La nota del 17 giugno

“Forme pietrificate e ormai irriconoscibili della nostra prima felicità, del nostro primo orrore: queste sono le abitudini che diventano coazione a ripetere” (Walter Benjamin, Ombre corte, scritti 1928-1929)

I quotidiani di oggi si dividono tra il nuovo assetto della Commissione europea dopo le elezioni e gli esiti della conferenza in Svizzera sulla pace in Ucraina, dove 12 paesi su 92 si sfilano dal documento finale pro Kjiv, e sono India, Arabia Saudita e Brasile, tra gli altri. “Ursula a caccia di voti”, titola Repubblica, mentre le opposte tifoserie scendono in campo così ma contano poco: “Giorgia sfida Macron e Sholz”, secondo Libero; “Meloni debole e isolata in Europa”, titola Domani. Tajani dice al Corriere che il Partito popolare ha vinto le elezioni e deve governare, dando all’Italia la vicepresidenza della Commissione e un commissario di peso. I nomi sul tavolo sono sempre gli stessi: Belloni (a cui il Corriere destina la Difesa), Fitto e Franco. Quasi tutti i giornali propendono per Meloni che contratta l’appoggio a Von der Leyen, soprattutto perchè Macron e Sholz vogliono chiudere la partita prima del voto francese. Prodi dice che “Meloni è ambidestra, deve scegliere con chi stare”.

Intanto sta per scattare la tagliola Ue sul deficit eccessivo dell’Italia, e Repubblica scrive che servono 20 miliardi di correzione, “cosa possibile solo smontando il taglio del cuneo fiscale e i vari bonus”. La Stampa avverte che si riapre la grana del Mes.

In Svizzera alla conferenza di pace sull’Ucraina, 12 paesi su 92 si sfilano dal documento finale, e sono quelli filo Putin: Messaggero e Giornale sottolineano in prima pagina che l’Italia rimane a fianco di Kjiv. Il Fatto invece, che è di fatto pro Putin e avrebbe voluto da tempo che Zelensky si arrendesse, scrive che la Conferenza è stata un flop. L’anno prossima si terrà in Arabia Saudita, cosa che potrebbe dare a Bin Salman un delicato ruolo di mediazione tra Putin e l’Occidente. Trump dice che l’America sta dando troppi soldi a Zelensky.

Federico Rampini sul Corriere osserva che Putin ha rivolto un novo aut aut: “lUcraina dovrebbe rinunciare ad ogni cooperazione  militare  con  lOccidente.  Una  capitolazione.

LUcraina dovrebbe regalare allaggressore perfino più territorio di quanto non si sia preso con la violenza. Il veto sullingresso nella Nato, nonché sui patti bilaterali di difesa, è il preludio a nuove aggressioni. Chi si autodefinisce pacifista e da due anni invoca una soluzione diplomatica dovrebbe aprire gli occhi. Questo è Putin. Non da oggi. Dietro Putin il vero vincitore è Xi: prende il meglio da due mondi e per adesso paga prezzi modesti. Nel medio-lungo periodo la Cina può pagare prezzi più pesanti, solo se lOccidente persegue con tenacia  due  strategie  parallele:  reindustrializzarsi  per guadagnare autonomia e spostare flussi economici verso Paesi non antagonisti come India, Vietnam, Messico”.

I generali dell’esercito israeliano hanno deciso la sospensione delle attività belliche ai valichi ogni giorno dalle 8 alle 19 per consentire le attività umanitarie. Ma Netanyhau e Gallant non ne erano stati informati e dicono che la cosa è “inaccettabile”

Il Fatto intervista Conte, il quale dice che la sconfitta alle europee è colpa sua ma “non molla”. E chiede persino le scuse a chi lo aveva mandato via da palazzo Chigi dando via libera a Draghi. Per Repubblica, “l’avvocato è sotto tutela”. Il Giornale scrive che il Movimento è diviso in correnti e dilaniato dalle polemiche interne.

Maurizio Lupi scende in campo per aiutare Toti: i pm gli impediscono di fare politica.

Bettini elogia Schlein, anche se ha spostato il partito più a sinistra. E il quotidiano sei ufficiale del Pd (Repubblica) vede la gamba centrista che manca in Cottarelli e Sala, sindaco di Milano (entrambi abbastanza deboli, per non dire altro, pensiamo noi).

Gabanelli si occupa nella sua Dataroom sul Corriere dei parlamentari assenti ma sempre giustificati dal proprio gruppo politico.

Un sondaggio di Antonio Noto su Repubblica fa sapere che Centro e Sud d’Italia non vogliono l’autonomia differenziata.

Il Foglio attacca Urso: “la sua politica dirigista e statalista resta più vicina a quella dei governi sovietici che al programma del governo Meloni”. Lui scrive al Corriere e spiega che non ha querelato il Foglio perchè lo chiama Urss (cosa che avrebbe fatto piacere a suo nonno, comunista ortodosso anche durante il fascismo) ma perchè avrebbe imbastito una campagna contro di lui perchè contrari al commissariamento dell’ex Ilva.

De Bortoli sul Corriere Economia utilizza una approfondita ricerca di Rantstadt: i giovani italiani puntano all’equilibrio lavoro-vita privata e non alla carriera, non hanno più il senso di appartenenza alle aziende. Le retribuzioni italiane, scrive, sono “scandalosamente basse” ma il lavoro non è più al centro della vita dei giovani, mentre “forse per quelle più anziane lo è stato troppo”. E conclude che gli imprenditori devono tener conto del work balance, “finchè ce lo si può permettere”.

Dario Di Vico, sempre sul Corriere Economia, analizza il voto europeo con l’aiuto di un’indagine della Bocconi e conclude che “il robot non si iscrive al sindacato, mentre sale il voto a destra”. Daniele Manca ritiene che Transizione 5.0 può arrestare la caduta della produzione industriale.

Cattani a nome di Farmindustria lancia l’allarme sui costi in crescita che mettono a rischio “farmaci essenziali”.

Il Sole racconta in un articolo utile la situazione delle liste d’attesa per gli 875 mila alloggi di edilizia popolare di proprietà pubblica, la maggior parte dei quali è in Campania e Lombardia. L’ultimo ostacolo è la necessità di essere residenti sul posto da almeno cinque anni, norma anti stranieri che però penalizza anche gli italiani. Sempre il Sole fa sapere che laffitto zavorra gli stipendi. Tra il 2018 e il 2023 il peso medio del canone di affitto sui redditi da lavoro dipendente nei capoluoghi di provincia è passato dal 31,6% al 35,2%, superando il 40% in sei città. Si tratta di una situazione che rende quando mai urgente il varo del piano casa cui sta lavorando il presidente di Confindustria Emanuele Orsini.

A Le Mans vince la Ferrari guidata da Fuoco e Molina, e un’altra vettura di Maranello sale sul podio al terzo posto. E’ il secondo successo consecutivo alla corsa di durata più famosa del mondo, quella per cui Ford negli anni 60 costruì le Gt 40 per battere le rosse.

Agli Europei di Germania l’Inghilterra vince con qualche difficoltà sulla Serbia.

Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Pace senza lunanimità. Ma Zelensky: un successo. Dodici Paesi non firmano latto finale. Ora si punta a un summit con Russia e Cina. (G. Sar., Corriere della Sera)

L’integrità territoriale dell’Ucraina deve essere la base di qualsiasi accordo di pace e, allo stesso tempo, il dialogo tra tutte le parti è necessario per porre fine alla guerra. È questo il cuore della dichiarazione finale del summit globale per la pace che nel fine settimana si è tenuto a Bürgenstock, in Svizzera. Ieri sera, mentre gli ultimi convogli di auto blindate lasciavano il resort a picco sul lago di Lucerna, la domanda sospesa era ancora se il “successo diplomatico” ottenuto nella due giorni di trattative fosse sufficiente a un’effettiva svolta verso la fine della guerra. Probabilmente, come ammesso dallo stesso presidente Zelensky, sono stati compiuti i «primi passi verso la pace», ma la strada è ancora lunga. Non tutti i partecipanti alla conferenza (92 Paesi e 8 organizzazioni internazionali) hanno sottoscritto il documento finale: il perimetro da cui partire sancito ieri a Bürgenstock è stato approvato e condiviso da 79 Nazioni con una lista di defezioni che comprende giganti come India, Arabia Saudita, Messico, Indonesia e Sudafrica. (Monica Perosino, La Stampa)

«L’obiettivo di Kiev è fallito». Putin resta fermo sull’offerta «che non si può rifiutare». L’ultimatum: «Il nemico riconosca la situazione sul campo». Il «New York Times» ha rivelato che nel 2022 Mosca e Kiev furono molto vicine all’accordo. (Paolo Valentino, Corriere della Sera)

L’«Ursula bis» alla prova dei leader. Oggi il vertice dei capi di Stato e di governo sulla candidatura di von der Leyen. Il ticket con Costa. Oltre alla presidenza della Commissione, in discussione quella del Consiglio europeo. (Fr. Bas., Corriere della Sera) Ue, leader divisi. Von der Leyen “I voti li cerco io”. Oggi la cena del Consiglio: la presidente alle prese con le divergenze sull’allargamento della coalizione. (Claudio Tito, Repubblica)

Meloni e lo «schema» per l’Ue: un pacchetto di voti per garantire von der Leyen (e punta a Bilancio o Difesa). La premier punta a Bilancio o Difesa (dove cresce il nome di Belloni). La premier arriverà a Bruxelles con sei ore di anticipo per condurre incontri e trattative. (Marco Galluzzo, Corriere della Sera)

Prodi: “Meloni ambidestra deve scegliere con chi stare. In Europa si media troppo”. “Macron risulta antipatico e ha fatto un azzardo: c’è il rischio che Parigi assuma posizioni diverse da Berlino. Sarebbe la prima volta, è un quadro inquietante”. (Silvia Bignami, Repubblica)

Lévy: “Le Pen è la somma di Meloni e Salvini. Vuol dire che noi francesi non abbiamo imparato la lezione dell’Italia”. La radiografia delle destre del filosofo sul palco di Repubblica delle Idee. Sulla Russia: “Putin è anche con Hamas, porta avanti la sua strategia del caos contro le democrazie”. (Emanuela Giampaoli, Repubblica)

Ezio Mauro su Repubblica: La nuova contesa tra destra e la sinistra. Mentre questa riscrittura della storia da parte dei leader e degli Stati sta andando avanti, un movimento parallelo avviene a livello dei popoli. E c’è in più l’appello alla ribellione contro il primato dell’Occidente, e la suggestione di una secessione dalla democrazia. L’orizzonte immediato di queste solitudini politiche precipitate nella paura e nel rancore è il populismo.

Un segnale non troppo incoraggiante per Meloni, che questa settimana dovrà affrontare la grana della procedura per deficit eccessivo prevista dal nuovo Patto di Stabilità e un nuovo pressing sul dossier Mes. L’appuntamento è fissato per giovedì alle 12.30. Nel quartier generale del Meccanismo europeo di stabilità a Lussemburgo si riuniranno i 20 ministri delle Finanze dell’Eurozona per la riunione annuale del Consiglio dei governatori del Mes. E il “caso Italia” tornerà sul tavolo proprio ora che i mercati iniziano a mostrare segnali di nervosismo. Il calendario offrirà un assist perfetto ai governatori del Mes per tornare alla carica sul ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: venerdì saranno trascorsi sei mesi esatti dal giorno in cui, il 21 dicembre scorso, la Camera ha bocciato la ratifica della riforma del Salva-Stati. Sin qui il governo si era fatto scudo a Bruxelles dell’articolo 72 del regolamento di Montecitorio, secondo il quale bisogna attendere almeno sei mesi prima di ripresentare un progetto di legge respinto. Ora però i sei mesi sono scaduti, le elezioni europee sono alle spalle e Giorgetti dovrà spiegare ai suoi colleghi e al direttore generale del Mes, Pierre Gramegna, se e quando il governo riporterà in Aula la ratifica del Mes. (Marco Bresolin, La Stampa)

«Il Movimento torni alle origini. Allearci è un errore, ci snatura». Raggi, ex sindaca di Roma: Conte non è in discussione, ma il M5S è chiuso in sé stesso. (Emanuele Buzzi, Corriere della Sera)

Toti, l’idea di vedere Lupi e Salvini. Nuova sfilata di testimoni dai pm. Genova, pronto l’elenco per le consultazioni che il governatore richiederà alla gip. (Giuseppe Guastella, Corriere della Sera)

Zuppi: “Le parole del Papa sui gay? Sì all’accoglienza ma serve chiarezza”. Il presidente della Cei: “Le lobby in Vaticano sono pericolose: vogliono dire uno contro un altro. Non so se ce ne sia una omosessuale, lo chiederò al Papa”. (Ilaria Venturi, Repubblica).

A 12 anni dalla morte di Oscar Luigi Scalfaro e a 12 mesi da quella di Silvio Berlusconi, Camillo Ruini rivela che l’ex presidente della Repubblica chiese aiuto per schiantare Silvio.

«Per la Cei il capo di Fi non era eversivo». Se l’arbitro gioca la partita… a maggior ragione serve il premierato.

Ci sono molte buone ragioni per ritenere che l’elezione diretta del presidente del Consiglio potrebbe risolvere il trasformismo di cui da sempre il nostro Paese è vittima. Consentire agli italiani di scegliere da chi farsi governare, senza lasciare che a deciderlo sia il capo dello Stato o i partiti, impedirebbe i ribaltoni e pure i governi tecnici, che negli ultimi decenni sono diventati una costante della nostra vita politica. Di come lavorino di concerto i progressisti e, ahinoi, anche le alte cariche istituzionali ne abbiamo avuto riprova ieri, grazie all’intervista concessa dall’ex presidente della Cei Camillo Ruini al Corriere della Sera. L’alto prelato, che è stato protagonista di una stagione storica durante il papato di Karol Woytila, oltre a descrivere la famosa battaglia contro il referendum per abolire le norme sulla fecondazione assistita, ha ricordato i suoi rapporti con Silvio Berlusconi e soprattutto, cosa assai più importante, quelli con Oscar Luigi Scalfaro. (Maurizio Belpietro, La Verità)

Imu, entro oggi l’acconto ecco chi deve pagarla. Oggi scade l’acconto Imu e gli italiani sono chiamati al versamento dell’acconto che porterà nelle casse dello Stato circa 11 miliardi di euro. Una cifra che potrebbe anche aumentare considerando coloro che sceglieranno di effettuare il saldo in un’unica soluzione. Il 2024, tuttavia, porta con sé un risvolto positivo: il decreto Salva-Casa, attualmente in fase di conversione alla Camera, consentirà ai proprietari immobiliari di sanare attraverso il pagamento di una sanzione le piccole difformità delle proprie case. Una scelta legislativa che sblocca il mercato e che tutela la proprietà privata. (Gian Maria De Francesco, Il Giornale)

La guerra dei farmaci. Il sistema segreto dei prezzi: accordi imposti da Big Pharma. “Se il documento salta fuori, rischiamo che si apra il vaso di pandora e l’azienda farmaceutica ci faccia una causa milionaria”. Questa è stata la reazione della direttrice di una azienda sanitaria (Asl) del centro Italia quando Investigate Europe(IE) l’ha contattata per avere spiegazioni su un atto di acquisto trovato online tra l’Asl e la casa farmaceutica Vertex per la fornitura di Kaftrio, un medicinale usato per curare la fibrosi cistica. Dopo la chiamata, l’Asl ha immediatamente rimosso dalla Rete il contratto che riportava il prezzo reale del medicinale pagato dall’azienda sanitaria, per errore reso pubblico. Questo perché in Europa e altrove non è dato sapere il prezzo reale di un farmaco. In cambio della riservatezza, le strutture sanitarie godono di uno sconto sull’acquisto del farmaco di Big pharma. In questo modo, “le aziende pensano di poter negoziare accordi migliori Paese per Paese, e gli Stati di poter negoziare accordi più forti. In particolare quei Paesi che hanno una maggiore potenza economica”, spiega Paul Fehlner, presidente dell’azienda farmaceutica reVision Therapeutics. Una delle ragioni addotte dalle case farmaceutiche per mantenere il sistema segreto dei prezzi, che secondo alcune fonti è iniziato a diffondersi in Europa intorno al 2010, è che permette di fare prezzi differenziati nei vari Paesi europei, facendo pagare un prezzo minore ai Paesi meno ricchi. (Lorenzo Buzzoni, Il Fatto Quotidiano)

Gli altri temi del giorno

Rafah, guerra in pausa per gli aiuti Netanyahu insorge: «Io all’oscuro». L’esercito annuncia 11 ore al giorno di stop ai raid, l’ira del premier. Gallant: anch’io non sapevo. Una pausa a Sud è considerata utile per rinforzare le truppe a Nord, vicino al Libano. (Francesco Battistini, Corriere della Sera)

David Grossman: “Dal 7 ottobre a oggi un dolore indicibile. Israeliani e palestinesi meritano un futuro di pace”. Lo scrittore israeliano David Grossman è stato intervistato ieri a Repubblica delle idee da Maurizio Molinari. (Eleonora Capelli, Repubblica)

Pace, il modello è il patto sul grano Kiev cerca la sponda di cinesi e sauditi. Chiusa la conferenza di Lucerna con una bozza che difende l’integrità territoriale dell’Ucraina “Sì” di 78 Paesi il Sud globale diserta. Il presidente ucraino Zelensky al vertice per la pace in Svizzera. (Daniele Raineri, Repubblica)

La Farnesina ora ammette: “Vendiamo armi a Israele”. “Abbiamo cessato dal giorno 7 ottobre di vendere armi a Israele come facciamo con tutti i Paesi in guerra, perché così dice la legge italiana”. Ancora un mese fa, era l’8 maggio, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ribadiva lo stop dell’export di armi italiane a Tel Aviv dall’inizio della guerra a Gaza. Una posizione ripetuta più volte dal governo italiano ma che adesso viene smentita ufficialmente, con un documento formale, dallo stesso ministero degli Esteri guidato da Tajani. L’Italia, anche dopo il 7 ottobre, ha continuato eccome a vendere armi a Israele, seppur rispettando i limiti della legge 185 del 1990 che regola l’export di armamenti all’estero, in teoria vietando gli scambi con Paesi oin guerra. Questa conclusione è stata messa nero su bianco il 29 maggio scorso dal viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli (numero due di Tajani alla Farnesina) rispondendo a un’interrogazione in commissione Difesa ed Esteri del Senato dei parlamentari di Alleanza Verdi e Sinistra. (Giacomo Salvini, Il Fatto Quotidiano)

Francia verso il voto tra appelli e insulti. La scelta di Mbappé: fermiamo la destra. Chiuse le candidature. Campagna elettorale ad alta tensione. (Stefano Montefiori, Corriere della Sera)

Forte del suo momento di grazia, Marine Le Pen adesso si gioca la carta della responsabilità e garantisce che in caso di vittoria schiacciante del suo Rassemblement National non chiederà le dimissioni di Emmanuel Macron. «Sono rispettosa delle istituzioni, non faccio appello al caos istituzionale», ha garantito al Figaro la leader di estrema destra che, fino a pochi giorni prima delle elezioni europee, chiedeva al presidente francese di abbandonare l’incarico o di sciogliere l’Assemblea nazionale in caso di vittoria del suo delfino Jordan Bardella, poi confermatasi. (Danilo Ceccarelli, La Stampa)

«Uomo senza convinzioni». Sarkozy contro Hollande, eterno duello verso il 2027. Il primo torna a parlare, il secondo è in corsa: sognano l’Eliseo? (Stefano Montefiori, Corriere della Sera)

Commissari d’esame, il 15% è pensionato. A due giorni dal primo scritto mancano ancora dei prof. Rusconi (Anp): «Molti precari impegnati nel concorso». (Gianna Fregonara, Corriere della Sera)

“Picchiata da Larsen nel silenzio generale. Per l’allenatrice la colpa era mia”. Intervista con la tuffatrice che ha denunciato l’atleta olimpico: “Avevo 15 anni, ci allenavamo assieme. Ero innamorata, ma mi ha fatto male. Ora lui andrà a Parigi come se nulla fosse, che grande ingiustizia”. (Corrado Zunino, Repubblica)

Il libro di papa Bergoglio: “Ratzinger si è dimesso per onestà. Dopo il caso Gänswein segretari solo part time”. Il dialogo tra il Sommo pontefice e il vaticanista di Abc nel libro “Il successore”. Il rapporto con Benedetto XVI. E gli scandali che hanno scosso la Chiesa: “Dietro a Vatileaks c’era una vera cricca, non volevano Parolin segretario di Stato”. (Papa Francesco con Javier Martínez-Brocal, repubblica)

Il Corriere intervista Sveva Casati Modignani: «Scrivo ciofeche, ma ho venduto 12 milioni di copie. Negli Usa non mi pubblicano, è sovranismo letterario».

I figli di Gianni Morandi e Laura Efrikian si raccontano sul Corriere (e anche a teatro). Marco e Marianna: «Per il nostro cognome siamo finiti in analisi. Amavamo Dalla e Baglioni».

Gli Anniversari

1579, Francis Drake reclama la California in nome dell’Inghilterra
1789, il Terzo Stato si proclama Assemblea nazionale
1856, a Filadelfia la prima convention del Partito repubblicano
1885, la Statua della Libertà arriva a New York
1905, si alza il primo dirigibile italiano
1928, prima trasvolata atlantica di una donna
1940, la Francia si arrende ai tedeschi
1940, i tre stati baltici occupati dall’Urss
1941, gli alleati occupano Damasco
1944, l’Islanda indipendente dalla Danimarca
1950, primo trapianto di rene negli Usa
1953, repressi moti operai nella Germania dell’Est
1967, la Cina sperimenta la bomba all’idrogeno
1970, Città del Messico: Italia-Germania 4 a 3
1972, al via lo scandalo Watergate
1974, due missini uccisi dalle Br
1975, bomba irlandese contro Westminster
1980, primi videogiochi a ottenere il copyright
1982, muore a Londra Roberto Calvi
1983, arrestato a Roma Enzo Tortora
1992, Usa-Urss: riduzione delle testate nucleari
1994, O. J. Simpson catturato in diretta tv
1997, si sposa Robert De Niro
2011, prima condanna Onu delle discriminazioni sessuali
2017, il Vaticano: scomunica anche ai corrotti

Nati oggi

1239, Edoardo I d’Inghilterra
1876, Vincenzo Scarpetta
1882, Igor Stravinskij
1898, Maurits Escher
1915, Lella Fabrizi
1942, Nicola Trussardi
1945, Eddy Merckx e Ken Livingstone
1952, Sergio Marchionne
1973, Massimiliano Manfredi

Si festeggia Sant’Adolfo

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