Gas, l’Ue ha raggiunto un accordo ma non è compreso un price cap alle importazioni

di Mario Tosetti

La proposta italiana, insieme a quella sostenuta da quindici Stati, di fissare un price cap al gas non è stata accolta dalla Commissione europea. Ad opporsi tra gli altri Germania, Austria, Lussemburgo e Belgio. Nel dettaglio i tedeschi hanno sostenuto che, qualora si fosse fissato un tetto al prezzo del gas era troppo alto il rischio che l’Europa fosse tagliata fuori dalle forniture. Al contempo, però, la Germania ha approvato un pacchetto di aiuti da 200 miliardi di euro che include un tetto nazionale al prezzo del gas e saranno le casse federali a colmare la differenza tra il prezzo calmierato e il costo effettivo. E’ chiaro che, la strada intrapresa da Berlino, non può di fatto essere perseguita da molti altri Stati, come l’Italia o la Spagna.  In proposito, il presidente del Consiglio Mario Draghi  ha sottolineato che “la crisi energetica richiede da parte dell’Europa una risposta che permetta di ridurre i costi per famiglie e imprese, di limitare i guadagni eccezionali fatti da produttori e importatori, di evitare pericolose e ingiustificate distorsioni del mercato interno e di tenere ancora una volta unita l’Europa di fronte all’emergenza”. Sul punto la portavoce della Commissione, Arianna Podestà, ha chiarito che “sta agli Stati membri valutare se misure specifiche costituiscono aiuti di Stato che dovranno essere notificati alla Commissione”, che è “pronta a valutarle nella maniera più rapida possibile”.

Posto, quindi, che l’Europa ha rinunciato ad introdurre un prezzo calmierato per tutti i Paesi membri è stato invece raggiunto un “accordo politico” raggiunto in Consiglio “sulle misure per mitigare i prezzi elevati dell’elettricità: riduzione obbligatoria della domanda di elettricità, massimale sui ricavi di mercato dei produttori di elettricità inframarginali”, i cosiddetti extraprofitti,  e “contributo di solidarietà dei produttori di combustibili fossili”.

Per il taglio ai consumi si prevede sia del 10% della domanda di elettricità, con una quota del 5% nelle ore di punta, tra dicembre 2022 e marzo 2023. Sugli extra-ricavi si prevede un tetto di 180 euro a megawatt per le grandi compagnie energetiche che producono elettricità da fonti a basso costo come rinnovabili, nucleare e carbone. Le compagnie dell’oil&gas dovrebbero poi versare una tassa sulla base dei profitti straordinari realizzati nel 2022, calcolati sulla base degli ultimi 4 anni a partire dal 2018.

Annuncianfo l’accordo la commissaria europea Kadri Simson ha affermato: “Questo inverno per noi non sarà facile e il prossimo sarà ancora più duro. Oggi abbiamo fatto un altro passo in avanti per affrontare questa crisi dell’energia. Il Consiglio ha adottato misure di emergenza in tempo record, ma questa rapidità sta diventando la nuova normalità. Nell’attuale situazione un’intervento sul mercato è necessario per ridurre il costo dell’acquisto del gas nell’Unione e quindi della generazione dell’energia a partire dal gas. Non c’è ancora un consenso su come limitare la capacità della Russia di finanziare la guerra in Ucraina  il gas che arriva dai gasdotti copre i 2/3 del nostro consumo, poi avremo bisogno di gas liquefatto, ma i prezzi nell’Unione sono più alti che in Asia o altrove, questo si spiega con la natura del Ttf”, il mercato di Amsterdam a cui fa riferimento l’Europa, “che può aggiungere il 30% del prezzo del gas. Abbiamo cominciato i lavori per sviluppare un nuovo indice dei prezzi dell’Unione che rifletta meglio la realtà di oggi e non gonfi i prezzi”.

Ad ogni modo, secondo quanto dichiarato da Simson la Commissione ha intenzione di introdurre un tetto massimo per il prezzo del gas utilizzato per la generazione elettrica non non “un massimale generalizzato per le importazioni perchè avrebbe un effetto sui prezzi però comporterebbe la sospensione del mercato del gas” e “creerebbe un rischio per l’approvvigionamento, questa misura drastica dovrebbe essere adottata affiancata da requisiti non negoziabili, per esempio un impegno vincolante degli stati membri a risparmiare la domanda oltre l’attuale 15%. Abbiamo avuto una discussione franca su questo aspetto, i pareri sono divergenti ma siamo tutti d’accordo sul fatto che il mercato non funziona e abbiamo bisogno di misure efficaci. La Commissione collaborerà con gli stati membri e svilupperà queste idee prima del Consiglio della settimana prossima -fissato il 6-7 a Praga-. Questo lavoro sarà la base di una proposta legislativa che presenteremo rapidamente”.

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