“Hanno infangato l’acqua, per farla sembrare profonda” (Friedrich Nietzsche)
L’Iran attaccherà Israele? Lo farà solo su obiettivi militari secondo la “campagna limitata” che si augura Biden? E cosa farà la portaerei Eisenhower che è arrivata nel Mar Rosso? L’allarme Usa è stato lanciato già da diversi giorni, di nuovo c’è che Hezbollah ha cominciato a spedire missili e che i paesi europei vietano viaggi in Medio Oriente. Tel Aviv ha attivato lo scudo antimissili e il mondo va avanti come se tutto fosse come una volta, prima dell’aggressione russa all’Ucraina e dell’attacco di Hamas il 7 ottobre ad Israele. Giulio Tremonti sul Corriere giustamente scrive che proprio di questi tempi le Borse segnano record che sono “asimmetrici” con le guerre. Angelo Panebianco sul Corriere spiega l’indecisione dell’America Tra Biden e Trump sull’Ucraina e “il dubbio tra l’uovo o la gallina. Decidere o rinviare: il dilemma delle democrazie di fronte alle grandi scelte del nostro tempo. Preferire un uovo oggi è ciò che facciamo tutti nella nostra vita quotidiana. Solo qualche asceta sceglie il differimento del piacere. Chi biasima i governi della Ue per la loro prudenza non considera che quei governi rispondono a opinioni pubbliche nazionali le quali, nelle loro componenti maggioritarie, non sembrano avere compreso la gravità del momento”.
Corriere e Repubblica, i due giornali tradizionalmente più attenti alle questioni internazionali dedicano alla non secondaria faccenda la loro apertura, gli altri pensano a trovare qualche lettore occupandosi delle cose di casa nostra: La Stampa dà spazio a Meloni che è contraria all’utero in affitto, il Messaggero si occupa del Pnrr le cui fatture i comuni devono pagare entro 30 giorni, il Fatto della premier e Nordio contestati in Europa per l’eliminazione della cosiddetta legge spazzacorrotti e dell’abuso di ufficio.
I quotidiani di destra attaccano sulle case che devono diventare green entro il 2032 (infatti Italia e Ungheria hanno votato contro al Consiglio europeo), Pichetto Fratin dice che bisogna farlo entro il 2050. Sui costi i quotidiani sono indecisi: servono 60 o 80 mila euro per ciascuna dei due o cinque milioni di abitazioni interessate all’adeguamento energetico, e sarebbe un salasso, oppure ci sono i fondi europei come scrive Repubblica? I giornali non hanno le idee chiare.
La tragedia della centrale di Suviana, secondo Repubblica è attribuibile cortocircuito, errore umano o guasto meccanico. E’ stato trovato il corpo della settima vittima. Il ministro Calderone dice a La Stampa che “in Italia manca la cultura del lavoro”, cosa abbastanza temeraria, e che ci vuole più prevenzione che sanzione (cosa di buon senso). Porro sul Giornale bacchetta il Cardinale Zuppi, che ieri aveva attaccato su La Stampa con toni a sinistra della Cgil, con argomenti condivisibili.
Sergio Mattarella cerca di ristabilire il buon senso nelle Università: si al dissenso ma ci sono dei temi sui quali non si può proprio fare come si vuole, è sbagliato boicottare gli atenei israeliani.
Giorgetti (è l’apertura del Sole) spalma i costi del a Superbonus in 10 anni.
Del Debbio su Libero calcola in 667 miliardi il valore dell’export italiano ne, 2023 e attribuisce alle imprese il merito di aver tenuto il Pil in crescita più di Francia e Germania.
Lo scandalo del Pd pugliese resta dov’è e giustamente Stefano Folli su Repubblica sottolinea il problema di Schlein, aggravato dal Fatto che Emiliano si preoccupa di dialogare più con Conte che con lei. Sul Corriere del Mezzogiorno parla anche il presidente di Confindustria Puglia, Fontana, il quale sostanzialmente dice che bisogna eliminare le mele marce e salvare il cesto. Poi c’è il colore della corruzione, con le telefonate tra i fratelli Pisicchio. La Verità “scopre” che dietro Emiliano c’è sempre la longa manus di D’Alema.
Salvini festeggia con Bossi, che vuole cacciarlo, i 40 anni della Lega, mentre Tajani le insidia i voti al Nord.
Torino sciopera contro Stellantis e gli Elkann, dodicimila operai in corteo, ma la città secondo le cronache è “distratta”.
Niente a che vedere con l’ormai mitica marcia dei quarantamila tra operai e quadri che ristabilirono il controllo dei capi reparto in fabbrica dopo i turbolenti anni Settanta e gli attentati delle Br. Oggi la produzione Stellantis la porta all’estero, in Italia produce appena 600 mila vetture, Urso ne vorrebbe un milione.
La Stampa scrive del rinnovo delle nomine pubbliche e sostiene che Ferraris lascerà le Ferrovie per Netco, mentre è incerti il destino di Scannapieco a Cdp, che potrebbe anche restare. Il Sole dedica a Ferraris due pagine di intervista sui risultati 2023.
Il Foglio racconta tutti i movimenti di dirigenti al ministero del Made in Italy guidato da Adolfo Urso, con un giudizio poco lusinghiero sul ministro stesso.
Bocconi e Sapienza fanno il pieno dei propri laureati nei Cda delle società quotate. La Luiss è all’ottavo o al decimo posto nelle due classifiche.
L’assemblea di UniCredit conferma Orcel e Padoan, che promettono di crescere in Europa.
Angelucci pagherebbe, secondo il Fatto, appena 7 milioni (la metà,in cambio merce con la pubblicità dell’Eni ai suoi giornali nei prossimi tre anni). Ma intanto l’operazione sembra bloccata.
Sinner batte Rune e va in semifinale a Montecarlo contro Tsitspas.
Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Israele aspetta l’attacco. Biden all’Iran: «Non fatelo». Il quando è «imminente», il quanto è un centinaio di droni accompagnati da decine di missili. Gli Stati Uniti: minaccia reale e probabile, la portaerei Eisenhower nel Mar Rosso Netanyahu riunisce il consiglio di guerra, Khamenei ribadisce: il nemico va punito. Hezbollah lancia 40 razzi in Galilea. «Sappiamo che gli iraniani vogliono colpire a breve. Il mio messaggio è: non fatelo. Siamo decisi a difendere il nostro alleato», ribadisce nella notte il presidente Joe Biden. (Davide Frattini, Corriere della Sera)
L’Iran sarebbe pronta ad attaccare. Israele a rispondere. Fonti diplomatiche sentite dal Wall Street Journal, poi confermate dalla Cbs, dai media israeliani e dallo stesso presidente Usa Joe Biden hanno lanciato ieri l’allarme su un possibile attacco al nord o al sud di Israele da parte dell’Iran, forse oggi stesso, con il lancio di più di 100 droni e decine di missili. Alcuni social media vicini alla Guardia rivoluzionaria iraniana – ha riferito il Wsj – hanno postato video con simulazioni di attacchi all’aeroporto israeliano di Haifa o al centro di ricerca nucleare di Dimona al sud del Paese – già oggetto di tentativo di attacco in passato da parte di Hamas nel 2012 e nel 2014, della Siria nel 2012 – dove probabilmente è preparato il materiale fissile delle bombe atomiche israeliane (il cui numero è ignoto: le stime arrivano fino a 400 testate, tra ordigni a fissione e fusione). In passato si era parlato di attacchi agli impianti elettrici e di desalinizzazione. (Il Sole 24 Ore)
Israele tra paura e fatalismo l’attesa della vendetta iraniana. Diverse le ipotesi: uno sciame di droni e missili, un attentato a una sede diplomatica o un colpo diretto a una base militare La raccomandazione dell’esercito: “Restate vigili. La nostra contraerea è tra le migliori al mondo, ma non è infallibile”. (Fabio Tonacci, Repubblica)
«Gli ayatollah vogliono reagire. Ma non compiranno passi irreversibili verso l’escalation». Vali Nasr: «Delicata la posizione americana». (Viviana Mazza, Corriere della Sera)
Enrico Franceschini su Repubblica: Israele-Iran, i veri nemici. La guerra nella Striscia tra le forze dello Stato ebraico e i jihadisti di Hamas è solo un fronte di questo più ampio conflitto.
Case green, via libera dell’Europa. Italia e Ungheria votano contro. Due anni per adeguarsi. Giorgetti: chi paga? Superbonus, l’ipotesi di detrazioni su 10 anni. (Francesca Basso, Corriere della Sera)
Case green. Via libera al grande disegno Ue per azzerare le emissioni di gas serra degli edifici al 2050 La Lega: “Ci batteremo, a giugno si volta pagina”. Le opposizioni: “Triste spettacolo”. (Giuseppe Colombo, Repubblica)
Case green, ok finale: due anni di tempo per la tabella di marcia. L’Ecofin ha dato il via libera alla direttiva case green (la Energy performance of buildings directive: Epbd) con due no che hanno fatto rumore. Italia e Ungheria hanno, infatti, votato contro la proposta che è stata approvata a marzo dal Parlamento europeo. Nel tentativo di rendere meno stringenti gli obiettivi da raggiungere per centrare il recupero di efficienza energetica che dovrà portare entro il 2050 a centrare le emissioni zero per gli immobili, quella versione della Epbd era stata molto ammorbidita rispetto alle prime ipotesi. Ma nonostante questo non è bastato a convincere i Paesi più riluttanti, perché oltre al voto contrario di Italia e Ungheria vanno segnalate le astensioni di Repubblica Ceca, Croazia, Polonia e Slovacchia. Dopo l’approvazione dell’Ecofin, adesso, il testo diventa definitivo e si appresta a essere pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» dell’Unione europea. A questo punto scatteranno i due anni di tempo per il recepimento. In questo lasso temporale i Paesi membri, tra cui l’Italia, dovranno presentare i loro piani di ristrutturazione del parco edilizio residenziale. (Giuseppe Latour e Giovanni Parente, Il Sole 24 Ore)
Il salasso per i proprietari: fino a 60mila euro a testa. Secondo le stime della Commissione europea saranno necessari 275 miliardi di euro di investimenti annui per l’efficientamento del patrimonio immobiliare, 152 miliardi di euro all’anno in più rispetto alle risorse attuali. L’Italia ha già l’esempio del super bonus che ha avuto un costo di circa 135 miliardi di euro con un impatto drammatico sui conti pubblici e difficilmente sarà possibile destinare nei prossimi anni cifre analoghe per coprire i costi degli interventi necessari per rispettare la direttiva sulla casa. Il rischio è quindi che gran parte dei costi ricadranno sulle spalle dei cittadini mettendo in difficoltà i ceti più deboli che non possono permettersi l’efficientamento. Almeno il 55% della riduzione energetica sarà infatti ottenuta attraverso la ristrutturazione degli edifici più deteriorati che rappresentano il 43% degli edifici. Sebbene nel testo si dica che gli Stati membri dovranno realizzare misure di assistenza tecnica e di sostegno finanziario con particolare attenzione alle famiglie vulnerabili, non sono esplicitate le misure che verranno adottare in tal senso nemmeno a livello comunitario. (Francesco Giubilei, Il Giornale)
Pichetto: servono soldi e tempo, è il 2050 la scadenza più realistici. Il ministro dell’Ambiente: incentivi più mirati. Potenzialmente, gli interessati dalla direttiva sono milioni. Faremo quello che sarà possibile. (Mario Sensini, Corriere della Sera)
Attesa a fine mese l’ultima plenaria del Parlamento Ue. La norma sugli imballaggi, negativa per le imprese, può cambiare. In discussione anche le revisioni della Pac, gli accordi con la Cina e la moneta elettronica. Dal 22 al 25 aprile si terrà la prossima plenaria all’Europarlamento. Sarà l’ultima seduta con questo assetto prima del voto di giugno. Quindi sarà anche l’ultima occasione per innescare qualche mina green – e non solo – sotto le fondamenta su cui dovrà costruire il programma la nuova maggioranza che uscirà dalle elezioni europee. Quali saranno i provvedimenti che potrebbero rendere più accidentato il futuro terreno di gioco? E quali le partite da chiudere prima dell’arrivo dei nuovi inquilini a Strasburgo? Scorrendo il fittissimo elenco che compone l’ordine del giorno delle quattro sessioni di fine aprile saltano già fuori alcuni punti caldi. Le mine innescate lasciate in eredità al prossimo Europarlamento potrebbero però riguardare anche altri temi. In agenda per la sessione di giovedì 25 aprile c’è, infatti, anche la proposta di Iuliu Winkler (Ppe) sugli accordi con la Cina dopo la modifica delle concessioni su tutti i contingenti tariffari inclusi nell’elenco della Ue a seguito del recesso del Regno Unito dall’Unione europea. Mentre, guardando l’ordine del giorno di giovedì 23, si discuterà il report di Ondřej Kovarik del gruppo Renew Europe sui servizi di pagamento e quelli di moneta elettronica. Altri tema assai sensibile. (Camilla Conti, La Verità)
Massimo Giannini su Repubblica: Case Green, sul clima la sinistra rischia grosso. Invece di contestare l’Europa, la destra italiana dovrebbe ringraziarla. Governo e maggioranza hanno un’altra arma da usare nella battaglia elettorale in vista del voto del 9 giugno.
«Alfonso mi serve lì per 5 anni». Il «sistema» nell’inchiesta di Bari. Enzo Pisicchio parla al telefono del fratello alla Regione: così possiamo chiudere la carriera. Il faccendiere: se siamo fuori non contiamo niente. Al Comune non puoi chiedere più nulla. (Giovanni Bianconi, Corriere della Sera)
«Sì a un netto cambio di passo». Emiliano «cede» a Schlein. La leader del Pd: alla gente serve un concreto rinnovamento, non una mera sostituzione. Le aperture nei 5 Stelle Il capogruppo Silvestri: il percorso in Puglia si può riprendere. (Alessandra Arachi, Corriere della Sera)
«Io credo nell’alleanza. Ma da Conte non accetto lezioni di moralità». Il sindaco Ricci: con le polemiche tra noi si avvantaggia Meloni. Emiliano dice: «Faremo tutto quello che dice Conte»…Fare della Puglia una questione nazionale per lo 0,5 per cento in più alle Europee è inaccettabile. (Maria Teresa Meli, Corriere della Sera)
Per Bari è caccia al terzo nome, cresce il disagio dei militanti dem: “Siamo sotto lo schiaffo dei 5S”. Vendola fiducioso sulla candidatura comune. La base Pd insofferente attacca: “Basta altruismo”. (Davide Carlucci, Corriere della Sera)
Beppe Sala: “La sinistra la smetta con la superiorità morale, per vincere serve il centro. Sì a intese con i 5 Stelle, ma lo slogan campo largo porta male”. Il sindaco di Milano: “Mi chiedo perché Renzi e Calenda che vogliono attrarre i moderati lo sono così poco”. Il mio futuro: “Mi piacerebbe continuare con l’impegno politico”. (Francesco Manacorda, Repubblica)
«Utero in affitto disumano» Natalità, le accuse di Meloni. La premier: no al mito della decrescita felice, la colpa è dei cattivi maestri. (Monica Guerzoni, Corriere della Sera)
I quarant’anni della saga padana e la sete di vendetta del Senatur. Come abbia potuto, Salvini, nel giro di cinque soli anni, mangiarsi un patrimonio di più del 34 per cento – secondo solo a Renzi che è precipitato anche più velocemente -, pur essendo stato due volte al governo a distanza ravvicinata, si spiega con un solo motivo: Meloni. Se Salvini non avesse incontrato sulla sua strada una leader più determinata di lui, e se non fosse stato costretto – dalla parte nordista della Lega – a entrare nel governo Draghi, lasciando all’attuale premier il vantaggio di restare sola all’opposizione, oggi forse il Capitano starebbe un po’ meglio. Sebbene qualche errore irrimediabile se lo porti sulla coscienza: ad esempio il colpo di testa – qualcuno dice un’ubriacatura di mojito al Papeete, uno stabilimenti balneare dove s’era messo a fare il disc-jockey quell’estate – fece saltare il governo gialloverde Conte I nell’estate 2019, ritrovandosi all’opposizione del Conte II giallorosso. Anche la breve parentesi da ministro dell’Interno, quando bloccava le navi cariche di migranti fuori dei porti o andava a citofonare nelle case in cerca di spacciatori di droga non è stata delle più felici, oltre a essergli costata qualche strascico giudiziario. Era un modo ridicolo di interpretare il suo ruolo nelle istituzioni. Che lo ha messo in conflitto con leader europei come Macron e Sanchez. E ha destato qualche perplessità perfino nella sua alleata di ferro Marine Le Pen, candidata forte alle prossime elezioni presidenziali francesi. (Marcello Sorgi, La Stampa)
Stellantis, 12 mila in piazza per difendere Mirafiori. La manifestazione dei lavoratori. Dalla politica all’Arcidiocesi, l’appoggio della città. (Bianca Carretto, Corriere della Sera)
Le imprese a Stellantis “Investa su Mirafiori”. Oggi gli operai in piazza. Industrie, artigiani, commercianti e coltivatori uniti in coro: “Il distretto dell’auto va rilanciato”. Dalle 9 in piazza Statuto la manifestazione dei sindacati, attesi anche i rappresentati dei quadri. (Repubblica)
Le imprese non trovano manodopera, salgono a 2,5 milioni le richieste insoddisfatte. Il caso della metallurgia bresciana. Nel turismo e nei servizi le maggiori carenze. A Brescia tasso di disoccupazione ai minimi ma mancano operai specializzati. L’iniziativa Metal 5.0 per avvicinare i giovani ai mestieri della fabbrica. (Giovanni Pons, Repubblica)
Gli altri temi del giorno
Meloni dichiara guerra al declino demografico ma si ferma agli slogan. La premier: “2,5 miliardi di investimenti per la famiglia” ma il bilancio degli interventi è in rosso, tra bonus, una tantum e promesse mancate. (Valentina Conte, Repubblica)
La sfida della natalità secondo Meloni. “I figli non sono un prodotto da banco”. La strada indicata dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e da tutto il suo governo alle donne italiane è unica: chi può avere figli si cerchi un uomo, chi non può si metta l’anima in pace. È il messaggio che arriva dalla conferenza “Per un’Europa giovane. Transizione demografica, ambiente, futuro” alla quale ha partecipato mezzo governo per confermare l’impegno dell’esecutivo sulla natalità, che viene considerata da Giorgia Meloni il problema principale, senza il quale «tutto il resto che cerchiamo di portare a casa può servire al massimo a “svangare” i prossimi mesi o una legislatura» perché «ne va del nostro futuro, che senza figli semplicemente non esiste». Giorgia Meloni attacca i teorici della decrescita felice, un movimento che, per la verità, coinvolge il processo produttivo e l’economia capitalista ma che il mondo cattolico e la destra conservatrice preferiscono immaginare che sia esteso anche alla natalità. «La decrescita non è mai felice – avverte la presidente del Consiglio – e, se la applichi alla natalità e alla demografia, rischia di compromettere qualsiasi futuro possibile, di compromettere le fondamenta su cui si regge il nostro welfare». (Flavia Amabile, La Stampa)
La premier parla di “cattivi maestri” ma il governo non fa nulla per la famiglia. Molte donne vorrebbero avere un figlio in più, ma non se lo possono permettere senza mettere a rischio non solo il loro lavoro, ma il benessere della famiglia, in un Paese in cui le famiglie numerose sono fortemente a rischio di povertà e la povertà ha un’incidenza molto elevata tra i bambini e adolescenti. Un governo che vuole essere amichevole nei confronti di chi desidera diventare genitore dovrebbe prendere atto di queste difficoltà e ingiuste penalizzazioni per intervenire in modo puntuale ed efficace, non denunciare come ideologici, se non cattivi maestri, chi le analizza e sottopone all’attenzione pubblica. Al di là dell’auto- definizione di primo governo amico della famiglia e della natalità, non mi sembra invece di vedere azioni non puramente simboliche in questa direzione. La decontribuzione non solo riguarda la platea ristretta di madri lavoratrici dipendenti a tempo indeterminato che hanno almeno tre figli, non costituendo nessun incentivo per chi deve farne ancora uno ed escludendo proprio le lavoratrici più fragili, che faticano a costruirsi una storia contributiva tale da garantire una pensione decente. È anche vanificato dal meccanismo delle aliquote fiscali. Il bonus nido per definizione esclude chi non ha accesso ad un nido, perché non c’è. Va, inoltre, ricordato che il governo ha sostanzialmente abbassato l’obiettivo di incremento di questo servizio originariamente presente nel Pnr. (Chiara Saraceno, La Stampa)
Migranti, la storia assurda di Michel Ivo Ceresoli: “Io italiano con la pelle nera costretto ad arrivare in Italia con i trafficanti su un barchino”. L’abbandono da parte del padre in Guinea, la decisione di venire in Italia e gli otto mesi nel centro di accoglienza. (Alessandra Ziniti, Repubblica)
«Falso in bilancio per sette anni» Santanchè rischia un altro processo. Indagini chiuse su di lei, il compagno, l’ex, la sorella e la nipote. Bancarotta, stralciati i fascicoli. (Luigi Ferrarella, Corriere della Sera)
«Ora intervenga Meloni». Le opposizioni attaccano. Ma Tajani: l’Aula ha votato. Pd e M5S invocano le dimissioni e accusano la premier. Il vicepremier: «Sono stato garantista per i fatti di Bari, lo sono per Santanchè». (Adriana Logroscino, Corriere della Sera)
Italiani divisi sul Ramadan come giorno festivo a scuola. Ma il 51% chiede reciprocità. La scelta dell’istituto di Pioltello: 35% a favore e 36% contrario. (Nando Pagnoncelli, Corriere della Sera)
Trovata la settima vittima. «La verità dalla scatola nera». Bologna, tre feriti ancora gravi. Ai pm i dati del sistema di controllo per spiegare l’esplosione. Dopo le ricerche senza sosta il capo della centrale è crollato: ricoverato in ospedale. (Alfio Sciacca, Corriere della Sera)
«Da Landini parole false, così si dividono i lavoratori Spero in un chiarimento». Sbarra (Cisl): «Abbiamo subito proclamato 4 ore di sciopero». Non c’è niente di insanabile né abbiamo bisogno di un giurì d’onore. Celebreremo unitariamente il Primo Maggio. Non ci ritroviamo nella lettura che dà la Cgil di un mercato del lavoro dilaniato dalla precarietà I contratti a tempo indeterminato crescono. (Andrea Ducci, Corriere della Sera)
Santanchè verso il giudizio per i conti falsi di Visibilia. Daniela Santanchè è indagata quale consigliere e amministratore delegato del gruppo dal novembre 2014 al dicembre 2021 e presidente dal febbraio 2016 al dicembre 2021. Con lei, per quelle che i pm ritengono “più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso”, sono indagati altri 16 tra ex amministratori e sindaci. Tra loro la sorella del ministro, Fiorella Garnero, la nipote Silvia, il suo attuale compagno Dimitri Kunz e quello precedente, Canio Mazzaro. La Procura milanese considera falsi i bilanci 2016-22 della quotata Visibilia Editore, quelli 2021-22 di Visibilia Srl (in liquidazione) e di Visibilia Editrice Srl. Le tre aziende sono anch’esse indagate per la legge 231/2001 sulla responsabilità delle società. La ministra risponde dell’accusa anche perché ritenuta il “soggetto economico di riferimento del gruppo Visibilia”. Come venivano falsificati i bilanci? Secondo i pm, attraverso l’alterazione sistematica di alcune voci nel conto economico e nello stato patrimoniale. Cioè, appunto, presentando la 500 come fosse invece la Maserati. Le irregolarità contabili seminate per inquinare i bilanci passavano lo stesso la “revisione” grazie a sindaci che, secondo la Procura, non controllavano. (Nicola Borzi, Il Fatto Quotidiano)
La produzione rallenta, a febbraio calo del 3,1%. Pesano inflazione e tassi. La flessione guidata da beni di consumo ed energia. (Marco Sabella, Corriere della Sera)
Tim riorganizza il debito. Obbligazionisti al voto per decidere su 8,5 miliardi. Offerta di scambio sui bond di NetCo. La sfida in assemblea. (Francesco Bertolino e Daniela Polizzi, Corriere della Sera)
Gli Usa contano su Meloni per sfruttare gli asset russi. L’attesa per il G7 in Italia. Il nodo dei beni congelati: Parigi e Berlino contrarie. Da Washington filtra ottimismo sullo sblocco al Congresso degli aiuti all’Ucraina. (Francesco Verderami, Corriere della Sera)
Il Niger accoglie i russi dopo aver espulso gli Usa: “Cento istruttori e missili per sostenere i golpisti”. Sono arrivati poche ore dopo l’annuncio del piano italiano per potenziare i rapporti con Niamey. Ora il governo Meloni deve decidere se convivere con gli eredi della Wagner o lasciare il Paese. (Gianluca Di Feo, Repubblica)
Il ritorno di Hollande. Detestato da presidente ora è in testa ai sondaggi. L’ex capo di Stato francese acclamato dai giovani che corrono a comprare il suo libro sull’Europa. Fu criticato per il suo voler essere «normale» ma ora è proprio questo che piace di lui. (Stefano Montefiori, Corriere della Sera)
I trafficanti che vendono il futuro. Nel quartiere arabo di Sofia le «agenzie» offrono pacchetti ai disperati che sfidano il confine più difficile. Viaggi clandestini ma promossi su TikTok malgrado la stretta di governo e Ue sulle frontiere. (Alessandra Muglia, Corriere della Sera)
Gli youtuber Pow3R, MikeShowSha, Zano e Homyatol nel mirino della Guardia di Finanza: “Evasi 4,5 milioni”. Accertamenti sui gamer e content creator più seguiti del web: le Fiamme Gialle attendono le loro risposte o il ripianamento del debito con il Fisco. (Giuseppe Scarpa, Repubblica)
Back to Amy. Parlano Sam Taylor-Johnson e Marisa Abela regista e protagonista di “Back to black”, in sala dal 18. “La nostra Winehouse privata una ragazza baciata dal talento. Contro di lei violenza mediatica”. (Arianna Finos, Repubblica)
Il Corriere intervista Valeria Marini: «Jovanotti un amore puro, Cecchi Gori il più divertente. Rimasi incinta a 14 anni di un uomo problematico»
Addio a Roberto Cavalli. Diceva: «Mi manca creare qualcosa». Aveva 83 anni, era malato. Nel 2015 la vendita del brand.
Gli Anniversari
1111, Enrico V a capo del Sacro Romano Impero
1204, IV Crociata: Costantinopoli capitola
1695, muore a Parigi La Fontaine
1769, James Cook arriva a Tahiti
1829, Inghilterra: libertà di religione ai cattolici
1849, l’Ungheria diventa una repubblica
1895, resti romani alle falde del Vesuvio: al Louvre
1919, fuoco inglese contro la folla in India: 379 morti
1941, Urss e Giappone: patto di non aggressione
1943, fosse comuni a Katyn: 15mila polacchi uccisi
1945, i tedeschi si arrendono ai russi
1959, discipline marxiste: c’è la scomunica vaticana
1966, Iraq: il presidente Salam Arif muore con l’elicottero
1966, muore a Milano Carlo Carrà
1970, Apollo 13: esplosione di ossigeno a bordo
1976, incendio doloso devasta la Fiat di Rivalta
1986, Giovanni Paolo II: prima di un papa in sinagoga
1990, Gorbaciov ammette il massacro di Katyn
2000, muore a Roma Giorgio Bassani
2002, muore a Roma Alex Baroni
2003, Iraq: liberati i prigionieri Usa
2004, Erdogan al primo congresso dei democratici islamici
Nati oggi
1519, Caterina de’ Medici
1743, Thomas Jefferson
1808, Antonio Meucci
1906, Samuel Beckett
1920, Roberto Calvi
1936, Giancarlo Zizola
1939, Paul Sorvino
1949, Agostina Belli
1951, Ivano Bordon
1955, Daria Colombo
1957, Maurizio Mannoni
1966, Marco Mazzocchi
1963, Garry Kasparov
1968, Margrethe Vestager
Si festeggia San Martino
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