Una interminabile standig ovation ha concluso l’intervento del nuovo vertice degli industriali. Aplauditissima anche la premier. Giorgia Meloni, a conferma della piena sintonia che c’è tra governo e industriali
“La Confindustria che vogliamo è una Confindustria dei risultati. Una Confindustria unita e aperta al dialogo, legata ai propri valori e alla propria identità. Per noi, lo sviluppo significa non solo ascensore sociale. Significa anche rispetto dei diritti. E il progresso non sarà mai solo mera innovazione e produzione di utili, ma avanzamento sociale, industriale, civile e culturale per tutto il nostro Paese. Lo diciamo con determinazione: siamo una forza fondamentale per il Paese e siamo in grado di indicare una prospettiva per il futuro, forti di una grande presenza nel mondo, grazie ad un network di oltre 150.000 imprese e oltre cinque milioni di persone Un’organizzazione unica.Noi imprenditori abbiamo tenacia, fiducia e spesso ottimismo al limite dell’impossibile, per progettare ed investire anche in tempi incerti. Forti, affidabili e coesi. Lo dimostriamo tutti i giorni: ci crediamo, amiamo il nostro Paese, vogliamo vedere crescere qui i nostri figli perché crediamo che l’Italia sia il Paese più bello del mondo.Ci mettiamo passione e chiediamo solo di poter fare il nostro lavoro in un confronto leale e con regole certe, che rivolga la propria attenzione alle persone, coltivando sempre la cultura del saper fare. Perché Made in Italy significa fatto bene”. Con queste parole Emanuele Orsini ha concluso il suo primo intervento da presidente tenuto dinanzi all’Assemblea di Confidustria, che gli ha tributato tutto il proprio sostegno con una interminabile standing ovation. Tanti i temi che nella sua relazione Orsini ha toccato, dalla burocrazia al nucleare, all’ intelligenza artificiale all’Europa, ai conti pubblici, alla diversificazione energetica, mostrandosi in piena sintonia con il governo rappresentato all’Auditorium in prima persona dalla premier Giorgia Meloni, anche lei applauditissima dalla platea degli industriali.
Pronto pacchetto di proposte al governo
Il presidente, che si è detto pronto a un confronto serio con il governo, ha annunciato la presentazione, entro poche settimane, di una serie di misure “a costo zero, che sono essenziali per la certezza del diritto e la sburocratizzazione degli oneri che soffocano oggi le nostre imprese, tanto da trasformare l’imprenditore in una sorta di funzionario pubblico aggiuntivo”. Ha chiesto che venga reso permanente il taglio del cuneo fiscale “poiché se le retribuzioni sono al di sotto della media europea il costo del lavoro è più elevato’ e ha invocato l’introduzione dell’aliquota premiale sull’Ires per gli utili reinvestiti; l’abolizione dell’Irap per le società di capitali da non sostituire con una sovraliquota Ires. E ancora, il ripristino dell’Ace, “poiché – ha spiegato – la patrimonializzazione delle nostre imprese è elemento essenziale per investire”.
Bene l’esecutivo sui conti pubblici
”Diamo atto al Governo di voler tenere la barra dritta sui conti pubblici, e di questo lo ringraziamo’, ha rimarcato. ”Ci aspettiamo che il nostro Piano Strutturale di Bilancio includa quelle riforme e quegli investimenti che sono assolutamente necessari. Bisogna prevedere serie politiche industriali e rilevanti incentivi agli investimenti, la risposta al post Pnrr”.”Si tratta di una questione per noi estremamente importante: dobbiamo pensare ora a come proseguire con gli investimenti, come la spinta che ci deve dare Industria 5.0”, ha avvertito il presidente. ”Dobbiamo definire -ha aggiunto- le priorità, e far convergere le risorse disponibili, immaginando una cornice pluriennale di finanziamenti pubblici e privati per difendere e potenziare le filiere industriali strategiche. Le scelte del Piano Strutturale di Bilancio non saranno essenziali solo per le transizioni, ma anche per gli investimenti nelle infrastrutture e nel potenziamento della logistica”.
I giovani vanno riportati a casa
Orsini ha parlato anche della fuga dei cervelli all’estero. ‘Vogliamo riportare a casa i nostri giovani che hanno maturato esperienze significative, per evitare di disperdere un know-how fondamentale, mantenendo al centro il saper innovare e il saper fare bene”, ha detto, osservando che ”questa situazione è particolarmente grave nel Mezzogiorno, e rappresenta un freno alla competitività del Paese, impattando direttamente sulle nostre filiere e sul nostro sviluppo industriale”.
Il Sud
E a proposito di Mezzogiorno, ha aggiunto: ”Il Piano Strutturale di Bilancio è lo strumento in cui incardinare la continuità del sostegno agli investimenti nel Mezzogiorno. Noi abbiamo apprezzato il rifinanziamento da parte del Governo delle risorse destinate alla Zes unica per il Sud. Ma, contemporaneamente, siamo preoccupati del rischio di un eventuale spacchettamento delle competenze del Dipartimento per il Sud, che nell’ultimo anno ha garantito un coordinamento centrale efficace degli interventi a tutto campo per il Mezzogiorno. Si tratta di un tema essenziale per gli investimenti, soprattutto nelle infrastrutture, che al Sud restano carenti e che sono il settore che rischia di compromettere molti progetti collegati al Pnrr”, secondo Orsini. ”La connessione del Ponte sullo Stretto ad un adeguato sistema ferroviario e stradale è imprescindibile: bisogna dar seguito a tutti gli investimenti che sono stati previsti. Noi siamo convinti che, se si adottano queste priorità concrete, sia possibile trovare nel bilancio pubblico le risorse necessarie. Serve un intervento graduale di risparmio sugli oltre 1.200 miliardi della spesa pubblica”, secondo Orsini. ”Ciò consentirebbe di non compromettere gli obiettivi di rientro del bilancio e contestualmente di finanziare le misure a favore della crescita, in modo strutturale e deciso”.
L’Europa ha di fronte sfide ciclopiche
Poi Orsini si è soffermato sull’Europa. “Non riusciamo ha detto- a vedere come l’Europa possa ripartire con la spinta che servirebbe. Oggi serve più che mai una solida politica industriale europea”. ”Le sfide da affrontare per l’Unione dei 27 sono ciclopiche”, ha continuato, facendo riferimento al Rapporto del presidente Mario Draghi, che, ha sottolineato, ha riportato “con profondità e completezza le istanze delle nostre imprese, su cui da tempo richiamiamo l’attenzione”. “Confindustria – ha aggiunto – conta sulla presenza costante del nostro Governo a Bruxelles, sull’azione comune dei nostri europarlamentari di tutte le forze politiche, e sulla cooperazione sempre più stretta con le altre organizzazioni d’impresa europee”.
Infortuni sul lavoro
Il presidente ha fatto poi appello ai rappresentanti dei lavoratori. ”Noi e i sindacati abbiamo tanto da fare insieme, e noi siamo pronti ad avviare un confronto. Su una questione ci siamo ripromessi da subito di fare tutto quello che è in nostro potere per contenerla, ridurla, abbatterla. Ed è mia ferma convinzione andare fino in fondo. Parlo – ha sottolineato con forza – degli infortuni sul lavoro, una catena tragica di vite spezzate, di persone strappate alle proprie famiglie, ai propri affetti mentre lavoravano per dare loro una prospettiva migliore. Noi e i sindacati dobbiamo fare in modo che questa catena di lutti per le famiglie e per le aziende si fermi. Dobbiamo istituire un tavolo permanente di monitoraggio e di verifica delle normative di sicurezza”. Ricordando poi il ”nodo delle retribuzioni”, Orsini ha riferito che Confindustria prevede nelle sue qualifiche contrattuali ”retribuzioni ben più elevate del salario minimo per legge di cui si parla”.
Il ritorno al nucleaere sarebbe strategico
Infine il presidente si è soffermato sul tema dell’energia. “Siamo convinti -ha affermato- che il ritorno al nucleare sia strategico. ‘Tutti noi abbiamo imparato che l’indipendenza energetica è questione di sicurezza nazionale. Allora perché tutti insieme non appoggiamo il nucleare di ultima generazione, invece di continuare a rifornirci a prezzi crescenti dalle vecchie centrali nucleari francesi?”, si è domandato. Quanto alle transizioni energetica, ambientale e digitale ”costano -ha rimarcato- e costeranno migliaia di miliardi al sistema Paese, che sono vere e proprie rivoluzioni industriali e che potranno cambiare in meglio la vita di ciascuno di noi e il futuro delle nostre imprese. Transizioni che hanno, però, bisogno di tempo adeguato. Senza che qualcuno, come sta avvenendo in Europa, confonda politiche ambientali autoreferenziali con politiche industriali per la crescita, Questo approccio non ci aiuta! Noi abbiamo il dovere di restare con i piedi per terra, la nostra industria ha già raggiunto gran parte degli obiettivi ambientali, investendo sulle proprie tecnologie”.
Stiamo regalando il mercato dell’auto elettrica alla Cina
Poi un riferimento all’industria automobilistica. ”La storia e il mercato europeo dell’auto elettrica che stiamo regalando alla Cina, parlano da soli. La filiera italiana dell’automotive è in grave difficoltà, depauperata del proprio futuro dopo aver dato vita alle auto più belle del mondo e investito risorse enormi per l’abbattimento delle emissioni’, afferma quindi il presidente di Confindustria. ”Continuando così regaleremo ai nostri competitor internazionali, come sta avvenendo per l’automotive, anche l’acciaio, il cemento, la metallurgia, la ceramica, la carta. Con ricadute negative sugli investimenti, sulla crescita e sull’occupazione”.
La premier, condivido analisi scenario
“Ho molto apprezzato la relazione del presidente Orsini, condivido molti spunti, così come l’analisi di scenario e le proposte e sui rischi che l’economia italiana ed europea corrono se non si invertono in modo deciso le tendenze”, ha detto la presidente del Consiglio. a Roma .”Avete saputo dimostrare – ha sottolineato- nelle difficoltà le capacità del tessuto produttivo, smentendo i pronostici. La capacità del nostro tessuto industriale è stata spesso sottovalutata, però fatemi dire da chi è abituato a essere sottovalutato, che arriva nella storia di tutti il momento in cui non conta più quello che si presuppone, conta il valore che le persone hanno e quello che è, non quello che si vorrebbe”. Per le imprese “quel momento è arrivato con le crisi, la pandemia prima e poi la guerra”. Le crisi, ha aggiunto “nascondono opportunità”.
Dobbiamo essere soddisfatti dei risultati ragguiunti
“Dobbiamo essere insieme soddisfatti per i risultati che abbiamo raggiunto – ha proseguito la premier- considerando il contesto in cui abbiamo operato in questi due anni. Un quadro che avrebbe fatto tremare i polsi a chiunque, e che qualcuno aveva sperato potesse contribuire a un repentino fallimento dell’attuale governo. Le cose sono andate diversamente, l’Italia supera le difficoltà meglio di altre nazioni europee, il merito è delle imprese e dei loro lavoratori. Non è lo Stato che crea ricchezza, che invece deve fare la sua parte. Il governo guarda al quadro economico con ottimismo, una parola che si usa poco, in particolare in Italia, dove si fa sempre allarmismo. Dobbiamo essere soddisfatti dei risultati raggiunti, soprattutto se teniamo conto del contesto in cui abbiamo operato”.“Sono fiduciosa – ha proseguito- che si possa fare qualcosa di meglio rispetto alle previsioni della Commissione: continuo a ritenere che il +1% del Pil sia a portata di mano soprattutto dopo i primi due trimestri, ogni trionfalismo sarebbe infantile ma non era scontato dopo anni trascorsi in fondo alle classifiche. Non è lo Stato a creare ricchezza – ha aggiunto – ma le imprese e i loro lavoratori. Lo Stato deve fare la sua parte, creare l’ambiente più favorevole possibile. E abbiamo garantito stabilità, che in Italia è una eccezione. Abbiamo disegnato una strategia per la nazione, e se non ci sono idee non ci possono essere investimenti. Abbiamo dato chiaro il messaggio che lo Stato non avrebbe disturbato chi voleva fare ma gli avrebbe camminato accanto come un alleato. Abbiamo anche detto dei ‘no’ quando andavano detti, perché i soldi dei cittadini non si gettano dalla finestra”.