Kamala Harris: Chicago incorona la regina democratica. Un successo che la rilancia nella corsa presidenziale

Discorso “storico” nella notte della nomination: “E a nome di ogni americano e di tutti coloro che hanno cominciato un viaggio improbabile come mia madre, a nome di tutti e nel nome di tutti le cui storie possono essere scritte solo nel nome della nostra grande America, per loro accetto la candidatura a Presidente degli Stati Uniti d’America

di Guido Talarico

Quella che si è consumata a Chicago nell’ultima giornata della convention democratica non è stata per Kamala Harris una semplice accettazione della nomination per la corsa verso la Casa Bianca quanto piuttosto una incoronazione popolare. E questo perché l’entusiasmo ed il calore dei supporter sommato al consenso degli analisti indipendenti hanno certificano il successo di una convention che meglio di così non poteva andare per l’attuale Vice presidente degli Stati Uniti. Una convention che mette fine al partito delle dinastie (dai Clinton agli Obama) e si riapre alla società civile moderata e progressista.

Il suo discorso, descritto come “storico” da più di un analista, si è concentrato su tre temi principali: la sua vita, la contrapposizione a Donald Trump e la visione per il futuro. Harris, con una prosa asciutta ma chiara ed efficace, interrotta da continui applausi, ha raccontato il suo percorso personale e professionale, dalla gavetta come lavoratrice nei fast food fino alla carriera di procuratrice, passando per le sue radici in una famiglia della classe media con una madre single. Ha messo in luce le differenze con Trump, puntando su valori di altruismo e mettendo al centro l’interesse del popolo americano. Infine, non senza una certa emozione, ha provato a scaldare il cuore della Nazione lanciando un messaggio di unione, speranza e ottimismo per il futuro del Paese. Per la stesura del discorso, Harris ha collaborato con Adam Frankel, ex speechwriter di Barack Obama, che dal 2021 fa parte del suo team. Frankel, noto per aver studiato a lungo i discorsi storici di John F. Kennedy durante il suo lavoro con Ted Sorensen, ha messo la sua esperienza al servizio di Harris. Tuttavia, la vicepresidente ha voluto dare un’impronta personale al discorso, cercando ispirazione anche tra amici e familiari, lavorandoci per settimane.

Kamala Harris

Il percorso che mi ha portato qui è stato inaspettato. Sono abituata a viaggi inaspettati – ha detto Harris – Mia madre aveva 19 anni quando ha attraversato il mondo dall’India alla California con un sogno non scalfibile: trovare la cura per il tumore mammario. Ha incontrato mio padre, uno studente giamaicano, si sono sposati e siamo nati io e Maya, mia sorella. Abbiamo traslocato tante volte, ovunque il lavoro dei nostri genitori ci portasse. Mio padre mi ha insegnato a non aver paura. Poi si sono separati e mia madre ci ha allevati. Vivevamo in un quartiere popolare. Faceva affidamento, mia madre che lavorava, ai vicini. Nessuno era parente per sangue, ma parenti e famiglia grazie all’amore. Persone di famiglia che credevano in noi e che potevamo conseguire qualsiasi risultato. I loro valori, la comunità, la fede e l’importanza di trattare gli altri come noi vorremmo essere trattati. Mia madre era una signora con la pelle di colore marrone, alta 1,50 metri. Una pioniera per la lotta delle donne. Ci ha insegnato di non lamentarci mai delle ingiustizie ma combatterle, fare qualcosa. Ci ha anche insegnato che le cose non vanno mai fatte alla cavolo di cane. Io sono immersa negli ideali dei diritti civili e ho conosciuto i leader dei diritti civili che hanno combattuto nei tribunali. Per questo decisi di fare l’avvocato”.

A questo punto Harris si è soffermata sui temi della giustizia e sulla sua professione. “Tutti hanno il diritto alla sicurezza e alla giustizia – ha spiegato – Quando affrontavo un caso non agivo in nome della vittima ma in nome del popolo. Un danno ad uno di noi è un danno a tutti noi. Nessuno deve lottare da solo. Di fronte al Giudice dicevo “Kamala Harris per il popolo” ed in tutta la mia carriera ho avuto un unico cliente, il popolo. E a nome di ogni americano e di tutti coloro che hanno cominciato un viaggio improbabile come mia madre, a nome di tutti e nel nome di tutti le cui storie possono essere scritte solo nel nome della nostra grande America, per loro accetto la candidatura a Presidente degli Stati Uniti d’America.” 

Infine la motivazione della candidatura. “Con queste elezioni – ha detto – la nostra Nazione ha una preziosa e fugace opportunità di andare oltre l’amarezza, il cinismo e le battaglie divisive del passato. Un’opportunità di tracciare una nuova strada da seguire. Non come membri di un partito o di una fazione, ma come americani“.

Da qui in avanti il gioco si farà ancora più duro, con un Donald Trump sempre più concentrato sulla nuova, pericolosissima nemica. Se eletta, Harris diventerebbe la 47esima presidente del Paese, nonché la prima donna, afroamericana e di origini asiatiche, a occupare la Casa Bianca.

Kamala Harris e Jo Biden

Il discorso di Harris è arrivato al termine di una serie di interventi di assoluto rilievo che hanno scaldato il cuore del popolo democratico e ricevuto un consenso unanime anche tra gli osservatori indipendenti. Kamala ha parlato dopo il suo compagno di corsa come candidato Vice presidente, il governatore del Minnesota Tim Walz, che, dopo un discorso passionale in cui ha dato la misura di se, ha accettato formalmente la nomina a vicepresidente nella terza serata della convention. Walz, prima di essere scelto come compagno di corsa di Harris, non solo non aveva mai tenuto un discorso di alto livello davanti a un pubblico nazionale, ma non aveva nemmeno mai usato un gobbo. In un momento di questa portata, si è presentato come un allenatore, un insegnante, un cacciatore e un vicino di casa, mentre sosteneva che i Democratici sono il partito della libertà.

Quando noi Democratici parliamo di libertà – ha detto – intendiamo la libertà di creare una vita migliore per sé e per le persone che ama. Libertà di prendere le proprie decisioni in materia di assistenza sanitaria. E sì, la libertà dei suoi figli di andare a scuola senza preoccuparsi di essere uccisi in corridoio”.

Molto apprezzato anche l’intervento di una delle più grandi star televisive americane, Oprah Winfrey che ha descritto Harris come “il meglio dell’America”. La leggenda dei talk show ha detto che Harris è pronto a fare la storia e che presto gli americani insegneranno ai loro figli come il figlio di una madre indiana e di un padre giamaicano sia cresciuto fino a diventare Presidente degli Stati Uniti. “Questo è il meglio dell’America”, ha detto non senza enfasi.

Durante la convention, i delegati hanno ascoltato anche gli interventi di tutti i padri del Partito democratico, le dinastie che fin qui lo hanno governato: dai Clinton agli Obama, passando per l’ex speaker della Camera Nancy Pelosi.  Bill Clinton ha inquadrato l’elezione come una scelta tra Harris che è “per il popolo” e Trump che è “per me, me stesso e me”. Clinton ha utilizzato il suo discorso per definire Trump come un ossessionato da se stesso e Harris come una rottura netta con il dramma che circonda l’ex Presidente. Trump “parla soprattutto di se stesso”, ha detto Clinton. E altrettanto efficaci sono stati gli interventi di Barak e Michelle Obama. Nel ricordare le proprie storie e le proprie esperienze umane e professionali tanto l’ex Presidente che la moglie hanno sottolineato la portata storica che si presenta all’America eleggendo Kamala alla Presidenza degli Stati Uniti.

Barak e Michelle Obama

Michelle Obama ha anche lanciato un potente messaggio, esortando i presenti a “fare qualcosa” invece di rimanere inerti o lamentarsi, perché la strada da percorrere per batter Trump è ancora lunga. Questo tema è stato ripreso anche dal marito, l’ex presidente Barack Obama, che ha sottolineato la necessità di non cadere nella trappola del cinismo e della paura, accusando i repubblicani di sfruttare tali sentimenti per i loro scopi. Obama ha ribadito il sostegno a Kamala Harris e Tim Walz, sottolineando l’importanza di mantenere il rispetto reciproco e di ascoltare anche le opinioni diverse dalle proprie, per costruire un Paese meno diviso.

Altri interventi significativi della giornata sono stati quelli di Bernie Sanders, che ha ricevuto un’accoglienza tiepida rispetto alla più calorosa Alexandria Ocasio-Cortez, e di Doug Emhoff, marito di Kamala Harris, che ha conquistato il pubblico con il suo senso dell’umorismo e una prospettiva personale sulla relazione con la candidata democratica. La convention è stata un successo. Ora comincia la vera sfida. E non sarà una passeggiata.

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