“Io non lo so poi quanto dura questo eterno cercarsi, questo eterno volersi, senza volersi mai. E questo eterno ignorarsi, volendosi sempre”. (Charles Bukowski)
Il buon risultato delle elezioni europee ha consentito a Giorgia Meloni di finalizzare bene come padrona di casa il vertice annuale del G7, compatto sul sostegno all’Ucraina, innovativo con la presenza del Papa e con l’organizzazione che è filata liscia nella Puglia artificiale ma non troppo di Borgo Egnazia. La premier non mette la parola aborto nel comunicato finale e prevale su Macron che voleva inserirla (La Stampa ne approfitta per titolare che “l’Italia frena sui diritti”). Incassa da Biden sostegno e amicizia per la posizione netta sull’Ucraina, inserisce nell’accordo anche i migranti e il piano Mattei.
Zelensky si porta a casa 50 miliardi, gli interessi dei beni russi congelati, mentre la Nato vuole stanziarne altri 40 ma Crosetto (che ieri ha dovuto atterrare in emergenza a Ciampino per via di un principio d’incendio sull’aereo di Stato) dice no alla partecipazione dell’Italia alla colletta. Putin prende male l’unità occidentale sul sostegno a Kjiv e, solo per farsi sentire, si dice disposto a prendersi 4 regioni già occupate e il non ingresso dell’Ucraina nella Nato per discutere di pace, condizioni evidentemente irricevibili per Zelensky. Ma tanto basta a Repubblica per titolare “Putin, la pace indecente” ed evitare di sottolineare che la premier si è giocata bene le sue carte.
Anche la prima volta di un Papa al G7 è andata bene: lui ha ribadito che le armi basate sull’intelligenza artificiale non devono poter decidere da sole sulla vita dell’uomo e poi si è sottoposto a dieci incontri bilaterali per chiedere di porre fine alle guerre. Anche con Zelensky c’è stato un chiarimento, e il capo di guerra degli ucraini è stato un altro dei pochi vincitori mediatici del summit. Tra questi va messa Elisabetta Belloni, che ha curato tutta la regia e limato il documento finale: il Corriere le dedica un adorante articolo.
Domenico Quirico su La Stampa racconta Biden che “deambula fragile e smarrito” e ne fa la metafora dell’Occidente debole. Selvaggia Lucarelli sul Fatto prende in giro (con qualche ragione) lo chef Bottura, che ha curato cene e pranzi dell’evento. Paolo Benanti su La Stampa spiega perchè va controllato lo sviluppo dell’intelligenza artificiale.
Grillo vede Conte, dice che il tetto ai due mandati non si tocca, che il congresso si farà e probabilmente rinnova il suo contratto di consulenza: i due si sostengono a vicenda, sono la somma di due grandi debolezze, e infatti l’incontro dura poco rispetto al passato, solo un’ora e mezzo.
I giornali di destra, oggi soppiantati da Corriere e Messaggero nel sostegno a Meloni formato G7, vanno piatti su Toti che resta ai domiciliari e Salis liberata perchè eletta al Parlamento europeo. Sallusti spende anche il fondo del Giornale per difendere l’amico indagato.
Schlein alla fine ha preso meno preferenze del previsto, anche Nardella l’ha superata di diecimila voti. Ma annuncia che si occuperà lei di indicare tutte le cariche dei nuovi europarlamentari, a cominciare da quella strategica di capogruppo a Strasburgo.
Tre dei big giapponesi dell’auto (Toyota, Mazda e Subaru) rilanciano i motori termici puliti e invocano, finalmente, la neutralità tecnologica per rispettare l’ambiente.
Il Sole apre sul concordato al 50 per cento al primo anno, così ci si adegua in un biennio. E poi sulle pensioni fa sapere che “spunta l’ipotesi della flessibilità senza quote”.
Draghi riceve il premio Carlo V in Spagna, benedice i dazi contro la Cina e chiede investimenti per rilanciare la produttività. Sui dazi Scordamaglia di Filiera Italia si duole del fatto che sarà l’ alimentare a dover far fronte alle ritorsioni cinesi.
Il Sole dedica un bell’articolo a Claudio Benedetti, storico direttore generale di Federchimica, che è andato in pensione.
L’ultima novità che arriva dalla sanità è la corsa dei medici a diventare chirurghi estetici. “Un intervento vale un mese di stipendio in ospedale”. Così le scuole di specializzazione sono piene. Meno frequentate invece quelle per operare al cuore o al torace, secondo Repubblica.
La Germania apre gli Europei battendo 5 a 1 la Scozia. Stasera esordio dell’Italia con l’Albania.
Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. G7, dalle guerre ai migranti. L’appello: tregua olimpica. I moniti a Cina, Iran, Russia e a Israele su Rafah. Nelle conclusioni anche il «Piano Mattei» e i diritti Lgbt. (Marco Galluzzo, Corriere della Sera)
G7, il documento finale: battaglia tra leader sui diritti Lgbtq+. L’ok nel testo finale: “Siano protetti”. Manca la parola aborto ma c’è un richiamo alla “Dichiarazione di Hiroshima”. (Emanuele Lauria, Repubblica)
La notizia principale riguarda i futuri finanziamenti a Kiev che avverranno grazie a un prestito garantito tramite i ricavi dai beni russi congelati: “Abbiamo deciso di mettere a disposizione circa 50 miliardi di dollari sfruttando le entrate straordinarie dei beni sovrani russi immobilizzati, inviando un segnale inequivocabile al presidente Putin – continua il testo – Stiamo intensificando i nostri sforzi collettivi per disarmare e definanziare il complesso militare industriale russo”. Il piano si chiamerà Extraordinary Revenue Acceleration (Era) Loans for Ukraine. Inoltre, mentre Vladimir Putin ha avanzato la sua proposta di pace presto respinta dal fronte occidentale, da Borgo Egnazia si aggiunge che Mosca dovrà ripagare anche tutti i danni provocati in Ucraina. Una cifra che si aggira intorno ai 486 miliardi: “Non è giusto che la Russia decida se o quando pagare i danni che ha causato in Ucraina. Gli obblighi della Russia, ai sensi del diritto internazionale, di pagare per i danni che sta causando sono chiari e quindi stiamo continuando a considerare tutte le possibili vie legali per far sì che la Russia rispetti tali obblighi”. (Il Fatto Quotidiano)
Giorgia Meloni, padrona di casa e che oggi chiuderà formalmente i lavori con una conferenza stampa, può dirsi soddisfatta malgrado appunto quello che dalla sua delegazione è stato definito il tentativo di qualche Paese (Francia, ndr) di fare saltare il vertice. Ancora ieri poco prima che la bozza definitiva iniziasse a girare, l’agenzia Bloomberg sottolineava che era stato tolto dal comunicato ogni riferimento alla protezione «dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale della comunità LGBTQIA+». La Presidenza italiana aveva smentito parlando di notizia «priva di fondamento». Il testo richiama quello giapponese dello scorso anno, in quel caso il richiamo a LGBTQIA+ era duplice, la versione italiana lo evoca una sola volta ma il senso, e anche le frasi in alcuni casi, sono identiche. (Alberto Simoni, La Stampa)
Per il governo italiano la questione potrebbe chiudersi qui. Per i francesi no. Prima i diplomatici tentano inutilmente un negoziato fino a tarda notte con la controparte italiana, poi è il presidente Emmanuel Macron – lui in persona, al termine del primo giorno di vertice – a esprimere apertamente il rammarico per quella che definisce «una diversa sensibilità dell’Italia». La replica di Meloni, più che nella risposta ufficiale, in cui accusa Macron di «usare il G7 per fare campagna elettorale», è tutta nello sguardo e nel volto livido per il disappunto mentre accoglie il leader di Parigi al castello Svevo di Brindisi, dove si tiene la cena offerta dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. A fine serata, tuttavia, il presidente francese prova ad allentare la tensione: «I nostri disaccordi sono noti, esistono. Ma non bisogna ingigantire» dice. (Ilario Lombardo, La Stampa)
Massimo Giannini su Repubblica: G7, le ambiguità di Meloni. Su scala internazionale, il vertice consacra la premier leader indiscussa. Ma su scala nazionale la Sorella d’Italia getta la maschera. E mostra la sua faccia più feroce Francesco e il monito ai leader: l’intelligenza artificiale va limitata. Il Papa: «Uno strumento affascinante e tremendo al tempo stesso». Gli incontri con i Grandi. È il primo Pontefice a prendere la parola in un G7. La premier: «Momento storico». (Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera)
Corrado Augias su Repubblica: Il Papa al G7, come un antico pellegrino. Nello scenario un po’ vero e un po’ finto di Borgo Egnazia, Bergoglio avanza faticosamente carico di malanni. A coloro che rappresentano il potere in una metà del pianeta, non può imporre nulla. Li può solo implorare che facciano il possibile per la pace.
Putin: “Disponibile a negoziati se Kiev lascia le regioni annesse e rinuncia alla Nato”. Ucraina, Usa e Nato respingono al mittente. Putin torna a condannare la conferenza di pace sull’Ucraina in programma da domani in Svizzera: “Un altro trucco che mira a distogliere l’attenzione di tutti dalle cause della crisi ucraina”, utile a “dare ancora una volta un ‘apparenza di legittimità alle attuali autorità ucraine”. E nello stesso giorno lancia “una reale proposta di pace” per la “cessazione totale del conflitto” in Ucraina. Soluzione che Kiev ha già respinto al mittente, e così la Nato e gli Stati Uniti. “Stiamo parlando – ha detto Putin – non del congelamento del conflitto ma della sua cessazione totale”. Ma se l’Occidente e l’Ucraina rifiuteranno, ha avvertito Putin, si assumeranno la “responsabilità della continuazione dello spargimento di sangue”. Le condizioni: “La Russia è pronta a un cessate il fuoco e all’avvio di negoziati se le truppe ucraine si ritireranno completamente dalle regioni di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson e Kiev si impegnerà a non aderire alla Nato“. L’Ucraina dovrà avere “uno status neutrale, non allineato”, e non avere armi nucleari. (Il Fatto Quotidiano)
Vladimir Putin non fa neanche mezzo passo indietro. Anzi. Per mettere fine all’aggressione militare che dilania l’Ucraina da oltre due anni, il presidente russo chiede che siano i soldati di Kiev a indietreggiare: in modo da permettergli di impossessarsi di quattro regioni dell’Ucraina che le sue truppe occupano solo in parte. Chiede anche che sia riconosciuta come russa la Crimea, di cui Mosca ha di fatto preso il controllo nel 2014 con un’invasione armata. Poi vuole che Kiev rinunci a un possibile futuro ingresso nella Nato. E che le sanzioni contro la Russia siano cancellate con un colpo di spugna. (Giuseppe Agliastro, La Stampa)
Putin attacca i Grandi e detta la sua pace. Lo zar: Ucraina via dalle zone occupate e niente Nato. E sugli asset: un furto da punire. Zelensky: è come Hitler. (Fabrizio Dragosei, Corriere della Sera)
Al G7 il monito di Kiev “Sta facendo come Hitler” Zelensky rievoca l’invasione della Cecoslovacchia del ‘39. I Grandi per la tregua olimpica Anche l’Italia contribuirà al prestito per l’alleato. Da oggi in Svizzera il summit di pace. (Paolo Mastrolilli, Repubblica)
Sannino (Ue): «Non si può cedere sui territori di Kiev, ma va aperta la strada negoziale». Il segretario generale del Servizio europeo per l’azione esterna dell’Unione europea: «Attenzione alla Cina». (Francesca Basso, Corriere della Sera)
Intervista a Sunak: “Migranti e sovranità nazionale, Italia e Regno Unito mai così vicini”. Parla il premier conservatore britannico a margine del G7: “Grazie alla spinta dei nostri due Paesi, al G7 per la prima volta si è discusso di lotta ai trafficanti. E Giorgia Meloni è una persona fantastica”. (Antonello Guerrera, Repubblica)
La partita di Biden. Non solo Russia, la Casa Bianca incassa l’attenzione dei partner sulla minaccia cinese. Mentre in America Trump attacca il presidente sull’età e le presunte «gaffe». La spinta sui dazi. Gli Usa sottolineano come altri Paesi vogliano imporre dazi contro Pechino. (Viviana Mazza, Corriere della Sera)
Commercio, Russia, Taiwan: il G7 alza la voce con la Cina.
«Puntiamo a relazioni costruttive e stabili con la Cina (…) Non stiamo cercando di danneggiare la Cina o di ostacolarne lo sviluppo economico», ha assicurato il G7 nel suo comunicato di ieri. «Tuttavia, esprimiamo le nostre preoccupazioni per il suo persistente orientamento a livello industriale e per le sue politiche anti-concorrenziali che stanno provocando conseguenze a livello internazionale, distorsioni del mercato e dannose sovraccapacità in una gamma crescente di settori».
«Non ci stiamo disaccoppiando o chiudendoci su noi stessi – hanno aggiunto gli Stati Uniti, il Canada, il Giappone, la Germania, il Regno Unito, la Francia e l’Italia –. Vogliamo però ridurre i rischi e diversificare le catene di approvvigionamento, laddove necessario e appropriato, promuovendo una resilienza economica con cui contrastare metodi economici aggressivi. Chiediamo inoltre alla Cina di astenersi dall’adottare misure di controllo delle esportazioni, in particolare per i minerali critici». (Beda Romano, Il Sole 24 Ore)
Nato, manca l’ok sui 40 miliardi a Kiev. Crosetto: «Non possiamo». «Non abbiamo ancora un accordo sull’impegno finanziario di lungo termine per l’Ucraina». Così il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, al termine della riunione dei ministri della Difesa, ammette il fallimento della proposta di stanziare 40 miliardi ogni anno per l’Ucraina. Mentre il G7 trova il suo accordo, i Pesi Nato si trovano in disaccordo, almeno per il momento. E tra i Paesi che si sono opposti alla proposta avanzata dallo stesso Stoltenberg c’è anche l’Italia. Non si tratta di una retromarcia sul sostegno a Kiev ma, come spiega il ministro della Difesa Guido Crosetto, una questione tecnico-economica. (Matteo Basile, Il Giornale)
Massimo Franco sul Corriere: Un occidente che condiziona le alleanze anche in Italia. Il «sì» unanime all’uso dei profitti sui beni sequestrati alla Russia per finanziare la difesa delle truppe di Kiev è l’atto più vistoso e concreto compiuto durante il vertice: nonostante le difficoltà anche giuridiche che probabilmente si incontreranno. Il governo italiano è apparso allineato con le posizioni alleate.
Draghi e il futuro della Ue: «Difesa comune, energia e welfare: l’Europa cresca più velocemente e meglio». Spagna, la consegna all’ex premier del premio Carlo V. Per recuperare il gap di produttività servono più investimenti in ricerca e in innovazione. (Giuliana Ferraino, Corriere della Sera)
Draghi benedice i dazi: «L’Europa deve tutelarsi». Per quanto possa apparire una contraddizione, non è cambiato Mario Draghi, rimasto convintamente europeista. È cambiato il contesto esterno: se cinque anni fa il problema del mercato unico erano le chiusure minacciate dai populismi, oggi la priorità è correggere i difetti di un sistema disfunzionale. Non è cambiata, infatti, la risposta: l’Europa deve restare unita e deve trovare nuove strade per proseguire un cammino che ciascuno dei 27 Paesi non può compiere da solo. «Il precedente paradigma che sosteneva i nostri obiettivi comuni sta scomparendo», ha detto ricordando che «l’era del gas importato dalla Russia e del commercio mondiale aperto sta svanendo». (Gian Maria De Francesco, Il Giornale)
Federico Fubini sul Corriere: Il timore dei mercati e l’Europa debole. L’Europa non è solo l’area dal livello di crescita più basso del mondo; non solo è priva di una strategia per risollevarla e recuperare il ritardo tecnologico. Presenta anche quello che gli investitori chiamano un «rischio politico».
Schlein cerca l’unità in piazza. E sulla Ue: gestirò io il negoziato. L’incontro con i neoeletti. Il dialogo con gli altri leader per la protesta di martedì. M5S e Avs hanno aderito. Anche Azione parteciperà, i renziani decideranno lunedì. (Maria Teresa Meli, Corriere della Sera)
Schlein: “A Meloni dico che li fermeremo. Scriviamo il programma con le altre opposizioni”. Intervista alla segretaria dem a Repubblica delle Idee. “La finestra di solidarietà europea non si deve chiudere. Sarà fondamentale non tornare alla austerità e all’egoismo nazionale”. (Silvia Bignami, Repubblica)
Gentiloni: “Chi tifa per un’Europa debole è un finto patriota. Sì al patto con i Verdi”. Il commissario europeo agli affari economici sul palco di Repubblica delle Idee a Bologna: “La vittoria di Le Pen avrebbe un significato non immediatamente distruttivo per l’Unione Europea, ma sarebbe un segnale enorme dal punto di vista politico”. (Eleonora Capelli, Repubblica)
Faccia a faccia Conte-Grillo. Nuovo nome e terzo mandato, il fondatore frena su tutto. Un’ora e mezza di incontro a Roma. Dubbi anche sulla costituente. (Emanuele Buzzi, Corriere della Sera)
La convinzione di Franceschini: premier incastrata, la riforma ci aiuterà. L’ex ministro scommette sulla segretaria. Le parole ai colleghi della maggioranza: fate lo statuto dell’opposizione, vi servirà. (Francesco Verderami, Corriere della Sera)
Ilaria Salis torna libera. Il padre: la porto a casa. Così Budapest ha deciso di chiudere la «grana». L’attivista potrebbe essere a Monza tra oggi e domani. (Giovanni Bianconi, Corriere della Sera)
Gli altri temi del giorno
Il no alla scarcerazione di Toti «Quadro indiziario aggravato». Genova, il gip: rischio reiterazione per le regionali del 2025. Il legale: pericoloso all’infinito? (Giuseppe Guastella, Corriere della Sera)
Adesso ho capito perché Giovanni Toti è stato arrestato il 7 maggio e non mesi prima, come avevano richiesto i pm. Se le manette fossero scattate in anticipo, il governatore della Liguria avrebbe avuto il tempo di candidarsi alle elezioni europee e, una volta eletto, di sottrarsi all’ordine di custodia cautelare, come ha fatto Ilaria Salis. Eh, sì: la scappatoia per uscire dai domiciliari era farsi spedire a Bruxelles, proprio come la maestrina dalla penna rossa, quella arrestata in Ungheria con l’accusa di appartenere a un gruppo di sfascia capocce e trasformata in eroina dalla coppia Bonelli- Fratoianni, la stessa che ha portato Aboubakar Soumahoro, paladino dei migranti con le scarpe sporche, in Parlamento. Così, a causa dei ritardi con cui il gip ha acconsentito a «rinchiudere» Toti, oggi ci ritroviamo il governatore ancora ai domiciliari. (Maurizio Belpietro, La Verità)
FdI e le relazioni pericolose tra big di partito e baby camerati. Della gioventù a braccio teso di Fratelli d’Italia, agli occhi di chi fino ad ora ha provato a non farsi portare a spasso dalla maschera vagamente rassicurante dei “boy scout” folgorati dalla politica e dal patriottismo, non colpisce soltanto l’evidentemente naturale e già nota inclinazione al (neonazi) fascismo, al suo pantheon ideologico e iconografico, alle suggestioni della destra violenta ed eversiva che dagli anni ’70 al Diabolik fascio-narcotrafficante fa tanto album di famiglia e, dunque, spirito di appartenenza comunitaria. (Paolo Berizzi, Repubblica)
Attivo il software del concordato per le partite Iva infedeli. Da stasera si potrà conoscere l’importo del condono. Poi tasse e controlli fermi. (Giuseppe Colombo, Repubblica)
Non si placa la bufera sui mercati. Ieri le piazze europee sono nuovamente finite sotto il bersaglio delle vendite, andando così a chiudere una settimana nera a causa dell’incertezza politica post voto. Milano ha archiviato la seduta con un tonfo del 2,81% che, sommato ai regressi dei quattro giorni precedenti, porta il bilancio a un -6,5%. Nel mirino anche Parigi che ieri ha perso il 2,66% arrivando così a un -6,82% settimanale. Male anche il Dax tedesco con un -1,42% e un -3,4% settimanale. E a parlare di incertezza è anche la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, che dalla Croazia sottolinea che «non c’è alcun allarm», ma che «bisogna essere preparati a nuovi rischi e incognite globali», che potrebbero incidere sulla politica monetaria mondiale. E quindi anche su quella di Francoforte. (Sandra Riccio, La Stampa)
Auto, il rilancio dei big giapponesi «Avanti con motori termici puliti». In campo Toyota, Mazda e Subaru: non solo veicoli elettrici, neutralità di CO 2 con più strade. Previsti accordi con i gruppi petroliferi su biocarburanti, benzine sintetiche e idrogeno. (Bianca Carretto, Corriere della Sera)
Kkr, Apollo e Ardian in gara per il 40% del polo solare di F2i. Offerte da un miliardo per rilevare la partecipazione in Sorgenia-Ef Solare. Entro l’estate è attesa la conclusione anche del dossier 2i Aeroporti. (Francesco Bertolino e Daniela Polizzi, Corriere della Sera)
A Musk maxibonus da 48 miliardi di dollari. Sì degli azionisti Tesla. I soci: non possiamo rischiare un suo disimpegno. Dobbiamo mantenerlo impegnato in azienda col suo tempo, la sua energia, le sue visioni. (Massimo Gaggi, Corriere della Sera)
Acemoglu: “Basta oligopoli e tassiamo i capitali. Così l’IA porterà benefici”. L’economista del MIT sull’intelligenza artificiale: “La politica dovrebbe bloccare ogni acquisizione di Big Tech. Lo smembramento è l’opzione più costosa ma va discussa”. (Filippo Santelli, Repubblica)
Hamas non sa «quanti ostaggi siano vivi». La dichiarazione di un capo fondamentalista. Intanto si infiamma il confine Nord: dal Libano centinaia di razzi sulla Galilea. Gantz: guerra lunga anni. (Francesco Battistini, Corriere della Sera)
Francia, Glucksmann dice “sì”, nasce il Fronte popolare per fermare l’onda nera. “Mi importa soltanto che Rn non vinca”. Sinistre unite nei 577 collegi elettorali. Macron ha perso tutta la credibilità in Francia e in Europa. (Anais Ginori, Repubblica)
Scavalcano il muro del Beccaria. Poi i due evasi fuggono in metrò. Milano, erano in carcere per rapina. La rivolta a maggio e l’inchiesta per i pestaggi. (Pierpaolo Lio, Corriere della Sera)
Il Corriere intervista Arianna Errigo: «Mi alleno per l’Olimpiade ma i gemelli non li mollo mai. Il patto a casa con mio marito: di scherma non si parla».
Processo Grillo, giallo sul video dello stupro: «Chi lo ha girato?». Colpo di scena nel processo di Tempio Pausania per il presunto stupro di gruppo che vede alla sbarra Ciro Grillo e tre suoi amici (Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria), accusati di aver violentato una studentessa all’epoca diciottenne, conosciuta durante una serata in una discoteca di Porto Cervo. Ieri, durante la deposizione in aula di Corsiglia, è stato mostrato all’imputato un video, girato la mattina del 17 luglio del 2019, che immortala una scena di sesso a quattro a cui Corsiglia ha sempre negato di aver partecipato, sostenendo di aver avuto un solo rapporto consensuale con la giovane, prima della presunta orgia. Una versione mai smentita dagli altri imputati. Ma ieri, a sorpresa, mentre il video veniva mostrato in aula, il pm ha chiesto a Corsiglia se sapesse o qualcuno gli avesse confidato chi fosse l’autore del filmato, facendo balenare l’ipotesi della presenza di un quinto soggetto sulla scena. Il giovane ha risposto di non avere questa informazione. (François De Tonquédecand e Gaspare Gorresio, La Verità)
Tutta l’attenzione sarà per Kate, dopo quasi 7 mesi di angoscia. L’ultima uscita in pubblico è stata alla messa di Natale nella chiesa di St. Mary Magdalene, nella tenuta di Sandringham, a cui tradizionalmente partecipa l’intera famiglia reale. Il ritorno di Kate è un sollievo ma oggi non si festeggia la fine dell’incubo perché come ha detto lei, in un messaggio pubblico. (Maria Corbi, La Stampa)
Gli Anniversari
1094, Valencia cade nelle mani di El Cid
1099, i crociati conquistano Gerusalemme
1215, Giovanni d’Inghilterra firma la Magna Carta
1300, Dante Alighieri tra i Priori di Firenze
1520, Leone X minaccia di scomunica Martin Lutero
1775, Washington comandante in capo dell’esercito Usa
1844, Goodyear brevetta la vulcanizzazione della gomma
1864, nasce a Milano la Croce Rossa Italiana
1864, fondato il Cimitero Nazionale di Arlington
1869, brevettata la celluloide
1911, la Ibm diventa società per azioni
1939, inventata la bomboletta spray
1957, nasce l’Università della tecnologia di Eindhoven
1959, in vigore il testo unico sulla circolazione stradale
1969, Pompidou eletto presidente in Francia
1976, Mao Tse Tung si ritira dalla vita pubblica
1977, primo singolo di Vasco Rossi
1978, Leone annuncia le dimissioni da presidente
1978, Re Hussein sposa la regina Noor
1986, Chernobyl: dirigenti licenziati per manifesta stupidità
1994, piene relazioni diplomatiche tra Israele e Vaticano
1996, muore a Beverly Hills Ella Fitzgerald
1996, attentato terroristico a Manchester: 200 feriti
1997, Naomi Campbell ricoverata per barbiturici
1999, terremoto in Messico: 17 morti
2007, Bossi: 1 anno e 4 mesi per vilipendio alla bandiera
2011, eclissi totale di luna
Nati oggi
1801, Carlo Cattaneo
1920, Alberto Sordi
1927, Hugo Pratt
1932, Mario Cuomo
1933, Sergio Endrigo
1935, Felice Riva
1941, Giovanni Tinebra
1943, Johnny Hallyday
1944, Piero Vigorelli
1946, Demis Roussos
1948, Cesare Damiano
1953, Andrea Pamparana e Xi Jinping
1955, Valerio Merola
Si festeggia San Vito
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