Europee: Mario Draghi sarà il prossimo Presidente del Consiglio. Le previsioni che arrivano da Bruxelles

Con Ursula von der Leyen confermata Presidente della Commissione, l’ex premier italiano viene dato da fonti autorevoli come il candidato più probabile alla successione alla carica oggi occupata da Charles Michel

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Mario Draghi

di Guido Talarico

Ursula von der Leyen Presidente della Commissione e Mario Draghi Presidente del Consiglio europeo. Questo è il verdetto che fonti sia dell’amministrazione europea che delle grandi élite economiche continentali si attendono dalle elezioni europee del prossimo 6 / 9 giugno. Il Parlamento europeo – lo ricordiamo – è l’unica istituzione dell’UE eletta direttamente dai cittadini. E’ composto da rappresentanti dei cittadini dell’Unione, eletti a suffragio universale diretto con un mandato di cinque anni. Queste sono le caratteristiche costituzionali essenziali su cui si basa il sistema democratico continentale. Poi c’è la mediazione politica, che tiene conto del voto, del valore e del peso dei singoli candidati. Il combinato disposto di questi fattori porta ad indicare come vincenti la leader tedesca e l’ex premier italiano. Vediamo meglio perché.

Ursula von der Leyen è una predestinata: il suo Partito Popolare Europeo è in netto vantaggio nei sondaggi e questo è sufficiente a metterla a riparo da grandi rischi. C’è poco altro da aggiungere. Diversa è invece la situazione per l’ex Presidente della Banca Europea. Draghi è unanimemente considerato un candidato ideale per guidare il Consiglio Europeo, soprattutto alla luce delle difficili sfide che l’Unione Europea si trova ad affrontare. Ma la sua non è una nomina scontata come nel caso della von der Leyen.

“What ever it takes” il segno della sua forza e competenza

Il suo approccio determinato durante la crisi della eurozona, quando era alla guida della Banca Europea, la sua fermezza e lungimiranza in quella difficile fase sono rimaste ben scolpite tanto nella memoria dei grandi elettori che in quelle delle élite economico finanziarie. Anche gli alti burocrati di Bruxelles vedono di buon occhio l’uomo che con il suo celebre “what ever it takes” mise in sicurezza, senza esitazione alcuna, la moneta continentale e fece capire di che pasta fosse fatto.

Draghi è senza alcun dubbio l’uomo giusto da insediare al posto di un politico modesto e di scarso impatto come è Charles Michel – ha detto un’autorevole fonte brussellese, che ha preferito restare anonima – Nei prossimi anni l’Europa dovrà affrontare sfide cruciali sia in campo politico militare che in campo economico. Serve un decisionista in grado di fare scelte competenti e forti. Mario Draghi ha queste capacità. Non così si può dire delle altre personalità che vengono tirate in ballo.

Un’altra fonte spiega che Draghi è il candidato di spicco ma che tuttavia, la sua mancanza di affiliazione politica e anche il suo sostegno per una maggiore emissione comune di debito dell’UE potrebbero non agevolarlo. Per i socialisti, che dalle urne dovrebbero uscire secondi e che con un tale posizionamento potrebbero ambire alla carica del Presidente del Consiglio, i nomi credibili attualmente in lizza sono secondo alcuni l’ex presidente francese Francois Hollande, per ora rimasto sotto traccia anche perché non amatissimo anche in patria, per altri l’ex primo ministro portoghese António Costa, l’ex primo ministro svedese Stefan Löfven, il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez e la prima ministra danese Mette Frederiksen.

L’altro problema che pesa sulla candidatura di Mario Draghi alla Presidenza del Consiglio Europeo risiede nella sua autonomia, nell’essere una figura troppo indipendente, anche rispetto ai socialisti europei che invece dovrebbero sposarne e garantirne la candidatura.

Ursula von der Leyen

A questo proposito convincente è l’opinione di un investitore istituzionale che a Bruxelles è di casa. “Von der Leyen arriverà con la forza del consenso di cui il Partito Popolare ancora ampiamente gode. Draghi non avrà quei voti e quel consenso politico, ma arriverà alla Presidenza del Consiglio per le sue comprovate capacità di leadership e per il suo pragmatismo risolutorio. Doti di cui l’Europa nei prossimi anni avrà un grande bisogno”.

Se dalle urne americane uscisse il nome di Donald Trump

Questo aspetto può essere effettivamente decisivo, soprattutto se lo si valuta in parallelo alle elezioni americane. Una vittoria, ad oggi data per probabile, di Donald Trump porterebbe gli Stati Uniti verso politiche protezionistiche. L“America first”, tanto gridata alla base populista statunitense, è il cuore della campagna repubblicana. E se l’America diventa prima, l’Europa, se va bene, arriva seconda nei cuori e, soprattutto, nel portafoglio del prossimo inquilino della Casa Bianca. Basti pensare a come Trump consideri la Nato (e la spesa militare comune) per capire che a partire dal prossimo anno, salvo sorprese, l’Europa dovrà totalmente ripensare ai suoi sistemi di difesa, ai rapporti con la Cina, con la Russia e con tutti i bellicosi paesi mediorientali.

Insomma, ai vertici di Bruxelles nei prossimi anni dovremo avere gente capace sia in termini di competenze che di leadership. Von der Leyen rappresenta autorevolmente la più grande famiglia politica continentale che è quella popolare. Draghi, come dicevamo, sconta il suo essere percepito come un tecnico, un banchiere lontano dall’ortodossia socialista. Ma tutti gli riconoscono l’esperienza, il piglio e le conoscenze giuste per poter condurre bene l’Europa attraverso gli agitati mari che l’attendono. Una forza oggettiva che, se sommata alla debolezza delle altre candidature socialiste potenzialmente in campo, porta i più attenti osservatori di politica europea a concludere che il prossimo Presidente del Consiglio Europeo sarà Mario Draghi.

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