Guardando all’Italia, il Presidente ha rilevato sia luci che ombre: “I dati sull’occupazione sono positivi, ma persistono aree di precarietà e salari bassi. Il turismo e l’export sono in crescita, ma troppe persone, soprattutto giovani laureati, sono costrette a cercare lavoro all’estero”
Il discorso di fine anno del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha toccato temi di grande rilevanza per l’Italia e il mondo. In particolare, il Capo dello Stato ha espresso la sua angoscia per la situazione di Cecilia Sala, la giornalista detenuta in Iran, e ha ribadito l’urgenza di pace in Ucraina e in Medio Oriente. Ha anche parlato della crescente necessità di investire nelle spese militari, in risposta all’aggressione russa, e ha sottolineato il ruolo centrale dei giovani come “grande risorsa del Paese”.
“Stiamo vivendo, come ogni fine anno, ore di attesa per un nuovo inizio che ci auguriamo migliore. Sono ore in cui cerchiamo serenità, rinsaldando i nostri legami nelle comunità, nelle famiglie, nelle amicizie. Scambiamo auguri, non come un semplice rito, ma come un segno della nostra natura più autentica, quella che ci spinge alla relazione con gli altri. In momenti difficili come questo, è ancora più importante fare i nostri auguri”, ha detto Mattarella, pronunciando il suo discorso in piedi, nella sala del Lucernaio della Palazzina del Fuga, con sullo sfondo un albero di Natale e le bandiere italiane ed europee.
Il Presidente ha poi ribadito l’importanza della pace, un principio fondamentale della nostra Costituzione: “La pace è l’obiettivo irrinunciabile che l’Italia ha sempre perseguito, anche con il ruolo centrale svolto quest’anno come presidente del G7. Non si tratta di arrendersi alla violenza di chi aggredisce con le armi, ma di perseguire una pace basata sul rispetto dei diritti umani e sulla libertà di ogni popolo”. Mattarella ha sottolineato che la pace “è l’unica garanzia di una vera sicurezza, per evitare che vengano aggrediti altri Paesi”.
Il Capo dello Stato ha poi citato Papa Francesco, che a Natale ha aperto il Giubileo, con un messaggio di speranza per l’umanità. “Siamo in un momento di speranza per il futuro. Ma tocca a noi tradurre questa speranza in realtà”, ha aggiunto.
Mattarella ha anche posto l’accento sul fenomeno della violenza, soprattutto quella che coinvolge i giovani. “Il bullismo, le risse, l’uso di armi e il consumo di droghe, alimentati spesso dai modelli negativi che circolano sul web, sono fenomeni che preoccupano molto. La violenza è un problema globale, ma diventa ancora più grave quando colpisce le nuove generazioni”.
Guardando all’Italia, il Presidente ha rilevato sia luci che ombre: “I dati sull’occupazione sono positivi, ma persistono aree di precarietà e salari bassi. Il turismo e l’export sono in crescita, ma troppe persone, soprattutto giovani laureati, sono costrette a cercare lavoro all’estero”. Inoltre, ha sottolineato la disuguaglianza tra Nord e Sud del Paese, con una carenza di servizi nelle aree interne e montane.
Mattarella ha infine ricordato il tragico caso di Giulia Cecchettin, una delle tante donne vittime della violenza maschile, e ha ribadito la necessità di cambiare la narrazione sulle donne, non più come vittime, ma come protagoniste, capaci di energia e forza.
Nel 2025 l’Italia celebrerà gli ottant’anni dalla Liberazione, un’occasione per rinnovare il nostro impegno verso i valori di libertà, democrazia e giustizia, che sono alla base della nostra Repubblica. “La speranza non deve rimanere un’attesa passiva”, ha detto Mattarella, “la speranza siamo noi, con il nostro impegno, la nostra libertà, le nostre scelte”.
Il Presidente ha concluso il suo messaggio esprimendo vicinanza a Cecilia Sala e ai tanti giornalisti che rischiano la vita per raccontare la verità sulle guerre in Ucraina, Medio Oriente e in altre parti del mondo. “Sono vicini a Cecilia e speriamo di vederla presto in Italia”, ha detto, ribadendo l’importanza della libertà di informazione e del sacrificio che molti giornalisti affrontano nel loro lavoro.
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