La decisione di approvare l’accordo è stata il culmine di tre giorni di intensi negoziati interni. Il primo ministro Benjamin Netanyahu, spinto dalla pressione americana e dai sondaggi, ha dichiarato di aver ricevuto “garanzie inequivocabili” da parte di Joe Biden e Donald Trump
Dopo 48 ore di trattative e divisioni interne, il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato il piano per il cessate il fuoco a Gaza. La decisione, raggiunta con difficoltà e il voto contrario dei falchi dell’ultradestra religiosa, ha poi ottenuto il via libera definitivo del governo: 24 ministri favorevoli e 8 contrari. Un voto avvenuto ben oltre i limiti imposti dallo shabbat, sottolineando l’eccezionalità della situazione.
Tempistiche e accordi
Se il piano sarà rispettato, la tregua inizierà domani alle 12:15, seguita dallo scambio di ostaggi e prigionieri a partire dalle 16:00. I primi camion di aiuti umanitari entreranno nella Striscia di Gaza solo dopo il rientro di tre ostaggi in territorio israeliano. Il secondo scambio è previsto per la settimana successiva.
La lista dei prigionieri palestinesi da rilasciare include 95 persone, principalmente donne e minori detenuti dal 2020. Tuttavia, il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, ha espresso preoccupazione per la sicurezza, ricordando che molti dei prigionieri liberati durante lo scambio per Gilad Shalit nel 2011 sono tornati a compiere attacchi contro Israele.
Le trattative e le pressioni
La decisione di approvare l’accordo è stata il culmine di tre giorni di intensi negoziati interni. Il primo ministro Benjamin Netanyahu, spinto dalla pressione americana e dai sondaggi, ha dichiarato di aver ricevuto “garanzie inequivocabili” da parte di Joe Biden e Donald Trump: se Hamas non rispetterà i termini, l’esercito israeliano riprenderà le operazioni con il pieno sostegno degli Stati Uniti.
Nonostante il dissenso dell’ultradestra, guidata da figure come Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir, l’esecutivo mantiene il sostegno parlamentare. Anche in caso di ritiro della fiducia da parte di questi gruppi, Netanyahu potrebbe contare sull’appoggio esterno dell’opposizione, che vede nell’accordo un passo necessario.
Concessioni politiche e sicurezza
Per placare i falchi della coalizione, Netanyahu ha già iniziato a fare concessioni. Il ministro della Difesa, Israel Katz, ha annunciato la fine della detenzione amministrativa per cinque coloni della Cisgiordania accusati di gravi crimini contro i palestinesi. Questa decisione, fortemente criticata dallo Shin Bet, sembra mirata a consolidare il sostegno della base elettorale ultranazionalista.
Un accordo fragile ma necessario
Nonostante le perplessità, il capo del Mossad, David Barnea, ha difeso l’accordo definendolo un obbligo morale. “È la scelta giusta, sia eticamente che umanamente. Garantisce meccanismi per tutelare la sicurezza”, ha affermato.
L’approvazione del cessate il fuoco segna un passo verso la calma, ma il contesto rimane teso. Le famiglie degli ostaggi temono che la tregua sia solo temporanea e che il conflitto possa riprendere presto.
(Associated Medias) – Tutti i diritti sono riservati