La nota del 10 giugno

“Zelensky invia armi a Macron, il quale intanto fonda Francia Viva” (Spinoza.it)

Giorgia Meloni è l’unico premier europeo ad uscire dal voto molto meglio di come vi era entrata, il suo partito va oltre le attese e i sondaggi e supera il 29 per cento dal quasi 26 delle politiche 2022 e dal preistorico 6 per cento delle europee del 2019. L’astensione sale al 49,6 per cento, un italiano su due è rimasto a casa. Dove ci sono state le elezioni comunali la media di partecipazione al voto è salita del 20 per cento, altro dato significativo della poca importanza attribuita purtroppo al voto per l’Europa. La premier dovrebbe superare i due milioni di preferenze, anche se non è andata bene al Sud. Nella coalizione Tajani passa in vantaggio sulla Lega, il totale non cambia ma si apre una nuova fase di turbolenze tra i due leader, uno in caduta e l’altro in ascesa. Vannacci prende i voti, non appare decisivo ma bisogna capire se il risultato leghista sarebbe stato peggiore senza di lui. Poi l’ex generale dà del “traditore” a Bossi, cosa che poteva evitare se non a,tri per stile e rispetto delle origini del partito che lo ha (in parte) adottato. Schlein vince molto meglio del previsto, Conte perde oltre 5 punti (peggio del previsto, nessuno ha creduto al suo reddito di cittadinanza europeo) e ora “riflette”. Verdi e Sinistra superano lo sbarramento e fanno eleggere Ilaria Salis, cosa cui non molti avevano creduto. Renzi-Bonino e Calenda (quest’ultimo un 3,3 per cento puramente personale) più fuori che dentro.

L’Europa va a destra: Le Pen umilia Macron, che correttamente scioglie il Parlamento, perde Sholz, si dimette il primo ministro belga. L’Europa va a destra ma la maggioranza Ursula (popolari, socialisti e liberali) resta la coalizione più forte numericamente con 403 voti. Se si allea con i Verdi sale a 455 rappresentanti nel nuovo Parlamento europeo, cosa che potrebbe dare nuova linfa al Green deal e alle politiche antindustriali, anche se lo scontro politico con la destra rafforzata sarebbe più aspro.

I quotidiani di destra festeggiano, il Fatto crede di cavarsela titolando che hanno perso i signori della guerra Macron e Sholz e hanno vinto le signore della guerra Le Pen, Meloni e Von der Leyen. Repubblica si arrende con il fondo di Francesco Bei: “Giorgia Meloni, è inutile girarci intorno, non solo ha tenuto rispetto al 26 per cento delle politiche ma ha persino guadagnato arrivando a superare il 28 per cento”. La vignetta di Giannelli sul Corriere disegna la premier con le penne del pavone e la scritta “Le Pen”.

In Piemonte vince Alberto Cirio, a Bari e Firenze centrosinistra in vantaggio.

Escluso il rimpasto, ora (secondo il quotidiano diretto da Molinari) Meloni punterà sul premierato. Se invece lo mettesse da parte e si dedicasse ai temi concreti dell’economia, al fortissimo disagio del Sud e all’allargamento della sua classe dirigente sarebbe molto meglio.

Il Sud non è andato a votare e chi c’è andato non ha votato nè Fratelli d’Italia nè Conte nè, meno che mai, la Lega. Perde dunque terreno l’autonomia differenziata, e Meloni dovrebbe avere il coraggio di affrontare Salvini e metterla da parte, è più importante questo che rilanciare il premierato sulla base dei risultati elettorali e delle preferenze che lei ha avuto.

Il ministro Gantz di dimette comunque e apre una nuova fase del governo di Netanyhau. Polemiche sui civili palestinesi uccisi per liberare gli ostaggi.

Le Ferrari si ritirano dal Gran Premio del Canada, vince Verstappen. Il doppio italiano di tennis, quello maschile è quello femminile, perde le finali del Roland Garros. La Nazionale di calcio vince contro la Bosnia, ultima amichevole prima dell’Europeo.

A Buttrio, a casa del colosso dell’acciaio Danieli, è stato presentato a tecnici e ricercatori un modello di mini reattore sicuro.

Di Vico riprende sul Corriere Economia le cifre del governatore di Bankitalia sul nostro paese leader dell’automazione nella manifattura e conferma che siamo molto vicini alla Germania e abbiamo superato Francia e Spagna. Aggiunge che gli effetti sull’occupazione sono positivi perchè le aziende, anche grazie all’automazione, crescono.

Il Fatto fa sapere che Unicredit deve lasciare l’attuale sede milanese nel 2030 e sta tentando l’impresa di costruirsene una nuova nell’area ex Farini e vorrebbe riuscirci in sei anni insieme a Prelios.

Sempre il Fatto deplora che i tagli alle Università abbiano favorito l’ingresso di aziende e Fondazioni negli Atenei, cosa che invece è positiva e va valorizzata a proposito della collaborazione scuola- lavoro.

Muore Pippo Corigliano, storico portavoce dell’Opus Dei. Bisignani lo ricorda sul Tempo.

Raffaele Ranucci, imprenditore romano ed ex senatore Pd, è il nuovo amministratore delegato dell’Auditorium di Roma Bernabò Bocca parla della Fondazione Cassa di risparmio di Firenze sul Corriere economia.

Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Ora i numeri raccolti da FdI e quelli complessivi del centrodestra – con l’asticella al 44% scavalcata senza affanni, pare addirittura fino a sfiorare il 47% – sono un segnale chiaro: il Paese approva e dice di andare avanti. Non ci sono segnali di disaffezione, semmai si conferma la ridistribuzione dei pesi fra i diversi protagonisti della compagine: FdI in spolvero, FI che sopravvive alla morte del suo fondatore e si rilancia, la Legache fatica e non sembra godere di un effetto Vannacci. Ora il governo ha davanti a se un’autostrada per portare a casa queste norme-manifesto, destinate a lasciare una traccia. Sarà fondamentale cercare un’intesa con una parte almeno dell’opposizione, ma anche Pd e 5 Stelle dovranno fare una riflessione sull’atteggiamento da tenere. Certo, Schlein sembra rafforzarsi, ma lo fa drenando i voti dal bacino del grillismo, in crisi sul terreno, peraltro non congeniale ai 5 Stelle, delle Europee. (Stefano Zurlo, Il Giornale)

La premier è attesa a Bruxelles per la prova della leadership. Grazie alla contrapposizione con Schlein il voto restituisce un sistema (quasi) bipolare. Il bivio di fronte a una possibile maggioranza di popolari, socialisti. (Francesco Verderami, Corriere della Sera)

Gioie e dolori di una vittoria che in qualche modo, in Europa, potrebbe risultare mutilata. La via è strettissima, appesantita da un paradosso: l’indubbio successo di Meloni in casa, sulla cresta dell’onda nera che ha investito il continente, potrebbe risultare limitatamente spendibile a Bruxelles. E le prime reazioni dei big socialisti e popolari sono lì a dimostrarlo. Perché la domanda che la presidente del Consiglio si sta facendo da settimane, forse mesi, è: a quali leve si può appoggiare la sua strategia europea per provare a far sterzare verso destra il governo dell’Ue? socialisti tedeschi del cancelliere sono addirittura finiti al terzo posto, dietro l’ultradestra di AfD, e il presidente francese è stato doppiato dal Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella. Ma è anche vero che Macron ha già fatto la sua mossa, che Meloni non si aspettava. E Macron è – in tutti i sensi – l’antagonista da cui dipendono molte scelte della premier. Quando il capo dell’Eliseo ha annunciato che avrebbe sciolto l’Eliseo e portato subito la Francia al voto il 30 giugno, due giorni dopo il Consiglio europeo che avrebbe dovuto incoronare il nuovo presidente della Commissione europea, Meloni ha capito che ancora una volta in Europa dovrà lavorare sulla sottrazione e sulla cautela, contenendo i trionfalismi all’interno dei confini nazionali. Aspetterà, dicono i suoi strateghi, prima di pronunciarsi sulla Commissione europea e sui rapporti con la cosiddetta maggioranza Ursula, che comprende Ppe, Pse e i liberali di Renew, e che ha retto. (Ilario Lombardo, La Stampa)

Pur ostacolata da un forte vento di destra che soffia in direzione contraria, la maggioranza europeista al Parlamento Ue si regge in piedi. Più debole, con qualche seggio in meno rispetto al Parlamento uscente, ma con un margine di oltre 40 voti rispetto alla soglia dei 361 che rende impossibile qualsiasi altra combinazione politicamente realistica e diversa dall’alleanza tra popolari, socialisti e liberali. Il margine di sicurezza potrebbe però non dare a Ursula von der Leyen la garanzia di ottenere la fiducia, qualora il Consiglio europeo decidesse di confermarla, visto che si voterà a scrutinio segreto e gli esperti dell’Eurocamera consigliano di mettere in conto un 10-20% di defezioni. (Marco Bresolin, La Stampa)

Eurocamera appesa ai 100 del misto. La maggioranza Ursula tiene, Ppe in pressing su socialisti e Renew. Ma sono i deputati senza gruppo il vero ago della bilancia: possono far nascere una guida di centrodestra. Sarà una trattativa lunga e complessa, con ogni probabilità,  quella  che  porterà  alla  formazione  di  una  nuova maggioranza nellEuroparlamento e poi alla scelta del nuovo leader della Commissione. Se da una parte, infatti, si profila uno scenario numerico che potrebbe confermare a Bruxelles la maggioranza uscente, sul versante politico la questione è più complessa. Ciò che non è opinabile, è che nel nuovo panorama che si sta profilando, emergono le leadership della nostra premier Giorgia Meloni e della leader francese di Rassemblement national, Marine Le Pen, entrambe sullonda di successi elettorali indiscutibili. I fari, nei prossimi giorni, saranno puntati essenzialmente sulle loro mosse. (Mauro Bazzucchi, La Verità)

Un terremoto sui governi di Francia e Germania: von der Leyen reggerà? Lumiliazione dei leader di Parigi e Berlino cambia i giochi: la presidente ha i numeri ma c’è il rischio di franchi tiratori. (Paolo Valentino, Corriere della Sera)

Da Francia e Germania un terremoto che scuote lEuropa. Non poteva esserci débâcle peggiore e nel momento più inopportuno in unEuropa assediata nelle sue sicurezze dalla guerra ucraina e relative ripercussioni geopolitiche, dalle reiterate minacce della Russia di Vladimir Putin, dalle ambigue blandizie della Cina di Xi Jinping, dagli incerti sulla figura del futuro inquilino della Casa Bianca. Il tutto mentre si ritrova costretta a orchestrare la radicale transizione del suo modello di sviluppo, da ripensare integralmente sui lati industriale, energetico, ambientale, sociale, digitale e militare con investimenti mastodontici, finanziamenti da reperire ancora non si sa come, divisioni interne, egoismi vari e idee confuse. Naturalmente il presidente francese, già senza maggioranza parlamentare, è blindato al potere dalla Costituzione della V Repubblica. Avrebbe quindi potuto respingere limmediato invito di Le Pen a sciogliere lassemblea. Non lha fatto perché resistere per altri tre anni con una leadership da troppo tempo appannata, in un Paese dove non è riuscito a risalire la china dellimpopolarità, lavrebbe condannato di fatto allimpotenza, vittima predestinata a passare sotto il metodico schiacciasassi di avversari ormai indomiti. (Adriana Cerretelli, Il Sole 24 Ore)

Massimo Franco sul Corriere: Superata la prova del voto. E la maggioranza di Giorgia Meloni, che esce rafforzata dalla prova del voto, riflette e rifletterà questo dilemma allinterno del proprio governo: senza tuttavia dimenticare che è lunico a essere stato promosso nel contesto europeo. Forse, il successo le renderà più facile uno sforzo di prudenza e di umiltà: anche sulle riforme costituzionali. Lidea di andare a un referendum sul premierato con una partecipazione intorno al cinquanta per cento induce a riflettere su una modifica della Costituzione fatta senza coinvolgere le opposizioni.

Al risultato parte lapplauso «È il successo di Giorgia». Nel partito la gioia per la virata a destra in Europa: a Parigi e Berlino governi in crisi. Procaccini: i risultati sono sicuramente un terremoto. Per FdI il superamento dell’«asticella» delle Politiche. (Fabrizio Caccia, Corriere della Sera)

Francesco Bei su Repubblica: Il centrosinistra riparta unito dalle città. Ma Meloni è arrivata a superare il 28 per cento.

Dati e tensioni agitano via Bellerio. Il sorpasso di FI può essere un problema per gli equilibri futuri. Lo choc per il voto di Bossi. Il rischio di nuove frizioni. I malumori per la candidatura del militare che toglie uno dei pochi posti agli iscritti storici. (Cesare Zapperi, Corriere della Sera)

Meloni. La leader soddisfatta: la notte più bella, ci hanno visti arrivare ma senza riuscire a fermarci. La quota di voti della coalizione supererebbe il 44% delle Politiche. Ma nessun rimpasto. (Monica Guerzoni)

Salvini: «Stranezze dentro il partito. Vannacci? Approvato dagli elettori». Le voci su un ministero a Zaia in caso di rimpasto. Il «ribelle» Grimoldi verso lespulsione. (Marco Cremonesi, Corriere della Sera)

Tajani: La linea tranquilla del vicepremier: è eccezionale, ci davano per morti Siamo vivi e vegeti «Il nostro è un progetto vero e nuovo. Non un museo». Le scelte e la «mutazione genetica» con i congressi. (Paola Di Caro, Corriere della Sera)

Schlein. La festa e labbraccio con Bonaccini. E sulla coalizione lappello alle altre forze: io ho il dovere di unire. Con il sindaco di Roma Gualtieri la leader, con la chitarra in mano, improvvisa un duetto. (Maria Teresa Meli, Corriere della Sera)

Schlein supera lesame: Il Pd cresce più di tutti”. I dem superano il 24%, e migliorano rispetto sia alle Politiche sia alle Europee 2019, precedenti alla scissione dei renziani Lesultanza: Siamo noi largine alle destre”. Ha funzionato la strategia della polarizzazione e la costruzione delle liste. (Giovanna Vitale, Repubblica)

Conte. Il verdetto amaro per il leader «tradito» dal Sud: «Dati deludenti, ora una riflessione». Lo spettro del peggior risultato della storia M5S. «Per battere le destre ripensiamo al campo largo». (Emanuele Buzzi, Corriere della Sera)

Giovani disillusi, Sud in crisi nera. E metà degli italiani diserta le urne. Laffluenza si ferma sotto la soglia del 50%, nuovo record negativo. Baratro nelle isole, va meglio per le amministrative. Siamo nel triangolo delle Bermuda” con Spagna e Grecia. Il Censis: Qui le famiglie hanno perso maggiormente reddito”. (Aldo Fontanarosa, Repubblica)

Non ha votato neanche uno su due. Urne deserte, il baratro del Sud. Le europee del 2019 avevano visto una partecipazione superiore al 50% degli aventi diritto al voto nell’Unione, il dato più rilevante dall’introduzione dell’elezione diretta, avvenuta nel 1979. L’Italia, pur rimanendo uno degli otto Paesi Ue con la maggiore mobilitazione di elettori, ha vissuto un incessante trend decrescente, iniziato con l’instaurarsi della Seconda Repubblica. Guardando alla serie storica si è così passati dall’85,7% del 79 (a fronte della media continentale del 62%) giù giù fino 54,5%. Questo tipo di votazione, va inoltre ricordato, vede una media di votanti tra il 10 e il 15% inferiore a quelli delle elezioni politiche. E il trend dunque si è confermato anche nelle scorse ore, con l’eccezione delle Isole, dove probabilmente ha giocato un ruolo quella forma di contrasto alla caduta della partecipazione che è la consultazione amministrativa, mentre non è servito a granché quell’unicum tutto nostro che è la dilatazione a due giorni dell’orario di apertura dei seggi spacciata appunto come un incentivo ad andare a votare. E, dunque, nel nostro caso in particolare l’astensione va necessariamente interpretata come un segno di crisi di legittimità del sistema politico. Non si va a votare per una molteplicità di motivazioni: per protesta, perché non si è convinti dell’offerta vigente di leader e partiti, per lanciare deliberatamente un segnale di disaffezione nei confronti della classe dirigente che si presenta – il “non voto” è un voto, come si usa dire. (Massimiliano Panarari, La Stampa)

Gli astenuti primo partito in tutta Europa. Meloni è lunica premier a vincere. A scegliere è meno di un italiano su due, il 49,6 per cento. Gli astenuti sono il primo partito e il dato sullaffluenza è circa un punto in meno rispetto al 51 per cento di media nellUnione, segno di un problema diffuso. In ogni caso, è chi vota a decidere: il risultato rinforza la premier e il partito trasversale favorevole alle armi a Kiev. Nella quinta proiezione OpinioRai Fratelli dItalia cresce al 28,9 per cento (nel 2022 era al 26); mentre il Pd è al 24,5 dal 19 di due anni fa. I 5 Stelle crollano al 10,3, penalizzati un podal boom di Avs (6,9 per cento) e dal 2,2 pacifista di Michele Santoro, ma soprattutto dallaffluenza al 36 per cento nelle Isole e al 43 al Sud, storico granaio di voti del Movimento. (Lorenzo Giarelli, Il Fatto Quotidiano)

Effetto Salis, Avs è una sorpresa Ora è pronta a sbarcare in Europa. Ilaria Salis è stata l’unica candidata europea che non ha votato e l’unica candidata italiana a fare campagna elettorale da un altro Paese. Sarà anche la prima candidata a non aver votato e ad aver fatto campagna elettorale da un altro Paese, a essere eletta come appare dai primi risultati assegnati ad Avs, il partito dove ha scelto di presentarsi. (Flavia Amabile, La Stampa)

Le Pen a valanga, oltre il 30% Macron: «Elezioni anticipate». Il 28enne Bardella ora sogna di fare il premier: pronti a prenderci le nostre responsabilità. Doppiato il partito del leader: Parlamento sciolto, alle urne a fine mese. Terzi i socialisti con Place publique. (Stefano Montefiori, Corriere della Sera)

Lira di Glucksmann: «Il voto è un azzardo. Così si apre la strada allestrema  destra».  Il  capolista  socialista:  questa  resterà  una macchia per Macron. «È un momento drammatico per lEuropa, se Ursula si allea con i sovranisti perderà il nostro appoggio». Il nostro successo? Conciliamo ecologia, democrazia, solidarietà sociale e parità tra i sessi. (Stefano Montefiori, Corriere della Sera)

Austria, il balzo sovranista col «Bruce Willis delle Alpi». La Fpö (che fu di Haider e Strache) è per la prima volta in testa tra i partiti, col 25,7%. Nessun danno dagli scandali. (Irene Soave, Corriere della Sera)

La Spd crolla ai minimi storici. Balzo choc dellultradestra. LAfd (al 16%) è seconda nelle proiezioni, la maggioranza di Scholz intorno al 30%. Trema il governo «semaforo». Bene la Cdu/Csu, Merz adesso «prenota» la guida del Paese. (Mara Gergolet, Corriere della Sera)

Marc Lazar: I nazional-populisti sono molto forti ma in Europa resteranno divisi”. Questa ascesa “è una tendenza con cui bisognerà fare i conti ancora a lungo come dimostra il caso Francia”, dice Lazar, professore a Sciences Po e titolare della cattedra Bnp-Bnl Paribas relazioni italo-francesi per lEuropa alla Luiss. (Anais Ginori, Repubblica)

Piemonte, Cirio ottiene la riconferma. Per la prima volta non ci sarà alternanza. Exit poll, il governatore di centrodestra oltre il 50%. Il presidente potrebbe essere lunico, da quando c’è lelezione diretta, a ottenere il secondo mandato. (Gabriele Guccione, Corriere della Sera)

La gavetta nera di Signorelli, il capo ufficio stampa di Lollobrigida studiava da portavoce del boss Diabolik. Fabrizio Piscitelli dava ordini e rimproverava il giornalista: Hai fatto un comunicato di m…”. Ma il ministro lo difende ancora: Ai veleni della penna risponda la forza della tua matita”. (Giuseppe Scarpa, Repubblica)

A Matteotti che difese la democrazia. Esattamente un secolo fa, il politico socialista che in Parlamento aveva denunciato lattacco alla libertà fu ucciso dai fascisti Le sue parole risuonano ancora oggi contro ogni deriva autoritaria. Capì tra i primi che, a causa di quella violenza, era in gioco il futuro stesso di questo Paese. (Miguel Gotor, Repubblica)

Lotteria bonus psicologo, oltre 400mila richieste ma lo otterrà solo uno su 50. Questanno le risorse stanziate dal governo ammontano a 10 milioni, il contributo che varia in base allIsee va da un minimo di 500 euro a un massimo di 1.500. (Maria Novella De Luca, Repubblica)

Eredità da 5 mila miliardi, il lascito dei Boomer senza tasse per i figli. Metà della ricchezza nazionale passerà di mano, ma per il Fisco incassi ridotti. (Filippo Santelli, Repubblica)

Tesla, è battaglia tra Musk e i fondi sul maxi bonus da 56 miliardi. Giovedì lassemblea. Le mosse (e il possibile addio) di Elon. Il massiccio pagamento sarebbe composto da un piano titoli lungo un decennio. (Federico Cella, Corriere della Sera)

Gli altri temi del giorno

I soldati travestiti da profughi per liberare i 4 ostaggi israeliani «Tre reclusi da un reporter di Al Jazeera». La tv: falso. Gli Usa: troppe vittime. In un video si vede il percorso fatto dalle forze speciali: hanno abbattuto un muro. (M. Ser., Corriere della Sera)

E Benny Gantz si dimette: «Colpa di Netanyahu se ora la guerra arranca». Il ministro chiede «nuove elezioni». Via anche un generale. Il comandante della Divisione Gaza Avi Rosenfeld: «Ho fallito nel mio compito». (M. Ser., Corriere della Sera)

Benny Gantz si è dimesso ieri sera dall’alleanza ad interim con il premier israeliano «con il cuore pesante, ma con tutto il cuore». Netanyahu ha provato anche a insistere – «Benny, non è il momento di abbandonare la battaglia» – nonostante l’accusa diretta con cui il rivale ha esordito nel suo discorso di commiato: «Netanyahu ci impedisce di avanzare verso la vera vittoria». A determinare l’uscita di scena del partito di centro Unità Nazionale – che si porta dietro anche il generale Gadi Eisenkot, che nel gabinetto di guerra aveva il ruolo di osservatore – sono state «le considerazioni politiche» che, secondo Gantz, si ripercuotono sulle «decisioni strategiche» che «vengono affrontate con procrastinazione ed esitazione». Con il suo abbandono, Gantz punta a provocare un effetto domino. Ha infatti invitato tutti i membri della Knesset «che capiscono dove stiamo andando» – e in particolare Gallant – a unirsi a lui e «obbedire alla propria coscienza». Con il campo libero, il ministro della Sicurezza nazionale, l’ultranazionalista Itamar Ben-Gvir ha rivendicato un posto nel gabinetto di guerra. Ma il premier sta meditando di chiuderlo, per tornare al precedente metodo di discussione delle questioni di sicurezza in un forum ristretto prima delle regolari riunioni di gabinetto. (Fabiana Magrì, La Stampa)

Requiem per un massacro. Il giorno dopo il sanguinoso successo della liberazione dei 4 ostaggi a Nuseirat, in Israele la politica riprende il sopravvento. Benny Gantz, leader centrista della coalizione di governo e uno dei tre membri del gabinetto di guerra che decide le modalità dellinvasione di Gaza, si è sfilato, accusando il premier Netanyahu di impedire la vittoria”; in diretta tv lex generale ha criticato come le decisioni strategiche vengono affrontate con procrastinazione ed esitazione a causa di considerazioni politiche”. Dopo il 7 ottobre ci siamo messi a disposizione (entrando nella coalizione di governo, ndr). Lo abbiamo fatto anche se sapevamo che si trattava di un cattivo governo. Proprio perché sapevamo che era un cattivo governo”.

Poche ore prima del discorso di Gantz da Gaza era stata quantificata lentità definitiva dei danni collaterali” prodotti dal blitz per la liberazione degli ostaggi: le vittime civili sarebbero almeno 274 (quasi 700 i feriti) e secondo Hamas altri 3 ostaggi sarebbero morti durante lassalto delle truppe speciali israeliane. LIdf si è difesa sostenendo che lintera operazione si è svolta in unarea civile e sotto il costante fuoco nemico (un militare è stato colpito a morte). Ha anche sostenuto che i 3 uomini liberati (Almog Meir Jan, Andrey Kozlov e Shlomi Ziv), erano tenuti prigionieri da Abdullah Jamal, un agente di Hamas che avrebbe anche lavorato come fotografo per lemittente Al Jazeera. La tv qatariota ha spiegato di non conoscere  lindividuo  indicato  dagli  israeliani.  Le  vittime dellinvasione della Striscia avrebbero dunque superato i 38mila morti e raggiunto gli 85mila feriti in 247 giorni di conflitto. (Stefano Citati, Il Fatto Quotidiano)

Kiev: colpito un super caccia russo. Il fronte di Kharkiv «è stabilizzato». Mosca smentisce: «Avanziamo». Berlino pensa ai razionamenti di cibo in caso di conflitto. Lattacco a 600 km dalle linee del fronte. Sarebbe il primo Su-57 raggiunto in un raid. (M. Fa., Corriere della Sera)

Roma, il blitz dei ladri dalle fogne. Bulgari svaligiata in 11 minuti grazie a un buco nel pavimento. Il colpo in via Condotti. Disattivate due telecamere. Un bottino da 500 mila euro. (Rinaldo Frignani, Corriere della Sera)

Il Corriere intervista Jacopo Fo, il figlio di Dario e Franca: il suo ateismo era solo di facciata dono la morte di lei ha continuato a parlarle. «Mamma si infuriò per i suoi tradimenti. Lui le chiese perdono con un fax di 7 metri».

Bulgari, colpo da 500mila euro In tre da un buco nella parete. Maxi furto nella notte tra sabato e domenica da Bulgari, nel pieno centro di Roma. La classica banda del buco è penetrata nel negozio storico di via Condotti, la strada dello shopping di lusso della Capitale, e ha fatto razzia di gioielli, per poi fuggire indisturbata prima che arrivasse la polizia. La stima ancora provvisoria del colpo si aggira intorno ai 500mila euro. Il gruppo di rapinatori, composto da almeno tre persone, è riuscito ad entrare facendo un buco in una parete comunicante tra un seminterrato del palazzo e un locale di servizio del negozio. (Il Giornale)

Asia Argento e i tre anni da sobria «È più importante del compleanno». Lattrice posta la medaglia degli Alcolisti Anonimi: «Ce la sto facendo, è la mia rinascita». (Elvira Serra, Corriere della Sera)

Gli Anniversari

1190, muore a Saleph Federico il Barbarossa
1610, i primi coloni arrivano a Manhattan
1692, processo alle streghe di Salem
1829, prima regata Oxford-Cambridge
1836, muore a Marsiglia André-Marie Ampère
1848, Vicenza: Medaglia al Valor Militare
1865, Wagner: prima a Monaco di Tristano e Isotta
1907, automobili: al via il raid Pechino-Parigi
1914, fondato il Coni (comitato olimpico nazionale italiano)
1924, Roma: rapito e assassinato Giacomo Matteotti
1926, muore a Barcellona Antoni Gaudì
1934, Italia: prima vittoria ai mondiali di calcio
1935, fondati a New York gli alcolisti anonimi
1938, primo fumetto di Superman
1940, lItalia dichiara guerra a Francia e Gran Bretagna
1940, il Canada dichiara guerra allItalia
1947, prima automobile per la Saab
1967, fine della guerra dei 6 giorni
1976, Cossiga: nuclei speciali anti terrorismo
1981, Alfredino (6anni) cade in un pozzo a Vermicino
1982, muore a Roma il regista Fassbinder
1987, Ustica: avviato il recupero del relitto del Dc9
1998, i Marines sbarcano a Cuba
1999, Kosovo: lOnu per lamministrazione provvisoria
2001, al via il nuovo governo Berlusconi
2002, Cantarella si dimette dalla Fiat
2003, manifestazioni studentesche a Teheran
2004, muore a Beverly Hills Ray Charles

Nati oggi

1859, Emanuel Nobel
1917, Angelo Rovelli
1921, Philip Mountbatten
1929, Giuseppe Taormina
1935, Elio Fiorucci
1937, Tullio Pironti
1949, Raffaele Bonanni e Felice Iossa
1952, David Riondino
1954, Nello Formisano
1959, Carlo Ancelotti
1963, Marc Girardelli
1966, Elizabeth Hurley e Tosca DAquino
1978, Luca Ciceroni

Si festeggia la Beata Diana e San Getulio

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