La proposta di governance della joint venture prevede una divisione paritaria tra Generali e Natixis, con contratti di gestione di durata settennale, non revocabili
Il consiglio di amministrazione di Generali, convocato per lunedì 20 gennaio, ha affrontato una discussione accesa sul progetto di una joint venture con Natixis nel settore dell’asset management. L’operazione, che il Comitato Investimenti ha approvato il giorno precedente nonostante il voto contrario di Stefano Marsaglia, ha generato contrasti tra i principali azionisti privati, come il gruppo Caltagirone e Delfin, alimentando un clima di forte tensione.
Questioni di tempistica
Un primo nodo critico riguarda i tempi stretti con cui si è arrivati alla riunione. Il collegio sindacale, presieduto da Carlo Schiavone, ha sollevato dubbi sulla possibilità di esprimere una decisione consapevole, considerando che le fairness opinion fornite dai quattro advisor finanziari sono state consegnate solo il giorno precedente. Questa mancanza di tempo ha portato alcuni consiglieri indipendenti a chiedere la nomina di un consulente esterno e indipendente per analizzare con maggiore attenzione i termini dell’accordo.
La struttura della governance
La proposta di governance della joint venture prevede una divisione paritaria tra Generali e Natixis, con contratti di gestione di durata settennale, non revocabili. Per i primi cinque anni, la direzione sarebbe affidata a un manager scelto da Generali, che potrebbe essere confermato per un ulteriore mandato in caso di obiettivi raggiunti, prima di passare sotto il controllo di Natixis per il quinquennio successivo. Questo assetto solleva interrogativi sulle modalità di gestione e sull’equilibrio delle responsabilità all’interno della nuova società.
Dubbi tecnici e strategici sulla joint venture tra Generali e Natixis
Un altro aspetto cruciale è rappresentato dalle implicazioni strategiche dell’accordo. Attualmente, le decisioni sugli investimenti più significativi delle riserve tecniche di Generali passano direttamente attraverso il consiglio di amministrazione. L’eventuale delega di tali responsabilità alla joint venture solleva preoccupazioni sulla possibile perdita di controllo.
Un’ulteriore questione riguarda i criteri di valutazione delle masse gestite. Generali può contare su una raccolta assicurativa solida e stabile, mentre Natixis è maggiormente orientata verso investitori istituzionali, soprattutto negli Stati Uniti. La diversa natura dei mandati rende controversa l’idea di applicare lo stesso sistema di valutazione a entrambe le parti.
Infine, emerge il problema legato agli immobili. Alcuni beni di Generali, inclusi nel portafoglio delle riserve tecniche, potrebbero rientrare nella sfera di competenza della joint venture. Questo scenario alimenta interrogativi su chi avrà la responsabilità di decidere su eventuali compravendite immobiliari e sulle conseguenze per la gestione complessiva del patrimonio.
Le preoccupazioni degli azionisti privati
La proposta di collaborazione con Natixis ha suscitato perplessità tra gli azionisti principali. Il gruppo Caltagirone e Delfin temono che l’accordo possa favorire eccessivamente Natixis e compromettere il controllo strategico di Generali su alcune operazioni cruciali. Queste riserve si aggiungono alle critiche tecniche e metodologiche sollevate nel corso della discussione preliminare.
Una decisione cruciale per il futuro di Generali
Il dibattito interno al consiglio di amministrazione potrebbe segnare una svolta importante per Generali. L’esito della riunione non riguarderà solo il progetto con Natixis, ma potrebbe definire le priorità strategiche e il modello di governance del gruppo per gli anni a venire, in un momento delicato per l’intero settore dell’asset management.
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