Iran, elezioni per eleggere il successore di Raisi

Il Consiglio dei Guardiani ha ridotto la lista dei candidati da oltre ottanta a sette, con una predominanza netta di conservatori. Massoud Pezeshkian è l’unico candidato ‘riformista’ ammesso

In Iran, gli elettori si preparano a scegliere il successore di Ebrahim Raisi, deceduto il mese scorso in un incidente aereo. Il Consiglio dei Guardiani ha ridotto la lista dei candidati da oltre ottanta a sette, con una predominanza netta di conservatori. Massoud Pezeshkian è l’unico candidato ‘riformista’ ammesso, probabilmente per contenere l’astensione, che rappresenta una preoccupazione crescente per il regime. Alle ultime elezioni legislative, l’affluenza è stata del 41%, mentre alle precedenti presidenziali solo il 48,8%. Diversi analisti temono che possano verificarsi brogli per mostrare una partecipazione maggiore rispetto a quella reale.

Contesto Politico

La Guida Suprema, Ali Khamenei, ha già avvertito Pezeshkian, ricordando che un riavvicinamento agli Stati Uniti non è considerato una “buona politica”. Pezeshkian, ex ministro della Sanità e sostenitore dell’accordo sul nucleare, rappresenta una minaccia per l’establishment perché potrebbe attirare molti astenuti, soprattutto nelle grandi città.

I Candidati Conservatori

Mohammad Baqer Qalibaf, presidente del Parlamento e alleato di Khamenei, è stato due volte candidato alla presidenza e si era ritirato nel 2017 per evitare un duello con Raisi. Ex comandante dei Guardiani della Rivoluzione e sindaco di Teheran, è noto per la sua fermezza nella repressione.

Saeed Jalili, diplomato e ex viceministro degli Esteri, è stato segretario del Consiglio Supremo della Sicurezza Nazionale dal 2007 al 2012, ricoprendo anche il ruolo di caponegoziatore per l’accordo sul nucleare.

Mostafa Pourhammadi, ex ministro degli Interni sotto il primo mandato di Mahmoud Ahmadinejad, è stato accusato di coinvolgimento negli omicidi di numerosi dissidenti negli anni Novanta.

Alireza Zakani, attuale sindaco di Teheran, era stato escluso dalle candidature nel 2013 e 2017 e si era ritirato nel 2021 per non ostacolare Raisi.

Amirhossein Ghazizadeh-Hashemi, vicepresidente uscente e responsabile della Fondazione dei Martiri, si è recentemente ritirato per rafforzare le candidature principali.

La Protesta delle Madri

Un gruppo di madri iraniane, i cui figli sono stati uccisi durante le manifestazioni di protesta o perché considerati dissidenti, ha invitato la popolazione a boicottare le elezioni, definendo i candidati “responsabili e complici dei crimini” del regime. Hanno dichiarato che non smetteranno di chiedere giustizia fino a quando i responsabili degli omicidi dei loro figli non saranno processati e puniti.

La premio Nobel Shirin Ebadi: “Si tratta di una farsa”

“Non ci sarà alcun cambiamento dopo le elezioni in Iran”. Ne è certa la giurista Shirin Ebadi, prima iraniana e prima donna musulmana a ottenere il Premio Nobel per la Pace nel 2003, che dall’esilio a Londra continua a lottare per il suo paese.  Il Consiglio dei Guardiani ha accettato solo sei candidati sugli 80 registratisi: tutti uomini – “secondo la Costituzione il presidente non può essere una donna” spiega a Open Ebadi – e quasi tutti ultraconservatori, con due candidati che hanno abbandonato la corsa per non disperdere voti. Solo uno di loro, l’ex ministro della Sanità Masoud Pezeshkian, è considerato un riformista. Ma l’approvazione della sua candidatura, dicono gli esperti, rientra nel piano della Repubblica islamica per aumentare la partecipazione al voto.

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