Eurovision, i Paesi del nord Europa chiedono l’esclusione di Israele dalla competizione

La prossima edizione di Eurovision a Malmö è al centro di numerose proteste in cui si invoca l’esclusione di Israele dal concorso. Questo movimento di protesta, guidato da artisti e attivisti provenienti da diversi Paesi europei, critica la partecipazione dello Stato ebraico a causa del conflitto in corso a Gaza. Tuttavia, l’European Broadcasting Union (Ebu) mantiene la sua posizione di non intervento, definendo Eurovision un evento non-politico che unisce le nazioni attraverso la musica

di Carlo Longo

Da settimane  crescono in mezza Europa appelli e raccolte firme per chiedere alla European Broadcasting Union (Ebu) di escludere uno dei Paesi partecipanti dalla competizione: Israele. Questo è il contesto nel quale nasce la prossima edizione dell’Eurovision, programmata dal 7 all’11 maggio 2024 a Malmö.

Israele, che partecipa all’ Eurovision da oltre 50 anni, è uno dei Paesi dei più vincenti con quattro vittorie all’attivo, l’ultima nel 2018 con il successo di Netta. Nonostante questo, attivisti e artisti di diversi Paesi europei considerano i conflitti in corso a Gaza e le accuse di “crimini di guerra” affermate ragioni per la sua esclusione.

Queste pressioni hanno avuto inizio nel nord dell’Europa. Subito dopo la conferma dell’Ebu dell’inclusione di Israele fra i 37 Paesi partecipanti, artisti islandesi hanno presentato una petizione al loro emittente nazionale, Rúv, chiedendo o l’esclusione di Israele o il ritiro dell’Islanda.

Il movimento ha presto varcato i confini dell’Islanda in direzione della Finlandia, ove numerosi artisti e professionisti musicali hanno sottolineato l’incongruenza tra i valori finlandesi e la partecipazione di un Paese accusato di crimini di guerra. Analogamente, questi richiedono che la Finlandia boicotti l’evento in caso di partecipazione di Israele, affermando che l’accettazione implicherebbe il sostegno alle politiche israeliane.

Parallelamente sta prendendo sempre più piede un’ampia campagna sui social network per chiedere l’esclusione di Israele, promossa da “Beatrice Quinn”, un’attivista 25enne di Filadelfia, USA. Quest’ultima ribadisce che “il genocidio non dovrebbe avere spazio all’Eurovision”.

Tuttavia, l’Ebu ha rilasciato una dichiarazione insistendo sul fatto che Eurovision è una competizione musicale non-politica destinata a unire le nazioni. “Eurovision Song Contest è una competizione per le emittenti pubbliche di Europa e Medio Oriente, non per i governi”, ha detto un portavoce dell’Ebu.

Alcuni attivisti ricordano però come la Russia sia stata esclusa dal concorso negli ultimi due anni a causa della guerra in Ucraina, vedendo un parallelo con la situazione israeliana. Quest’ultima respinge categoricamente tali paragoni, sostenendo che il boicottaggio equivale al sostegno alle azioni del gruppo terroristico Hamas e va contro i valori dell’Ebu e di Eurovision.

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