La nota del 13 marzo

“Quando vincono sono uno, quando perdono sono nessuno e centomila sono le loro posizioni politiche” (Tommaso Foti, capogruppo di FdI alla Camera cita Pirandello)

Solo La Stampa continua a occuparsi nella sua apertura di prima pagina del voto in Abruzzo poichè la sondaggista Alessandra Ghisleri analizzando i flussi “scopre” che molti voti leghisti sono finiti a Forza Italia e conclude che difficilmente i voti passano da uno schieramento all’altro. Sempre sul quotidiano torinese Marcello Sorgi a quattro giorni dal voto ci fa sapere che “in Abruzzo non c’era partita”, eppure anche La Stampa ha contribuito a montare il testa a testa tra destra e sinistra. E ora si apre il balletto sulla Basilicata, dove peraltro resta un problema di candidati. Intanto nella maggioranza emergono le difficoltà (o il “gelo” o persino la “rottura”) tra Meloni e Nordio, ultimo caso il diverso parere sulla commissione d’inchiesta sui dossieraggi. Appare certo invece che la premier voglia mettere mano alle nomine e la novità dovrebbe essere il ritorno di Matteo Del Fante a Cdp, dove era stato direttore finanziario, il quale lascerebbe la carica di ad di Poste al suo braccio destro Giuseppe Lasco. Salvini invece vorrebbe contendere a Forza Italia la presidenza della Rai, ma proprio i risultati dei due partiti in Abruzzo faranno pendere la bilancia a favore del primo (probabilmente con Simona Agnes).

Aldo Cazzullo schiera senza se e senza ma, date le circostanze elettorali, il Corriere con Meloni, a patto che ora si occupi seriamente di economia e sanità e allarghi la squadra oltre famiglia e amici. Il Messaggero ospita a tutta pagina tre una intervista al cognato Francesco Lollobrigida, il quale dice che Fratelli d’Italia “è più forte di due anni fa”.

Repubblica attacca frontalmente Meloni, oggi sul fisco, con il titolo “lo Stato si arrende” poichè la cancellazione di fatto dei debiti vale (o varrebbe) 600 miliardi tra multe contributi e tasse che non saranno riscossi. La premier risponde stamattina alla Camera: va a presentare proprio la riforma fiscale insieme a Giorgetti e Maurizio Leo.

Gli altri giornali vanno in ordine sparso: il Corriere ricorre all’”alta tensione con gli Houthi”, cosa che dovrebbe essere normale visto che abbiamo mandato le navi da guerra propri per difendere i mercantili dai loro droni e dai loro missili e ieri ne abbiamo intercettato altri due. Il Messaggero e il Sole si occupano delle case che la Commissione Ue torna a volere green a tutti i costi: meno 16 per cento di emissioni entro il 2030 e nessuna emissione entro il 2050, ma nessun bonus caldaie. Il Fatto si occupa degli “sconti” a Mediaset sull’obbligo di destinare gli investimenti a produzioni italiane ed europee, così da poter meglio concorrere con le grandi piattaforme internazionali.

Resta sempre vivace il tema dossieraggi: De Benedetti, editore di Domani, verrà sentito dalla Commissione Antimafia; Striano, secondo il Fatto, aveva fatto accessi abusivi anche per Melillo, La Verità continua a tenere nel mirino le toghe rosse di Perugia, Barbano sul Riformista ritiene che non esista un “Grande vecchio” ma che i dossier servivano a piccole manovre di potere. E c’è anche un fondo del direttore del Messaggero, Massimo Martinelli, il quale chiede di regolare le banche dati e non solo gli accessi alle stesse. E poi ricorda che l’imprenditore Pignataro ha comprato Cerved e Cedacri e sta per chiudere l’acquisto di Prelios, cioè di tutte le informazioni sulle imprese italiane.

Va su tutte le prime pagine il Milan poichè pare non sia mai passato di mano e resti di proprietà del fondo Elliott e la cosa (non subito) potrebbe avere anche delle conseguenze sulla classifica della squadra. Intanto il Napoli perde con qualche sfortuna e l’assenza dal gioco di Kvaraskelja a Barcellona ed esce dalla Champions. Stasera l’Inter si gioca tutto sul campo dell’Atletico Madrid. Luca Nardi, ventenne marchigiano e 123esimo nella classifica mondiale del tennis batte il numero uno Nole Djokovic. Evento rarissimo, ma è anche vero che Il campione serbo quest’anno ha già perso diverse volte con i tennisti italiani, Sinner in testa. Maurizio Sarri si dimette da allenatore della Lazio e fa risparmiare a Lotito cinqie milioni netti di stipendio (almeno così scrivono i giornali).

Il Fatto fa sapere che gli Elkann hanno anche una società (e un conto corrente) nel paradiso fiscale del Delaware, negli Stati Uniti: la Finanza lo ha scovato tra le carte del commercialista Ferrero. Il Messaggero annota che la famiglia cercava amici disposti ad ospitare Marella in Svizzera.

In settimana i “saggi” di Confindustria decideranno se la corsa alla presidenza sarà a tre (Garrone, Gozzi e Orsini perchè Marenghi ha annunciato il ritiro) oppure a due (Garrone e Orsini) poichè Gozzi non avrebbe depositato il 20 per cento di voti assembleari necessari per arrivare in finale. Repubblica vorrebbe comunque una corsa a tre (l’unico precedente risale al 2000 quando venne eletto D’Amato), Osvaldo De Paolini scrive nel fondo del Giornale che lo statuto va rispettato e che non raggiunge la soglia prevista deve restare al palo.

Anche l’intelligence Usa sa bene che l’Ucraina è a corto di uomini e di munizioni. Lo scrive La Stampa. Domani invece si occupa del grande flop della diplomazia vaticana, oggi isolata in Europa, con Parolin che corregge Bergoglio e la missione del capo dei vescovi, Zuppi, di fatto ferma al nastro di partenza.

Donnet, capo di Generali, presenta ottimi risultati di bilancio e “tende la mano” ai suoi oppositori: “ci hanno stimolato a far bene”. Franco Caltagirone intanto aumenta a 261 milioni gli utili del suo gruppo.

Ermotti potrebbe lasciare Ubs, gli azionisti stanno lavorando (secondo Mf) alla successione. Enzo Quarenghi invece ha già lasciato la guida di American Express Italia. Ancora secondo Mf, Cioli, Ferraris e Donnarumma si c’intendono la guida di Netco, la società della rete fissa che Tim venderà,alla,cordata capeggiata da Kkr.

Renato Zero si racconta in una pagina del Corriere: vuole andare ancora nel vento sulla sua Harley Davinson.

Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. La Duilio abbatte 2 droni. Gli Houthi: «Italia nemica». Nuova operazione nel Mar Rosso. I media arabi: Hamas torna a trattare. Salpa da Cipro una nave con gli aiuti. I velivoli dei ribelli non avrebbero però avuto come obiettivo la nave della Marina italiana. (Davide Frattini, Corriere della Sera)

La missione non cambia, ma Roma alza l’allerta: «C’è un aumento costante d’intensità e pericolosità». Il ministro della Difesa Crosetto: non si usi solo l’approccio militare. Tajani: «La Marina garantisce la libera navigazione e protegge i nostri mercantili». (Rinaldo Frignani, Corriere della Sera)

I russi che combattono per Kiev attaccano i villaggi oltreconfine. Precipita un Ilyushin-76 con a bordo 15 persone. Biden annuncia 300 milioni per le munizioni. (Lorenzo Cremonesi, Corriere della Sera)

L’ex oligarca Khodorkovsky: «L’Occidente non riconosca le elezioni per il Cremlino». L’intervento a Londra: si punti sull’illegittimità dello zar. (Luigi Ippolito, Corriere della Sera)

È incredibile la fatica che fa il principio di realtà a farsi strada nel dibattito sull’Ucraina, viziato dalla guerra ibrida della disinformatija atlantista. In pubblico, naturalmente, perché in privato anche gli atlantisti meno stupidi parlano come il Papa: la Nato e Kiev hanno perso, Putin ha vinto e, se non si negozia subito, la Russia può papparsi anche il resto del Paese. Paolo Mieli punta i piedi come i bambini capricciosi e, siccome è uno storico, insiste sul paragone farlocco con l’Europa dinanzi a Hitler nel 1940: ma allora Francia, Uk, Urss e Usa schierarono gli eserciti, mica fecero combattere i popoli invasi per procura come fa la Nato con gli ucraini. Oggi i numeri parlano da soli. La Russia, malgrado le mirabolanti controffensive costate 300-500 mila morti, controlla sempre le quattro regioni ucraine occupate due anni fa più la Crimea. L’Ucraina sta finendo i soldati e la Nato (a parte qualche svalvolato) non intende inviarne (sennò scatenerebbe la terza guerra mondiale, la prima tutta atomica), mentre Mosca può reclutarne quanti ne vuole. L’Ucraina ha finito le munizioni, mentre Putin ne produce il triplo di quelle che potrebbero sfornare fra due anni i Paesi Nato se si riconvertissero all’economia di guerra. (Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano)

Ieri l’Avvenire, quotidiano della Cei presieduta dal cardinale Zuppi – che non a caso il Papa ha nominato mediatore del conflitto – ha intervistato il professore Marco Mascia, presidente del Centro di Ateneo per i diritti umani, che ha sviluppato per intero il ragionamento di Francesco: “Se si entra in questa logica (che bisogna partire dalla Russia e non dall’Ucraina, ndr) la guerra continuerà”. Il professore spiega come il Papa “si preoccupa e soffre per il popolo ucraino” che rischia di essere abbandonato dall’Occidente. “Ha senso continuare la guerra tra un piccolo Stato e una superpotenza?” si chiede. “Ha senso sapendo che se non è tra un mese sarà fra un anno o due anni ma si dovrà comunque andare a un tavolo negoziale? La risposta del Papa è: tregua”.(Salvatore Cannavò, Il Fatto Quotidiano)

Guerra Russia-Ucraina, Putin: “Pronti a usare armi nucleari se saremo minacciati”. Vladimir Putin si dice «pronto per i negoziati» ma solo negoziati che si tengano «sulla base delle realtà che si sono sviluppate, come si dice in questi casi, sul terreno, e non su desideri derivanti dall’uso di psicofarmaci». In un’intervista a Ria Novosti e Rossiya 1 il presidente della Federazione russa ha poi affermato che «possibili negoziati non sono una pausa per il riarmo di Kiev, ma una conversazione seria con garanzie di sicurezza per Mosca». La Russia è pronta a usare armi nucleari se c’è una minaccia alla sua statualità, sovranità o indipendenza. È quanto ha detto il presidente russo, Vladimir Putin, in un’intervista alla tv di Stato russa diffusa oggi. Putin ha detto che spera che gli Stati Uniti evitino un’escalation che potrebbe scatenare una guerra nucleare, ma ha sottolineato che le forze nucleari russe sono pronte. Alla domanda se abbia mai pensato di usare armi nucleari sul campo di battaglia in Ucraina, Putin ha risposto che non ce n’è stato bisogno. Ha inoltre espresso fiducia nel fatto che Mosca raggiungerà i suoi obiettivi in Ucraina e ha tenuto aperta la porta ai colloqui, sottolineando che qualsiasi accordo richiederà solide garanzie da parte dell’Occidente. (La Stampa)

Attentato in Lituania, l’ex vice di Navalny colpito a martellate. Leonid Volkov assalito a Vilnius, dove vive in esilio, appena due settimane dopo i funerali dello storico avversario di Putin. (Rosalba Castelletti, Repubblica)

«Papa Francesco non si lasci fuorviare da parole-trappola come cessate il fuoco». Podolyak: appellarsi ai negoziati non porta soluzioni. La guerra finirà soltanto quando l’aggressore sarà battuto e costretto al ritiro. (Lorenzo Cremonesi, Corriere della Sera)

Salvini e la kermesse con la destra filo-Putin. La Ue: “Lega sul carro della propaganda russa”. Il vicepremier prepara un altro evento con i partiti del gruppo Id. Le Pen non vota sugli aiuti a Kiev. La grana dei candidati alle Europee. (Emanuele Lauria, Repubblica)

“Il Fisco non disturbi le aziende” Il manifesto anti-tasse di Meloni. La premier a Bolzano e Trento rivendica i successi economici del governo in vista delle elezioni europee di giugno E lancia una nuova deregulation. “Ricordiamoci che non è lo Stato a produrre ricchezza, se vessa è visto come un nemico”. (Giampaolo Visetti, Repubblica)

Corrado Augias su Repubblica: Tasse, quando lo Stato chiude un occhio. Dalla Sicilia alle Alpi, Meloni ha detto in sostanza: non vi preoccupate, saremo vostri amici. Ma non è così che le istituzioni sono davvero amiche dei cittadini.

Irpef, multe e contributi. Il perdono della destra cancella 600 miliardi. Con le nuove misure per l’Agenzia delle Entrate l’esecutivo rinuncia a metà dei crediti fino a oggi non riscossi. L’ira dei Comuni: scaricabarile. Oggi convegno-comizio sulla riforma fiscale di Meloni con Giorgetti e Leo. (Giuseppe Colombo, Repubblica)

Cottarelli: “Rate e cartelle azzerate, dal governo un regalo agli autonomi”. Intervista all’economista e direttore del programma di educazione per le Scienze economiche e sociali dell’università Cattolica. “Il Fisco va incontro solo alle partite Iva in difficoltà, mentre i dipendenti che hanno già pagato non hanno possibilità di essere aiutati”. (Giuseppe Colombo, Repubblica)

Autonomia, premierato e conti da aggiustare. Le priorità della premier (prima delle Europee). La leader sempre più vicina alla corsa per Bruxelles. Sotto la lente anche i fascicoli sul Pnrr, sul Sud e sulla Sanità con il piano anti liste d’attesa. (Monica Guerzoni, Corriere della Sera)

Dopo l’Abruzzo Salvini rilancia Vannacci e avvisa Meloni. Dopo l’Abruzzo da cui è uscito ammaccato, Salvini scommette tutto su Vannacci. Quella è diventata la sua carta vincente, una specie di alter ego in grado di risollevare pure la sua leadership. Nel Carroccio sono convinti che alla fine si candiderà anche se si va avanti piano. Certo è che ieri il leader leghista è tornato a parlarne forse per compensare l’esito abruzzese su cui però ha pesato anche il trasloco di alcuni consiglieri e assessori leghisti verso le liste del centro-destra, in particolare FdI. Ne dà conferma l’analisi dei flussi elettorali dell’Istituto Cattaneo che racconta il sorpasso del partito di Tajani. «Forza Italia – si legge nel report – si giova della stabilità in un rapporto proficuo con la premier. La Lega, viceversa, vede ridotta la sua ambizione nazionale, sia per la minore attrattiva del leader, sia per la progressiva fuoriuscita del ceto politico che, soprattutto al Sud e al Centro, tende a defluire verso partiti che offrono maggiori opportunità di rielezione». Qui c’è tutto il rebus di Salvini: perché se Meloni riuscì a sorpassarlo quando indossava l’abito moderato e sosteneva Draghi, ora che è tornato sui toni sovranisti viene superato da Tajani. (Lina Palmerini, Il Sole 24 Ore)

Schlein: divisi non si gioca la partita. Ma in Basilicata l’intesa è a rischio. Il campo largo aveva quasi trovato l’accordo, ma Azione (non avvisata) medita un blitz. (Maria Teresa Meli, Corriere della Sera)

Dialogo o ritorno alle origini. Il M5S si scopre spaccato sulle prossime elezioni. I dubbi sulle alleanze. «Il tetto ai mandati? Nelle  Amministrative  non  paga».  Gubitosa:  non  avendo accordi nazionali ogni volta dobbiamo partire dall’intesa sui temi. (Emanuele Buzzi, Corriere della Sera)

Lo «zio» Bersani in missione per il partito e l’attacco di Marsilio: sono solo battutacce «Io vado ovunque che si vinca o che si perda». (Roberto Gressi, Corriere della Sera)

Il risiko dei moderati alle Regionali. Dialogo con Forza Italia sui candidati. Azione e azzurri potrebbero appoggiare Bardi in Basilicata. Gelmini e Bergamini: ci parliamo. (Paola Di Caro, Corriere della Sera)

FI più attrattiva della Lega per gli elettori «rubati» al Terzo polo. Nel centrodestra l’area moderata ora vale il 17,3%. Un costante consolidamento. (Renato Benedetto, Corriere della Sera)

Sui dossier indaga solo l’Antimafia. Meloni: poi vedremo se serve altro. Tra i convocati il ministro Crosetto e l’editore De Benedetti. Iv: vogliono silenziare il caso. (Virginia Piccolillo, Corriere della Sera)

Dossieraggio, il grande gelo di Meloni con Nordio: la commissione è solo l’ultimo dei troppi annunci smentiti. La delusione della premier per il suo Guardasigilli: “Giorgia è furiosa”. (Liana Milella, Repubblica)

Caso «Domani» all’Antimafia Convocato De Benedetti. Domani è un altro giorno. Anche l’editore Carlo de Benedetti dovrà deporre in commissione Antimafia sul presunto dossieraggio ai danni di politici e vip, su cui indaga Raffaele Cantone e la Procura di Perugia, orchestrato dal tenente della Finanza Pasquale Striano con la complicità di tre giornalisti del quotidiano di proprietà dell’Ingegnere. A fargli compagnia il direttore del Domani Emiliano Fittipaldi, il ministro della Difesa Guido Crosetto, autore dell’esposto da cui è partita l’inchiesta, il Guardasigilli Carlo Nordio, il comandante generale della Guardia di Finanza Andrea De Gennaro (che ha già disposto un audit interno), il generale Michele Carbone, direttore della Dia ed Enzo Serata, direttore dell’Uif di Banca d’Italia, la macchina che sforna le Sos (Segnalazione di operazioni sospette) che avrebbero ispirato gli accessi di Striano alle banche dati che aveva a disposizione.(Felice Manti, Il Giornale)

Tutti i misteri dei nomi in codice. L’eredità Agnelli diventa un rebus. Nei documenti dell’inchiesta in cui si parla della residenza svizzera di Marella Caracciolo vengono usate sigle, da «Signora X» a «Mr L» e «Mimma». L’identità di tanti protagonisti della vicenda resta ignota. La Signora X, la Signora Y, Mister A, Mister L. E poi Mimma, Umberto e una signora che si presenta come «ex compagna» di Gianluigi Gabetti, uno dei più stretti collaboratori dell’avvocato Gianni Agnelli. Nelle prossime settimane gli inquirenti che lavorano all’inchiesta sull’eredità Agnelli dovranno anche chiarire chi sono i vari personaggi che appaiono nelle carte sequestrate tra cantine a «caveau» nel corso dell’indagine. Il documento più importante è quello trovato nella cantina dello studio di Gianluca Ferrero, commercialista di fiducia della famiglia Agnelli come lo era prima di lui il padre. Contiene le istruzioni alle quali attenersi per far sì che la residenza svizzera della Signora X non possa essere messa in discussione. Si intitola «Domicilio a Gstaad – Riassunto della situazione». Qui compaiono la Signora X e la Signora Y sulle cui identità gli inquirenti hanno pochi dubbi: la Signora X è Marella Caracciolo, la Signora Y è la figlia Margherita. (Gianluca Paolucci, La Verità)

Gli altri temi del giorno

Case green, via libera della Ue. Nuovi edifici a emissioni zero, stop alle caldaie a gas nel 2040. Sì dell’Europarlamento. Contrario il centrodestra. La Lega: ennesima follia. (Francesca Basso, Corriere della Sera)

Caldaie a metano, dal 2025 stop alle agevolazioni fiscali. Dal 2025 niente incentivi per le caldaie alimentate esclusivamente a metano. Se sul fronte delle ristrutturazioni la grande novità della  direttiva  Epbd  (Energy  performance  of  buildings directive) è rappresentata dai piani che i paesi membri dovranno presentare per riqualificare il loro patrimonio immobiliare (si veda l’articolo in pagina 3), su quello degli impianti è la scadenza del prossimo anno a rappresentare la novità più dirompente. Anche se – va sottolineato subito – andrà letta con cautela. La precedente versione della direttiva Case green proposta dal Parlamento, infatti, era molto più dura sul tema dei combustibili fossili e prevedeva addirittura il bando totale già dal recepimento del testo. In questa versione, invece, si adotta una gradualità molto maggiore. C’è un obiettivo di lungo termine, che è quello del 2040: entro questa data bisognerà puntare al bando totale. (Giuseppe Latour, Il Sole 24 Ore)

Segre: «Genocidio? Io l’ho conosciuto. Ora la parola si usa per ogni cosa». La senatrice a vita: non vedrò «La zona d’interesse». (Elvira Serra, Corriere della Sera)

Romano La Russa choc sui ragazzi manganellati a Pisa: “Sono l’avanguardia delle spranghe usate 50 anni fa dai loro nonni”. In Consiglio regionale la destra giustifica quanto avvenuto contro gli studenti che manifestavano. Carmela Rozza (Pd) all’assessore: “50 anni fa eri il picchiatore di San Babila”. (Andrea Montanari, Repubblica)

Federmeccanica: produzione a -2,9%, rischio competitività. Nel commentare i dati dell’indagine congiunturale di Federmeccanica, presentata ieri a Roma, il presidente Federico Visentin proiettandosi sul 2024 ha evidenziato che «è a rischio la competitività delle imprese, non ci sono segnali che possano indurre all’ottimismo, né dalla congiuntura internazionale, né dai tassi di interesse che nonostante gli annunci restano alti, né vediamo interventi del governo che possano migliorare il quadro. Speriamo di sbagliarci, ma temiamo che sia compromesso anche il primo semestre». A fine dicembre del 2023, il 67% delle imprese intervistate ha dichiarato di aver riscontrato un aumento dei costi di produzione. Nonostante ciò il 35% delle imprese intervistate non ha trasferito l’incremento dei costi di produzione sul listino prezzi, mentre il restante 65% lo ha fatto solo in maniera parziale: l’effetto di queste scelte è una generale compressione dei margini con un contenimento delle spinte inflattive. (Giorgio Pogliotti, Il Sole 24 Ore)

Accordo tra Procura e Finanza: sì alle multe a chi usa il pezzotto. “Sanzioni fino a 5000 euro”. Il Protocollo permette ai finanzieri di incrociare i dati su ogni persona che trafuga le partite con procedure fluide e semplificate. Il commissario Capitanio (AgCom): “Italia all’avanguardia con la Spagna”. (Aldo Fontanarosa, Repubblica)

Leonardo svela il piano al 2028: gli ordini saliranno a 105 miliardi. Cingolani: sì ad alleanze nel settore spazio, l’Antitrust non ostacoli le aggregazioni Ue. (Antonella Baccaro, Corriere della Sera)

Pertosa: Sitael e Mermec «angeli» italiani del tech. Il fondatore della capogruppo Angel Holding: i nostri satelliti elettrici nella costellazione Iride. «Nello stabilimento Ferrosud a Matera assumerò solo cassa integrati del territorio». (Alessia Cruciani, Corriere della Sera)

A2A, nel piano al 2035 investimenti per 22 miliardi. Focus su reti e rinnovabili. Il ceo Mazzoncini: «Idroelettrico strategico, serve una soluzione». (Fausta Chiesa, Corriere della Sera)

Generali, la cedola sfiora i 2 miliardi: «Abbiamo i numeri per comprare». Il ceo Donnet su possibili nuove acquisizioni. Utile 2023 a 3,6 miliardi, al lavoro sul piano. (Daniela Polizzi, Corriere della Sera)

Boeing, l’anno nero tra mancati controlli, inchieste e incidenti. Per capire la crisi della Boeing, il colosso americano dell’aeronautica da settimane sotto osservazione da parte delle autorità americane per i problemi di qualità e di sicurezza dei suoi aerei, bisogna tornare allo scorso 31 gennaio e alla conference call con gli analisti in occasione della pubblicazione dei risultati annuali. In un turbolento incontro pubblico con gli investitori, il primo dopo l’incidente del 5 gennaio quando lo scoppio del portellone sul volo dell’Alaska Airline costrinse a un atterraggio di emergenza a Portland e soltanto il caso evitò una tragedia, il capo degli analisti di Bank of America, Ronald Epstein rivolgendosi al ceo della Boeing Dave Calhoun chiese candidamente: «Come mai dopo anni di controlli da parte della FAA sul Max 737 a seguito degli incidenti mortali del 2018 e 2019 vi trovate ancora a dovere risolvere problemi di sicurezza e di qualità?». (Mara Monti, Il Sole 24 Ore)

L’ultima notte con le mie gemelle che finalmente sono uscite da Gaza. Non so se le rivedrò: ho il cuore infranto ma felice. Dopo di giorni di attesa, i loro nomi sono comparsi sulla lista delle persone autorizzate a partire. Ora sono in Egitto, presto andranno in Olanda. E io sono euforico e disperato. (Sami al- Ajrami, Repubblica)

Luigi Manconi su Repubblica: Perché l’8 marzo dimentica il 7 ottobre. Le ragioni più solide per un vero cessate il fuoco risiedono nel rifiuto assoluto dell’inarrestabile meccanismo della violenza che si avvita su sé stessa.

Paolo Rumiz su Repubblica: Von der Leyen-Orbán, la svendita dell’Europa dei padri fondatori, come Orbán. Il Parlamento europeo ha sconfessato le aperture ai sovranisti. Era ora che accadesse. È stato un atto d’orgoglio. E una presa di distanza quasi doverosa prima delle elezioni di giugno.

La «verità» del procuratore Hur. Ecco le amnesie di Biden sul figlio. Lo aveva definito un «vecchio senza memoria». Attacchi dopo la deposizione al Congresso. (M. Ga., Corriere della Sera)

La disfida di TikTok. Questa settimana la Camera dovrebbe votare la legge che impone all’azienda cinese ByteDance di vendere. C’è la volontà bipartisan, ma Trump fa ostruzionismo. (Massimo Gaggi, Corriere della Sera) Presidenziali Usa, Biden e Trump vincono le primarie e agganciano le nomination: sarà una rivincita. Biden aggancia la nomination, Trump ad un passo. (Repubblica)

Ipotesi, paure e complotti. La foto truccata di Kate scatena la fantasia dei britannici. Dal possibile divorzio alla malattia, tutte le voci sulla principessa. (Paola De Carolis, Corriere della Sera)

Minacce e insulti omofobi. La banda dei cyberbulli nel liceo «bene» di Como. La vittima ha dovuto cambiare scuola. A processo tre ragazzi. (Ilaria Sacchettoni, Corriere della Sera)

Sgarbi, il quadro e le tasse evase «Fu donato alla mia fidanzata». Per i pm, che vogliono processare il critico, Sabrina Colle fu solo una prestanome. (Giovanna Cavalli, Corriere della Sera)

Vannacci 19 anni corteggiò una trans, ma non sapeva che lo fosse. Intanto a Di Martedì Calenda lo mette all’angolo sui gay.

Allarme in Europa per il consumo del farmaco che negli Usa ha fatto 100mila morti di overdose in un anno. E inizia a diffondersi in Italia. Il Fentanyl, un oppioide sintetico cento volte più potente della morfina con impiego analgesico e anestetico usato nella terapia del dolore, negli Stati Uniti è diventato una droga killer dagli effetti devastanti: i 68mila decessi registrati nel 2020 sono diventati oltre 100mila nel 2022. (Patricia Tagliaferri, Il Giornale)

Gli Anniversari

1561, Carlo V re di Germania e Spagna
1639, intitolato ad Harvard il New College di Cambridge
1861, a Messina i borbonici si arrendono a Garibaldi
1781, scoperto il pianeta Urano
1881, ucciso da una bomba a Pietroburgo Alessandro II
1921, la Mongolia indipendente dalla Cina
1923, nasce il ricevitore radio con altoparlante
1930, ufficializzata la scoperta di Plutone
1943, le truppe tedesche deportano gli ebrei di Cracovia
1969, si conclude nel Pacifico la missione Apollo 9
1972, Enrico Berlinguer segretario del Pci
1973, tornano al governo in Argentina i descamisados
1973, intercettazioni vietate: arrestato Tom Ponzi
1977, disordini: Cossiga vieta manifestazioni pubbliche
1979, in vigore il Sistema Monetario Europeo
1987, motonave Montanari: incendio uccide 13 operai
1988, muore a Roma Steno Vanzina
1990, Gorbaciov: sì a un sistema multipartitico
1997, sorella Nirmala succede a Madre Teresa
2000, Fiat primo azionista privato della GM
2003, muore a Napoli Roberto Murolo
2007, ritirato dal servizio il primo Nighthawk
2013, Bergoglio è il nuovo Papa

Nati oggi

1615, Innocenzo XII
1733, Joseph Priestley
1853, Edoardo Scarpetta
1860, Salvatore Di Giacomo
1932, Salvatore Ligresti
1936, Alberto Masotti e Francesco Misiani
1937, Isa Danieli
1946, Athina Cenci e Giulio Borrelli
1949, Paolo Serventi Longhi
1951, Giampaolo Galli e Carlo Vanzina
1955, Bruno Conti
1957, Riccardo Barenghi
1959, Giovanni Malagò e Alfonso Pecoraro Scanio
1960, Luciano Ligabue
1961, Carlo Conti
1963, Emanuele Fiano

Si festeggia San Salomone

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