Il discorso di fine anno del Presidente Mattarella. La guerra, le donne, i giovani, il futuro

La guerra in Medio Oriente e in Ucraina e la necessitá di una pace giusta. La violenza che caratterizza la nostra societá. Il dramma dei femminicidi e la questione dei diritti delle donne. Lo sviluppo tecnologico che stiamo vivendo,  il disorientamento dei giovani e la necessitá di guardare il futuro con fiducia. Sono stati i temi al centro del tradizionale discorso di fine d’anno del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il nono da quando è al Quirinale.

“Avvertiamo angoscia per la violenza cui, sovente, assistiamo: tra gli Stati, nella società, nelle strade, nelle scene di vita quotidiana. La violenza. Anzitutto, la violenza delle guerre. Di quelle in corso; e di quelle evocate e minacciate”, ha sottolineato il capo di stato che ha definito “ignobile oltre ogni termine, nella sua disumanità” l’attacco di Hamas ad Israele ricordando al tempo stesso che la reazione nei confronti dei palestinesi sta provocando “migliaia di vittime civili e costringe, a Gaza, moltitudini di persone ad abbandonare le proprie case, respinti da tutti”.

“È indispensabile – ha proseguito Mattarella- fare spazio alla cultura della pace. Alla mentalità di pace. Parlare di pace, oggi, non è astratto buonismo. Al contrario, è il più urgente e concreto esercizio di realismo, se si vuole cercare una via d’uscita a una crisi che può essere devastante per il futuro dell’umanità”. “Sappiamo – ha aggiunto- che, per porre fine alle guerre in corso, non basta invocare la pace. Occorre che venga perseguita dalla volontà dei governi. Anzitutto, di quelli che hanno scatenato i conflitti”.

Il Presidente ha espresso poi preoccupazione per  la piú odiosa delle violenze, quella sulle donne e si é rivolto ai giovani.i. “Cari ragazzi, ve lo dico con parole semplici: l’amore non è egoismo, possesso, dominio, malinteso orgoglio. L’amore, quello vero, è ben più che rispetto: è dono, gratuità, sensibilità. Penso alla violenza verbale e alle espressioni di denigrazione e di odio che si presentano, sovente, nella rete. Penso alla violenza che qualche gruppo di giovani sembra coltivare, talvolta come espressione di rabbia. Penso al risentimento che cresce nelle periferie. Frutto, spesso, dell’indifferenza; e del senso di abbandono. Penso alla pessima tendenza di identificare avversari o addirittura nemici. Verso i quali praticare forme di aggressività”. Poi  Mattarella ha parlato del lavoro sottolineando che spesso il lavoro che manca  pur in presenza di un significativo aumento dell’occupazione,  é proprio quello  in linea con le proprie aspettative e con gli studi seguiti. E si é soffermato sul  concetto di  libertá, rimarcando che “la democrazia è fatta di esercizio di libertà”. “Libertà che – ha spiegato- quanti esercitano pubbliche funzioni a tutti i livelli sono chiamati a garantire. Libertà indipendente da abusivi controlli di chi, gestori di intelligenza artificiale o di potere, possa pretendere di orientare il pubblico sentimento. Non dobbiamo farci vincere dalla rassegnazione. O dall’indifferenza”.

Nelle  scenario in cui ci muoviamo, ha proseguito,  “i giovani si sentono fuori posto. Disorientati, se non estranei a un mondo che non possono comprendere; e di cui non condividono andamento e comportamenti. Un disorientamento – ha ssottolineto il il Capo dello Stato – che nasce dal vedere un mondo che disconosce le loro attese. Debole nel contrastare una crisi ambientale sempre più minacciosa. Incapace di unirsi nel nome di uno sviluppo globale”. Ma  “in una società così dinamica, come quella di oggi – ha affermato Mattarella -vi è ancor più bisogno proprio dei giovani. Delle loro speranze. Della loro capacità di cogliere il nuovo. Dipende da tutti noi  far prevalere, sui motivi di allarme, le opportunità di progresso scientifico, di conoscenza, di dimensione umana”. Ma il  Capo dello Stato non ha  dimenticato neppure gli anziani. “Affermare i diritti significa ascoltare gli anziani – ha detto – che sono preoccupati di pesare sulle loro famiglie; mentre il sistema assistenziale fatica a dar loro aiuto. Si ha sempre bisogno della saggezza e dell’esperienza. E di manifestare rispetto e riconoscenza per le generazioni precedenti. Che, con il lavoro e l’impegno, hanno contribuito alla crescita dell’Italia”. E tra gli ostacoli e le difficoltá quotidiane di cittadini e famiglie ha citato quelle che si incontrano  nel diritto alle cure sanitarie per tutti. Con liste d’attesa per visite ed esami, in tempi inaccettabilmente lunghi”.

Infine lo sguardo del capo dello Stato si é spostato verso il futuro. “Ascoltare significa – ha ricordato-  anche, saper leggere la direzione e la rapidità dei mutamenti che stiamo vivendo. Mutamenti che possono recare effetti positivi sulle nostre vite. La tecnologia ha sempre cambiato gli assetti economici e sociali. Adesso, con l’intelligenza artificiale che si autoalimenta, sta generando un progresso inarrestabile. Destinato a modificare profondamente le nostre abitudini professionali, sociali, relazionali”. “Ci troviamo nel mezzo -ha concluso- di quello che verrà ricordato come il grande balzo storico dell’inizio del terzo millennio. Dobbiamo fare in modo che la rivoluzione che stiamo vivendo resti umana. Cioè, iscritta dentro quella tradizione di civiltà che vede, nella persona -e nella sua dignità- il pilastro irrinunziabile”.

 

 

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