Le indagini interne, richieste anche dalla presidente del Consiglio, hanno escluso il coinvolgimento diretto degli organismi di intelligence
Il caso dei dossieraggi che coinvolge i Servizi di sicurezza italiani ha acceso le tensioni all’interno del governo. Tutto ha origine dall’inchiesta di Perugia, guidata dal procuratore Raffaele Cantone, che riguarda le attività del finanziere Pasquale Striano e del magistrato Antonio Laudati della Direzione nazionale antimafia. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, si è espresso più volte sul tema, manifestando inizialmente preoccupazioni circa la fuga di informazioni riservate su articoli di stampa, collegandole alla possibilità che provenissero dall’interno degli apparati di sicurezza, in particolare dall’Aise (Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna).
L’inchiesta ha evidenziato come Crosetto, lo scorso gennaio, abbia espresso al procuratore Cantone i suoi timori riguardo la pubblicazione di dettagli riservati, in particolare legati a un concorso a cui la moglie del ministro aveva partecipato presso l’Aise. Tuttavia, le indagini interne, richieste anche dalla presidente del Consiglio, hanno escluso il coinvolgimento diretto degli organismi di intelligence.
Con l’emergere di nuovi dettagli, Crosetto ha cercato di ridimensionare la vicenda, definendo le notizie pubblicate “illazioni” e “ricostruzioni assurde”. Ha sottolineato che le sue preoccupazioni non riguardavano l’intera organizzazione dei Servizi, ma che potrebbe esserci stata una singola “mela marcia” capace di danneggiare il sistema. Il ministro ha ribadito la sua fiducia nei confronti dei Servizi, riconoscendoli come garanti della legalità e della democrazia, sottolineando però l’importanza di individuare e affrontare eventuali deviazioni.
La vicenda resta al centro del dibattito, evidenziando le dinamiche interne al governo e l’importanza del corretto funzionamento dei servizi di intelligence in un contesto democratico.
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