell’udienza è stato il sostegno espresso dall’avvocata della Commissione Europea, Flavia Tomat, alla posizione italiana. Secondo la sua interpretazione, la direttiva sulle procedure d’asilo consente agli Stati membri di designare Paesi d’origine come sicuri, introducendo eccezioni per categorie specifiche di persone.

Questa dichiarazione segna un cambio di rotta rispetto alla posizione più cauta mantenuta in passato dalla Commissione, che aveva ribadito la necessità di garantire il rispetto delle regole fondamentali del diritto d’asilo nelle procedure accelerate di frontiera. Se questa interpretazione fosse accolta, potrebbe sbloccare l’impasse attuale, consentendo ai giudici di convalidare il trattenimento di migranti provenienti da Paesi considerati parzialmente sicuri, come Egitto e Bangladesh. Tuttavia, rimarrebbe ai tribunali nazionali la responsabilità di valutare il rischio individuale di ciascun migrante.

Le possibili implicazioni della sentenza
La decisione finale della Corte di Giustizia Europea avrà un impatto significativo sulla gestione dei migranti nei centri in Albania e potrebbe influenzare la politica italiana in materia di immigrazione. Se il governo italiano non interverrà con misure correttive, il rischio di una sospensione prolungata delle attività nei centri resta concreto, lasciando irrisolta una delle questioni più delicate della politica migratoria nazionale ed europea.

 

(Associated Medias) – Tutti i diritti sono riservati