Oltre alle misure di contenimento, le autorità stanno esplorando possibilità di trasformare l’invasione del granchio blu in una risorsa economica. Fortunatamente, la sua carne è molto apprezzata sia in Italia sia all’estero
Il granchio blu, originario delle coste atlantiche americane, sta diventando una grave minaccia per l’Adriatico e le sue economie locali. La specie, infatti, possiede una straordinaria adattabilità, riuscendo a vivere sia in acque salate sia in acque salmastre, dove prevale sulle specie autoctone italiane. Questo comportamento invasivo ha compromesso soprattutto gli allevamenti di molluschi come cozze, vongole e capesante nella zona dell’alto Adriatico, causando danni economici considerevoli stimati attorno ai 200 milioni di euro l’anno. L’invasività della specie è favorita anche dalla sua elevata prolificità: ogni femmina può deporre fino a otto milioni di uova l’anno, consentendo al granchio blu di espandersi a ritmi preoccupanti per le biodiversità locali e per le attività economiche del territorio.
Strategie di contenimento per ridurre la popolazione
Per rispondere a questa emergenza, il Commissario straordinario Enrico Caterino ha presentato alcune soluzioni che mirano a limitare la riproduzione dei granchi blu. Una delle misure consiste nel catturare le femmine durante la fase riproduttiva, poiché queste si spostano verso gli estuari dei fiumi per incontrare i maschi e, una volta fecondate, ritornano verso il mare. La cattura in questa fase permetterebbe di ridurre in modo significativo la crescita della popolazione. Inoltre, si propone di attirare le femmine con maschi in gabbia utilizzati come esca in zone salmastre. Questo sistema, che sarà avviato già nel 2025, ha l’obiettivo di intercettare e catturare numerosi granchi prima che possano contribuire alla riproduzione.
Sfruttare economicamente il granchio blu
Oltre alle misure di contenimento, le autorità stanno esplorando possibilità di trasformare l’invasione del granchio blu in una risorsa economica. Fortunatamente, la sua carne è molto apprezzata sia in Italia sia all’estero. Caterino ha segnalato, infatti, che un’impresa dello Sri Lanka ha manifestato interesse nell’acquistare grandi quantitativi di granchi blu dall’Italia, una proposta che potrebbe alleggerire i costi di gestione e offrire nuove prospettive commerciali. Per sfruttare al massimo il valore della specie, si potrebbe inoltre puntare sulla vendita del granchio blu in una fase specifica del suo sviluppo: durante la “muta”, quando i crostacei perdono temporaneamente la corazza e diventano molli, assumendo la forma di “moeche”, come sono chiamate in Veneto. Questa fase, molto apprezzata nel mercato gastronomico veneto e americano, consentirebbe di vendere i granchi blu negli Stati Uniti orientali, dove ciascuna “moeca” può arrivare a costare 8-10 dollari.
Verso un nuovo settore di allevamento sostenibile
L’allevamento del granchio blu potrebbe rappresentare non solo una soluzione al problema, ma anche un’opportunità economica stabile per i pescatori italiani. Il ministro per la Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida ha espresso sostegno a questa iniziativa, che potrebbe dare una svolta sostenibile alla gestione del granchio blu, trasformandolo da specie invasiva a risorsa economica e alimentare. Il progetto, quindi, prevede non solo la cattura della specie, ma anche il suo inserimento in un sistema produttivo integrato che ne mitighi l’impatto ambientale e promuova un modello di gestione che arricchisca il territorio.
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