“La testa. C’è chi la abbassa, chi la nasconde e chi la perde. Io preferisco chi la usa” (Rita Levi Montalcini)
Per il Corriere è “alta tensione” sulle inchieste in corso in Liguria. Per Repubblica si tratta solo di “attacco alle toghe” da parte dei centrodestra e di Nordio. E’ la purtroppo ripetitiva lettura secondo schieramento dei fatti da parte dei quotidiani: quello milanese si sforza di apparire neutrale ma nella polarizzazione finisce inevitabilmente per pendere a favore della maggioranza (anche se poi riserva il suo primo sfoglio alla denatalità e all’intervento di Bergoglio contro le armi e l’aborto). L’altro quotidiano di Elkann, La Stampa, oggi strizza invece l’occhio a Salvini che attacca ad alzo zero le toghe dicendo che se anche loro fossero intercettate ne vedremmo delle belle. Il Fatto fa sapere che è stato il trojan a smascherare lo scandalo genovese e ovviamente attacca la maggioranza che vuole abolirne l’uso insieme a Renzi e Calenda.
Intanto Toti non risponde ai pm. Meloni vorrebbe le dimissioni prima delle europee. Domani scrive che Spinelli nel 2022 faceva il tifo per Salvini ministro delle infrastrutture, intanto nel 2021 (governo Conte) era cliente di Casaleggio per 261 mila euro. Anche il dem Burlando era ospite del suo yacht, e i giornali di destra scrivono che per questo non si scandalizzava nessuno. Emerge anche il ruolo del sindaco Bucci, allineato agli interessi di Spinelli e in sintonia con Toti. Sergio Mattarella va al congresso di Palermo dell’Assiciazione nazionale magistrato e viene accolto da una standing ovation. Renzi, intervistato dal Giornale, è garantista. Flavia Perina su la Stampa scrive giustamente che i partiti difendono soltanto i propri uomini se colpiti e attaccano comunque gli avversari politici coinvolti. Giambruno, ex compagno di Meloni, modera un dibattito a La Spezia sull’economia ligure patrocinato dalla presidenza del Consiglio e il Fatto scrive che è inopportuno.
L’Onu rischia di mischiare le carte in Medio Oriente dicendo si all’adesione della Palestina. Israele li definisce “nuovi nazisti”. Il voto dell’Assemblea generale non è vincolante ed è più che altro un “sondaggio globale” del sostegno che i palestinesi hanno nella richiesta di adesione alle Nazioni Unite. La risoluzione è stata adottata con 143 voti favorevoli, 9 contrari (fra cui Stati Uniti e Israele) e 25 astenuti. Fra questi c’èt l’Italia.
Il Sole dà battaglia sulla retroattività del Superbonus, che crea una nuova ondata di “esodati”: l’Ance infatti documenta che soltanto nei primi tre mesi di quest’anno sono in ballo 16 miliardi di lavori, di cui 5 già realizzati. Tajani tiene conto delle ragioni delle imprese e chiede a Giorgetti di cambiare le regole. Anche Salvini si mobilita.
Repubblica si occupa del boom dei finanziamenti al centro destra nei primi tre mesi dell’anno.
Travaglio risponde a Boschi documentando che la Rai dà al format Loft di Gomez solo poco più di 40 mila euro a puntata, evidentemente insufficienti a sanare il rosso del quotidiano e annuncia querela.
Nella segreteria dem “tredici zelanti firme a favore del referendum sul Jobs Act, tre enormi imbarazzi, una firma a metà e tre coraggiosi rifiuti (Alessandro Alfieri, Debora Serracchiani e Irene Manzi)”. Così il Foglio ricostruisce la posizione del partito. Bonaccini propensò a votare solo il referendum sulla sicurezza nel lavoro ma non ha deciso ancora.
Mattarella stoppa il decreto Lollobrigida su fotovoltaico e terreni agricoli: il confronto tuttavia è soprattutto sullo spostamento della Guardia Forestale dal ministero dell’Ambiente (o della Difesa, i giornali sono imprecisi) a quello dell’Agricoltura.
La Fondazione Crt congela alcuni investimenti della gestione Palenzona, anche se erano stati approvati all’unanimità, in particolare quelli nella Banca del Fucino e in una cantina vinicola piemontese.
Stefano Firpo, Dg di Assonime, dice a Mf che si rischia una stretta creditizia a causa dei restrittivi criteri Esg.
Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Caso Liguria, Nordio sfida i magistrati. Oggi sarà nella tana del lupo. A Palermo, al congresso dell’Associazione nazionale magistrati che è sul piede di guerra. Da Venezia, dove ha presieduto il G7 dei ministri della giustizia, Carlo Nordio non vuole anticipare i contenuti del suo intervento. Ma dalle premesse si può già immaginare il seguito: «Come sapete – spiega ai giornalisti al termine dei lavori con i colleghi dei paesi più industrializzati – ho già ricevuto una delegazione dell’Anm e il confronto fra noi è stato estremamente franco». Tradotto, il ministro della giustizia vuole andare avanti con le riforme, a cominciare dalla separazione delle carriere e dalla creazione di due Csm, l’Anm non ne vuol sapere e prova a mettersi di traverso. (Stefano Zurlo, Il Giornale)
“Le toghe paghino gli errori. Se Toti lascia è una resa”. Ministro, ha visto che Toti non esclude le dimissioni da presidente della Regione? «Non mi risulta in nessun modo. Spero anzi che vada avanti la Regione Liguria, così com’è andata avanti in questi anni, dalla ricostruzione del Ponte Morandi alla Diga, al Terzo Valico, all’Alta velocità. È una regione che è tornata a guardare a futuro grazie a tutto il sistema Liguria e Genova e il suo porto sono proiettati verso il Nord Europa. Ecco, spero quindi che nessuno pensi di bloccare lo sviluppo della Liguria». Fratelli d’Italia e La Lega hanno posizioni differenti sulla questione delle dimissioni di Toti? «Quando c’è una persona privata della libertà, io mi fermo sempre sull’uscio di casa: sono scelte umane. Dal mio punto di vista dimettersi adesso sarebbe una resa. Una resa nei confronti dei liguri e nei confronti di un rapporto tra magistratura e resto del mondo che è palesemente sbilanciato. Lo ribadisco: se qualche giudice, se qualche pubblico ministero venisse intercettato e dossierato a casa sua e nel suo ufficio per due o tre anni, non so quantiandrebbero a spasso magari sul lungomare della Spezia….» Ma scusi, ma cosa vuol dire? Che commettono reati di nascosto? «No. Voglio dire che non c’è equilibrio dei poteri. Stiamo alle statistiche: ogni anno mille italiani vengono arrestati e poi liberati perché i magistrati avevano sbagliato qualcosa. Significa tre persone al giorno. Vuol dire che oggi tre persone normali, non politici, vengono arrestati, gli si rovina la vita, e poi alla fine del percorso arriva una pacca sulla spalla: “Mi scusi abbiamo sbagliato”. E nessuno ne risponde. Ecco, la responsabilità civile dei magistrati, personale e pecuniaria per quelli che sbagliano con dolo, secondo me eviterebbe alcuni problemi». (Simone Gallotti, La Stampa)
L’altolà dei magistrati alle riforme: gettano la Costituzione nel cestino. L’Anm e gli attacchi alle indagini: la politica ha perso i freni inibitori. L’ovazione per Mattarella. (Giovanni Bianconi, Corriere della Sera)
Massimo Franco sul Corriere: L’esigenza di arginare un conflitto istituzionale. L’ovazione che ha accolto Sergio Mattarella al congresso dell’Associazione nazionale dei magistrati a Palermo dice due cose. La prima è che i giudici vedono nel capo dello Stato la principale garanzia per mantenere l’autonomia e l’indipendenza rispetto a una politica che sembra tentata di ridimensionarle; e che comunque, almeno in alcuni settori della maggioranza, mostra insofferenza per alcune inchieste giudiziarie. La seconda è che il presidente della Repubblica si troverà presto strattonato in un conflitto istituzionale destinato probabilmente a incattivirsi.
Salvini guida la carica anti pm: “Ci vorrebbero cimici per loro”. Mezzo governo attacca la magistratura e si schiera con il governatore ai domiciliari. Il vicepremier leghista il più duro Il Guardasigilli Nordio: “Bestemmia che spetti all’indagato dimostrare la sua innocenza”. Conte oggi in piazza a Genova. (Matteo Pucciarelli, Repubblica)
Salvini alza i toni: cosa sarebbe dei pm se venissero spiati? Nordio: bestemmia che Toti debba provare l’innocenza. Serracchiani (Pd): strana idea delle carriere separate. (Mariolina Iossa, Corriere della Sera)
Toti mezz’ora in silenzio dal gip ma ora non esclude le dimissioni.
«Mi avvalgo della facoltà di non rispondere». Di fronte alle accuse pesantissime che gli vengono mosse – aver preso mazzette come presidente della Regione Liguria per agevolare imprenditori compiacenti e aver avallato un’indiscriminata caccia al voto per le regionali 2020 in cambio di favori, finita con il coinvolgimento anche di soggetti ritenuti legati a mafia e ‘ndrangheta – Giovanni Toti non dice una parola. Non risponde alle domande che il giudice Paola Faggioni gli pone, non rilascia neppure le dichiarazioni spontanee che possono contraddistinguere gli interrogatori di garanzia come quello affrontato ieri. Scena muta, nonostante nei giorni scorsi abbia più volte cercato di chiarire, attraverso il suo legale, la propria posizione sulle tangenti che è accusato di aver preso: «Ho solo agito per il bene della Liguria». (Marco Fagandini e Tommaso Fregatti, La Stampa)
Toti non parla al gip. Spinelli: «Abbiamo fatto una barcata di soldi». Il legale del governatore: chiederemo un interrogatorio ai pm. Le carte: contrarietà da Palazzo Chigi sulla proroga all’imprenditore. (Giuseppe Guastella, Corriere della Sera)
«La Liguria cammina su un ghiaccio sottile. Roma deve intervenire. Io candidato? Sono a disposizione». Orlando: la politica espropriata dagli imprenditori. (Marco Imarisio, Corriere della Sera)
Massimo Giannini su Repubblica: L’inchiesta di Genova e la doppia morale della destra. La prima urgenza è mediatica. Si tratta di uscire dall’angolo di questa scomodissima Toti-connection convincendo i cittadini-elettori che, anche stavolta, le toghe sono in combutta con la sinistra. La seconda urgenza è politica.
Meloni-Schlein, il duello sarà da Vespa. La data del 23 maggio, un’ora in prima serata. Il Pd: accettato di giocare fuori casa. Le proteste degli «esclusi». La risposta del leader della Lega: pronto a confrontarmi con il capo dei 5 Stelle. (M. Gu., Corriere della Sera)
Bruno Vespa: “Meloni e Schlein possono stare tranquille. Sul duello garantisco io”. L’intervista al conduttore del duello tv del 23 maggio su Raiuno. (Giovanna Vitale, Repubblica)
La premier vuole il record di durata. Così resisterà al «rimpasto». Il dopo voto e gli equilibri tra alleati. Il «vademecum». Cambiare più di un ministro, per il Colle, richiederebbe il ritorno in Aula per la fiducia. (Francesco Verderami, Corriere della Sera)
Assalto alla Costituzione. Il baratto tra le destre per cambiare le regole e piegare la democrazia. Col premierato Meloni ha l’occasione sognata dai suoi padri: archiviare la Carta nata dall’antifascismo. L’Autonomia è una riforma pasticciata e incompleta: lo Stato come garantirà pari servizi e opportunità? (Stefano Cappellini, Repubblica)
Ministri anti-toghe, Meloni frena i fedelissimi: “Non andate dietro Salvini”. Dubbi sui tempi della riforma Nordio. La prudenza della premier che non vuole andare allo scontro diretto con la magistratura e la preoccupazione per la “variabile” vicepremier leghista. E ora la separazione delle carriere potrebbe slittare a dopo le Europee. (Tommaso Ciriaco, Repubblica)
L’intervento. Primo piano L’Europa. Votiamo tutti per difendere la democrazia. I nostri tre Paesi sanno che una volta raggiunta, la democrazia non è garantita. Sappiamo che i nazionalismi esasperati generano la guerra. Non sorprende che coloro che mettono in dubbio i principi democratici di base mettano in dubbio anche il progetto europeo. (Sergio Mattarella , Frank-Walter Steinmeier , Alexander Van der Bellen, Corriere della Sera)
«Armi e anticoncezionali. Così impediscono la vita». Il Papa agli Stati generali della natalità. Roccella boccia il Family act: è superato. Protestano le opposizioni. Papa Francesco: una madre non deve essere costretta a scegliere tra lavoro e figli. (Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera)
Corteo contro il convegno e le «politiche anti aborto». Scontri con la polizia e feriti. Una ragazza colpita alla testa. Valditara: volevano impedirmi di parlare. (Valeria Costantini, Corriere della Sera)
Gli altri temi del giorno
Suoerbonus, arriva lo spalmacrediti La beffa della retroattività. Le tensioni nell’Esecutivo che sono compagne fedeli del continuo lavorio sui crediti edilizi hanno accompagnato per l’intera giornata i tecnici del Mef, nella costruzione dei correttivi governativi all’ultimo decreto anti-superbonus, arrivati a Palazzo Madama solo nella tarda serata di ieri: per le proposte di subemendamenti parlamentari ci sarà tempo fino a lunedì alle 18. La partita, quindi, si dovrebbe chiudere nel giorno del quarto compleanno del Superbonus, approvato dal Conte-2 con il decreto «Rilancio» del 13 maggio 2020. Ma il Pd parla di «maggioranza nel caos» e annuncia che chiederà al Governo di tornare in commissione e di rivedere il calendario dei lavori. Il punto più delicato è ovviamente quello della retroattività. Retroattività limitata a quest’anno, per applicare il nuovo calendario lungo ai bonus collegati alle «spese sostenute a partire dal periodo di imposta in corso» come precisato nei giorni scorsi dallo stesso Giorgetti nel suo intervento in commissione Finanze al Senato, ma sufficiente a scatenare la rivolta di costruttori, imprese e banche titolari di nuovi crediti che si svaluterebbero di circa il 15% secondo le prime stime.(Gianni Trovati, Il Sole 24 Ore)
Italia, stipendi “reali” fermi da decenni. A conti fatti, dove si può vivere meglio? Dagli anni Novanta, i nostri salari reali si sono inceppati al pari della produttività stagnante. L’inflazione degli ultimi mesi è stata una ulteriore mazzata. Ma se si considera il costo della vita, quali sono i Paesi migliori? Non è tutto come sembra. (Raffaele Ricciardi, Repubblica)
Il tonfo della produzione. A marzo in calo del 3,5%. Frenano tessile, mezzi di trasporto e macchinari. Sale solo l’energia. (Andrea Ducci, Corriere della Sera)
Mediobanca, l’utile sale del 20% Nagel promuove il cda Generali. Conti ai massimi storici per Mediobanca, che archivia i nove mesi – ultima tappa intermedia prima della chiusura del bilancio annuale il 30 giugno – con un utile netto di 946 milioni di euro, il 20% in più di un anno fa, mentre i ricavi segnano un +9% a 2,62 miliardi. Risultati che riflettono un terzo trimestre che va oltre le attese del mercato (e la Borsa premia il titolo con un +2,4%, a 14,45 euro), con i profitti che salgono del 42%, a 335 milioni, e i proventi del 18%, a 900 milioni. (Francesco Spini, La Stampa)
Iveco, i conti sopra le attese. Il ceo Marx: “Miglioramenti in tutte le aree”. L’amministratore delegato in uscita assicura una transizione fluida. Battute le stime degli analisti, confermati gli obiettivi per il 2024. (Repubblica)
Cina-Usa, torna a scaldarsi il fronte commerciale. Auto elettriche e solare nel mirino di Biden. La Casa Bianca pronta ad annunciare nuove restrizioni commerciali all’importazione di Made in China, sul fronte dell’elettrico. (Repubblica)
La Germania scarica gli ucraini. “Tornino in patria a combattere”. È finita la ricreazione. Una gran parte dei circa 860.000 uomini ucraini tra i 18 e i 59 anni, che hanno lasciato il loro Paese dopo l’invasione russa e trovato ospitalità in Europa, ora potrebbero essere rispediti in Ucraina per tamponare il disperato bisogno di Kiev di soldati da mandare al fronte. Polonia, Lituania e Germania sono pronte a interloquire con il governo ucraino per dare una mano, ma la situazione non è semplice. Si può mandare qualcuno in guerra contro la propria volontà? I polacchi hanno pochi dubbi.
«Credo che molti polacchi siano indignati quando vedono giovani ucraini negli alberghi e nei Caffè e sentono quanto sforzo dobbiamo fare per aiutare il loro Paese» ha detto il ministro della Difesa polacco Wladyslaw Kosiniak-Kamysz a Polsat News television. Il 24 aprile a Varsavia centinaia di ucraini hanno protestato davanti all’ufficio passaporti perché era stato negato loro il rinnovo del documento, ufficialmente per «problemi tecnici». (Uski Audino, La Stampa)
Tenaglia di Mosca su Kharkiv. “Stiamo evacuando le città”. In diverse occasioni, negli ultimi mesi, siamo stati nelle comunità a nord di Kharkiv con le Ong We-World e Phk. Per mesi le esplosioni provenivano unicamente dalla città di Kozacha Lopan, snodo ferroviario strategico che i russi avevano preso di mira. Intanto nei villaggi si progettava il ritorno della popolazione. Da circa un mese però, la strategia è cambiata, e i bombardamenti hanno iniziato a interessare altri punti. Nel nostro penultimo viaggio non ci è stato permesso di raggiungere Lyptsi, per via dell’artiglieria che si stava concentrando sulla cittadina abitata per lo più da militari. In quell’occasione abbiamo visitato Mali e Veliki Prokodyl. Lì avevamo notato una frenetica attività di preparazione difensiva, si scavavano trincee all’entrata dei villaggi che fino ad allora erano tranquilli. Poi anche lì i bombardamenti incessanti. (Alessandro Parente, Il Fatto Quotidiano)
Giuseppe Sarcina sul Corriere: Il piano della Nato: come proteggere l’Ucraina da Trump. Una manovra in tre mosse per garantire che il sostegno militare all’Ucraina non verrebbe meno, qualora l’ex presidente dovesse tornare alla Casa Bianca.
Lo «scambio» di Trump. Un miliardo dai petrolieri per la retromarcia sul clima. La richiesta è arrivata in una cena con i magnati del Big Oil: una maxi donazione elettorale «ripagata» con meno regole (e meno tasse). (Federico Rampini, Corriere della Sera)
Don Winslow “Lascio la scrittura per battere Trump”. Il re del crime americano, nostro ospite dell’Arena al Salone di Torino, svela che abbandonerà i romanzi per impegnarsi attivamente contro la rielezione di The Donald alla Casa Bianca. (Maurizio Crosetti, Repubblica)
«Sulla sicurezza nelle città la sinistra non balbetti più. Dal governo solo slogan». Sala: «Riformiamo la polizia locale sul modello della Finanza». (Maurizio Giannattasio, Corriere della Sera)
«Iovino picchiato da ultrà del Milan». Poco prima la rissa con Fedez nel privé. Milano, le indagini sull’agguato al personal trainer.
Aggredito in discoteca per una ragazza. La vittima avrebbe chiesto l’aiuto dei tifosi interisti grazie al gemellaggio con i laziali. (Cesare Giuzzi, Corriere della Sera)
Zerocalcare: “Reprimere i ragazzi è anche peggio delle censure in Rai”. L’antifascismo, Ilaria Salis, il diritto al dissenso: l’intervento del fumettista all’Arena Robinson Repubblica al Salone del Libro di Torino. (Fabio Tonacci, Repubblica)
Il Corriere intervista Robert Gorelick Ha compiuto missioni sotto copertura in 60 Paesi. Aveva 30 passaporti falsi. A Roma si sentiva a casa: ci abita ancora.
Il Corriere intervista Arisa: «Ho ricevuto via social mille proposte di matrimonio. Di me dicevano che bevevo e che ero matta: tutte falsità. Un mio ex mi voleva curvy, in un mese presi 13 chili. Mara Maionchi? Squisita, ma a volte indelicata».
Gli Anniversari
113, inaugurata a Roma la Colonna Traiana
454, Teodorico
1497, scomunicato Girolamo Savonarola
1792, brevettato il gabinetto che si l
1797, Venezia si consegna a Napoleone
1832, prima dell’Elisir d’amore di Donizetti
1859, muore Giovanni Ansaldo
1873, Oscar II re di Svezia
1881, la Tunisia protettorato francese
1928, revocato il diritto di voto alle donne in Italia
1937, Giorgio VI sovrano del Regno Unito
1942, Auschwitz: gasati 1.500 ebrei
1943, Winston Churchill arriva negli States
1949, l’Urss annulla il blocco di Berlino
1971, Mick Jagger sposa Bianca Perez Morena
1973, monopolio Rai: sequestrata Telebiella
1974, divorzio: gli italiani contro l’abrogazione
1976, Friuli: salgono a 950 le vittime del terremoto
1977, disco d’oro per Hotel California degli Eagles
1977, scontri a Roma per l’anniversario del divorzio
1978, Usa: agli uragani non solo nomi femminili
1979, inaugurato il tunnel del Frejus
1986, record della pedalata: 104,6 km/h
1993, muore Zeno Colò
1995, muore a Varese Mia Martini
2000, Londra: inaugurata la Tate Modern Gallery
2008, terremoto devasta la Cina
2016, Brasile: impeachment per Dilma Rousseff
2017, attacco informatico a milioni di computer nel mondo
Nati oggi
1700, Luigi Vanvitelli
1820, Florence Nightingale
1885, Mario Sironi
1904, Salvador Dalí
1907, Katharine Hepburn
1932, Umberto Bindi
1947, Carmelo Barbagallo
1963, Daniele Fossati
1978, Laetitia Casta
1986, Camilla Dacrema
Si festeggiano i Santi Nereo, Achille e Pancrazio
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