La nota del 10 maggio

“Il tempo riordina l’importanza di certe cose nella nostra vita. I giganti, tornano nani. I mostri, tornano fate. Le lacrime, sorrisi”. (Emin Hersch)

Repubblica e Fatto picchiano su Toti, la prima raccontando la sua cassaforte (due milioni di contributi elettorali in sette anni, nemmeno poi tanto per le attività politiche del presidente di una regione sia pur piccola come la Liguria) per i quali sono indagate venti imprese che hanno elargito più di quarantamila euro), e il secondo con “La sai l’ultima? Se fatturi le mazzette non è reato”, e qui si va sull’interpretazione della legge sul finanziamento dei partiti. Crosetto, quasi a sorpresa vista la cautela esercitata sinora da Fratelli d’Italia sulla vicenda, scende in campo a difesa di Toti e dice che con il metodo usato dalla procura potrebbero essere arrestati anche sindaci e magistrati, mentre all’imputato non viene contestato “alcun vantaggio personale e privato”. Sul Giornale Nicola Porro scrive che nelle carte non vi sono prove che Toti abbia favorito gli affari di Spinelli. Intanto, il leghista Ediardo Rixi, da molti indicati come candidato alla guida della Liguria, si chiama fuori: evidentemente la Lega potrebbe essere coinvolta più di quanto il bonifico attribuito sempre a Spinelli non dica. Giuseppe Conte, anche grazie all’irrilevanza degli ex grillini nelle giunte regionali, ci sguazza e dice a La Stampa che in Italia è in corso una nuova Tangentopoli. E poi aggiunge che chi vince il duello tv tra Meloni e Schlein potrebbe poi misurarsi con lui, che è già finalista di per sè.

L’altro tema di giornata sul quale si esercitano soprattutto Corriere e Messaggero è la censura alla ministra della Famiglia che stava per parlare di aborto agli Stati generali della natalità a Roma, dove domani dovrebbe intervenire il Papa (stavolta senza Meloni): cinquanta studentesse e studenti le impediscono di parlare. Sergio Mattarella, a Milano per la Civil week dove ha valorizzato la Costituzione, interviene subito per difendere la ministra e il diritto di parola: anche qui purtroppo scatta il riflesso condizionato dello schieramento, i quotidiani di sinistra usano le parole sulla Costituzione in relazione al premierato, quelli che pendono fortemente a destra il sostegno a Roccella. Chissà se domani il Pontefice verrà contestato, forse no, almeno a lui si può lasciare il diritto di schierarsi a favore della vita (fatta salva ovviamente la scelta della donna).

Un agente di polizia gravemente ferito da un extracomunitario da 22 anni in Italia riaccende la polemica sulla sicurezza a Milano, e il sindaco Sala cerca di dirottare le responsabilità sul governo centrale.

Repubblica intervista Maria Elena Boschi per bacchettare il Fatto, concorrente editoriale a sinistra: l’ex braccio destro di Renzi dice che è la Rai a coprirne i buchi di bilancio attraverso l’acquisto di format tv prodotti dai giornalisti del quotidiano. E aggiunge che per questo Travaglio difende anche la Rai meloniana.

Giorgia si candida, ma è Arianna Meloni a girare l’Italia per fare campagna elettorale visto che la premier ha impegni istituzionali.

Il Sole fa sapere che l’attuazione del Pnrr di giugno è al 28 per cento, molto poco rispetto agli obiettivi, e poi ospita l’allarme del vice presidente di Confindustria, Maurizio Marchesini, sulla retroattività delle misure per contenere il Superbonus, misure che riguardano solo le imprese.

Enel presenta una trimestrale da record, con balzo dell’utile netto del 44 per cento e debito in calo a 54 miliardi (che comunque non sono pochi, eredità delle acquisizioni internazionali di Starace).

Maurizio Gardini è stato confermato alla guida di Confcooperative. Francesca Mariotti, ex Dg di Confindustria, entra come indipendente nel Cda di Almaviva (gruppo Tripi).

La Roma pareggia in Germania e non va in finale di Europa League con l’Atalanta, che invece ha battuto nettamente il Marsiglia.

Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Toti valuta il suo futuro politico. «Mi confronterò con gli alleati». Oggi il presidente dal gip. Il legale: ora è logico non rispondere. Anche Signorini tace. La linea difensiva «La tracciabilità dei fondi versati dagli imprenditori ai comitati è totale». Duecento manifestanti a Genova hanno chiesto le dimissioni del presidente. (Giuseppe Guastella e Andrea Pasqualetto, Corriere della Sera)

Genova, il modello Salvini ora spaventa gli alleati. Riflettori accesi sulla diga. FdI e Forza Italia mettono nel mirino la gestione dei contratti del ministro delle Infrastrutture. Alla Lega record di finanziamenti da società private. Foti (FdI): “È giunta l’ora di cancellarli”. (Giuliano Foschini e Emanuele Lauria, Repubblica)

Camalli, scio’ Aldo e la guerra dei moli “Quel terminal vale più dell’oro”. I mega progetti di Spinelli sull’area Rinfuse avuta in concessione grazie agli uffici di Toti e lo scontro con Aponte sull’ex Carbonile Enel. (Stefano Cappellini, Repubblica)

Cozzani, da imprenditore a Rasputin di Portovenere. Il delfino del governatore che sognava la Capri ligure. Il capo di gabinetto accusato di corruzione elettorale. (Marco Imarisio, Corriere della Sera)

Crosetto difende Toti. Un terremoto politico le cui scosse non sono ancora finite. È questa l’impressione che arriva da Genova dove il governatore Giovanni Toti da martedì è agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione. Alla sua colpevolezza non crede il ministro della Difesa Guido Crosetto che ieri ha tuonato contro la magistratura: «Con la logica usata per Toti (a cui non viene contestato alcun vantaggio personale e privato) si possono arrestare la quasi totalità dei sindaci, dei presidenti di Regione, dei dirigenti pubblici» ha detto. «Suppongo potrebbero anche arrestare la maggior parte dei magistrati». E per ribadire il concetto: «La carcerazione preventiva non nasce come strumento di intimidazione o per aumentare l’audience di un’inchiesta. Nasce per impedire la reiterazione di reati gravi, la fuga o l’inquinamento delle prove. Non è questo il caso, tanto più che sono passati 5 mesi dalla richiesta di misure cautelari alla loro esecuzione e che, come ha dichiarato lo stesso Procuratore, l’accertamento dei fatti risale ad oltre un anno fa». (Tommaso Fregatti e Matteo Indice, La Stampa)

La mazzetta? Già smentita dai giudici. «Non è possibile escludere che tali bonifici possano sottendere finanziamenti volti al perseguimento di interesse privati». Dice proprio così, l’ordinanza di custodia emessa dal tribunale di Genova, su richiesta della Procura, contro il governatore Giovanni Toti e i suoi presunti complici. È il passaggio sui finanziamenti che la lista Toti ricevette da un imprenditore del settore discariche, Pietro Colucci (nella foto). «Non si può escludere»: modo elegante di dire che non c’è nessuna prova per affermarlo. Ma intanto il sospetto non provato viene lasciato lì, a rimpinguare le 654 pagine dell’ordinanza, e a dipingere un quadro fosco dei rapporti tra Toti e le imprese. (Luca Fazzo, Il Giornale)

Un caso il blitz anti Roccella. La difesa del capo dello Stato. Natalità, la ministra lascia l’evento: censura. Mattarella: contro le basi della civiltà. Meloni: show ignobile. (Virginia Piccolillo, Corriere della Sera)

Roccella contestata dagli studenti abbandona il palco “Io censurata”. La ministra rinuncia a parlare durante gli Stati generali della natalità. (Valentina Conte, Repubblica)

Eugenia Roccella: «Impossibile negoziare con chi sa solo alzare la voce. Il femminismo era altro». La ministra: noi negli anni Settanta parlavamo di libera scelta. C’era una mamma incinta di otto mesi, doveva dare semplicemente la sua testimonianza. È stata sommersa dalle urla, l’ho trovato molto sgradevole. Abbiamo provato a invitarli al dialogo. (Alessandra Arachi, Corriere della Sera)

Linda Laura Sabbadini su Repubblica: Il femminismo non nega la parola. Giù le mani dal corpo delle donne”, gridavano i ragazzi e le ragazze del collettivo transfemminista. Il Presidente della Repubblica ha molta ragione: “Voler mettere a tacere chi la pensa diversamente contrasta con le basi della civiltà e con la nostra Costituzione”. Contestiamo, critichiamo, mobilitiamoci, ma sempre nel rispetto delle libertà fondamentali senza le quali il nostro Paese non può che affondare.

Il governo affossa il Family Act: “Superato”. Addio alle misure per sostenere i genitori. Scade la delega al governo per attuare il piano. Del pacchetto varato tre anni fa con Draghi al timone resta solo l’assegno unico. (Serenella Mattera, Repubblica)

Le ricette per la natalità. Nel 2023 ennesimo calo: 379 mila nuovi nati Parigi punta sui congedi, l’Ungheria sui sussidi. (Claudia Voltattorni, Corriere della Sera)

Meloni-Schlein, sfida in piazza su premierato e Costituzione. Il 2 giugno si mobilita il Pd (il giorno dopo la premier). Polemiche sulla scelta della data. (Maria Teresa Meli, Corriere della Sera)

Meloni ora teme il referendum sulla riforma. I segnali al Colle e la scelta di non forzare. Giorgia Meloni ha una preoccupazione: il referendum sul premierato si può trasformare in una sorta di ballottaggio tra lei e Sergio Mattarella. Nessuno dei due protagonisti ha alcuna intenzione di porre la questione in questi termini, ma questa, per la premier, è una prospettiva pericolosa in termini elettorali e deve attrezzarsi. Le prime mosse sono cercare di non forzare i passaggi parlamentari della riforma e soprattutto l’invio di segnali di pace verso il Colle. Dal Quirinale si è sempre rifiutata con forza l’immagine di Mattarella contraltare di Meloni e si è replicato con fermezza a chi, da destra e da sinistra, lo ha trattato da “capo dell’opposizione”. Anche sulla riforma il Colle si è sempre tenuto alla larga da giudizi di alcun genere, è noto l’invito a una condivisione con la minoranza che al momento non può esistere. Le parole di ieri pronunciate dal presidente della Repubblica non vengono commentate, anche perché la premier ritiene di aver spiegato già i confini dentro ai quali vuole agire. La presidente del Consiglio ha chiesto più volte all’opposizione, l’ultima mercoledì, di non farsi scudo di Mattarella nel contrastare il premierato, per ragioni istituzionali, ma anche perché in quel caso la campagna referendaria diventerebbe difficilissima. (Francesco Olivo, La Stampa)

Roberto Gressi sul Corriere: Il diritto di parola. Esprimere il dissenso è lecito. Ma va garantita sempre la facoltà di parlare perché impedire ad altri di dire la propria opinione è un atto di violenza. Il rischio è il totalitarismo. Si sa che la campagna elettorale non è un pranzo di gala. Ma sui principi non si deflette.

Mattarella difende la Costituzione «Non aggiungiamo temi particolari». Il presidente della Repubblica ha aperto Milano Civil Week. (Sergio Mattarella, Corriere della Sera)

Il monito di Zuppi: «Perso il noi, va riconquistato». Il presidente della Cei: «La libertà ha un prezzo». (Paola D’Amico, Corriere della Sera)

Rushdie: “Meloni? È ancora infantile”. Lo scrittore arriva per la prima volta al Salone del Libro di Torino dopo l’attentato. E interviene contro la premier che ha denunciato Saviano. (Sara Strippoli, Repubblica)

Il fuorionda del numero uno dell’Aifa: «Pressioni per vaccinare i più giovani». Nella riunione del comitato all’indomani della morte della Canepa, Palù viene registrato con un mister X, forse dell’esecutivo: «Ci chiedono un parere diverso e di autorizzare Astrazeneca sotto i 60 anni. Per insistenze ministeriali… Io non tornerei indietro…».

La seduta più drammatica del Comitato tecnico scientifico è quella dell’11 giugno 2021. La diciottenne Camilla Canepa è spirata da poche ore a causa degli effetti avversi del vaccino Astrazeneca. E così al Cts la tensione è alle stelle e gli esperti che lo compongono provano a passarsi il cerino. Il direttore dell’Agenzia italiana del farmaco, l’uomo che dovrebbe vigilare sulla sicurezza dei vaccini, Giorgio Palù, arriva, come vedremo più avanti, a fare una telefonata a un misterioso e autorevole personaggio, lamentandosi per le pressioni che dentro al Cts starebbero subendo per allargare la platea dei possibili utilizzatori di Astrazeneca. Ma l’11 giugno sembra che nessuno sia più disposto ad accettare tali sollecitazioni e ognuno è preoccupato per la scellerata autorizzazione ai vaccination day a cui ha partecipato il 25 maggio 2021 Camilla. Una decisione presa sulla scorta di un verbale del Cts del 12 maggio 2021, inviato alla struttura di supporto commissariale per l’emergenza e da questa, tramite il capo di gabinetto, trasmesso, in data 14 maggio, alle Regioni interessate alla distribuzione del siero a tutti i maggiorenni che ne avessero fatto richiesta. Un vaccino che, però, come abbiamo scritto, era noto che fosse rischioso soprattutto per le giovani donne, a cui poteva causare trombosi cerebrali associate a piastrinopenia. (Giacomo Amadori e Fabio Amendolara, La Verità)

Dubbi sul ponte sullo Stretto: 4 mesi in più per rispondere. La società chiede altro tempo per i chiarimenti alla commissione Via- Vas. (Enr. Ma., Corriere della Sera)

Fincantieri, 415 milioni per Wass. Più capitale con Cdp e investitori. L’ad Folgiero: pietra miliare. Cingolani (Leonardo): aumenteremo la collaborazione. (Andrea Ducci, Corriere della Sera)

Associazione bancaria italiana. Abi, la partita delle nomine. Patuelli verso il sesto mandato, la ricerca del direttore generale. (Andrea Rinaldi, Corriere della Sera)

La cinese TikTok ha un’arma contro il bando americano: la legge più americana che c’è. Secondo la società l’obbligo di vendita imposto da Congresso e Casa Bianca viola il Primo emendamento, la norma del 1791 che garantisce la libertà di parola. Uno scontro tra sicurezza nazionale e diritti che potrebbe arrivare davanti alla Corte Suprema. (Filippo Santelli, Repubblica)

Mercedes in retro sul green torna a puntare sulla benzina. I nodi vengono al pettine e i top manager al volante dei big dell’auto europei hanno cominciato a fare mea culpa: la domanda di veicoli elettrici, infatti, non soddisfa le aspettative. Da qui la necessità di rivedere pianificazioni e strategie. Tra questi c’è Ola Källenius, ad di Mercedes-Benz, il quale ha annunciato, in occasione dell’assemblea annuale degli azionisti, di proseguire sulla strada dei motori endotermici e ibridi anche dopo il 2030. Sia Källenius sia tanti altri capi azienda del settore, lautamente retribuiti, dalle cui decisioni dipende il futuro di centinaia di migliaia di famiglie. (Pierluigi Bonora, Il Giornale)

L’uomo che da 100 giorni ha un chip nel cervello «Io, connesso al mondo». Il racconto del trapiantato zero. Musk: un successo. (Cecilia Mussi, Corriere della Sera)

Gli altri temi del giorno

 L’avvertimento di Biden: «Se Israele entra a Rafah non avrà le nostre armi». Netanyahu: avanti da soli. La Casa Bianca pronta a bloccare i sistemi d’attacco, non di difesa. (Davide Frattini, Corriere della Sera) Biden: “Niente bombe dagli Usa per Rafah”. Il presidente americano minaccia lo stop all’invio di armi se l’esercito entrerà nel Sud di Gaza. La destra attacca: “Hamas ama Biden”. (Francesca Caferri, Repubblica)

Rafah, Israele risponde agli Usa: abbiamo le armi necessarie.

«Abbiamo quello che ci serve». Il portavoce dell’esercito israeliano Daniel Hagari ha risposto così, direttamente, alle domande dei giornalisti sull’ultimo caso politico sull’asse fra Tel Aviv e Washington: l’ostilità degli Usa a nuovi invii di armi in caso di avanzata delle Israel defense forces a Rafah, la città costiera che accoglie la maggioranza dei richiedenti asilo gazawi ed è diventata l’ultimo bersaglio nell’avanzata delle truppe israeliane. Il presidente americano Joe Biden, da sempre scettico sulla mossa, aveva chiarito mercoledì che gli Stati Uniti non hanno intenzione di fornire armamenti per l’invasione di Rafah o, in generale, nel caso di operazioni rivolte contro città. «Ho chiarito – ha detto Biden in una intervista al Cnn – che se entrano a Rafah non fornirò le armi che sono state usate finora per attaccare Rafah o per attaccare altre città». (Il Sole 24 Ore)

È rabbiosa, e di sfida, la reazione israeliana all’intervista alla Cnn in cui Joe Biden minaccia di sospendere l’invio di alcune armi a Israele, nel caso il governo di Gerusalemme entrasse a Rafah. Una fonte vicina a Benjamin Netanyahu ha spiegato a Sky News che l’annuncio di Biden “praticamente seppellisce un accordo sugli ostaggi”. C’è chi, come il ministro della Difesa Yoav Gallant, dice che Israele farà “tutto il necessario” per difendere i suoi cittadini. Itamar Ben-Gvir, ministro alla Sicurezza nazionale, esponente della destra più radicale, usa toni derisori e su X posta: “Hamas ama Biden”. La consegna nel governo israeliano è dunque andare avanti, fare come se le parole di Biden non contassero. In realtà, l’intervista del presidente Usa sorprende, fa infuriare, angoscia molti a Gerusalemme. Non è tanto la minaccia di bloccare l’invio di 3.500 bombe a preoccupare. Gli arsenali israeliani sono in grado di sostenere l’eventuale offensiva a Rafah – anche se Avi Dadon, ex funzionario della Difesa, ha detto a Kan, la rete pubblica, che “sarebbe preoccupante” se le armi americane cominciassero a mancare. Ad angosciare è però soprattutto la consapevolezza che quello di Biden è molto più di un avvertimento. È il segnale che la pazienza americana si è esaurita, che l’amministrazione non è più disposta ad accettare i “no” sfrontati di Netanyahu, che Israele o cambia atteggiamento o dovrà affrontare le conseguenze. (Roberto Festa, Il Fatto Quotidiano)

Paolo Garimberti sul Corriere: Gli Stati Uniti e quel filo da Gaza a Mosca. C’è una triangolazione dalla quale può dipendere l’esito delle elezioni presidenziali americane di novembre. La coincidenza tra lo scontro Biden-Netanyahu su Rafah e le bellicose dichiarazioni di Putin sottolinea questo collegamento.

L’Arabia Saudita si ritrova al centro dei tre conflitti in corso, i due fronti caldi ucraino e mediorientale, quello in incubazione nel Mar Cinese. Il Regno dell’ambizioso principe Mohammed bin Salman è corteggiatissimo. Gli Stati Uniti hanno inviato a ripetizione non soltanto il segretario di Stato Antony Blinken ma in ultimo anche Larry Flint, presidente e Ceo di BlackRock. Washington pressa per un accordo di sicurezza in funzione anti-iraniana che includa anche Israele. Ma Riad ha posto come condizione il ritiro delle truppe da Gaza e un calendario vincolante per arrivare a uno Stato palestinese in massimo cinque anni. Le trattative si sono arenate in quel senso ma sono andate avanti nella dimensione bilaterale, con la Casa Bianca che offre un generoso trattato di difesa, in funzione anti- Iran, e la fornitura di tecnologia nucleare civile, un modo tra l’altro di monitorare questo sviluppo altamente sensibile. Dietro l’urgenza americana si nasconde come al solito la Cina. Negli accordi che un anno fa hanno portato alla normalizzazione dei rapporti fra Riad e Teheran c’era la promessa di Pechino di sostenere lo sviluppo del programma atomico saudita. (Giordano Stabile, La Stampa)

Putin, la parata e le minacce: «Pronte le testate nucleari». Sulla Piazza Rossa nel giorno della Vittoria: pochi mezzi militari sotto la neve. Lo zar ha di nuovo sostenuto che la Russia oggi sta combattendo contro «i nazisti». (Fabrizio Dragosei, Corriere della Sera)

Putin: «Nessuno ci minacci, armi nucleari sempre pronte». «Oggi – ha esordito – vediamo come si cerca di cancellare la verità sulla guerra. Dà fastidio a chi è abituato a costruire la propria verità, una politica coloniale di menzogne e ipocrisia. Abbattono i memoriali ai combattenti contro il nazismo, mettono sui piedistalli traditori e collaboratori dei nazisti, infangano la memoria dei liberatori. Revanscismo, distorsione della storia, tentativo di assolvere gli eredi attuali dei nazisti: tutto questo fa parte della politica delle élite occidentali intente a infiammare nuovi conflitti regionali, le ostilità internazionali e interreligiose». Mentre Putin parlava, il cielo si è rischiarato. «La Russia – continuava il capo del Cremlino – farà il possibile per non permettere un confronto globale. Ma non consentiremo a nessuno di minacciarci. Respingiamo la pretesa all’esclusività di qualunque Governo o di qualunque alleanza, sappiamo a cosa conduce un’ambizione così squilibrata. Le nostre forze strategiche – ha chiarito il presidente russo riferendosi agli arsenali nucleari più potenti – sono sempre pronte a entrare in azione». (Antonella Scott, Il Sole 24 Ore)

Tusk: “Soldati Nato già a Kiev”. È nello stesso giorno che il premier polacco Donald Tusk ammette la presenza di soldati occidentali in Ucraina (“Ci sono alcune truppe della Nato lì: soldati, osservatori e ingegneri”), che il ministero degli Esteri lituano propone di formare una coalizione per inviare militari Ue in battaglia, che nell’altra capitale di guerra si festeggia il Giorno dell’Europa con Roberta Metsola. (Michela Iaccarino, Il Fatto Quotidiano)

«Hai inventato tutto?». «È la verità». Duello tra Daniels e i legali di Trump. L’interrogatorio è durato 8 ore in due giorni: «I miei porno reali come il nostro rapporto». (Massimo Gaggi, Corriere della Sera)

La bussola della salute porta qui. A Eindhoven una «tecnologia calda» aiuta i malati di Alzheimer a tornare a casa. Geel, «la città dei matti», da sette secoli è un modello di inclusione sociale. A Schorisse, sulle colline delle Fiandre, un abbraccio atteso trent’anni. (Michele Farina, Corriere della Sera)

Sala: «Questo governo non fa la sua parte». Il centrodestra replica: «Parole strumentali». Il sindaco: quell’uomo non doveva essere in giro. Daniela Santanchè: «C’è chi crede che un agente in fin di vita valga una polemica». (Chiara Baldi, Corriere della Sera)

Aveva ricevuto tre decreti di espulsione. Sulla sicurezza a Milano si sono scatenate le polemiche, con la politica che punta il dito contro Beppe Sala e la sua gestione della città. E il sindaco, che rimanda le accuse al mittente: «I delinquenti acclarati devono essere rimpatriati. Quindi anche il nostro governo faccia un esame di coscienza e si chieda perché non fa il suo dovere: se c’è un provvedimento di espulsione, il dovere è eseguirlo». Qui è «chiaro di chi sia la responsabilità». (Monica Serra, La Stampa)

A Milano 98 agenti assaliti e Sala scopre i clandestini «Vanno espulsi subito La colpa? È del governo». Insomma, il sindaco fa un passo in là e scansa il problema sicurezza della città che amministra. Che, del resto, ha negato già in tante occasioni. Eppure le aggressioni dei poliziotti a Milano nel 2023 sono state 98, un dato in crescita e non più tollerabile. E per portare più sicurezza per le strade (e nelle stazioni) tutti dovrebbero fare la loro parte: governo e amministrazioni locali. Lo stesso sindaco che prima ha «mandato a processo» Salvini per voler fermare gli sbarchi di irregolari, che si poi si è opposto al Cpr di via Corelli, ora si lamenta dei clandestini. E chiede di essere più efficaci per rispedirli a casa. Il governo per ora non gli risponde ma si limita a parole di solidarietà nei confronti dell’agente. Per le polemiche politiche ci sarà spazio più avanti, quando le condizioni di salute dell’uomo si stabilizzeranno. (Maria Sorbi, Il Giornale)

Lollobrigida. Vita da diva all’asta. Dall’orologio che le regalò il suo fan Fidel Castro alla scultura che fece per lei Manzù. La storia di Gina in 410 oggetti. (Candida Morvillo, Corriere della Sera)

Alessandro Michele: “Noi siamo le cose che ci circondano”. Il direttore creativo di Valentino, che debutterà a settembre, presenta al Salone del Libro di Torino il saggio scritto con il filosofo Emanuele Coccia. (Repubblica)

Il Corriere intervista Isabella Gherardi, moglie di Giovanni Sartori: «La nostra cena fatale? Una scatoletta di zuppa. Agnelli, Kissinger e Bush: ecco cosa pensava di loro».

Gli Anniversari

 1166, Palermo: incoronazione di Guglielmo II
1497, Vespucci salpa da Cadice per il Nuovo Mondo
1503, Colombo scopre le isole Cayman
1534, Jacques Cartier scopre Terranova
1752, Benjamin Franklin: primo esperimento col parafulmine
1774, Luigi XVI sale al trono di Francia
1837, panico: falliscono le banche di NY
1846, Carl Zeiss pronto a produrre ottiche di precisione
1857, India: rivolta dei Sepoy contro l’esercito britannico
1869, Usa: prima ferrovia coast to coast
1872, prima donna candidata presidente in Usa
1877, la Romania si dichiara indipendente dalla Turchia
1906, San Pietroburgo: prima riunione della Duma
1914, Usa: la Festa della Mamma diventa ufficiale
1924, J. Edgar Hoover nominato capo dell’Fbi
1932, annunciata la scoperta del neutrone
1933, rogo di libri a opera dei nazisti in Germania
1940, la Germania invade Belgio Lussemburgo e Paesi Bassi
1940, Winston Churchill primo ministro
1941, aereo della Luftwaffe distrugge la Casa dei Comuni
1960, Nautilus: prima circumnavigazione subacquea della Terra
1962, la Marvel lancia l’incredibile Hulk
1967, stupefacenti: arrestati i Rolling Stones
1968, polizia e studenti si scontrano a Parigi: mille feriti
1976, Friuli: altre 10mila case distrutte dal terremoto
1978, funerali privati per Aldo Moro
1978, caso Moro: Cossiga si dimette da ministro degli Interni
1978, riforma psichiatrica: approvata la legge Basaglia
1981, Mitterrand primo presidente socialista di Francia
1987, primo scudetto del Napoli
1990, il governo cinese annuncia il rilascio di 211 dissidenti
1994, Berlusconi forma il suo primo governo
1997, terremoto in Iran: 2.400 morti
1998, nascono a Fiuggi i socialisti democratici italiani
1999, strage del Cermis: 6 mesi al pilota responsabile
2006, Napolitano undicesimo presidente della Repubblica
2007, Tony Blair annuncia le dimissioni dal governo

Nati oggi

 1886, Karl Barth
1899, Fred Astaire
1931, Ettore Scola
1933, Liliana de Curtis
1937, Fulvio Tessitore
1940, Nello Polese
1948, Miuccia Prada
1958, Maurizio Belpietro
1960, Bono
1961, Roberto Cotroneo
1963, Melba Ruffo
1965, Linda Evangelista
1967, Andrea Romano
1969, Bob Sinclair

Si festeggia San Giobbe

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