Il “senso” di Trump per la Groelandia che domani va al voto sognando l’indipendenza

I partiti locali sono compatti nel ribadire che l’isola «non è in vendita» e che la priorità è l’indipendenza o, quantomeno, una maggiore autonomia da Copenaghen

La Groenlandia domani va alle urne per il rinnovo del Parlamento locale, l’Inatsisartut, e mai elezione, in questa lontana terra dei ghiacci,  ha avuto  un rilievo internazionale come quello attuale. Oltre a determinare il futuro politico dell’isola, il voto potrebbe influenzare le ambizioni degli Stati Uniti, e in particolare dell’ex presidente Donald Trump, che ha espresso a gran voce, senza remore,  il suo interesse per questo territorio autonomo della Danimarca. Una vera e propria ossessione quella del presidente aamericano per la Groelandia fin dal suo primo mandato.

Sebbene durante la campagna elettorale groenlandese non ci siano stati riferimenti diretti a una possibile cessione a Washington, lo spettro delle mire statunitensi aleggia sul voto. I partiti locali sono compatti nel ribadire che l’isola «non è in vendita» e che la priorità è l’indipendenza o, quantomeno, una maggiore autonomia da Copenaghen.

L’interesse di Trump per la Groenlandia poggia su molti fattori: la sua posizione strategica, a 800 chilometri dal Polo Nord, ne fa un crocevia fondamentale per le nuove rotte commerciali aperte dal riscaldamento globale. Il progressivo scioglimento dei ghiacci sta trasformando la regione in un teatro di scontro geopolitico tra le grandi potenze, con Russia, Cina e India in prima linea nella corsa per garantirsi influenza sull’Artico. Ma è soprattutto il sottosuolo dell’Isola a far gola agli Stati Uniti: la Groelandia vanta immense risorse naturali, dagli idrocarburi – petrolio, gas e carbone – ai metalli preziosi come oro e argento, fino alle terre rare, fondamentali per le moderne tecnologie.

Nuuk è così diventata un nodo strategico neGrande Gioco polare”, e la questione dell’indipendenza è il tema centrale della campagna elettorale. Inuit Ataqatigiit, il partito socialdemocratico del premier Múte Egede, e Naleraq, la principale forza di opposizione, sono entrambi favorevoli a una separazione dalla Danimarca, con differenze solo nei tempi: quattro anni o dieci? Siumut, partito della coalizione di governo, ha proposto di indire un referendum già il mese prossimo.

Se l’indipendenza della Groelandia diventasse realtà, il sogno di Trump potrebbe concretizzarsi più facilmente: una Groenlandia svincolata dalla Danimarca sarebbe molto più vulnerabile alle pressioni economiche e diplomatiche degli Stati Uniti. E, visti i precedenti, Trump non esiterebbe a farsi avanti per mettere le mani sull’isola di ghiaccio, strategica e ricchissima di risorse.

Scheda

La Groenlandia è l’isola più grande del mondo, il cui territorio. ricoperto per  l’80% dal ghiaccio, è in gran parte inabitabile. Ha una popolazione  di appena 56.000 persone, la maggior parte delle quali sono indigeni Inuit, orgogliosi  della propria  cultura e  tradizioni e con uno stretto legame con la natura.

Dal 1979, la Groenlandia ha un suo primo ministro, espressione del partito che ottiene più seggi l’Inatsisartut. L’attuale premier è il trentottenne Múte Egede, leader della formazione di sinistra  Inuit Ataqatigiit. In parlamento siedono 31 deputati scelti da sei partiti politici, del paese, due dei quali fanno parte della attuale  coalizione di governo e sono Inuit Ataqatigiit, che un sondaggio dà al 31 % alle votazioni di domani e Simiut, al 9%, ma che potrebbe crescere a sorpresa avendo promesso un referendum sull’indipendenza dopo le elezioni.

Ma anche Naleraq, che  è il più grande partito di opposizione,  sta crescendo in popolarità con la sua politica pro-indipendenza e la sua apparente volontà di collaborare con gli Stati Uniti. Il suo candidato di punta è Qupanuk Olsen, che è l’influencer più popolare della Groenlandia, con oltre 500.000 follower su TikTok e 300.000 su Instagram.

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