Nonostante i progressi, Lagarde ha sottolineato che non si può ancora dichiarare vittoria sull’inflazione, e che permangono numerosi rischi all’orizzonte, tra cui l’incertezza politica globale e le tensioni commerciali
La Banca Centrale Europea (BCE) ha deciso di ridurre i tassi di deposito di un quarto di punto percentuale, portandoli al 3%. Una mossa motivata dal rallentamento dell’inflazione e dal desiderio di sostenere una ripresa economica che si sta mostrando più fragile del previsto. La presidente Christine Lagarde ha dichiarato che il processo di disinflazione è “ben avviato” e che si prevede un ritorno al livello-obiettivo del 2% già all’inizio del 2025.
Tuttavia, nonostante i progressi, Lagarde ha sottolineato che non si può ancora dichiarare vittoria sull’inflazione, e che permangono numerosi rischi all’orizzonte, tra cui l’incertezza politica globale e le tensioni commerciali.
Una decisione unanime della BCE, ma non senza discussioni
Il taglio dello 0,25% è stato approvato all’unanimità dal consiglio direttivo, ma non senza dibattito. Fonti interne indicano che il governatore della Banca di Francia, François Villeroy de Galhau, avrebbe spinto per una riduzione maggiore, pari a 50 punti base. Alla fine, la BCE ha optato per un approccio più prudente, bilanciando il sostegno all’economia con il mantenimento di una politica monetaria responsabile.
Lagarde ha ammesso che la crescita economica nell’eurozona è stata più lenta delle attese, con previsioni di un’espansione dello 0,7% nel 2024 e dell’1,1% nel 2025. Questo scenario giustifica un alleggerimento del costo del denaro per stimolare investimenti e consumi.
I rischi: da Trump alle crisi politiche europee
Tra le principali incognite per il futuro dell’economia europea, Lagarde ha evidenziato il rischio di un ritorno al protezionismo sotto l’amministrazione Trump. I possibili dazi sui prodotti europei potrebbero alimentare nuove pressioni inflazionistiche e danneggiare ulteriormente la crescita.
In Europa, le crisi politiche in Germania e Francia hanno già generato effetti negativi su consumi e investimenti, alimentando l’incertezza sui mercati. Nonostante ciò, Lagarde ha affermato che non si è discusso di riattivare il cosiddetto “scudo antispread” (TPI), una misura straordinaria di acquisto di titoli di Stato per contenere i rendimenti nei paesi sotto pressione.
Le priorità di Lagarde: riforme strutturali e competitività
Per rilanciare la crescita, Lagarde ha sottolineato l’importanza di seguire due direzioni strategiche: le proposte di Mario Draghi per aumentare la competitività europea e quelle di Enrico Letta per rafforzare il mercato unico. Entrambe, ha affermato, sono fondamentali per costruire una base economica più solida e resiliente.
Le previsioni economiche: per la BCE l’inflazione è sotto controllo
Secondo le ultime stime della BCE, l’inflazione si attesterà al 2,4% nel 2024, al 2,1% nel 2025 e al 1,9% nel 2026. Il core inflation (l’inflazione al netto di energia e alimentari) scenderà gradualmente, avvicinandosi al target del 2% entro il 2027.
Questi dati riflettono una traiettoria positiva, ma la BCE rimane vigile, consapevole dei potenziali rischi che potrebbero compromettere la stabilità economica e monetaria dell’eurozona.
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