Potrebbe essere stato ucciso. Ma finora non c’e’ stata nessuna conferma ufficiale. Più vicino all’Iran di altri capi del movimento è considerato da Israele acerrimo nemico
E’ svanito nel nulla il leader di Hamas Yahya Sinwar. Secondo fonti israeliane potrebbe essere stato ucciso. Ma finora non c’e’ stata nessuna conferma ufficiale. E come ricorda The Times of Israel è accaduto giá altre volte che scomparisse e fosse dato per morto per poi riapparire. Tel Aviv sta intanto indagando soprattutto attraverso il suo intelligence militare.
Sinwar, nato nel 1962, nel campo profughi Khan Yunis, ha studiato all’Università islamica di Gaza e parla un arabo elegante e coranico, si muove nei tunnel di Gaza e a lui è attribuita la frase riferita agli ostaggi “strapperemo loro i cuori dal petto”.
Bollato come terrorista dagli Stati Uniti, è ritenuto il responsabile del rapimento e dell’uccisione di due soldati israeliani e quattro palestinesi collaborazionisti, e per questo è stato condannato dalla giustizia dello stato ebraico a quattro ergastoli, pena di cui ha scontato 22 anni fino al suo rilascio nell’ottobre del 2011, insieme ad altri 1.026 prigionieri palestinesi, in uno scambio avvenuto per liberare Gilad Shalit, un soldato israeliano rapito nel 2006.
Hamas, movimento sunnita, che ha sempre avuto un rapporto tormentato con l’Iran, che è shiita, con Sinwar che ne ha assunto la guida a inizio dello scorso agosto subentrando a Ismail Haniyeh rimasto ucciso in un attacco mirato di Israele a Teheran, si è riavvicinato fortemente al regime degli Ayatollah superando lo storico strappo che si consumò nel 2011 quando durante la guerra civile in Siria il gruppo palestinese si schierò con l’opposizione a Bashar Assad, sostenuto dall’Iran.
Meshaal, che all’epoca era il leader di Hamas, chiuse la sede centrale del movimento a Damasco nel 2012. Trascorse gli anni successivi cercando di coltivare legami con le potenze arabe sunnite: nel 2015, ad esempio, fece una rara visita in Arabia Saudita per incontrare re Salman. Alcuni leader di Hamas sostennero il suo sforzo, sperando che il Golfo avrebbe fornito loro investimenti e legittimità politica. Altri preferirono ricucire i loro rapporti con l’Iran. Meshal nel 2017 promosse la revisione dello statuto del movimento aprendo alla possibilità di accettare la soluzione a due stati, in questo battendosi con tutte le sue forze contro Sinwar.
Intanto nella notte Israele ed Hezbollah si sono scambiati pesanti attacchi per diverse ore con centinaia di missili. Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno bombardato la del campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza. L’agenzia di stampa palestinese Wafa parla di almeno 3 morti e diversi feriti. Al Jazeera ha riferito che l’esercito israeliano ha inviato messaggi ai residenti nel sud del Libano chiedendo loro di stare lontani dai siti di armi di Hezbollah. Il ministro degli Esteri israeliano Yisrael Katz ha infatti promesso di continuare gli attacchi contro il Libano fino a quando “la minaccia contro i cittadini di Israele non sarà eliminata e gli abitanti del nord non torneranno sani e salvi alle loro case”.