di Massimo Cellini
Con grande attenzione stiamo tutti cercando di capire come reagire al problema del Coronavirus. Basta fare un giro del mondo anche virtuale, cioè su internet, per poter affermare con certezza che ci sono stili e modalità di approccio al problema completamente diversi. Le differenze sono dovute sicuramente ai diversi modelli culturali ed alle diverse sensibilità dei politici. Già i politici, le guide dei singoli paesi, le persone che in questo momento hanno le maggiori responsabilità per garantire la nostra vita, le persone che ci dovrebbero assicurare la sicurezza sociale ed economica, che ci dovrebbero dare la rotta. Sono sotto i riflettori quotidianamente parlano ma spesso senza dire. Fanno dichiarazioni, cercando poi di essere coerenti con queste ultime, a volte si correggono a volte fanno giravolte, a volte cambiano idea e si contraddicono. Un modo tipico di fare politica ai tempi d’oggi.
Quello che bisognerebbe avere in realtà, oltre ad avere una capacità di gestire il quotidiano e l’emergenza, è il saper delineare mondi futuri. Ma questo significa avere quella che gli inglesi definiscono “vision” o gli americani “dream”. Parole importanti che sono cardini nelle teorie sulla leadership manageriale. Famose università, esimi professori studiano e divulgano queste teorie al fine di creare classi dirigenti future che sappiano essere leader. Su questo punto la politica ha sempre faticato ad accettare questi principi ed a creare adeguate scuole per trasferire le corrette competenze a chi si volesse avventurare in politica.
Ma, al di là del problema della mancanza di scuole adeguate, quali sono le caratteristiche che dovrebbe avere un leader? Dovrebbe avere capacità di ascolto, capacità di coinvolgere il proprio team, capacità di delega, capacità di risolvere i contrasti, capacità decisionali, capacità di pianificazione, capacità di visione, capacità di comunicare, sono alcune delle caratteristiche che un leader dovrebbe avere. Ma siamo sicuri che i politici si basino su questi aspetti per gestire l’oggi e guardare al futuro? Qui non discutiamo su quale sia la strada giusta da percorrere ma di come percorrerla. Siamo sicuri che, tanto per fare un esempio, il nostro presidente del Consiglio sta facendo il meglio delle sue possibilità per gestire il paese in questa fase. Ma sarà sufficiente? Sapremo veramente uscirne?
Non vorremmo entrare nel merito di quali sia la miglior ricetta per affrontare questo periodo ma vorremmo sottolineare l’importanza di dare un obiettivo, una visione al paese. Noi italiani abbiamo sempre saputo rimboccarci le maniche e abbiamo sempre voluto credere in ciò che la politica ci ha detto. Ma oggi, in una situazione di totale incertezza, dove la nostra classe dirigente non riesce ad esprimere in modo netto e chiaro come affrontare la situazione, appare ancora più evidente la necessità di una leadership che ci dia sostegno e vigore al paese.
E’ fin troppo facile in questo momento sparare sulla mancanza di pianificazione, sulla mancanza dì una unica strategia, sulle continue contraddizioni e lotte tra potere centrale e regionale. Quello che ci dovrebbe interessare di più è spiegare a questa classe politica che in un momento del genere, in una fase di crisi dove la pandemia ha acuito tutti i problemi strutturali che da decadi affliggono la nostra società c’è bisogno di analisi, di idee, di visione che si trasformino, anche nel lungo periodo, in progetti concreti che producano cambiamenti reale. Le crisi fanno sempre male. Distruggono, talvolta annichiliscono. Ma sono anche momenti di crescita, di rinascita. Dovremmo sfruttare la pandemia che ci sta condizionando e colpendo in modo così duro proprio per rinascere, per segnare una svolta e così una nuova epoca. Dovremmo approfittare di questo momento drammatico per imprimere un cambiamento positivo al nostro paese eliminando le storture che da tempo ci segnano e accorciando la strada verso l’efficienza, la modernità e l’innovazione. Riuscirà la nostra classe dirigente a trasformare la crisi in opportunità? Ad oggi gli indizi lasciano inquieti.