Ecomafie, 84 reati ambientali al giorno e 8,8 miliardi di fatturato

Il rapporto sui reati ambientali del 2023 di Legambiente mostra un quadro in cui sono in crescita tanto i reati ambientali quanto gli illeciti amministrativi. Le macroaree più colpite riguardano: il ciclo illegale del cemento, reati contro la fauna e ciclo dei rifiuti

di Corinna Pindaro

I reati contro l’ambiente nel 2022 sono stati 30.686, in crescita rispetto al 2021 dello 0,3%, in una media di 84 reati al giorno che equivale a 3,5 reati all’ora. Gli illeciti amministrativi, anch’essi in aumento rispetto al 2021 del 13,1%, sono stati 67.030. Se si tengono in considerazione entrambe le voci le violazioni delle norme poste a tutela dell’ambiente sfiorano quota 100.000 (97.716 quelle contestate, alla media di 268 al giorno, 11 ogni ora). Il quadro emerge dal nuovo rapporto Ecomafia 2023, realizzato da Legambiente.

Nel dettaglio secondo quanto emerge dal rapporto si possono individuare tre macroaree di reati ambientali in cui nel 2022 si è registrato il maggior numero di illeciti:  ciclo illegale del cemento, reati contro la fauna e ciclo dei rifiuti. Al primo posto per numero di reati commessi vi è quello relativi al cemento illegale che comprendono fattispecie quali l’abusivismo edilizio o gli appalti truccati che ammontano che ammontano a 12.216, pari al 39,8% del totale, con una crescita del +28,7% rispetto al 2021. Crescono del 26,5% le persone denunciate (ben 12.430), del 97% le ordinanze di custodia cautelare, che sono state 65, addirittura del 298,5% il valore dei sequestri e delle sanzioni amministrative, per oltre 211 milioni di euro.

“Sono dati che dovrebbero far riflettere – si legge nel Rapporto -, anche perché s’intrecciano, considerate le attività d’impresa a cui fanno riferimento, con l’ennesimo, forte, segnale d’allarme lanciato dalla relazione della Direzione investigativa antimafia, sui rischi di “accaparramento” criminale delle risorse stanziate dal Pnrr”. Ma non è meno preoccupante “il “segnale” registrato dall’Istat nel suo Rapporto 2022 sul Bes (Benessere equo e sostenibile), dove si descrive come “insostenibile” l’abusivismo edilizio nel Mezzogiorno, con un’edilizia illecita che “riaccende” i motori”. Infatti si stima un incremento netto delle abitazioni abusive “in una misura che non si osservava dal 2004 (+9,1%), segnale di un possibile aggancio della componente illegale alla ripresa post-pandemica dell’edilizia residenziale”. Completano il quadro i decreti di scioglimento dei Comuni “strappati” dalle mafie allo stato di diritto, 22 quelli attualmente commissariati, “dove la violazione delle più elementari regole nell’assegnazione di qualsiasi tipologia di appalto e l’abusivismo edilizio più “impunito” sono la norma”. Eppure, denuncia Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio ambiente e legalità Legambiente, questi dati “dovrebbero sollecitare risposte coerenti ed efficaci, al di là delle dichiarazioni d’intenti, da parte di chi ha responsabilità politiche e istituzionali, mentre accade spesso il contrario: deregulation, come quelle inserite nel nuovo Codice degli appalti, invece di semplificazioni; condoni edilizi più o meno mascherati invece di ruspe demolitrici”.

A seguire per numero di reati commessi quelli contro la fauna: si contano  6.481 illeciti penali (+4,3% rispetto al 2021) e 5.486 persone denunciate (+7,6%). Scende al terzo posto il ciclo illegale dei rifiuti con una riduzione sia del numero di illeciti penali, 5.606, (-33,8%), sia delle persone denunciate (6.087, -41%), ma aumentano le inchieste in cui viene contestata l’attività organizzata di traffico illecito di rifiuti (268 contro le 151 del 2021). Al quarto posto, dopo il terribile 2021, sono collocati i reati legati a roghi dolosi, colposi e generici (5.207, con una riduzione del – 3,3%).

Specularmente il rapporto evidenzia un aumento dei controlli, delle persone che vengono attenzionate e denunciate ((768, una media di oltre due al giorno, +16,7%) e i sequestri (122, con un +14%). Come sempre, un capitolo a parte viene dedicato all’analisi delle attività di forze dell’ordine e Capitanerie di porto nel settore agroalimentare, che hanno portato all’accertamento di 41.305 reati e illeciti amministrativi.

Infine, a pesare e a preoccupare è il virus della corruzione ambientale – censite da Legambiente dal 1° agosto 2022 al 30 aprile 2023 ben 58 inchieste su fenomeni di corruzione connessi ad attività con impatto ambientale – il numero e il peso dei Comuni sciolti per mafia (22 quelli analizzati nel Rapporto, a cui si è aggiunto il recentissimo scioglimento di quello di Rende, in provincia di Cosenza), e la crescita dei clan mafiosi: dal 1994 ad oggi sono 375 quelli censiti da Legambiente. Ad ogni modo, anche per il 2022 resta stabile a 8,8 miliardi di euro il  fatturato illegale delle diverse “filiere” di reati ambientali.