La nota del 10 luglio

“Le cose importanti restano per sempre. Si perdono solo le persone e le cose che ritenevamo importanti, ma che in realtà erano inutili” (Paulo Coelho)

Orban e il suo tour russo-cinese (ora ci manca solo che vada da Hamas, Iran e Corea del Nord, gli altri alleati più stretti di Putin) divide l’Europa: 15 paesi, capitanati da Germania e baltici, si schierano contro la diplomazia di supporto al Cremlino del premier ungherese e minacciano di sfiduciarlo come presidente di turno dell’Ue, cosa sinora mai accaduta e che difficilmente accadrà anche stavolta. E’ il titolo più importante di Corriere e Repubblica ed è sulle prime pagine di quasi tutti gli altri.

La Nato festeggia i suoi 75 anni e sta con lUcraina, Meloni ci mette 1,7 miliardi per le armi a Kjiv. Naturalmente, Salvini si dissocia subito dall’aiuto a Zelensky e dice che serve soltanto ad allungare la guerra. Il Foglio scrive che servono più missili Patriot contro la Russia e meno Patrioti a Bruxelles con Putin.

Sono invece già in atto le ritorsioni negli incarichi della nuova Commissione a maggioranza popolare, socialista e liberale con Verdi e Conservatori in trattative più o meno scoperte per dare una mano al momento giusto (Sorgi su La Stampa scrive che Meloni potrebbe usare i 24 voti di Fratelli d’Italia nel voto segreto al Parlamento europeo a supporto di von der Leyen): i Patrioti di Orban saranno esclusi da tutte le nomine, la metà delle quali sarà appannaggio della maggioranza.

Secondo il Foglio, c’è un piano B di Meloni sul commissario europeo e lo si evince dal fatto che Lollobrigida sta studiando seriamente l’inglese.

L’Ocse segnala nel suo rapporto i bassi salari italiani (meno 6,9 per cento dal 2019 a causa dell’aumento dell’inflazione), e La Stampa ci fa il suo titolo principale. Il Sole dedica alla delicata faccenda il commento di Lina Palmerini, che si augura la conferma del taglio del cuneo fiscale e poi conclude: “prima del bivio tra centro e destra, la premier ne ha un altro di bivio, il potere d’acquisto di dipendenti e pensionati e i numeri dell’evasione”. Anche Panetta ieri ne ha parlato all’Abi e viene ripreso dai giornali per quello, oltre che per i dati sull’economia (nessuno si chiede invece perchè ha dedicato diverse pagine alle criptovalute).

Il Sole concede una bella apertura di prima pagina a Giorgetti sulla manovra che non sarà lacrime e sangue e sull’obiettivo di crescita del Pil dell’1 per cento per quest’anno.

Elly Schlein spiega al Corriere la sua idea di politica industriale europea. Eccola, testuale: “il Green deal non è meno industria, è un tipo di industria diversa in cui l’Italia può tornare a fare da guida come ha sempre fatto. Il punto è ottenere gli investimenti comuni per accompagnare le imprese e competere con Cina e Usa”. Ora, essendo evidente che l’Europa (anche per investire sulla Difesa) non ha le risorse necessarie per competere con Cina e Stati Uniti, quanto sopra significa dare di fatto ancora via libera al Green Deal e colpire a morte innanzitutto la filiera italiana dell’automotive.

Il Giornale apre sulla riforma della giustizia di Nordio, che è diventata legge (assoluzioni inappellabili, limiti alle intercettazioni, abolizione del reato d’abuso d’ufficio, minore utilizzo della custodia cautelare). E’ significativo dello stato della stampa (polarizzata tra sostegno alla destra o alla sinistra) che gli altri giornali non se ne occupino. Il Fatto coglie in contraddizione Nordio, il quale dice che i costi delle intercettazioni da 15 anni sono in calo.

Il ministro della Giustizia intanto si produce in un saggio su Winston Churchill sul Foglio.

Ernesto Galli della Loggia sul Corriere richiama Meloni ad aprirsi all’esterno e fa l’esempio degli Indipendenti su sinistra che venivano eletti con i voti del Pci nella Prima Repubblica. Poi dice che comunque servono anche idee nuove.

Giuliano Ferrara sul Foglio scrive che “l’equanimità nel giudizio sugli avversari è uno dei tratti mancanti della piccola politica italiana”.

Il Messaggero è certo che l’Economia ha deciso: nel Cda di Cdp ci saranno cinque donne. Gli altri giornali danno l’azionista ancora incerto sul da farsi.

De Paolini sul Giornale spiega come Iliad ha fatto opera di dumping sulle tariffe trascinando al ribasso le tariffe di tutti gli operatori. Così avrebbe “spento” le tlc italiane. Ma forse i consumatori qualche piccolo vantaggio l’hanno avuto, anche se è praticamente impossibile capire quanto spendiamo effettivamente usando tutte le funzioni del telefonino.

Secondo Repubblica, sono stati spesi soltanto 1,7 miliardi nei sussidi che hanno sostituito il reddito di cittadinanza (che costava 7 miliardi). Secondo La Verità, i magistrati sono in pressing sull’Inps per una “truffa miliardaria” sul Reddito.

Il Sole stima che l’economia del mare in Italia vale 178,2 miliardi.

Besseghini, capo di Arera, nella relazione annuale fa sapere che abbiamo i prezzi del gas più alti in Europa. E intanto abbiamo importato il 17 per cento di elettricità dall’estero, record storico.

Torna Mafia capitale, ma con contorno di ‘Ndrangheta e altre organizzazioni criminali: decine di arresti per riciclaggio di denaro sporco.

Daniela Santanchè abbisogna di 4,5 milioni entro il 25 luglio per evitare il fallimento di Visibilia. Lo scrive il Fatto.

Con Le Pen, il grande sconfitto delle elezioni francesi è il finanziere Bollorè, in Italia azionista di Tim, il quale aveva schierato i suoi giornali con RN.

Sinner perde a Wimbledon con il russo Medvedev, Jasmine Paolini va in semifinale. La Spagna batte la Francia agli Europei e va in finale aspettando la sfida di stasera tra Inghilterra e Spagna.

Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. «Via la presidenza Ue a Orbán». La tentazione tedesca e dei baltici. Alla riunione di oggi degli ambasciatori arriverà un «avvertimento». La diplomazia europea è irritata. L’ipotesi estrema, togliere la guida semestrale a Budapest, sarebbe un inedito. (Paolo Valentino, Corriere della Sera)

La Nato blinda gli aiuti a Kiev “Difese antiaeree anche dall’Italia”. L’annuncio di Biden al vertice alleato a Washington: “La Russia non prevarrà”. Stanziati altri quaranta miliardi L’obiettivo è un sostegno permanente all’Ucraina, anche con Trump. L’adesione atlantica ora diventa “irreversibile”. (Paolo Mastrolilli, Repubblica)

Jake Sullivan e il segretario generale uscente Jens Stoltenberg ieri sono intervenuti a un forum sull’industria militare e hanno potuto annunciare l’ordine per 700 milioni di dollari per missili Stinger. È un passo verso una politica industriale militare integrata fra Europa e Usa che Stoltenberg ha detto ci sarà. La Russia può contare su linee di rifornimento importanti, su reclutamenti massicci ogni mese e il sostegno della Nato a Kiev non può rallentare. Ma da quando l’Ucraina ha ricevuto nuovi armamenti in seguito allo stanziamento di 60,8 miliardi di dollari dal Congresso Usa, l’avanzata russa si è fermata, notano fonti Nato. Non significa però che Kiev abbia la forza di avviare una controffensiva per riprendere i territori persi.

«Ci vogliono munizioni, logistica, uomini, non è il tempo», ha spiegato l’alto funzionario, sottolineando che il conflitto potrebbe «durare ancora almeno tre anni». A Washington è arrivato anche Volodymir  Zelensky, in  serata ha  parlato  al Reagan Institute e ha chiesto sistemi per la difesa anti-aerea e gli F16. L’annuncio di nuove dotazioni arriverà in questi giorni. Non invece l’invito formale all’adesione alla Nato. Il linguaggio che Washington ha scelto è di costruire un «ponte per la membership» dell’Ucraina. (Alberto Simoni, La Stampa)

L’Ucraina nella Nato percorso «irreversibile». L’obiettivo del summit di Washington è evitare la frustrazione di Zelensky. Ma non ci sarà una data. (Viviana Mazza, Corriere della Sera)

Ucraina, l’ingresso nella Nato è un «percorso irreversibile». Un percorso «irreversibile» diretto all’ingresso nella Nato. Il summit dell’Alleanza Atlantica a Washington, in occasione del suo 75esimo anniversario, appare pronto a compiere un significativo e simbolico passo sull’Ucraina: la bozza di comunicato finale, se non ci saranno sorprese, offre la garanzia a Kiev d’una futura protezione dell’ombrello militare alleato. Il passo assume tuttavia particolare rilevanza all’indomani dei nuovi e tragici bombardamenti russi in Ucraina. Biden ha denunciato l’attacco: «È un terribile esempio della brutalità della Russia». E ha anticipato che nuove iniziative a favore di Kiev emergeranno dal summit dei 32 Paesi Nato iniziato ieri a Washington e allargato al dialogo con partner del Pacifico.

«Annunceremo – ha sottolineato Biden – misure per rafforzare le difese anti-aeree e proteggere città a civili . Incontrerò Zelensky per assicurare che il nostro sostegno è ferreo». (Marco Valsania, Il Sole 24 Ore)

L’Ucraina mostra le prove: «Russi i razzi sull’ospedale» Il Cremlino: «Messinscena». I servizi segreti di Kiev non aspettano le indagini del Palazzo di Vetro, portano prove. Sergiy Naumyuk, alto funzionario dello Sbu, mostra ai cronisti un frammento del motore del missile da crociera X-101 trovato nel luogo dell’impatto. «Non vi basta questo? – si domanda – se volete metteremo a disposizione della magistratura anche la parte centrale del corpo del missile, la carenatura del compartimento di coda e un frammento dell’unità idraulica. Qui non stiamo parlando di indizi. Ci sono le prove, e i russi pagheranno a caro prezzo per questo atto di barbarie». Si accoda il New York Times, sostenendo di aver verificato un video dell’attacco che mostrerebbe un missile che precipita ad alta velocità prima di colpire l’ospedale pediatrico. Fabian Hoffman, ricercatore dell’università di Oslo, ma soprattutto uno dei maggiori esperti al mondo di tecnologie missilistiche, rivela al Nyt che «il tipo di arma e la sua traiettoria fanno sospettare che le forze russe possano aver preso di mira intenzionalmente l’ospedale». Dal Cremlino Peskov ribadisce che Mosca non colpisce obiettivi civili, e aggiunge: «È una trovata pubblicitaria costruita sul sangue. Evidentemente il missile di difesa aerea è stato utilizzato in modo errato, motivo per cui ha colpito l’ospedale pediatrico. La vicenda è una tragedia che viene deliberatamente utilizzata come sfondo per la partecipazione di Zelensky al summit Nato». (Luigi Guelpa, Il Giornale)

I bambini malati di cancro e il raid. «Costretti ad andare all’estero». Kiev, il dramma dell’ospedale pediatrico. E ora in tanti soffrono di stress post traumatico. Le loro storie parlano di speranze deluse e di indicibili sofferenze. (Lorenzo Cremonesi, Corriere della Sera)

Giorgio Starace su Repubblica: Guerra dei nervi in Ucraina. Sarà una lunga guerra di nervi fatta di iniziative militari politiche e propaganda. Putin ha sperato in un risultato più netto in Francia delle forze che in un modo o nell’altro spingono per un disimpegno dall’appoggio militare al paese guidato da Zelensky.

L’America senza timone. Il mondo guarda alle elezioni di novembre per capire che direzione prenderanno gli Stati Uniti. Ma il vero problema di Washington, e dei suoi alleati, è la carenza di leadership politica che la democrazia americana esprime. (Carlo Bonini, Repubblica)

Dalla ceca anti migranti all’ex pilota filo nazi. Ecco i Patrioti. E AfD lancia un altro gruppo. Nel Parlamento Ue una formazione ancora più a destra guidata dal partito tedesco. (Francesca Basso, Corriere della Sera)

Meloni si impegna con 1,7 miliardi di dollari di nuovi aiuti a Kiev. Il nodo delle risorse per far fronte all’aumento della spesa. (Marco Galluzzo, Corriere della Sera)

Difesa, il piano Meloni-Crosetto “Così saliranno le spese militari”. Giorgia Meloni ha fatto il suo ingresso al settantacinquesimo vertice Nato con tanta buona volontà e un impegno ancora non mantenuto. L’Italia è uno degli otto Paesi che non ha tenuto fede all’accordo del 2014 che prevede, per ogni singolo membro dell’ Alleanza Atlantica, i l raggiungimento del 2% di Pil per le spese militari. E ora, per provare a riallinearsi, in vista anche del possibile ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump – uno che sul tema ha scosso anche brutalmente gli alleati durante il suo primo mandato – l’Italia dovrà usare la leva del negoziato europeo. L’obiettivo è scorporare le spese dal calcolo del deficit secondo il nuovo Patto di Stabilità licenziato dall’Europa e, attraverso un gioco contabile, assicurare di procedere progressivamente verso il dovuto. Con un aumento che dovrebbe portare nel giro di un anno la spesa dall’1,44 all’1,6%, come avrebbe assicurato Meloni dalla capitale americana. (Ilario Lombardo, La Stampa)

L’impegno non è ancora scritto sulla carta. Ma la volontà politica c’è, dopo settimane di lavoro tra Palazzo Chigi e il ministero della Difesa: al vertice Nato di Washington che si è aperto ieri sera la premier Giorgia Meloni porterà l’impegno dell’Italia di tornare ad aumentare le spese militari dopo anni di tagli. Nello specifico, spendere 800 milioni in più nel 2024, un modo per avvicinarsi, seppur lentamente, a quel 2% del Pil previsto dall’impegno di Newport, in Galles. Il governo Draghi si era impegnato ad arrivare a quella cifra – circa 38 miliardi annui in valore assoluto – entro il 2028 ma Meloni si è trovata ad agire in una fase di ristrettezze economiche dovute alle guerre. E quest’anno il nuovo patto di Stabilità rischia di portare a ulteriori tagli in legge di Bilancio. Un primo gruzzoletto, però, sarà trovato per le spese militari: l’impegno è quello di aumentare gli investimenti dall’1,46% all’1,53% per quest’anno. Ma dovranno ancora essere trovate le coperture e si stanno cercando altri soldi per aumentare questa cifra. (Giacomo Salvini, Il Fatto Quotidiano)

La Le Pen non li allarmava perché è fascista (gli atlantisti adorano da sempre i neofascisti -vedi i golpe in Sud America e in Grecia, le stragi nere, il battaglione Azov – purché stiano dalla parte giusta), ma perché contesta la Nato. Infatti detestano con pari odio l’“antifa” Mélenchon perché critica la Nato e vuole pure ridurre le diseguaglianze anziché aggravarle come Macron. Lo confessano, con commovente impudenza, i Bibì e Bibò delle Sturmtruppen: Franco sul Corriere e Folli su Repubblica, allarmatissimi che qualcuno confonda Meloni e Le Pen. La prima è buona perché sta con Kiev e Washington, anzi ora dovrebbe suicidarsi alleandosi col Ppe. La seconda è cattiva perché è “filorussa” e non si decide a fare l’“evoluzione atlantica”, cioè a diventare Macron. Entrambe potrebbero pure indossare la divisa SS e marciare al passo dell’oca, purché in direzione della Nato. Che è come il Dash: lava così bianco che più bianco non si può. (Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano)

Ma alla fine Giorgia voterà per Ursula. Anonimamente, c’è qualcuno che nel governo è disposto a scommettere che Meloni alla fine voterà per la riconferma di Von der Leyen al governo. Basandosi sul semplice ragionamento che la premier avrebbe tutto da perdere da un affossamento da parte dei franchi tiratori, sempre forti a Strasburgo, della ricandidatura della presidente della Commissione Europea per un secondo mandato. Nel caos che ne deriverebbe infatti né Meloni, né l’Italia avrebbero nulla da guadagnare. Mentre in una rielezione, magari per il rotto della cuffia come quella di cinque anni fa in cui VdL prevalse per soli 9 voti, i 23 consensi degli eurodeputati di FdI crescerebbero molto di peso. Senza dire che lo scrutinio segreto consente alla premier di non pronunciarsi esplicitamente a favore dell’amica Ursula, mantenendosi ufficialmente sulla linea dell’astensione già annunciata a Bruxelles, e concedendo solo in parte, in modo coperto, l’aiutino del proprio gruppo. (Marcello Sorgi, La Stampa)

Draghi e il report fantasma “Ursula lo rinvia a settembre”. Che fine ha fatto il rapporto sulla competitività europea di Mario Draghi? Inizialmente annunciato «entro la fine di giugno», poi posticipato «a luglio», quindi «entro la fine di luglio», con ogni probabilità verrà rimandato a settembre. O forse addirittura a ottobre. Anche se in realtà l’incarico affidato all’ex premier da Ursula von der Leyen – iniziato come da contratto il 3 ottobre scorso – scadrà ufficialmente il 31 luglio 2024. Sui motivi di questo rinvio, a Bruxelles circolano diverse spiegazioni. Nessuna delle quali ha il grado dell’ufficialità, visto che la Commissione continua a mantenere un riservo quasi ossessivo sulla questione. «Non posso darvi una data» va ripetendo il portavoce dell’esecutivo europeo. (Marco Bresolin, La Stampa)

Massimo Franco sul Corriere: Tra sostegno all’Ucraina e smarcamenti annunciati. L’ombra della riunione della Nato in corso a Washington si proietta sull’Europa e sull’Italia. E, dettaglio non scontato, perfino sulla Lega, con una crepa imprevista. Il leader e vicepremier Matteo Salvini continua sulla strada di una «pace» che significa di fatto il cedimento alla Russia. E sostiene senza esitazioni che «più armi si inviano, più la guerra va avanti». Non solo. In contrasto con il berlusconiano Antonio Tajani, ministro degli Esteri e esponente del Ppe, ribadisce:  «Non voteremo mai Ursula von der Leyen» alla Commissione Ue. E, insiste Salvini, «non voteremo mai un inciucio con socialisti, comunisti, i trafficanti di esseri umani. Qualcuno ci guadagna dalle guerre, lascio a voi decidere chi…».

«Autonomia scelta ineludibile. È il referendum contro che rischia di spaccare il Paese». Il governatore veneto Zaia: sfido la sinistra, fate una proposta. Se andiamo alle urne sarà una guerra tra guelfi e ghibellini, di italiani contro italiani. (Cesare Zapperi, Corriere della Sera)

Francia, la proposta di Philippe: «Un governo di centro- destra». Il fondatore di Horizons critica Macron ma suggerisce la coalizione con i gollisti. Sciogliere l’Assemblea nazionale è stata una cattiva decisione pensata, preparata e spiegata male. (Stefano Montefiori, Corriere della Sera)

Rassemblement, resa dei conti. L’inchiesta sui fondi a Le Pen e la caccia agli impresentabili. Nel mirino i finanziamenti alla campagna presidenziale del 2022. L’accusa: non ha saputo plasmare una «nuova élite» di quadri e militanti. (A. Cop., Corriere della Sera)

Caso Rainews24, intervengono i vertici. E la Vigilanza chiede una relazione urgente. Congelate le dimissioni della vicedirettrice Baldi. (Antonella Baccaro, Corriere della Sera)

Repubblica intervista Claudio Martelli: “Io, quattro mogli, l’amore, in gioventù sono stato un libertino. Quel consiglio che Craxi non ascoltò”. L’ex ministro si racconta a 80 anni: “Sono e resto socialista. Mi piacerebbe tornare in politica ma ho imparato a resistere alle tentazioni”.

Francesco Merlo su Repubblica: Malpensa, l’arbitrio di Salvini. Solo Marina Berlusconi può liberare la memoria del padre dalla trappola dell’aeroporto, che, come un brutto destino e come una triste banalità, l’attende.

Blitz antimafia a Roma, la banda della Magliana rivive con i figli: “Qui tutti corrotti, anche gli onorevoli”. Diciotto arresti, tra loro i rampolli del cassiere Enrico Nicoletti e del camorrista Michele Senese. Riciclavano i soldi dei clan. Sequestrati 131 milioni. Tra gli indagati la figlia di Lady Petrolio, l’ex calciatore Bresciani e l’ex manager di Achille Lauro. (Giuseppe Scarpa, Repubblica)

Gli altri temi del giorno

Giorgetti: Pil a +1% alla portata, niente manovra lacrime e sangue. All’assemblea dell’Abi Giancarlo Giorgetti incassa prima di tutto una notizia positiva per i conti pubblici. Con la stima di un Pil a +0,3% nel secondo trimestre dell’anno, indicata ieri mattina dal Governatore di Bankitalia Fabio Panetta,  il  ministro  dell’Economia  può  ribadire  come «ampiamente alla nostra portata» l’obiettivo di una crescita annuale all’1%, parecchio criticato quando ad aprile fece la sua comparsa nel Def mentre gli altri osservatori disegnavano per l’economia italiana una curva assai più piatta. Con le cifre di Via Nazionale, del resto, la crescita acquisita a giugno arriverebbe allo 0,9%. E su premesse del genere, ma Giorgetti non lo dice invocando le «cautele del caso» inevitabili in materia, l’Italia reale potrebbe rivelarsi ancora più dinamica di quella fotografata dalle tabelle di finanza pubblica; in una dinamica diventata quasi abituale negli ultimi anni premiando la buona dose di prudenza esercitata dal Tesoro. (Gianni Trovati, Il Sole 24 Ore)

Panetta: «L’Italia cresce ma attenti all’ottimismo». Giorgetti: Pil, obiettivo 1%. Il ministro dell’Economia: non serve una manovra lacrime e sangue. (Mario Sensini, Corriere della Sera)

Salari, l’allarme dell’Ocse In Europa recuperano ma l’Italia resta indietro. Tra le maggiori economie l’Italia resta il Paese con il calo di salari più forte rispetto al periodo precedente alla pandemia: «Nel primo trimestre del 2024, i salari reali – cioè al netto dell’inflazione – sono ancora inferiori del 6,9% sul quarto trimestre 2019», spiega il rapporto Ocse sull’occupazione. L’Italia è il Paese peggiore nell’area euro, dove si registra il -2% della Germania e il +0,1% della Francia, ed è il terzultimo fra i 38 membri dell’Ocse, superato in basso in classifica solo da Repubblica Ceca e Svezia. Se in Europa è diffuso il timore che la crescita delle retribuzioni possa avere degli effetti sull’inflazione, questo rischio non è giustificato in Italia, visto che la leggera ripresa dei salari è inferiore alla media Ocse, e lo sarà anche nel prossimo biennio. Il tema è stato affrontato ieri dal governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta che, intervenuto all’assemblea dell’Abi, definisce «inevitabile» la crescita dei salari, la cui dinamica in Italia resta però «moderata». «Dopo le perdite degli anni scorsi – spiega Panetta – l’attuale aumento delle retribuzioni rappresenta un inevitabile recupero del potere d’acquisto, destinato ad affievolirsi a mano a mano che si ridurrà la perdita da recuperare. (Luca Monticelli, La Stampa)

Il governo risparmia sui poveri spesi solo 1,8 miliardi su 7 per i sussidi al posto del Reddito. L’Assegno di inclusione e il Supporto per la formazione. (Valentina Conte, Repubblica)

Bollette, la riforma non convince. “Mercato libero poco vantaggioso”. La relazione dell’Authority al Parlamento conferma che sul servizio tutelato si risparmia di più Italiani poco informati: due su tre preferiscono le offerte fisse dove le tariffe sono più alte. (Federico Formica, Repubblica)

Sticchi Damiani: «Autodromo, lavori già chiusi. Il Gp si farà». L’Aci: investiti 77 milioni, ne servono altri 45. (Virginia Nesi, Corriere della Sera)

Gaza, nuovo raid israeliano su una scuola. Sono almeno 29, secondo fonti palestinesi, le vittime nella cittadina di ad Abasan al-Kabira, alla periferia orientale di Khan Yunis. Si erano rifugiate vicino a una scuola, la Al-Awda, alcune all’interno dell’edificio, danneggiato, altre tutt’attorno, in una zona dove arrivano con più regolarità gli aiuti alimentari, e le famiglie riescono a procurarsi cibo e acqua potabile con più facilità. Il portavoce dell’ospedale Nasser di Khan Yunis ha confermato che tra i morti ci sono almeno sette donne e bambini. Le ostilità sono riprese anche in questa zona, dopo che due giorni fa era scoppiata una battaglia urbana all’interno di Gaza City, con decine di morti. Secondo la Ong Save the Children solo nei primi sei mesi di guerra 26 mila minori sono rimasti uccisi o feriti. E non ci sono soltanto le armi a uccidere. Esperti nominati dalle Nazioni Uniti hanno denunciato la morte per malnutrizione di tre piccoli: «Con la morte di questi bambini per fame nonostante le cure mediche nel centro di Gaza – si legge nel report Onu –, non c’è dubbio che la carestia si sia diffusa in tutta Gaza». (Nello Del Gatto, La Stampa)

Verona, il mistero di Erika, trovata morta in un canale. Si indaga per omicidio. Aperto un fascicolo per omicidio. La madre: «Una ragazza che amava la vita, voleva guarire. Ditemi come è morta». (Agostino Gramigna e Laura Tedesco, Corriere della Sera)

Dacia Maraini sul Corriere: Suicidi in carcere, un dramma da affrontare. Quando in un periodo di pace si contano nei primi mesi dell’anno già 70 suicidi nelle galere del Paese, ricordando che nel 2023 sono stati 80 in tutto l’anno, siamo obbligati a parlare di un sistema che non funziona e va corretto, anche al più presto, perché non si può giocare con la vita delle persone.

Luigi Manconi su Repubblica: Carceri, l’amnistia necessaria. La situazione è di irreversibile emergenza, vanno adottate misure urgenti, capaci di ridurre drasticamente la popolazione reclusa.

Linda Laura Sabbadini su Repubblica: Solitari per scelta e genitori single, l’Italia è il Paese delle mini famiglie. Quelle tradizionali sono ormai un lontano ricordo, cancellate da ragioni demografiche e culturali. Ed è tempo di progettare un nuovo welfare.

Il Corriere intervista Lino Banfi: «Una volta per mangiare ho venduto un Rolex falso. Presto sarò bisnonno». Gli 88 anni dell’attore. «Il Papa e quella battuta sulla pasta alla Puttanesca».

Gli Anniversari

138, Antonino Pio imperatore romano
1040, Lady Godiva cavalca nuda contro le tasse del marito
1821, gli Usa prendono possesso della Florida
1866, Edison Clark brevetta la matita indelebile
1900, brevettato il marchio His master’s voice
1902, Italia e Francia si accordano sulla neutralità reciproca
1913, 56.7 gradi in California: la più alta mai registata
1922, nasce l’agenzia di stampa sovietica Tass
1924, il fascismo introduce la censura di stampa
1940, Francia: nasce il governo di Vichy
1942, Himmler ordina la sterilizzazione delle donne ebree
1943, gli anglo americani sbarcano a Licata
1962, in orbita Telstar: Europa e Usa collegati a colori
1967, primo fumetto di Corto Maltese
1973, le Bahamas indipendenti dal Regno Unito
1973, sparisce a Roma Paul Ghetti III: rapito
1974, la Consulta: illegittimo il monopolio della Rai
1976, nube di diossina dall’Icmesa di Seveso
1976, Ordine Nuovo uccide a Roma il procuratore Occorsio
1978, scontro in circumvesuviana: 13 morti
1985, la Coca Cola torna alla formula originale
1991, Boris Eltsin giura come primo presidente democratico
1991, Alberica Filo della Torre uccisa nella villa all’Olgiata
1992, Noriega condannato a 40 anni per traffico di droga
1994, si chiude il G7 di Napoli
2000, scoppio di un oleodotto in Nigeria: 250 morti
2002, all’asta il Massacro degli Innocenti di Rubens
2008, nasce l’Apple store
2011, ultimo numero di The news of the world
2017, da oggi in vigore i voucher in Italia
2017, fondi: Umberto Bossi condannato in primo grado

Nati oggi

1830, Camille Pissarro
1856, Nikola Tesla
1871, Marcel Proust
1888, Giorgio De Chirico
1921, Jake La Motta
1937, Luciano Moggi
1939, Pellegrino Capaldo
1943, Arthur Ashe
1954, Michele Serra
1959, Rosa Suppa
1962, Paolo Cento
1975, Martina Colombari
1976, Pino Maddaloni

Si festeggia San Silvano

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