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Imprese per la cultura: in Cdp un approccio adeguato ai tempi

di Sabrina Fiorino*

Da qualche anno molte aziende e imprenditori hanno sposato strategie di intervento e investimento nella valorizzazione e nello sviluppo della propria cultura di impresa.

Archivi, collezioni, storie, manufatti, tutto quello che è stato diventa patrimonio per raccontare chi si è e prerequisito per delineare quello che si sarà.

La riflessione artistica e l’approfondimento culturali sono vie per leggere la complessità, per specchiarsi, e per relazionarsi con pubblici, interni e esterni all’azienda. Infine, sono veicoli formidabili per dialogare coi mercati che con tali memorie e testimonianze entrano in relazione.

Nel suo mettersi al servizio del Paese in una fase economica e sociale così difficile e complessa, anche Cassa Depositi e Prestiti (CDP) dedica un’attenzione strategica alle relazioni che Cultura, Arte e Territorio hanno con l’Economia, l’Industria, l’Innovazione e lo Sviluppo Sostenibile.

È emerso come le interconnessioni funzionali, infrastrutturali e economiche tra mercati, settori produttivi e comunità andassero rafforzate anche per attivare nuove collaborazioni con un impatto concreto in un momento di profonda difficoltà.

Da subito, in CDP si è colto come un’impresa a vocazione pubblica non possa limitarsi ad affiancare le proprie azioni con interventi sociali, culturali o ambientali come espressione della propria Responsabilità Sociale ma bensì debba evolverli in parte della propria missione aziendale. A sviluppare questi aspetti è stata istituita nel 2020 l’Unità Arte e Cultura.

Questa scelta va a completare nelle strategie aziendali quello che la nuova Fondazione CDP, che ha preso vita nel 2019, fa per coniugare alla cultura d’impresa una dimensione sociale e civile, per promuovere iniziative e progetti ad alto impatto sociale e culturale facendo leva sugli asset strategici del Paese, per uno sviluppo moderno e sostenibile, assieme alla società civile.

Comprendere l’incertezza e la complessità

Come ogni impresa siamo tutti chiamati a operare nell’incertezza.

Per farlo, dobbiamo dotarci di adeguati strumenti che ci consentano di cogliere i bisogni espressi e inespressi, creare fiducia, evitare le distorsioni e le emarginazioni possibili in ogni sistema economico. Per orientarsi servono le giuste domande, prerogativa degli artisti e degli intellettuali di ogni tempo. Per trovare le risposte serve una cultura che metta in relazione virtuosa l’umano e il sistema economico.

Occorre, ad esempio, perseguire obiettivi di sostenibilità ponendo il digitale al servizio collettivo, comprendendone limiti e potenziali, svelandone trappole e paradossi, proteggendo e educando i meno attrezzati a comprenderlo.

Da sempre, per comprendere il contesto e valutare strategie e decisioni, le istituzioni si affidano a studi e ricerche di alto profilo, usando i migliori modelli di analisi e predittivi.

Anche CDP lo fa e, allo stesso tempo, pur apprezzandone l’apparente oggettività, sa come non ci si possa permettere di perdere la dimensione soggettiva e intuitiva che solo una riflessione intellettuale ed artistica può generare.

In poche parole, oggi abbiamo evidenza della necessità di integrare gli strumenti a disposizione con la visione degli artisti e degli intellettuali.

Una risposta dal passato a domande dell’oggi

Dal 2019, CDP ha avviato un intenso programma di riordino, recupero, digitalizzazione e valorizzazione delle sue collezioni di opere d’arte, degli archivi di documenti e fotografici, raccolti in 170 anni di attività.

Nel 2020, questo percorso ha trovato prima evidenza pubblica nel Museo “CDP – Percorsi d’arte e d’industria” allestito nello scalone monumentale della storica sede di via Goito a Roma. Poi, di seguito, negli allestimenti di opere della collezione e di artisti contemporanei nelle sedi territoriali in via di apertura quali, ad esempio, Milano, Ancona, Bari.

Come per le altre aziende che stanno investendo sul recupero della memoria nei Musei di Impresa, CDP vuole elaborare nuovi percorsi di crescita a partire dalla propria identità.

L’esposizione romana presenta opere realizzate tra gli anni ’50 e ’70 per la rivista “Civiltà delle Macchine”. Quel periodico fu un audace compendio di cultura umanistica e scientifica, vi trovarono spazio i pensieri di scienziati, intellettuali e artisti. Sono esposte opere di Afro, Cagli, Capogrossi, Pomodoro, Vedova e molti altri, spesso realizzate nelle fabbriche, nei reparti e nelle fonderie, nel rapporto con gli operai e le maestranze. La relazione tra lavoro, industria e innovazione viene indagato da grandi interpreti del tempo chiamati a interrogarsi sull’impatto di quelle trasformazioni sull’uomo e sulla società.

È immediato cogliere come le opere della collezione siano preveggenti le relazioni odierne tra l’uomo e la tecnologia. Molte si interrogano sugli effetti dell’automazione, del controllo; esplorano i limiti che l’uomo assegna alla macchina e gli spazi che la macchina sottrae all’intervento (e al pensiero) umano.

Le nuove domande

L’Arte, la Filosofia, l’Etica pongono alla Tecnologia e l’Industria domande reali, le mettono di fronte a responsabilità, valutazione d’impatto, lascito storico.

Le domande di oggi vanno però oltre, devono tenere conto di aspetti che nel dopoguerra non erano prioritari. L’impatto ambientale, ad esempio; gli effetti dell’urbanizzazione e della globalizzazione; la responsabilità verso le future generazioni; la rapida obsolescenza delle competenze. Tutte direzioni, queste, verso le quali occorre attualizzare la riflessione con gli artisti contemporanei.

Perché artisti, intellettuali e filosofi colgono per primi i conflitti e le loro ragioni; indagano le relazioni tra lavoro e dignità; sperimentano linguaggi; si interrogano sugli effetti dell’automazione e del controllo; esplorano i limiti del rapporto uomo-macchina e gli spazi di libertà generati o sottratti dal progresso.

Occorrono punti di vista nuovi anche sui temi ambientali; sugli effetti dell’urbanizzazione e della globalizzazione. C’è da attrezzarsi per il futuro, consapevoli che l’interconnessione e la velocità del cambiamento stanno modificando anche il pensiero e devono essere trasformati in opportunità.

Oggi questi protagonisti verrebbero forse definiti ‘social artist’, non al servizio del mercato o dei collezionisti ma concentrati sullo svelamento della nuova realtà economica e sociale.

Negli anni ‘60 c’era da ricostruire il Paese; oggi c’è da attrezzarsi per un futuro in larga parte ignoto, consapevoli che l’interconnessione e la velocità del cambiamento siano condizioni da gestire e trasformare in opportunità. Senza dimenticarsi quanto l’Italia sia in difficoltà quanto a tasso di scolarizzazione, di dispersione scolastica e patisca analfabetismo funzionale e deficit di competenze digitali.

L’impresa e il territorio

Siamo convinti che la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale, di cui noi imprese siamo custodi, sia fondamentale per rendere il nostro agire sul territorio più efficace, a partire dalle azioni di rigenerazione urbana e rurale, di concerto con le comunità.

In questo percorso diviene centrale ogni intervento che possa stimolare la creatività e sostenere una nuova stagione di produzione artistica. Occorre dunque sensibilizzare le imprese – di ogni settore e dimensione – al mecenatismo e alla valorizzazione del patrimonio culturale dei territori dove operano. Questo a vantaggio di chi ci vive, ci lavora, ci viene in visita.

Le imprese possono così sviluppare la riflessione su etica e innovazione, promuovere e attrarre talenti, comprendere il continuo cambiamento del mercato a partire dai bisogni che genera, dare chiavi di lettura per trasformare il passato in materia viva per modellare il presente e costruire una visione coraggiosa del futuro.

Ciascuno ha il suo da fare, perché di tale riflessione c’è bisogno nell’industria come nel commercio, in artigianato, in agricoltura. Il variegato settore dei servizi poi ha più di tutti l’opportunità per mettere in relazione l’umanità del fine con gli strumenti che utilizza.

Attraverso la sua rete di Sedi Territoriali, CDP lavora per accrescere l’impatto sociale, economico e reputazionale generato dagli interventi in ambito artistico e culturale. Nei prossimi mesi verranno attivati servizi specifici per supportare le imprese locali a strutturare la propria visione in merito. Abbiamo la volontà di collaborare con i numerosi Musei di Impresa per scambiare prassi, approfondire studi e costruire progetti comuni.  Ci impegniamo in attività di ricerca e valutazione dell’impatto culturale e nel dialogo con la comunità artistica e intellettuale.

Come Istituto Nazionale di Promozione vogliamo anche trasferire al sistema economico la consapevolezza che integrare le dimensioni artistiche e culturali nei meccanismi di creazione del valore generi ritorni concreti. Talvolta si può trattare anche di ritorni economici, sempre vi è crescita di competenze, di identità, di reputazione e attenzione dei mercati, tutte componenti che distinguono e rendono unici per il successo dell’Italia e del Made in Italy.

Occorre dare supporto alle imprese creative e culturali per valorizzarne il ruolo di attivatori di politiche di sviluppo territoriale perché la valorizzazione dell’immaginazione, della creatività e della libertà di espressione siano tra i requisiti di base per la crescita e l’innovazione.

È strategico promuovere residenze artistiche per mobilitare le energie civiche nella relazione tra gli abitanti e chi genera cultura, arte e musica. Da queste progettualità discendono anche sviluppi in merito a Turismo Sostenibile e Turismo Culturale di Comunità in grado di sollecitare nuove pratiche di sviluppo locale con impatti positivi sull’economia, l’ambiente e i territori.

E l’Italia non è solo in Italia. Il naturale prolungamento del territorio italiano coincide con lo spazio che arte e cultura italiane acquistano all’estero e vanno a definire il brand Italia. L’intervento di CDP e delle imprese dunque deve valorizzare nel mondo la creatività, il talento, il patrimonio, la bellezza che da sempre ispirano l’arte e la cultura del nostro Paese, anche coinvolgendo gli attori culturali, gli appassionati e le comunità italiane all’estero.

* Responsabile Ufficio Arte e Cultura Cassa Depositi e Prestiti Contributo per periodico: Territori per la Cultura

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