La nota del 12 marzo

“Giuseppe Conte, il fortissimo flop di riferimento di tutte le forze progressiste” (Elle Kappa)

Conte e Salvini sono i perdenti dell’Abruzzo: il primo riduce gli ex grillini al 7 per cento dal 18,7 per cento delle politiche 2022 e dal 19,7 delle regionali 2019, il secondo scende al 7,6 e viene sorpassato da Tajani che fa salire Forza Italia al 13,4, due punti in più delle politiche 2022. Il giorno dopo i risultati macro, i quotidiani vivisezionano il voto nei dettagli dimenticando che nelle settimane precedenti erano andati all’ingrosso pronosticando cambi di vento che non esistevano. Schlein tiene al 20 per cento, e fa contenta Repubblica che la intervista per l’ennesima volta, banalizzandola sempre di più: certo, tempi e partiti completamente diversi, ma ve l’immaginate Enrico Berlinguer che parlava di tutto e di nulla quasi ogni giorno? Giustamente Antonio Polito nel fondo del Corriere lamenta che “in Italia si produce più politica di quanta se ne riesca a consumare”, ma i giornali continuano imperterriti ad occuparsene perchè in fondo è la cosa che costa meno fatica professionale ai giornalisti e magari rende qualcosina in amicizia e favori agli editori.

Giorgia Meloni riunisce i capi della sua maggioranza a pranzo a palazzo Chigi, incassa anche il sostegno interno di Rampelli e nega a Salvini la commissione d’inchiesta sui dossieraggi preferendo che continui ad occuparsene la Commissione Antimafia presieduta dalla sua fida Chiara Colosimo. Con Tajani rafforzato e Salvini in difficoltà la navigazione del governo appare più tranquilla, e a Washington le danno anche il “Global Citizen Award” già concesso a Mario Draghi.

Il segretario della Lega deve fare i conti con lo scontento interno al suo partito: La Stampa scrive di “ipotesi rimpasto interno per placare gli scontenti”, ma succederà poco o niente prima delle elezioni europee, resterà uguale anche il simbolo “Salvini premier” che dovrebbe essere il primo ad essere modificato.

A sinistra ovviamente si discute dei limiti del “campo largo”, dove non è bastata nemmeno la spinta del pacioso Bersani in tour tra i migliori bar dell’Abruzzo. Giannelli nella vignetta del Corriere disegna gli approfondimenti del campo largo con Conte che si scava una fossa sotto lo sguardo vigile di Schlein. Il Manifesto titola “Inciampo largo”, Libero definisce Conte e Schlein gli “autoaffondati”, sul Tempo Osho raffigura Schlein che dice addio a Conte in Basilicata e gli promette di stare un po’ insieme il primo maggio. Il Corriere, certo per inchiodare Repubblica alla sconfitta della sinistra, titola che “il voto scuote l’opposizione”. Giornale e Messaggero archiviano soddisfatti il voto abruzzese e preferiscono puntare sul fisco che ora concede rateazioni di dieci anni per pagare gli arretrati.

Il Fatto dedica la sua prima pagina a Biden, alla Ue e a Kjiv che bacchettano Bergoglio perchè vuole la resa dell’Ucraina. Zelensky convoca il Nunzio per chiedere spiegazioni, mentre molto opportunamente il Corriere dà spazio al segretario di Stato Parolin che esce dal suo prudente ritiro diplomatico per far sapere che prima dei negoziati invocati dal Papa Mosca deve cessare il fuoco. Una correzione forte della linea di Bergoglio, certamente concordata perchè anche Bergoglio deve essersi accorto di aver esagerato.

Nella sceneggiata continua della politica italiana da una parte e nelle sempre più preoccupanti notizie dall’estero, il rischio è che si perdono valutazioni e notizie che dicono molto di più sul cosiddetto paese reale. Ne prendiamo due, una positiva e una negativa, dal Sole 24 Ore: Marco Fortis documenta che nel 2023 il reddito procapite degli italiani è salito del 4,9 mentre quello di Francia e Spagna solo dello 0,1 per cento, mentre quello tedesco è diminuito dell’1 per cento. Piccola soddisfazione, anche se se si prende l’ultimo ventennio noi siamo rimasti dove eravamo e in Europa i redditi sono cresciuti di quasi il 30 per cento, e questo spiega il nostro carrello della spesa che si è impoverito. L’altra notizia è questa: l’anno scorso si sono contare 16 mila aggressioni a medici e infermieri, affatto poche se si considera che tanti operatori sanitari preferiscono non denunciare le intemperanze dei pazienti o delle loro famiglie.

Il governo non aveva evidentemente idea di quanti fossero gli anziani fragili e il relativo bonus rischia di costare 4 miliardi, e il Tesoro è preoccupato per i conti.

La prescrizione non è una condanna: Ferrara sul Foglio celebra “la vittoria dell’ovvio garantista” con la sentenza della Corte Costituzionale che lo stabilisce anche a proposito del processo ad Andreotti a Palermo istruito da Caselli.

Striano nel 2019 si occupava con i suoi accessi abusivi alle banche dati anche di Mincione e Torzi, i finanzieri o presunti tali che trafficavano intorno all’immobile che il Vaticano stava comprando a Londra.

Tiziano Renzi e i suoi sodali vengono assolti dopo 7 anni per l’affare Consip: il figlio Matteo vorrebbe le scuse poichè lo scandalo venne montato per minare il suo governo. Anche se non fecero nulla di illegale e sono stati assolti, va detto che Tiziano e i suoi amici fecero di tutto per farsi vedere con le mani in pasta.

Ultima tappa dei saggi di Confindustria a Napoli per sondare gli umori del Sud: Napoli, Benevento e Taranto vanno con Gozzi, Caserta con Garrone e il resto con Orsini. Si va, scrivono alcuni quotidiani, verso una finale a tre, con successivo ballottaggio tra i primi due.

Tim va ancora giù in Borsa, e ci deve essere qualcosa in più dei dubbi sul piano industriale. Repubblica addita le manovre dei fondi a Londra.

Ion ottiene il via libera del governo per acquisire Prelios, ora a Palenzona e Pignataro manca soltanto il si della Banca d’Italia per chiudere l’accordo.

Secondo il Messaggero, Margherita Agnelli torna in corsa per la Dicembre, la società che controlla l’impero oggi in mano ad Elkann.

Giuseppe Cavalli è il nuovo direttore generale dell’ex Ilva, risponde ai commissari. Lo scrive la Gazzetta del Mezzogiorno.

Compromesso al Teatro di Roma tra Comune, Regione e Ministero:  De  Fusco  resta  direttore  artistico,  ma  verrà affiancato da un Dg “manageriale”. Conferma per Ortombruna nuovo sovrintendente della Scala.

Sauro Pellerucci, l’imprenditore umbro delle Pagine Si, viene raccontato dal Corriere per via del suo libro sulle “storie positive”.

La Lazio perde in casa con l’Udinese e abbandona tutti i suoi sogni di gloria. Stasera il Napoli affronta il Barcellona in Champions.

Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Annunciata, temuta e infine confermata dai risultati abruzzesi, la crisi gialloverde emerge a destra e a sinistra con il magro e simmetrico 7 per cento conseguito da Lega e Movimento 5 stelle. È un raccolto insoddisfacente per Salvini, sorpassato da Tajani e Forza Italia. Specie dopo la campagna elettorale che l’ha visto impegnato giorno dopo giorno a battere il territorio e a distribuire promesse. Ed è la conferma che qualcosa non funziona più nel progetto di partito nazionale stretto attorno a “Salvini premier”. Con queste percentuali, se saranno confermate, il Capitano si avvia alle elezioni europee del 9 giugno con la prospettiva di prendere meno di un quarto dei voti di cinque anni fa. Ma anche per Conte, che aveva salutato come un miracolo il 15 per cento delle elezioni politiche del settembre 2022, quando i sondaggi descrivevano il Movimento avviato verso la scomparsa, si tratta di confrontarsi con il dimezzamento dei consensi e con una tendenza difficile da invertire. (Marcello Sorgi, La Stampa)

L’Abruzzo inguaia Salvini: ipotesi rimpasto nella Lega per placare gli scontenti. La Lega ha perso più di 6mila voti rispetto alle Politiche di un anno e mezzo fa, mentre cresce Forza Italia, il competitor interno alla coalizione. Ed è la seconda secchiata d’acqua fredda in due settimane, perché in Sardegna Salvini aveva già fatto i conti con la perdita di oltre 17mila voti. A leggere questi numeri, nel partito si fa fatica a nascondere l’agitazione: «Dovremo parlarne e vedere come correggere la rotta, prima che sia troppo tardi – ragiona un deputato di peso -. Qualcosa va fatto, questo è sicuro». A livello locale, poi, la percezione è quella della disfatta totale. Non solo per il risultato nelle urne, ma anche per lo stato di salute del progetto di una Lega nazionale. Dalla Sardegna all’Abruzzo, e via via nelle regioni del Centro e del Sud Italia, i referenti locali del Carroccio vedono un progetto morente. (Francesco Moscatelli, La Stampa)

La Lega cala, ma Salvini rivendica: noi bene, superato il Movimento. «Determinanti, vinte sei elezioni su sette». Però l’opposizione interna rialza la testa. (Marco Cremonesi, Corriere della Sera)

Conte e il crollo M5S: «Risultato modesto». Persi 75 mila elettori, malumori e dimissioni. Il confronto con le Politiche. Scontro sul rapporto col Pd. (Emanuele Buzzi, Corriere della Sera)

La sconfitta in Abruzzo agita il campo largo Prodi: “Dovete coltivarlo”. I dem trainano l’alleanza, M5S in calo, i centristi arrancano. Calenda: “Con candidati capaci non stiamo alla finestra”. Avs: “Basta discussioni”. Ma nelle altre Regioni al voto manca l’intesa. (Giovanna Casadio e Giovanna Vitale, Repubblica)

Meloni dopo la vittoria: conta più il campo coeso. Il bilancio della leader di FdI (che pranza con gli alleati) sul voto in Abruzzo. Il centrosinistra in difficoltà. La premier affida a un video sui social. le sue considerazioni e i complimenti a Marsilio. (Corriere della Sera)

Quel vento che cambia (ma poi non è cambiato): politici e parole imprudenti. La metafora a cui non sfugge quasi nessun leader. La frase di Schlein: «Avvertite Giorgia, il vento sta cambiando». La frase di Elly Schlein: «Avvertite Giorgia Meloni, il vento sta cambiando». (Roberto Gressi, Corriere della Sera)

Massimo Franco sul Corriere: Un campo largo troppo ambiguo per diventare. Le Regionali in Abruzzo, con il rafforzamento del Pd e il crollo del Movimento 5 Stelle, rilanciano la competizione tra le opposizioni anche sulle candidature alle prossime elezioni.

Nel centrodestra si inizia a osservare con una certa curiosità quel che sta accadendo dentro Forza Italia. Non serve più nemmeno il microscopio. Il partito di Antonio Tajani offre, a occhio nudo, segni di inaspettata vitalità: «Quasi tutti pensavamo che saremmo scomparsi nel giro di poco tempo, dopo la morte di Silvio Berlusconi», ammette un dirigente azzurro. Invece i forzisti prima tengono in Sardegna e poi crescono in Abruzzo, trovando nelle liste civiche un perno fondamentale per puntare al ruolo di secondo partito della coalizione. Due sorpassi su due. Anche perché la Lega continua a perdere consenso. (Federico Capurso, La Stampa)

Stefano Cappellini su Repubblica: Populisti gialloverdi sconfitti. In un confronto puro tra coalizioni al completo da una parte e dall’altra, a pagare il prezzo più alto sono le rispettive ali estreme.

«C’è spazio per noi tra FdI e Pd. Aperti ad altre forze di centro». Tajani: doppiata la Lega? No a lotte interne, ma alle Europee ognuno farà la sua corsa. (Paola Di Caro, Corriere della Sera)

Schlein non cambia la linea. Ma si teme per la tenuta del patto. I rischi che la débâcle M5S allontani Conte dal Pd. La minoranza interna: la guida spetta a noi. Alfieri (area Bonaccini): Elly comunichi le sue decisioni sulla corsa per le Europee. (M.T.M., Corriere della Sera)

Schlein: “Non demordo, batteremo Meloni. Se restiamo uniti ce la giochiamo”. Intervista alla segretaria Pd: “Si vince con un progetto e candidature credibili. Ho sentito Conte, abbiamo tanto su cui lavorare”. (Repubblica)

«Dossier, controlli sulle parole dei pm». Perugia, il faro del pg Sottani sulle audizioni all’Antimafia. Il caso Berlusconi: nel 2022 ricerche su di lui. (F. Fia., Corriere della Sera)

Il fastidio di Cantone dopo l’annuncio. Una mossa che suona come presa di distanza. Presunzione di innocenza già ribadita dal procuratore. I pm hanno chiesto «tutela» al Csm. Che non ha ancora detto quando li sentirà. (Giovanni Bianconi, Corriere della Sera)

Consip, assolti Tiziano Renzi e Lotti Il leader di Iv: «Qualcuno si scusa?». L’ex ministro: è la fine di un incubo. Scagionato anche il generale Saltalamacchia. Assoluzione anche per Italo Bocchino e l’imprenditore Alfredo Romeo. (Fulvio Fiano, Corriere della Sera)

Fisco a rate, si può pagare in 120 mesi E le cartelle si cancellano dopo 5 anni. I piani di dilazione per i contribuenti diventano più lunghi: dall’anno prossimo si potranno pagare i debiti con il fisco in 84 tranche (pari a sette anni) che diventano 120 (10 anni) per chi “dimostra” di avere problemi economici. «Il governo continuerà a lottare contro i furbetti, mentre c’è tutta la volontà di aiutare chi vuole pagare ma è impossibilitato a saldare per intero il proprio debito con il fisco», sostiene il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, al termine del Consiglio dei ministri che ieri ha approvato il decreto legislativo sulla riscossione, nuovo tassello che si inserisce nel quadro della delega fiscale. Ancora una volta, però, il governo di Giorgia Meloni confeziona un pacchetto di misure che asseconda chi le tasse non le paga o comunque lo fa in ritardo, visto che la normativa attuale fissa già un piano di rateizzazione massimo di 72 mensilità (sei anni). (Luca Monticelli, La Stampa)

L’attuazione della riforma fiscale è a metà strada. Ecco tutti i decreti approvati fin qui in via definitiva dal governo, compreso quello deliberato oggi dal cdm sul riordino del sistema nazionale della riscossione, pensato per velocizzare l’invio delle cartelle esattoriali, ridurre i debiti all’interno del magazzino fiscale e concedere più tempo per pagare i debiti se ci si trova in una situazione di difficoltà economica momentanea. Essendo uno dei primi provvedimenti ad essere stato vagliato siamo arrivati già in fase di applicazione. Con il provvedimento del 28 febbraio l’Agenzia delle entrate ha infatti approvato, insieme a 175 Isa, il modello per la comunicazione dei dati fiscali per il 2024 e il 2025 (Cpb). Questo strumento è destinato ai contribuenti di minori dimensioni, ai titolari di reddito di imprese e ai lavoratori autonomi. Ricordiamo che possono presentare richiesta anche tutti quei contribuenti che presentano Isa sotto l’8. Prima era usato solo dalle grandi imprese. L’Agenzia delle entrate metterà a disposizione dei contribuenti o dei loro intermediari, dei programmi informatici ad hoc per l’acquisizione dei dati necessari per l’elaborazione della proposta di concordato, per stabilire le imposte dovute nei successivi due anni fiscali. Si ha tempo fino al 15 ottobre per aderire all’offerta fatta dal Fisco e il reddito aggiuntivo incassato non sarà soggetto ad un extra tassazione nel caso in cui non sia superiore al 50%. L’adesione non mette al riparo da controlli e dal presentare le classiche dichiarazioni fiscali. Pena la decadenza dal concordato. (Giorgia Pacione Di Bello, La Verità)

«Con la crisi di Suez sono a rischio 154 miliardi di scambi con la Cina». Gli attacchi Houthi nel Mar Rosso e la crisi del canale di Suez saranno al centro dell’intervento che Guido Grimaldi, presidente di Alis (l’associazione logistica dell’intermodalità sostenibile), svolgerà oggi alla Fiera di Verona nella giornata inaugurale di Let Expo, la più grande rassegna del trasporto e della logistica sostenibili in calendario fino a venerdì 15 marzo. Il sistema Alis rappresenta 2.300 soci, 260mila lavoratori e 81 miliardi di euro di fatturato aggregato. Dice Grimaldi: «Il settore della logistica si trova di fronte a cambiamenti epocali causati soprattutto da tensioni internazionali, come la crisi del Mar Rosso che minaccia i flussi commerciali mondiali. Consideriamo ad esempio che gli scambi Italia-Cina corrispondono a 154 miliardi di euro, pari al 40% del totale dell’import-export che passa per il canale di Suez». (Marco Morino, Il Sole 24 Ore)

«Capitali, avanti con l’unione per aiutare le imprese europee». Il presidente: il paracadute del Mes? Dobbiamo discuterne. I cittadini americani usano i loro risparmi in modo diverso, contribuendo al valore delle loro aziende e alla crescita della loro economia. Per i Paesi con alto debito il nuovo quadro fiscale richiederà un percorso di riduzione graduale, molte parti del nostro futuro avranno bisogno di investimenti. (Francesca Basso, Corriere della Sera)

«Italia e Germania sono economie forti. Ma servono riforme». Von zur Mühlen (Deutsche Bank): primi due mercati Ue. (Andrea Rinaldi, Corriere della Sera)

Tim ancora nel mirino in Borsa Se non cede la rete il debito sale. Telecom torna in Borsa ai livelli del giovedì nero, chiudendo esattamente a 21,18 centesimi (-4,59% da venerdì e -23,8% da mercoledì), tra scambi che hanno interessato il 7,6% del capitale e portato i volumi complessivi delle ultime tre sedute a superare il 30% del capitale. Niente in avvio di seduta lasciava presagire l’ulteriore bufera che si è scatenata sul titolo. Anzi, Telecom aveva aperto appena sotto i 23 centesimi, aggiustando il tiro sul miliardo di debito in più per quest’anno che gli analisti non avevano previsto. Alle 10 in punto di ieri, quasi fosse suonata la sveglia, si sono rotti però gli argini e il titolo ha iniziato a precipitare, riportando una perdita di 10 punti percentuali nel giro di un’ora fino a toccare il fondo a 20 centesimi. Anche questa volta il tracollo è stato accompagnato da un’impennata di scambi (i veda il grafico a fianco). È servita a poco anche la mossa dell’ad di Tim, Pietro Labriola, che alle 10,45 si è comprato 500mila azioni a 20,36 centesimi, per un controvalore di 101.800 euro. (Antonella Olivieri, Il Sole 24 Ore)

Tim ancora giù, spunta la pista inglese. L’enorme volume di scambi (da giovedì scorso passato di mano il 30% del capitale) infonde sempre più la sensazione che sul titolo stiano manovrando forze che prescindono dalla bontà del piano. La Consob sta indagando senza escludere nessuna ipotesi. Eppure la giornata di ieri ha consegnato nuovi indizi: dopo un’apertura in positivo, il titolo si è improvvisamente inabissato con l’apertura della Borsa di Londra, alle 10 italiane. Possibile, quindi, che chi sta manovrando sul titolo inserisca i suoi ordini dalla city. Ragionando per ipotesi, oltre a fondi speculativi e al primo socio Vivendi, che avversa la vendita della rete a Kkr, ci potrebbero essere altri ad avere un qualche interesse a screditare l’attuale management. Ed è per questo che, nelle ultime ore, all’interno delle sale operative si fa strada la suggestiva ipotesi che possa avere avuto un ruolo nella partita Merlyn Partners, che di base è a Londra ed è guidata dall’ex Jp Morgan Alessandro Barnaba. (Marcello Astorri, Il Giornale)

La vittoria degli editori su Meta. «Indennizzi per l’uso dei contenuti». Il Consiglio di Stato sull’equo compenso. La Fieg: il regolamento Agcom torna efficace. (Andrea Ducci, Corriere della Sera)

Equo compenso, punto agli editori. “I giganti del web devono trattare”. I giudici di palazzo Spada accolgono il ricorso di AgCom: si torna a negoziare. Riffeser Monti sull’equo compenso: “Verranno al tavolo anche le piattaforme più riottose”. Intervista al presidente degli editori della Fieg: “Con alcune, gli editori hanno già siglato accordi. Con altre riprenderemo il dialogo anche grazie alla decisione del Consiglio di Stato”. (Aldo Fontanarosa, Repubblica)

Gig economy, Grecia ed Estonia ci ripensano: raggiunto l’accordo. La relatrice Gualmini: “Un accordo storico, siamo i primi a regolare gli algoritmi nelle piattaforme di lavoro”. Ad aprile, nell’ultima plenaria del Parlamento Europeo prima del voto di giugno, il via libero definitivo. (Rosaria Amato, Repubblica)

Cairo: imprenditori eroi del Paese «La7, raggiunti risultati straordinari». La tappa del road show del gruppo in Piazza Affari: tv ed editoria, continueremo a investire. (Paola Pica, Corriere della Sera)

Gli altri temi del giorno

Truppe Nato in Ucraina. In Ucraina ci sono militari di Paesi Nato? Secondo Radoslaw Sikorski le cose starebbero così. Ma il ministro degli Esteri polacco – riporta Sky News – si è tenuto piuttosto sul vago: non ha detto a quali Paesi apparterrebbero questi soldati né che funzione svolgerebbero in Ucraina. «Non potevano più nasconderlo», ha commentato a Ria Novosti la portavoce della diplomazia russa, Maria Zakharova. Il Cremlino tuttavia non sembra parlare di soldati della Nato in prima linea, quanto piuttosto di presunti «consiglieri» militari «e simili». E il segretario generale dell’Alleanza atlantica è tornato a escludere l’invio di proprie truppe nell’Ucraina invasa: «La Nato non ha intenzione di mandare truppe in Ucraina, la Nato non è parte del conflitto né lo sono gli alleati della Nato», ha assicurato Jens Stoltenberg in un’intervista alla Reuters. (Giuseppe Agliastro, La Stampa)

Europa e Stati Uniti contro il Papa. Kiev richiama il nunzio apostolico. Né l’Ucraina, né l’Unione europea sventoleranno “bandiera bianca” in direzione Mosca. Vorrebbe vederla invece garrire il Papa, che ha invitato ad avere “il coraggio del negoziato” per far finire un conflitto che alimenta morte e distruzione dal febbraio 2022. Per le parole di Francesco il nunzio apostolico Visvaldas Kulbokas è stato convocato ieri dal ministero degli Esteri di Kiev: “L’Ucraina è delusa dalle parole del Pontefice sulla ‘bandiera bianca’ e sulla necessità di mostrare coraggio e negoziare con l’aggressore”. “La nostra bandiera è gialla e blu”: così alla Santa Sede il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba. La guerra intanto va avanti ed è stato proprio Sikorski ieri a confermare che “personale militare della Nato è già presente in Ucraina”. Non ha rivelato quali governi hanno aderito agli invii: “Contrariamente ad altri politici, non li elencherò”. Il Cremlino, all’alba delle prossime urne del 15-17 marzo che assicureranno a Putin il quinto mandato, ha risposto con uno stranamente flemmatico “sapevamo già”; “è impossibile nasconderlo” ha detto la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova al quotidiano Izvestia. (Michela Iaccarino, Il Fatto Quotidiano)

«La prima condizione per la pace è mettere fine all’aggressione».  Parolin  spiega  le  parole  del  Papa  sul

conflitto: ovvio che tocchi a Mosca il primo passo. La volontà umana che ha causato questa tragedia ha la responsabilità di mettervi fine. (Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera)

E a Kiev il governo convoca il nunzio del Vaticano Raid su Odessa e Kharkiv. Critiche a Francesco anche da Berlino: «Formule infelici». I portavoce di Biden ribadiscono che per la pace serve il ritiro delle truppe russe. (Lorenzo Cremonesi, Corriere della Sera)

Gaza, colpito il bunker di Hamas. Israele: forse ucciso il numero tre Netanyahu: siamo stati noi a eliminare Al Arouri a Beirut. Piano Usa per una tregua «breve». L’intelligence israeliana sta verificando se Marwan Issa è tra gli uccisi in un raid ieri. Washington sta ancora cercando la via per una pausa nel conflitto per il Ramadan. (Davide Frattini, Corriere della Sera)

Ramadan di fame e guerra. Biden: «Basta civili morti». L’inizio del Ramadan è segnato da fame e guerra. I bambini morti di fame a Gaza sono 27, denuncia il New York Times che ha pubblicato in prima pagina la foto del primo bambino morto di fame. Continuano le bombe. Almeno 67 palestinesi sono stati uccisi ieri nel primo giorno del Ramadan. Nonostante le parole di Biden che ha attaccato Netanyahu per le troppe vittime civili a Gaza, dopo oltre 31 mila morti e ha chiesto a Israele di rimandare l’attacco a Rafah. La tensione tra Israele e Hamas rimane alta: il ministro della Difesa Yoav Gallant parla di «attacchi e successi persistenti», alludendo all’uccisione in un raid aereo del numero due di Hamas a Gaza, Marwan Issa, il comandante militare più alto in grado tra i miliziani ucciso dall’inizio della guerra. L’Egitto intanto intensifica, per il Ramadan, il lancio di aiuti su Gaza. (Il Sole 24 Ore)

L’Aquila, indagini sulla cellula dei palestinesi: “Volevano colpire Italia e Israele”. Erano in Abruzzo da anni: tre arresti. La Polizia interviene dopo dopo le intercettazioni: “L’unità è pronta, saremo i prossimi”. (Giuliano Foschini e Fabio Tonacci, Repubblica)

Trump, spuntano lodi a Hitler (e il tycoon insulta Biden). Il presidente: più tasse sui ricchi. Presentato il budget da 7.300 miliardi di dollari al Congresso. The Donald ha anche attaccato il presentatore dei premi, che gli ha risposto in diretta. (Viviana Mazza, Corriere della Sera)

Kate, il caso della foto e le scuse reali «L’ho ritoccata io, un esperimento». L’immagine era stata ritirata dalle agenzie. E a Londra va in crisi la fiducia nella monarchia. (Luigi Ippolito, Corriere della Sera)

“Non può aver fatto tutto da sola” Caccia al colpevole della débâcle. Tradita la regola della regina Elisabetta: “Mai lamentarsi, mai spiegare”. E l’incidente rischia di minare la credibilità della futura sovrana. (A. Gu., Repubblica)

Boom sovranista, ma Lisbona resiste “Non vogliamo estremisti al governo”. I conservatori vincono ma senza maggioranza La sinistra: “Vi daremo il via libera”. (Benedetta Perilli, Repubblica)

“Oppenheimer”. La rivincita degli studios sullo streaming Anche se l’Italia è uscita a mani vuote la cerimonia degli Academy ha segnato un cambio di passo. (Antonio Monda, Repubblica)

Natalia Aspesi su Repubblica: Oscar 2024, il ritorno del maschio. Dopo le sette statuette a “Oppenheimer”, le signore, stremate, si chiedono se questa specie di vendetta maschia porterà a qualche cambiamento anche nella vita.

Il Corriere intervista Francesca Bardelli Nonino, gestisce la comunicazione web della distilleria di famiglia: «Mia nonna è stata la prima influencer: mi ispiro a lei».

Gli Anniversari

515ac, completato il tempio di Gerusalemme
1171, comincia la guerra tra Venezia e Bisanzio
1610, Galileo pubblica il trattato Sidereus Nuncius
1909, Palermo: Joe Petrosino ucciso dalla mafia
1913, al via la fondazione di Canberra
1922, prima Giornata della donna in Italia
1923, nasce la pellicola sonora
1930, Gandhi: marcia contro la tassa sul sale
1938, Hitler entra in Austria per la riunificazione
1939, Pio XII s’insedia in Vaticano
1947, dottrina Truman contro il comunismo
1961, sondaggio in Italia: JFK marito ideale
1968, Mauritius ottiene l’indipendenza
1969, a Londra di sposa John McCartney
1973, nasce il serpente monetario
1974, Wonder Woman debutta in tv
1977, Torino: Prima Linea uccide il brigadiere Ciotta
1979, Cina: primo inserto pubblicitario in tv
1979, Torino: sei detenuti evadono dal carcere
1985, deficit: Nixon rinuncia alla scorta
1992, Palermo: la mafia uccida Salvo Lima
1999, Polonia Ungheria e Repubblica Ceca nella Nato
2000, Genova: concerto per De André al Carlo Felice
2001, due statue di Buddha distrutte in Afghanistan
2003, Belgrado: assassinato il premier Serbo
2004, piazza Fontana: gli imputati assolti in appello
2007, vallettopoli: arrestato Fabrizio Corona
2013, conclave per il successore di Benedetto XVI

Nati oggi

1812, Giuseppe Palizzi
1863, Gabriele D’Annunzio
1921, Gianni Agnelli
1922, Jack Kerouac
1926, Giuseppe Del Barone
1936, Pietro Barcellona
1946, Liza Minnelli
1947, Carmine Nardone
1961, Mimosa Martini
1964, Francesco Piccolo
1969, Beppe Fiorello
1975, Victoria Cabello

Si festeggia San Massimiliano

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