Il professor Zheng Yongnian in un’analisi rimbalzata dai social network spiega che l’Asia-Pacifico potrebbe essere il principale campo di battaglia, a causa di interessi economici, militarizzazione e nazionalismo crescente
La Cina si starebbe preparando alla Terza Guerra Mondiale. La notizia alquanto clamorosa e preoccupante è figlia di una analisi pubblicata di recente su WeChat, uno dei social più utilizzati dai cinesi, dal professor Zheng Yongnian, noto professore di geopolitica, tra i più ascoltati a Pechino. L’articolo esplicitamente intitolato «La Terza Guerra Mondiale e la sua polveriera asiatica», attribuisce tutte le colpe di un eventuale conflitto agli Stati Uniti e al loro imperialismo aggressivo, sostenuto dall’intero occidente che si riconosce e unisce nella Nato.
Lo scritto che, va ridorato, rappresenta la pura ortodossia politica cinese, sostiene anche che l’Asia-Pacifico potrebbe essere il principale campo di battaglia, a causa di interessi economici, militarizzazione e nazionalismo crescente. Zheng proprio a questo proposito attribuisce la responsabilità del conflitto agli Stati Uniti e ai suoi alleati, accusandoli di voler ottenere benefici economici dalla regione asiatica.
L’analisi riflette il pensiero marxista-leninista secondo cui il capitalismo ha bisogno della guerra per risolvere le sue contraddizioni interne, facendo riferimento al “Pivot to Asia” di Obama come mossa strategica per contrastare la Cina. L’autore ritiene che, vista l’instabilità geopolitica, la guerra possa essere una soluzione per gli Stati Uniti ai loro problemi interni, con il rischio di coinvolgere molti Paesi asiatici.
Zheng sottolinea il rapido deterioramento della situazione in Asia, alimentato da nazionalismi crescenti e rivalità tra le potenze. Sebbene attribuisca la diffusione del nazionalismo agli altri Paesi, ignora il ruolo di Pechino nel promuovere sentimenti simili tra la propria popolazione, così come il suo ruolo nelle tensioni militari con Paesi vicini come Taiwan, Vietnam e Giappone.
Insomma, la strategia cinese, riflettendo il pensiero di Xi Jinping, punta alla costruzione di una “economia-fortezza”, progettata per garantire autosufficienza e resilienza di fronte agli shock esterni. Pechino, almeno stando alle parole di Zheng, starebbe sviluppando una politica economica volta a garantire sicurezza alimentare, indipendenza energetica e controllo delle catene di fornitura, posizionandosi in modo da affrontare potenziali scenari di conflitto globale. L’articolo tuttavia sembrerebbe escludere da questa ipotetica terzo guerra mondiale l’uso del nucleare. Il che appare come l’unica buona notizia che emerge dall’analisi di Zheng.
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