La nota del 14 luglio

“Potrei stare in mezzo alla Quinta Strada e sparare a qualcuno e non perderei elettori” (Donald Trump)

Donald Trump era già in vantaggio nella corsa alla Casa Bianca ma il colpo di fucile che gli ha sfiorato l’orecchio e che avrebbe potuto ucciderlo gli darà ulteriore spinta. Tra le 12,30 e l’una della notte scorsa (ora italiana) l’attentatore, un ventenne della Pennsylvania, Thomas Matthew Crooks, spara da un tetto distante 150 metri dal palco del comizio con un fucile molto comune negli Stati Uniti, viene subito individuato e ucciso. Un morto e due feriti gravi tra il pubblico. Biden chiama il rivale e poi dice di pregare per lui.

La foto di Trump con parte del viso sanguinante in mezzo agli agenti, il pugno chiuso alzato e la bandiera americana alle spalle è talmente iconica che sembra studiata a tavolino, si tratta di un giudizio tecnico e non di una posizione politica ovviamente: ed è un nuovo boost ad una campagna elettorale già in discesa. Certamente qualcuno penserà ad una specie di messinscena, tanto perfetta è la sequenza delle foto e la striscia di sangue sul viso di Trump ma in un Paese che ha visto nella sua storia due presidenti uccisi e diversi attentati la realtà supera la fantasia.

Solo i giornali più importanti decidono di cambiare le proprie prime pagine, con la cronaca dell’attentato e commenti (uno per tutti, Veltroni sul Corriere) che non possono che essere di maniera, e articoli di appoggio che ricordano gli altri attentati politici negli Stati Uniti, da Kennedy a Reagan senza dimenticare Lincoln.

Cambiano i titoli principali delle prime edizioni di Corriere, Repubblica, Stampa e Messaggero, cioè l’attacco di Israele a Gaza per colpire il capo dell’ala militare di Hamas, mentre Salvini che “gioca da solo” da apertura di Repubblica diventa il secondo titolo. Gli altri giornali decidono di non spendere nulla e lasciare invariate le prime pagine già nelle edicole elettroniche: il Giornale apre sull’altra notizia del giorno, cioè la minaccia della Russia di colpire le capitali europee.

La divaricazione di Salvini rispetto agli altri due partiti della maggioranza diventa ogni giorno più netta: questioni europee (nessun voto a Von der Leyen), sostegno a Trump, niente armi alla Russia (e oggi anche Zaia è sulla stessa linea), scontro sulla sanità e sulla Rai. Meloni tace, ma deve incassare anche una vignetta perfida d Giannelli sul Corriere, che di solito non le è ostile: lei che passa in rassegna i missili e dice “sono fiera di voi”.

Crosetto attacca Salvini: “chi dice basta armi vuole che l’Ucraina soccomba”, dice al Corriere. Intanto il Tempo scrive che il ministro della Difesa italiano potrebbe essere il Commissario alla Difesa Ue e Nato: poichè è stata l’Italia a proporre l’istituzione del super dicastero se l’ipotesi dovesse passare sarebbe logico averne il titolare.

Ursula Von der Leyen prepara il discorso per chiedere i voti necessari (gliene servono almeno 361 su 720) alla riconferma giovedì al Parlamento europeo. Farà un discorso “acchiappa tutti”: soprattutto, rassicurerà i Verdi con formulazioni “ragionevoli” per i moderati sul Green Deal. Insomma nel migliore dei casi un compromesso che lascia le cose come stanno sulle attuali politiche industriali.

Pichetto dice al Messaggero che le regole europee sulle case e le auto elettriche vanno cambiate e dice che ci vogliono subito in Italia le norme per introdurre il nucleare. Si confida che le faccia.

Repubblica riassume così il dilemma dei conti pubblici: se il Pnrr è lentissimo, il Pil non cresce e se il Pil non cresce diventa più grave il problema di deficit e debito. E l’Europa ci chiederà il conto.

La Verità attacca Prodi e Fornero perchè non propongono alcuna ricetta ai bassi salari, quando sono stati loro quando erano al governo a tagliare tutto.

Il Sole apre sul risparmio: solo il 16 per cento dei 546 miliardi affidati dalle famiglie ai gestori resta in Italia, investito in BTp o azioni di nostre aziende.

Intesa e Generali potrebbero entrare come soci nel “Fondi dei fondi” che Cdp sta attivando per spingere gli investimenti nelle eccellenze del Made in Italy.

Il Messaggero scrive che Empam, Cassa Forense e Ingegneri hanno il 2,2 per cento di Intesa e vogliono arrivare al 3 per cento in appoggio a Carlo Messina.

Un emendamento al decreto sulle liste d’attesa consentirà ai medici di andare in pensione a 70 anni (i medici possono arrivare a 72).

Giansanti, presidente di Confagricoltura, promette sul Corriere che Unionfood lavorerà non solo a beneficio delle multinazionali ma anche di tutte le aziende agricole, fino alle più piccole. Coldiretti non ci crede e usa una pagina pubblicitaria su molti giornali per dire “giù le mani dalla dieta mediterranea”.

Repubblica dedica un ritrattino a Tanzilli, nuovo presidente delle Ferrovie grazie a Fratelli d’Italia.

Bisignani sul Tempo si occupa delle poco brillanti performance di Giuseppe Conte.

Jasmine Paolini perde la finale femminile a Wimbledon ma gioca molto bene e da lunedì sarà la quinta giocatrice di tennis del mondo.

Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Spari su Trump. Era iniziato da poco più di una decina di minuti il comizio di The Donald a Butler in Pennsylvania, l’ultimo prima della Convention repubblicana di Milwaukee che si aprirà domani, quando si sono uditi di versi colpi sordi provenienti dalla destra rispetto al palco. Il tycoon si tocca con la mano all’altezza dell’orecchio poi si accascia, non è chiaro se per il dolore o per proteggersi. In sottofondo si sentono altri colpi, mentre gli agenti del Secret Service saltano sul palco e si stringono a terra attorno all’ex presidente. Sono momenti infiniti e concitanti, seguono altri colpi, almeno dal rumore appaiono tali. Poi più nulla. Sono circa una decina i colpi che si sono uditi in tutto. Sul palco salgono anche gli uomini delle squadre antiterrorismo con in pugno i fucili automatici. Gli agenti attendono alcuni istanti, poi arriva l’ordine di rialzare Trump. L’immagine mostra il tycoon sanguinante dall’orecchio destro, il rigagnolo rosso arriva alla bocca, lui si regge sulle sue gambe seppur sostenuto dalle guardie del corpo che cercano di guadagna le scalette. Trump alza il pugno, sta bene ed è cosciente, sferza il pubblico, come dire «forza, non mi hanno fatto nulla, combattiamo». I fan gridano «Usa, Usa». L’ex presidente viene portato giù e quindi caricato su uno degli Suv neri del Secret Service che guadagna l’uscita dalla zona del comizio diretto verso l’ospedale. Nel frattempo, il pubblico e la stampa vengono allontanata dall’area, la zona viene dichiarata «scena del crimine». (Francesco Semprini, La Stampa)

Spari al comizio, Trump ferito all’orecchio. Diversi colpi partiti dalla folla. Il candidato circondato dalla security alza il pugno e viene portato via: “ È fuori pericolo”. Ucciso l’attentatore. Biden: “Prego per lui”. (Paolo Mastrolilli, Repubblica)

Biden al contrattacco: «Non me ne vado, corro e vinceremo». Sfodera gli artigli, Joe Biden. Lo fa da Detroit in Michigan, stato industriale e “mattone” di quel Bue Wall, il muro blu che spesso ha sostenuto i democratici, indispensabile a conquistare la Casa Bianca. Ma che oggi trema, simbolo del dramma del partito e del rischio a novembre di essere nuovamente sbaragliato da Donald Trump. «Non vado da nessuna parte. Corro e vinceremo», ha detto il presidente arringando una folla di entusiasti sostenitori. Ha attaccato duramente Trump, definendolo criminale, stupratore e truffatore. E, con toni che a qualcuno sono parsi imitare la sua nemesi, ha sferzato i media, accusati di prendere di mira solo le sue gaffe e fragilità e perdonare il rivale. «Sono l’unico, democratico o repubblicano, che lo ha mai battuto», ha incalzato. (Marco Valsania. Il Sole 24 Ore)

L’America violenta tra attentati politici e ipotesi di complotto. Dall’omicidio  di  Kennedy,  all’assalto  al  Congresso.

L’impennata con le elezioni del 2020 e il rifiuto di Trump di riconoscere la sconfitta. (Massimo Gaggi, Corriere della Sera)

Walter Veltroni sul Corriere: Stati Uniti, un Paese in bilico. Nel pieno di grandi conflitti, in Ucraina e nel Medio Oriente, l’America appare fragile, indecisa, esposta alla violenza, al rischio di un cambio sostanziale di regime.

Il fondatore di Tesla, sul suo social network X, ha rilanciato un sondaggio di un eurodeputato cipriota: «Von der Leyen sì o no?». La risposta del tycoon è chiara, «assolutamente no», perché, spiega, «è un voto super importante». La domanda non è ingenua, perché arriva nel giorno in cui l’imprenditore sudafricano ingaggia una battaglia dai toni sprezzanti contro la Commissione che gli imputa di violare le regole europee sui servizi digitali rivolta, in base al regolamento europeo (Digital services act) che anche Fratelli d’Italia ha votato. Musk ha risposto rivelando che la Commissione gli ha promesso un «accordo segreto». Un’accusa, non dimostrata, sulla quale è saltato immediatamente Salvini: «Sarebbe gravissimo. Basta con l’Europa del bavaglio e della censura, viva la libertà di espressione, sempre». Per Fratelli d’Italia non si tratta di una presa di posizione qualunque. Musk è un idolo della destra radicale globale ed è stato ricevuto con tutti gli onori a Palazzo Chigi e poi anche alla festa di Fratelli d’Italia, Atreju. (Francesco Olivo, La Stampa)

Meloni tiene il punto sugli aiuti a Kiev. Salvini: divisi nella Ue. La Lega vuole un vertice. Tajani: linea del governo chiara. I contatti della premier con von der Leyen per un ruolo di peso nella Commissione. (Cesare Zapperi e Marco Galluzzo, Corriere della Sera)

Guido Crosetto «Chi dice basta armi lascia che l’Ucraina soccomba. Toti, vicenda da brividi». Il ministro: non inviarle è volere che le bombe cadano. Assurdo che Giovanni debba dimettersi per la libertà. (Adriana Logroscino, Corriere della Sera)

Piani Nato e interesse nazionale: parte il riarmo italiano. La corsa a spendere miliardi. ll governo investe poco inizialmente per avviare commesse e progettazione. Più dei mezzi servono personale e poligoni di addestramento. (Gianluca di Feo, Repubblica)

La campagna elettorale proporzionale per le europee, in cui ciascuno cercava voti per se, è finita da un pezzo, ma per Salvini non sembra, e ogni giorno ce n’è una.  Di qui a ipotizzare che il Capitano leghista stia pensando di farne un’altra delle sue, però, ne corre. Non foss’altro perchè il declino del Carroccio dai fasti del 34 per cento delle europee dello stesso anno all’attuale quasi 9, peraltro drogato dalle 560 mila preferenze per il generale Vannacci, cominciò proprio quell’anno. Chiaro che Salvini, quando aprì la crisi del Conte 1, pensava che lo sbocco naturale sarebbe stato lo scioglimento delle Camere e l’incasso sul piano interno dei voti per l’Europarlamento. E non avrebbe mai messo in conto il “ribaltone” dell’”avvocato del popolo” e la nascita del governo giallorosso con il Pd. Ma proprio perché la lezione gli è servita, e il suo partito non naviga affatto in buone acque, ci penserebbe due volte prima di portare alle estreme conseguenze il martellamento quotidiano a cui sta sottoponendo la premier. (Marcello Sorgi, La Stampa)

Meloni boicotta il 14 luglio e prova a fermare Renault. È noto che Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron non si sopportino. Meno noto è che i pessimi rapporti tra Parigi e Roma stiano iniziano a coinvolgere commemorazioni e finanche operazioni industriali. L’ultima in ordine di tempo riguarda Autostrade per l’Italia. Stando a quanto filtra in ambienti finanziari, infatti, nelle scorse settimane Palazzo Chigi avrebbe fatto pervenire la sua contrarietà a un’operazione allo studio che prevede l’ingresso del colosso dell’auto Renault (di cui è azionista anche lo Stato francese) nella società Free To X, la controllata di Autostrade per la mobilità elettrica. Non si tratta di uno stop formale, né risulta che sia stato attivato alcun potere strategico di veto (il golden power), strada peraltro complicata trattandosi di una società europea. Il messaggio però è stato chiaro: non è operazione gradita, serve un supplemento di valutazione. (Giacomo Salvini, Il Fatto Quotidiano)

Sabino Cassese sul Corriere: La nostra lotta quotidiana contro i servizi mal funzionanti. Pubblici o privati, su tutto il territorio. C’è un problema. Strutture sanitarie, di servizi di comunicazione, di distribuzione di energia elettrica e di fornitura di acqua, di istituti di credito, di compagnie aeree, di burocrazie pubbliche: tutto si traduce in lunghe attese, mancato rispetto dei tempi, pesanti e inutili incombenze a carico degli utenti, disattenzione per i bisogni dei clienti.

Malpensa, Sala incalza Marina. I dubbi dei Berlusconi sulla scelta. La famiglia non sapeva ed è perplessa sull’intitolazione, anche per le polemiche. Il fastidio in FI. Il leader di Forza Italia: la decisione non è nostra, ma una diatriba sul suo nome è puerile. (Renato Franco e Chiara Baldi, Corriere della Sera)

Schlein lancia de Pascale con i sì del campo largo. E cerca l’intesa sull’Umbria. Da Calenda ok al dopo Bonaccini. E c’è l’apertura dei 5 Stelle. Il sindaco di Ravenna in tour alle Feste dell’Unità. Il centrodestra investirà Elena Ugolini. (Francesco Rosano, Corriere della Sera)

Risparmio degli italiani, solo il 16% resta nel Paese. La fuga è ancora in atto. L’esodo dei risparmi delle famiglie italiane verso l’estero prosegue inesorabilmente anno dopo anno e per il momento cadono nel vuoto i tentativi di indirizzarli in misura significativa a sostegno dell’economia reale del Bel Paese. Per contro i capitali stranieri non presentano una spiccata propensione a investire nel tessuto produttivo tricolore. I numeri sono eloquenti. Con il paravento di assicurare un’adeguata diversificazione del rischio Paese, la «quota Italia» all’interno dei portafogli dei fondi comuni di investimento sottoscritti dai risparmiatori italiani è scesa a fine 2023 al 16%. Il minimo storico. Dei 546 miliardi di euro affidati dalle famiglie ai gestori, solo 87,5 miliardi sono investiti in bond e titoli di Stato tricolore (71,9 miliardi) e azioni di società quotate a Piazza Affari (15,6 miliardi). Il resto è dirottato su titoli esteri (419,4 miliardi) o parcheggiato su asset liquidi (39,1 miliardi). (Gianfranco Ursino, Il Sole 24 Ore)

Il Pil in frenata minaccia i conti. Senza Pnrr c’è il rischio tagli. Domani Giorgetti a Bruxelles: si comincia a parlare di bilanci. L’Italia ha due mesi per presentare il rientro dal deficit in eccesso. E senza crescita vuol dire preparare da subito forti riduzioni di spesa. (Valentina Conte, Repubblica)

Freni: “Puntiamo sulle entrate fiscali, i tempi del Pnrr non sono un tabù”. Il sottosegretario leghista all’Economia difende le stime del Mef sul Pil: “L’economia è viva nonostante i gufi”. Allungare il Recovery? “Nelle Tavole che Mosè ricevette sul Sinai non mi pare fosse indicata anche la data del 2026”. (Giuseppe Colombo, Repubblica)

Case all’asta e cessione dei debiti. Allarme dei pm: rischio estorsione. In giro per l’Italia ci sono raider affamati del nostro patrimonio, speculatori anonimi nascosti dietro società di diritto olandese o inglese o grandi organizzazioni criminali che riciclano così gli enormi proventi del narcotraffico grazie all’allarme mutui, figlio della crisi post Covid e dell’aumento dei tassi. I nostri debiti sono stati «cartolarizzati», impacchettati e venduti sotto costo all’asta al miglior (o peggior?) offerente, le aste giudiziarie sono uno dei principali canali di riciclaggio grazie a spregiudicate alchimie finanziarie di commercialisti, notai e professionisti, su cui adesso la Procura di Milano ha acceso i riflettori. L’indagine del pm milanese Francesca Crupi contesta all’ex ceo di Lehman Brothers Italia, il finanziere Riccardo Banchetti, una possibile estorsione. Per un debito iniziale di 5,8 milioni contratto nel 2008 dalle società Ici e Iri – poi diventati 6,2 milioni con gli interessi – l’imprenditore Alessandro Frescura sarebbe stato costretto a svendere i suoi immobili nelle zone più prestigiose di Milano e di Genova, un patrimonio quotato almeno 20 milioni, senza per questo riuscire a sfuggire alla morsa della Spv che ha «acquistato» il suo debito nel 2016 (a 4,15 milioni, pare). (Felice Manti, Il Giornale)

Cdp all’ultimo sprint nel Cencelli della destra si inserisce anche il Pd. (Giovanni Pons, Repubblica)

Leonardo Maria Dek Vecchio: «Il mio family office? Investiti 220 milioni nelle eccellenze da portare nel mondo». Il quartogenito: la successione? Ognuno ha i suoi tempi. Offriamo opportunità ai giovani che a volte nelle grandi strutture non riescono a esprimere le loro potenzialità. (Daniela Polizzi, Corriere della Sera)

Crescita record degli aeroporti italiani: fondi internazionali in gara per entrare nelle società di gestione da Milano a Napoli. Il fondo canadese Cpp e lo spagnolo Asterion si contendono l’ingresso nella spa che controlla Malpensa, Linate, Torino, Capodichino e Trieste. (Sara Bennewitz, Repubblica)

Gli altri temi del giorno

Su Khan Younis ma è strage di profughi. Almeno novanta le vittime, secondo il ministero della salute di Gaza, dell’attacco israeliano sferrato nel sud della Striscia, tra Khan Younis e il campo di Al Mawasi, che aveva come obiettivo il capo dell’ala militare di Hamas, Mohammed Deif. La primula rossa, uno degli uomini più ricercati da Israele, sarebbe stato colpito, non ci sono ancora le prove della sua morte, insieme a Rafah Salameh, il capo delle brigate Khan Younis, in un compound con palazzi bassi e circondato da alberi, di proprietà di Salameh. Il compound sarebbe stato a distanza dalle tende dei rifugiati in un campo che più volte è stato colpito durante la guerra a Gaza, con sempre gravi bilanci di vittime. (Nello Del Gatto, La Stampa)

Le bombe qui tra le tende, nella zona “sicura” di Gaza. Ieri io e la mia famiglia siamo sopravvissuti al massacro commesso dall’esercito di occupazione israeliano a Mawasi, Khan Younis. Sei razzi sono caduti a soli 400 metri dalla mia tenda, uccidendo più di 200 persone, si dice qui (i numeri ufficiali in serata riportavano: più di 90 vittime, metà dei quali donne e bambini), e ferendone altre 300 in un orribile massacro. Una strage compiuta da Israele in un’area designata come “zona umanitaria sicura” e raccomandata ai civili come “rifugio sicuro” dallo stesso esercito di Tel Aviv. Mawasi, a Khan Younis, è una dei posti più densamente popolati da sfollati, qui centinaia di migliaia di civili vivono in condizioni umanitarie al limite: gravi carenze di acqua, aiuti alimentari non sufficienti, servizi igienici e malattie dilaganti. Nonostante ciò le forze di occupazione hanno scelto di bombardare proprio quest’area, completando il triste scenario con l’ennesimo massacro. (Aya Ashour, Il Fatto Quotidiano)

Strage a Khan Younis nel campo profughi: 90 morti e 300 feriti. In un intervento in serata, il premier Benjamin Netanyahu ha dichiarato che «non c’è certezza» sulla eliminazione dell’«arci-terrorista» Deif e di Salameh. Il premier ha elogiato il lavoro di intelligence in preparazione del blitz aereo, reso possibile perché Tel Aviv ha resistito «alle pressioni» sulla fine del conflitto prima delle disintegrazione di Hamas. «La guerra – ha ribadito -non finirà fino a quando non avremo raggiunto tutti gli obiettivi»., Le Idf sostengono che l’incursione si sia concentrata su una struttura che ospitava i due «terroristi» nel mirino. Testimonianze citate dai media riferiscono che il raid aereo avrebbe colpito sia un edificio nel’area di Mawasi sia le tende di rifugiati nei campi a ovest di Khan Younis. (Il Sole 24 Ore)

Bombe sulla tendopoli, strage a Gaza L’obiettivo era la mente del 7 ottobre. L’esercito israeliano sgancia otto ordigni su al Mawasi, “zona sicura” per gli sfollati: nel mirino Deif, il capo militare di Hamas Netanyahu: “Non è certa la sua fine”. Morto il suo vice Salama. Abu Mazen: “Un massacro. Sinwar responsabile della guerra”. (Paolo Brera, Repubblica)

Il fantasma del terrore tra carceri, covi e stragi. Così è già sfuggito ad altri sette attacchi. Il Fantasma ha continuato a travestirsi come ai tempi dell’università, quando dirigeva la compagnia teatrale studentesca. Lo chiamano l’«ospite»: non sta mai nella stessa casa. Ha continuato a spostarsi in superficie durante gli scontri con l’esercito israeliano. (Davide Frattini, Corriere della Sera)

Avviso di Mosca all’Europa: «Capitali possibili obiettivi». Berlino, Parigi, Londra. Roma. Le capitali d’Europa sono il nuovo obiettivo della Russia, che non vedeva l’ora di mettere sotto pressione il Vecchio Continente dopo il vertice di Washington che ha sancito il ritorno della Guerra Fredda in Europa. Missili Usa, centinaia di migliaia di uomini, mezzi Nato, un dispiegamento di forze che spinge il Cremlino a una risposta, chissà quanto propagandistica: «La Russia – dice il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov – ha capacità sufficienti per rispondere al dispiegamento di missili a lungo raggio che gli Stati Uniti intendono dispiegare in Germania a partire dal 2026, ma le potenziali vittime in questo caso saranno le capitali europee». (Andrea Cuomo, Il Giornale)

Maurizio Molinari su Repubblica: La guerra segreta del Cremlino contro le democrazie. L’ultima azione è il tentativo di assassinare il ceo della Rheinmetall.

Francia, nuove tensioni a sinistra «Assalto» alla sede dei socialisti. Il Fronte popolare spaccato sul premier: bocciata anche la governatrice di Réunion. (Stefano Montefiori, Corriere della Sera)

Kate torna in pubblico: premierà il vincitore sull’erba di Wimbledon. La principessa è patrona del circolo che ospita il torneo. È il secondo impegno dopo l’annuncio della malattia dato lo scorso marzo. (En. Rod., Corriere della Sera)

Denuncia choc di una 13enne «Violentata dall’animatore». Lecce, la ragazza in vacanza con la famiglia. Sotto indagine un 17enne. I genitori si sono rivolti ai carabinieri. Il giovane è stato allontanato dal villaggio turistico. (Cesare Bechis, Corriere della Sera)

«Camorra e scommesse». Pantani espulso dal Giro, i pm riaprono il caso. Trento, l’esclusione per doping nel 1999. Sentito Vallanzasca. (Marco Bonarrigo, Corriere della Sera)

Il Corriere intervista Leopoldo Mastelloni: «Ho speso tutto per il teatro. Ora non esco e il frigo è vuoto». Mastelloni ha chiesto il vitalizio per artisti: non mi uccido perché temo l’inferno.

Due anni senza Scalfari, Stefano Massini: “Con le parole leggeva il futuro”. Il drammaturgo che ha portato in scena lo spettacolo “L’Italia secondo Eugenio”, ricorda il fondatore di “Repubblica”.

Gli Anniversari

1099, termina la prima crociata: conquistata Gerusalemme
1223, Luigi VIII re di Francia
1789, presa della Bastiglia: evento culmine della Rivoluzione francese
1795, la Francia adotta la Marsigliese come inno nazionale
1816, Papa Pio VII fonda la Gendarmeria pontificia
1850, nasce la macchina per produrre il ghiaccio
1859, pubblicato a Firenze il primo numero della Nazione
1865, raggiunta per la prima volta la vetta del Cervino
1902, crolla a Venezia il campanile della basilica di San Marco
1921, Sacco e Vanzetti giudicati colpevoli di omicidio
1933, la Germania nazista bandisce i partiti politici
1938, pubblicato lo studio Il fascismo e i problemi della razza
1948, ferito il leader Pci Palmiro Togliatti
1958, colpo di stato in Iraq
1963, debutta Calimero
1964, matrimonio segreto tra Adriano Celentano e Claudia Mori
1965, Gimondi vince il Tour d’Italia
1965, la sonda Usa Mariner 4 raggiunge Marte
1969, il Salvador invade l’Honduras
1970, scoppia la rivolta di Reggio Calabria
1977, imponente black out a New York
1978, Lefebvre ha pagato tangenti al segretario di Tanassi
1993, inaugurato il volo diretto tra Mosca e New York
2002, attentato al presidente francese Chirac
2008, al via i lavori della torre di trasmissione Tokyo Sky Tree
2011, Nettuno completa la sua prima orbita conosciuta intorno al Sole
2015, la sonda New Horizons raggiunge Plutone
2016, strage Isis a Nizza: 85 morti

Nati oggi

1602, Giulio Mazzarino
1610, Ferdinando II de’ Medici
1862, Gustav Klimt
1882, Giuseppe Prezzolini
1904, Isaac Singer
1910, William Hanna
1918, Ingmar Bergman
1919, Lino Ventura
1933, Daniele Piombi
1939, Manuel Vasquez Montalban
1940, Renato Pozzetto
1942, Javier Solana
1961, Annalisa Spiezie 1977, Vittoria di Svezia
1981, Potito Starace

Si festeggia San Camillo

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