La nota del 15 marzo

“Vi eravate dimenticati dei migranti? Invece esistono ancora, anzi esistevano” (Riccardo Barenghi, Jena, su La Stampa)

Solo Repubblica La Stampa e il Manifesto scelgono di aprire la loro prima pagina sulla nuova tragedia dei migranti, circa 60 persone che hanno perso la vita in mare davanti alle coste della Libia: “salpati in 85, alla deriva per sette giorni, raggiunti dalla Ocean Viking che ne salva 25, gli altri tutti morti. E’ la stessa nave sotto processo a Brindisi e sequestrata da Piantedosi. Ora ha a bordo oltre 200 naufraghi e il governo la costringe a navigare sino ad Ancona”, sintetizza il Manifesto. Repubblica spiega che le “rotte della morte” si sono spostate verso le Canarie e poi dedica molto spazio alla Corte Ue che “congela” il decreto Cutro e mette a rischio l’accordo con l’Albania. Più che la meritoria attenzione verso la sorte dei migranti (dopo il netto calo degli arrivi dovuto alla stagione invernale), il sospetto che sia il pretesto per attaccare il governo usando anche la tragedia delle migrazioni resta, vista la linea dei giornali Gedi e, ovviamente, dell’ex foglio comunista.

Gli altri si sgranano su vari argomenti, anche se è riconoscibile sui quotidiani di destra un collante sul lancio del nuovo fisco Meloni: il Corriere si occupa delle “elezioni blindate” di Putin che partono oggi è si chiudono domenica. Il Messaggero dà una buona notizia alle coppie con figli: dal bonus Isee viene escluso l’assegno per i bambini. Il Sole si occupa delle frodi fiscali legate alle fabbriche italo-cinesi, dove per fabbriche non si intendono insediamenti produttivi ma agenzie costituite da cinesi ed italiani per creare fondi neri, evadere le tasse e altro. Il Giornale paventa il “rischio spionaggio” sui nostri dati. Libero lancia “L’intelligenza fiscale”, un algoritmo che setaccerà le banche dati “per distinguere tra truccatori, persone in difficoltà e partite Iva fantasma”. Vasto e magari utile programma, ma intanto ci si indigna giustamente sui dossieraggi. A questo proposito Angelo De Mattia su Mf si interroga su chi controlla i controllori e aspetta la posizione della Banca d’Italia.

Il Fatto torna sui favori a Mediaset attraverso il boicottaggio delle piattaforme estere come Netflix e annuncia possibili sanzioni da parte dell’Unione europea. La Verità racconta “il blitz per portare il gender nell’ospedale del Papa”, cioè al Gemelli.

La politica a sinistra si nutre delle baruffe sul campo largo in Basilicata, con Calenda e Conte che se le danno di santa ragione e con Travaglio che confeziona un ritratto al vetriolo dell’ex manager. A destra invece va in scena la parabola del Salvini in via di dimezzamento: l’autonomia differenziata va (forse) in calendario dopo le elezioni europee, e non viene confermato il leghista Blangiardo all’Istat. De Angelis su La Stampa nelle sue pagelle promuove Tajani e Meloni.

Il Fatto rende noto il “codice Fazzolari” per i Fratelli d’Italia che devono parlare in tv: largo ai giovani e alle belle donne, di fatto copia il Berlusconi di trent’anni fa.

Insolita intervista di un capo di gabinetto di palazzo Chigi: Gaetano Caputi ottiene la pagina tre del Messaggero per elogiare Meloni e confermare che il governo è impermeabile alle pressioni e all’amichettismo.

Nel 2021, governo Conte, sono stati spesi 500 miliardi: è questo secondo il Foglio, il macigno che pesa e peserà sui conti pubblici.

Sono Edoardo Garrone ed Emanuele Orsini, in ordine alfabetico, a contendersi la guida di Confindustria, il primo sostenuto da un logoro schieramento dei soliti “professionisti” dell’associazionismo (definizione di Gianni Agnelli) e concessionario pubblico nelle rinnovabili, il secondo espressione della classe dirigente confederale più giovane e motivata, quella che è stata a fianco delle imprese anche durante il Covid, ed espressione del modello emiliano di rapporti efficaci tra imprese, politica ed amministrazione.

Il Nunzio apostolico del Vaticano in Ucraina, Visvaldas Kulbokas, attacca indirettamente Bergoglio si La Stampa per le sue parole sulla resa di Kjiv: “qui la guerra è feroce, la gente vuol sapere perchè il Papa non menziona la Russia e mi chiedono se Putin ha soldi in Vaticano. Intanto Macron insiste sui soldati Nato in Ucraina, mentre Marine Le Pen cambia linea e “rende onore all’eroico popolo ucraino” e non più al Cremlino.

Gramellini porta sulla prima pagina del Corriere il medico delle Marche che è andato a visitare una paziente appena dimessa a casa, cosa che nel servizio sanitario oggi non si usa più. La normalità di una volta diventa l’eccezione di oggi: ma Paese e servizio pubblico non sono più gli stessi. Intanto la Verità fa sapere che al Gemelli c’è stato “un blitz per far entrare il gender”, e Repubblica mette le regioni contro il governo perchè mancano i fondi per gli ospedali.

Il Foglio usa il neologismo “PierCairo” per raccontare l’ipotetica rivalità tra Piersilvio Berlusconi e Urbano Cairo, entrambi tentati dalla politica.

Gorno Tempini si spende sul Sole a sostegno indiretto della propria ricandidatura al vertice di Cdp. Domani racconta Pignataro e Prelios, Cassese e l’Enel vanno in onda su La Verità.

Roma, Milan e Fiorentina passano il turno di Europa League. Sinner punta al secondo posto nel ranking mondiale del tennis.

Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti.

Altri sessanta morti. Un’altra strage di bimbi, donne e uomini al largo delle coste libiche. A raccontarla all’equipaggio della Ocean Viking, la nave di Sos Mediterranee che li ha soccorsi nel Mediterraneo centrale, sono stati i 25 superstiti della tragedia. Una tragedia consumatasi a bordo di un gommone in balia delle onde da sette giorni. «I sopravvissuti sono partiti da Zawiya, in Libia, sette giorni prima di essere salvati, il motore si è rotto dopo tre giorni – spiega un tweet inviato dalla Ocean Viking – lasciando la barca alla deriva senza acqua e cibo. I sopravvissuti dicono che almeno 60 persone sono morte durante il viaggio, tra cui alcune donne e almeno un bambino». Due dei 25 sopravvissuti soccorsi dalla Ocean Viking sono stati evacuati dalla Guardia Costiera italiana nel corso della notte e trasportati in ospedale in Sicilia. (Gian Micalessin, Il Giornale)

Strage sul gommone cinquanta migranti morti di fame e sete. I racconti dei venticinque superstiti salvati dalla Ocean Viking dopo una settimana alla deriva “Richieste di aiuto ignorate, i nostri compagni che non ce l’hanno fatta buttati in mare”. (Alessia Candito, Repubblica)

La Corte Ue congela il decreto Cutro già a rischio l’accordo Italia-Albania. Nessuna urgenza sui quesiti posti in merito alla legittimità delle procedure. Albano:“Difficile che il protocollo possa partire”. (Alessandra Ziniti, Repubblica)

Un piano di aiuti finanziari «altamente problematico e ingiustificato». Innanzitutto, perché «fatto al di fuori di tutte le procedure democratiche», ma anche perché assegnerà fondi a un Paese che «viola sistematicamente i diritti umani». Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni arriveranno domenica al Cairo con un maxi-assegno da 7,4 miliardi, di cui cinque per un piano di assistenza macrofinanziaria che coprirà il periodo 2024-2027 (un miliardo sarà erogato quest’anno). Ma sul collo avranno il fiato del Parlamento europeo, che ha deciso di alzare la voce per protestare contro la politica portata avanti dalle due leader: mettersi una mano sugli occhi e l’altra sul portafogli per pagare gli autocrati nordafricani in modo che impediscano le partenze dei migranti, offrendo loro su un piatto d’argento l’arma del ricatto. È successo prima con la Tunisia e ora si punta a replicare lo stesso schema in Egitto, con ancora più fondi. La linea Meloni-von der Leyen sta alimentando un crescente malcontento, soprattutto nella parte sinistra dell’emiciclo di Strasburgo, dove ieri è stata approvata a maggioranza una risoluzione che critica duramente la gestione dell’accordo da 150 milioni di euro firmato l’estate scorsa con il tunisino Kais Saied. (Marco Bresolin, La Stampa)

La campagna elettorale è aperta dappertutto, in Europa, ed era forse inevitabile che non passasse del tutto liscia la missione comune di Meloni e Von der Leyen in Egitto, per tentare di stipulare con Al Sisi un accordo mirato a rallentare le partenze dei migranti, specie adesso che con la buona stagione in arrivo sono   destinate   a   moltiplicarsi,   con   conseguenze   anche disastrose per chi si mette in viaggio in condizioni di assoluta mancanza di sicurezza. Missione alla quale domenica si uniranno il presidente di turno del Consiglio europeo, il belga De Croo, e il premier greco Mitsotakis.m A prenderla di mira sono stati invece il verde Satour, il socialista Bullmann e Melchior di Renew Europe, che in una conferenza stampa hanno chiesto come possano essere giustificati finanziamenti europei al capo di un regime autoritario come Al Sisi, e senza alcuna garanzia sul piano istituzionale e democratico. (Marcello Sorgi, La Stampa)

Nuova grana per von der Leyen: l’Europarlamento ora contesta i fondi per Egitto e Tunisia. Cresce il conflitto istituzionale intorno alla Presidente che domenica incontra al-Sisi al Cairo. (Claudio Tito, Repubblica)

Tutti giù dal carro del Capitano. E l’Autonomia ora è a rischio. La solitudine di Matteo Salvini. Non c’è solo la grana Istat. Prendete ieri: nel centrodestra è riemerso anche un fronte trasversale che vuole rinviare la votazione sull’Autonomia, mettendogli l’ennesimo bastone fra le ruote in vista delle Europee. Ma è soprattutto dentro la Lega che molti gli stanno voltando le spalle. Le motivazioni sono varie. C’è la questione ormai sclerotizzata del cattivo rapporto con i “territori”.

«Vedete nostri gazebo in giro? Se ne vedete uno andate a controllare: sotto se va bene ci troverete il segretario di sezione con lo zio» sintetizza con amarezza un esponente di primo piano della Liga veneta. La sua mappa sbiadita dell’Italia leghista è pure peggio: «Il Veneto è una polveriera, in Lombardia stanno più attenti a nascondere la polvere sotto il tappeto ma la sostanza è la stessa. E cosa dobbiamo dire della Toscana o dell’Emilia-Romagna? Non cresce più un filo d’erba. Quanto al Sud, ormai si sarà accorto pure Salvini che lì dirigenti e voti vanno e vengono a seconda del vento». Ma c’è pure il tema, che non è più un tabù nemmeno fra i 95 parlamentari che sono il nocciolo duro del salvinismo, del posizionamento a destra in Europa e delle candidature per Strasburgo. Con l’avvicinarsi del voto di giugno, infatti, aumentano i dubbi sia sull’alleanza con Marine Le Pen e i tedeschi dell’Afd, sia sulla scelta “disperata” di provare a raggranellare voti schierando il generale Roberto Vannacci o accordandosi con l’Udc di Lorenzo Cesa, l’Mpa di Raffaele Lombardo o “Italia del Meridione” di Orlandino Greco. (Francesco Moscatelli, La Stampa)

Ballottaggi, da FI una sponda a Salvini. In Veneto l’ira della Lega sui mandati. Gasparri: «Faremo una norma dopo le Europee». Marcato, assessore di Zaia: al voto da soli. (M. Cre., Corriere della Sera)

“Autonomia dopo il voto”, Meloni gela l’alleato. I leader ormai si ignorano. L’ira del ministro Calderoli per la frenata imposta dagli uomini di Fratelli d’Italia alla riforma cara al Carroccio. (Tommaso Ciriaco, Repubblica)

Quarant’anni di Lega tra nostalgia di Bossi e assedio a Salvini. “La festa non è qui”. La fondazione da parte del Senatur è datata 12 aprile 1984. Ma a differenza di quanto fatto da FI col suo trentennale non è prevista in agenda alcuna celebrazione. (Stefano Cappellini, Repubblica)

Massimo Franco sul Corriere: Guerra fredda nel governo sulle riforme della Lega. Gli attriti si stanno moltiplicando. E delineano sempre più una «guerra fredda» nella maggioranza di governo tra FdI da una parte, la Lega dall’altra. Di rimbalzo, chiudere il cerchio delle riforme istituzionali sta diventando più complicato. È soprattutto l’autonomia differenziata delle regioni a agitare una maggioranza di destra che teme di pagare un prezzo alto nel Sud alle richieste del partito di Matteo Salvini. Il leader del Carroccio vorrebbe avere un primo sì alla vigilia delle Europee; e ridimensionare così la sensazione di una certa marginalità.

Europee, Lucia Annunziata verso la candidatura come capolista Pd al Sud. Nei prossimi giorni dovrebbe arrivare l’ufficialità per Strasburgo della giornalista che è stata anche presidente della Rai. (Repubblica)

Ciriani, il «mediatore» tra i paletti dei partiti: non si può improvvisare. Il ministro: «Le riforme devono andare insieme». L’attività del governo è intensissima, tenere il filo non è facile. Il terzo mandato? Il Parlamento ha detto no, per ora il binario non si riapre. (Paola Di Caro, Corriere della Sera)

Duello sul progetto del Ponte: «Temi noti, c’è il sì dei tecnici». L’ad Ciucci replica a Bonelli. Lui: venti e rischio maremoti, chiedo trasparenza. (Claudia Voltattorni, Corriere della Sera)

Prodi al M5S: senza intesa si perde. Basilicata, Lacerenza cerca appoggi. Il candidato: io moderato, mi riconosco nel campo largo. Europee, Annunziata in lista con i dem. (Fabrizio Caccia, Corriere della Sera)

«Conte vuole comandare e il Pd accetta veti su di noi. Vanno incontro a una disfatta». Calenda: alla fine il centrosinistra indicherà lui per Palazzo Chigi. In Basilicata hanno scelto un nome improbabile Verificherò qual è la cosa più giusta da fare per Azione in una regione dove abbiamo preso il 12%. (Maria Teresa Meli, Corriere della Sera)

Rizzo, De Luca e gli altri Capipopolo, sopravvissuti è il festival dei «cespugli». Il dimezzamento delle firme necessarie moltiplica le sigle. Dai tanti ex della Dc alle corse di Santoro e Alemanno. Cateno De Luca: faccio come Amadeus con i superospiti a Sanremo, un accordo a settimana. (Tommaso Labate, Corriere della Sera)

Lavoro schiavo: 10 mila € l’anno per 4 mln di precari. Lavoretti intermittenti e frammentati, guadagni molto bassi. Più che un metodo di ingresso nel mercato del lavoro, come qualcuno si ostina a definirlo, il contratto a tempo determinato sembra – nel nostro Paese – una formula che in realtà spezzetta le carriere, le rende molto discontinue e quindi si traduce in impieghi poveri. Lo dicono i dati Inps rielaborati dalla Cgil, che ieri ha diffuso il report: in Italia gli addetti a termine sono in servizio mediamente per soli 155 giorni all’anno e guadagnano meno di 11 mila euro lordi. I settori che più di tutti contribuiscono a creare questi lavoretti sono perlopiù legati al turismo: le agenzie di viaggio e noleggio, i servizi alle imprese, gli alberghi e i ristoranti. Ma anche la scuola pubblica, con il suo consueto esercito di oltre 200 mila supplenti precari, dà un apporto molto significativo, così come la Pubblica amministrazione in generale che in totale arriva a mezzo milione. (Roberto Rotunno, Il Fatto Quotidiano)

«Pronti a tagliare le tasse a chi dichiara redditi lordi superiori ai 50 mila euro». Il viceministro Leo: il concordato preventivo finanzierà la misura. Facendo pagare di più a chi finora non ha versato il dovuto premieremo i contribuenti corretti. (Enrico Marro, Corriere della Sera)

I tecnici dell’Upb al governo: “Chiarisca sulle modifiche al Pnrr”. E certificano 16 miliardi di tagli. A pagare il conto del nuovo Piano di ripresa e resilienza sono anche i Comuni e i ministeri, con 1,8 miliardi a testa. Scontro Fitto-Regioni sui fondi sottratti alla sanità. (Giuseppe Colombo, Repubblica)

Eni, piano di investimenti da 27 miliardi: la transizione non può vivere di sussidi. Descalzi: 8 miliardi dalle dismissioni. Borsa per Enilive e Plenitude, cedola di 1 euro per azione. (Fausta Chiesa, Corriere della Sera)

Fs-Poste, intesa per la digitalizzazione. L’accordo sui trasporti di persone e merci. Il ruolo dell’azienda tedesca Sennder. Le Ferrovie puntano a rendere l’innovazione un elemento cardine del piano industriale. (Alessia Conzonato, Corriere della Sera)

Mondadori, i ricavi salgono a 904 milioni. Marina Berlusconi: “Libro resiliente, il compito degli editori è investire”. Balzo anche dell’utile: +20% a quota 62,4 milioni. La presidente: “Oggi editoria vale il 90% dei nostri ricavi”. (Repubblica)

Snam, salgono utili e cedole. Verso l’intesa con Edison. Venier: risultati solidi, maturati in un contesto globale volatile e incerto. (Fausta Chiesa, Corriere della Sera)

Gli altri temi del giorno

Le mani Usa su TikTok. La scalata è già pronta ma la Cina va alla guerra. A meno di ventiquattr’ore dal via libera della Camera alla legge che obbligherebbe la cinese ByteDance a vendere TikTok per non essere bandita dagli Usa, una cordata di imprenditori americani guidata da Steven Mnuchin, ex segretario al Tesoro di Donald Trump, punta a rilevare il social media. Ad annunciarlo è proprio Mnuchin, il quale spiega che si tratta di un «ottimo affare», e sta «mettendo insieme un gruppo di investitori per presentare un’offerta di acquisto».

«Penso che la legge dovrebbe essere approvata e l’app dovrebbe essere venduta», dice a Cnbc sottolineando come, a suo avviso, un’attività come quella del popolare social (che ha

170   milioni   di   utenti   negli   Usa)   deveessere   americana: «Pechino non consentirebbe mai a una società statunitense di controllare qualcosa del genere in Cina». (Valeria Robecco, Il Giornale)

Federico Rampini sul Corriere: Focolai di tensione Usa-Cina. È la sfida del secolo anche se non c’è guerra tra loro. Ma altri conflitti sono attraversati da quel dualismo.

Raid in un campo profughi sugli aiuti: 8 morti, 83 feriti. Almeno otto persone sono state uccise in un attacco aereo israeliano che ha colpito un magazzino nel campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza. Le riprese video autenticate dall’unità di verifica di Al Jazeera, Sanad, hanno catturato il momento in cui il raid israeliano colpisce il deposito di cibo e aiuti appartenente al ministero dello Sviluppo Sociale palestinese. L’agenzia di stampa palestinese Wafa afferma che almeno sei persone sono morte e altre 83 rimaste ferite ieri sera quando le forze israeliane hanno sparato contro un assembramento di cittadini nella città di Gaza. Sul fronte opposto due israeliani sono stati feriti da un attentatore armato di un coltello nella stazione di benzina di Beit Kama, a nord di Beer Sheva. (Il Sole 24 Ore)

Gaza è allo stremo battaglia per gli aiuti. L’operazione a Rafah resta l’obiettivo primario di Israele. Gli americani, storcono il naso, dicono di non aver ancora avuto il piano ufficiale di sfollamento dei civili, anche se ammettono di averne visto qualche traccia. E fanno capire che chiuderebbero un occhio con un’operazione mirata verso i vertici di Hamas. Il portavoce dell’esercito, Daniel Hagari, ha parlato dell’idea di spostare i rifugiati da Rafah, almeno 1,4 milioni di persone, verso «isole umanitarie» più a nord, una sorta di enclave sicure dove vi siano acqua, cibo e medicine prima di sferrare l’attacco decisivo. Senza, però, specificare, parlando dello spostamento, quando, dove e come. Forse più una operazione di marketing contro le critiche di operazione disastrosa espresse da americani, Nazioni Unite, Europa e tanti altri.A Gaza si continua a morire nella ricerca di aiuti soprattutto alimentari. Dopo l’attacco contro un magazzino dell’Unrwa con una vittima tra i dipendenti dell’agenzia Onu a Rafah, al sud della Striscia, il ministero della Salute palestinese lamenta la morte di almeno otto persone, uccise in un raid aereo su un magazzino nel campo profughi di Nuseirat, nel centro di Gaza. Le riprese video autenticate da Al Jazeera, hanno catturato il momento in cui il raid ha colpito il deposito di cibo e aiuti appartenente al ministero dello Sviluppo Sociale. Altre sei persone sarebbero state uccise e 83 ferite mentre cercavano di recuperare aiuti alla rotonda Kuwait, al centro della Striscia. (Nello Del Gatto, La Stampa)

Usa, il leader dem: via Netanyahu. La replica: «Siamo una democrazia». Schumer infiamma le tensioni con Israele, la Casa Bianca le smorza. Canale con l’Iran sugli Houthi. (Viviana Mazza, Corriere della Sera)

Tutte le volte che l’accordo Russia-Nato era possibile. Passare in rassegna tutti gli accordi falliti del conflitto ucraino-russo non significa, come sostengono giornalisti allineati, prendere le parti di Vladimir Putin o farsi illusioni sulle intenzioni della Russia. Significa invece fare un’analisi oggettiva di quanto avvenuto in un conflitto lungo ormai dieci anni. Non si tratta quindi di una prospettiva impossibile o appannaggio di “anime belle” o magari delle visioni di Papa Francesco. Accordi e tentativi di negoziato si sono giocati per interi dieci anni, sin dal 2014, spesso con disponibilità improvvise dell’Ucraina.

Poi un incidente, un’azione improvvisa, un intervento internazionale ributtava la palla in tribuna facendo saltare quei tenui fili di dialogo. Settembre 2014. Le manifestazioni di piazza Maidan si sono concluse da poco, lo scontro tra i filo- occidentali e i filo-russi è stato cruento, gestito dagli ucraini ma con forze che hanno agito anche sopra le loro teste (si ricorderà la famosa telefonata tra la sottosegretaria al Dipartimento Usa, Victoria Nuland, a proposito delle manovre per insediare il nuovo governo ucraino con quel “L’Ue si fotta!”). L’accordo di Minsk tra Ucraina, Russia e le regioni russofone del Donbass con il patrocinio Osce prevede il cessate il fuoco, lo scambio dei prigionieri, l’indipendenza di un terzo dei territori del Donbass mentre due terzi restano all’Ucraina. A violare l’accordo sarà il presidente filo- europeista Petro Poroshenko con una operazione “antiterrorismo” con i neo-nazisti del battaglione Azov poi integrati nella Guardia nazionale. Giugno 2021. Biden e Putin si incontrano a Ginevra e il presidente russo chiede garanzie per la sicurezza di Mosca contro nuovi allargamenti della Nato. A giugno, luglio e settembre la Nato svolgerà tre grandi esercitazioni militari in Ucraina. Ad agosto, infine, alla Casa Bianca viene siglato lo Us-Ukraine Strategic Defense Framework (“Quadro di difesa strategica”) che ribadisce il via libera di Washington all’ingresso dell’Ucraina nella Nato. 8 marzo 2022. La guerra è scoppiata nemmeno da un mese, con l’invasione russa dell’Ucraina, e Zelensky critica la Nato: “Ci siamo resi conto che la Nato non è pronta ad accettare l’Ucraina”. Quanto a Crimea e Donbass, “possiamo discutere con Putin e trovare un compromesso sulle regioni e le repubbliche occupate temporaneamente”. 16 marzo. Il Financial Times svela un piano di pace in 15 punti: rinuncia di Kiev a entrare nella Nato e a ospitare basi militari o sistemi d’arma stranieri; garanzie di sicurezza per il Paese da Usa, Gran Bretagna e Nato; autonomia del Donbass. Biden offre un contributo diretto e definisce Putin “criminale di guerra” per gli attacchi su Mariupol dove Kiev accusa i russi di aver compiuto una strage. Mosca smentisce. Settembre 2023. Il segretario generale della Nato Stoltenberg dichiara al Parlamento europeo: “Nel 2021 Putin ci inviò una bozza di trattato: voleva che la Nato firmasse l’impegno a non allargarsi più. Naturalmente non lo abbiamo firmato. Era la precondizione per non invadere l’Ucraina. Lo abbiamo rifiutato e lui è andato alla guerra, per evitare di avere confini più vicini alla Nato”. Infatti. (Salvatore Cannavò, Il Fatto Quotidiano)

Scholz resiste sui razzi Taurus. Ma Macron insiste sui soldati. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz fa prevalere la prudenza. Il presidente francese Emmanuel Macron rivendica invece l’ipotesi di invio di truppe francesi in Ucraina. Sui missili da crociera Taurus, richiesti da mesi alla Germania dall’Ucraina, in difficoltà nel resistere all’invasione russa, il leader tedesco oppone un netto rifiuto: le armi potrebbero essere utilizzate contro la Russia, con il rischio di ritorsioni contro la Germania. Inoltre, secondo il capo del governo federale, per l’utilizzo dei Taurus sarebbe necessario inviare in Ucraina personale militare tedesco e ciò equivarrebbe a rendere la Germania parte della guerra scatenata dal presidente russo, Vladimir Putin. La stessa cautela non si rileva invece nelle parole del capo di Stato francese. In un’intervista a France 2 e Tf1, il capo dell’Eliseo non ha escluso l’invio di truppe in Ucraina: «Non siamo sicuri di farlo. Al momento non ci troviamo in questa situazione, ma non escludiamo questa opzione». Macron spiega di assumersi la responsabilità delle sue parole: «Abbiamo messo troppi limiti al nostro vocabolario. Ma abbiamo un obiettivo: la Russia non può e non deve vincere». (Francesco De Felice, Il Giornale)

Intervista a Stefano Gatto, ambasciatore Ue: “Haiti è allo sbando le gang si sono alleate noi in fuga in elicottero”. È in corso un conflitto tra governo e clan che per la prima volta si sono coalizzati portando alle dimissioni del premier Henry e ora vogliono un ruolo per gestire il potere. Le vie di accesso a Port-au-Prince sono bloccate dai criminali, l’esfiltrazione è stata possibile solo in volo. (Laura Lucchini, Repubblica)

Russia al voto senza sorprese. Il tour (non elettorale) di Putin. Oggi si aprono i seggi. Il presidente ha girato il Paese tra domande sugli ortaggi e lezioni di Storia. Lo zar ha invitato i russi a votare: «È una manifestazione di patriottismo». (Marco Imarisio, Corriere della Sera)

Elezioni senza scelta in Russia per il quinto mandato di Putin. In realtà, l’operazione per lui ha una grandissima importanza. Lo scopo delle elezioni, che si tengono da oggi a domenica, è dimostrare che il sostegno di cui gode il presidente, a 24 anni dal suo ingresso in scena, è più forte che mai. A dispetto del tempo passato, e di una guerra che ha stravolto lo scenario interno, la politica economica, i rapporti con l’estero. Questo messaggio, al di là delle apparenze, non è tanto rivolto all’elettorato – che ha solo un ruolo di comparsa sullo sfondo – né agli osservatori esterni. I destinatari della rappresentazione sono l’élite politica russa, in particolare i siloviki: i falchi. È a loro che Putin deve ricordare di essere un presidente legittimato dal voto popolare, e non un usurpatore qualunque di cui sbarazzarsi nel momento in cui si dovesse decidere di ritirargli l’appoggio. (Antonella Scott, Il Sole 24 Ore)

La rivincita di San Francisco. Cambio di marcia per la città afflitta da un lungo degrado Il miliardario Moritz: ora servono case a prezzi accettabili. (Massimo Gaggi, Corriere della Sera)

Il video hot rubato, le chat e quel licenziamento che imbarazza la Roma. Sotto accusa uno dei baby calciatori. Il silenzio della società. (Fulvio Fiano e Gianluca Piacentini, Corriere della Sera)

Anoressia, l’allarme dei familiari «Pochi ambulatori e attese infinite». La giornata dei disturbi alimentari. In Italia ne soffrono oltre 3 milioni di persone. (Margherita De Bac, Corriere della Sera)

L’Aquila è la Capitale italiana della cultura 2026. L’annuncio è stato dato dal ministro Gennaro Sangiuliano che ha detto: “Tutte le dieci città finaliste meriterebbero di essere premiate”. (Repubblica)

3 mesi dopo il caso Balocco, c’è un’erede di Chiara Ferragni? I numeri dicono di no. Le analisi sull’ultimo trimestre e sull’ultimo anno dimostrano che non c’è al momento nessuno (o quasi) che possa prendere il posto della regina degli influencer. Ma i numeri non dicono tutto, soprattutto su guadagni e contratti pubblicitari. (Emanuele Capone, Repubblica)

Il Corriere intervista Drupi: «Nella nostra prima band una sera arrivò Stevie Wonder e Maria De Filippi era mia fan Iglesias girava nudo in hotel».

Repubblica intervista Emanuela Fanelli: “C’è troppo narcisismo, diamoci una calmata. Molto meglio coltivare una sana autoironia”. Dopo i film con Virzì e Cortellesi l’attrice è tra i protagonisti di ‘Call my agent 2’.

Così Gobetti celebrò Matteotti. A cento anni dalla morte del deputato socialista per mano dei fascisti torna in libreria la biografia che gli dedicò l’intellettuale torinese. Anticipiamo la prefazione. (Giancarlo De Cataldo, Repubblica)

Gli Anniversari

44ac, Giulio Cesare assassinato al Senato
1493, Cristoforo Colombo rientra in Spagna
1815, Gioacchino Murat dichiara guerra all’Austria
1820, il Maine entra negli Stati Uniti
1892, fondato il Liverpool Football Club
1906, nasce la Rolls-Royce
1917, lo zar Nicola II abdica per il fratello
1923, limite lavorativo di 8 ore il giorno
1937, nasce la prima banca del sangue in Usa
1939, i carri armati tedeschi entrano a Praga
1944, Montecassino rasa al suolo dagli Alleati
1945, primi Oscar trasmessi per radio
1956, debutta a NY My fair lady
1957, la Gran Bretagna ha la bomba atomica
1964, si sposano Richard Burton ed Elizabeth Taylor
1968, si sposano Teddy Reno e Rita Pavone
1972, al cinema arriva Il padrino
1975, muore a Parigi Aristotele Onassis
1976, nasce il Tg2 con Andrea Barbato
1978, duro attacco di Israele al Libano
1979, Giovanni Paolo II sulla libertà dell’uomo
1985, symbolics.com primo dominio internet
1986, Fuji: prima macchina fotografica usa e getta
1990, Gorbaciov primo presidente esecutivo dell’Urss
2000, consegnato alla Gdf il primo ATR 42
2003, dopo 57 anni i Savoia ritornano in Italia

Nati oggi

270, San Nicola di Bari
1738, Cesare Beccaria
1900, Luigi Longo
1907, Nicolò Carosio
1919, Armando Saitta
1925, Giovanni Russo
1930, Aurelio Lepre
1938, Giorgio Rumi
1941, Raffaele Guariniello
1946, Giuseppe Sottile
1953, Nino Rizzo Nervo e Gian Antonio Stella
1956, Riccardo Villari
1966, Luca Ceriscioli
1970, Diego Nargiso
1993, Paul Pogba

Si festeggiano Santa Luisa de Marillac e San Cesareo

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