La nota del 18 giugno

“Dono e perdono hanno un rapporto essenziale con il tempo. Per perdonare deve esserci un passato che non passa e che io decido di far passare con un dono, a me stesso e all’altra persona. Per dono” (Jacques Derrida)

La battaglia per chi governerà l’Europa nei prossimi cinque anni non è banale: la destra ha fatto passi in avanti e aspetta il voto politico francese, la maggioranza Ursula (sia pure con qualche decina di voti in meno) è stata confermata dagli elettori per cui la conferma di Von der Leyen appare nell’ordine delle cose. Ma per avere una maggioranza a prova dei franchi tiratori serve o un accordo con i Verdi oppure uno con i conservatori di Giorgia Meloni. Si tratta di due prospettive diverse, con effetti importanti sui programmi a cominciare dal destino del Green Deal. E la premier italiana prende tempo.

I giornali interpretano ciascuno a modo suo la richiesta di rinvio avanzata da Meloni ieri sera alla cena dei 27 per decidere i “top Jobs” europei, cioè presidente della Commissione, Alto commissario alla politica estera e presidente del Consiglio europeo. Per Repubblica è “la ritirata di Meloni”, per La Stampa è “la sfida”, per il Messaggero lei “gela Ursula”, per il Giornale “frena” l’Ursula bis. Per il Corriere l’Europa è ancora senza accordo, cosa evidente. Se ne riparla fra una settimana: di fatto popolari e liberali possono decidere l’Ursula bis, ma i voti di margine non sono molti e al nuovo Parlamento non ci sono sicurezze su come voteranno i tanti nuovi. La premier intanto cerca di rastrellare voti per Ecr, così da diventare il terzo partito davanti ai liberali. Tutti comunque danno per certa la conferma di Von der Leyen, anche se la nomina più tranquilla appare intanto la conferma di Roberta Metsola alla guida di Strasburgo.

Giustamente Crosetto sul Sole invita anche a parlare di programmi. Nessuno (per ora?) chiede per l’Italia il Commissario all’Ambiente, in modo da tagliare la testa al toro e avere voce diretta in capitolo per tutelare insieme ambiente e filiere italiane dell’automotive e del packaging in nome della neutralità.tecnologica.

Intanto il governo avrebbe trovato solo 8 miliardi dei 25 necessari a confermare cuneo fiscale e incentivi nella manovra.

E fra tre mesi è in arrivo la procedura di infrazione Ue per il deficit.

Per il Pnrr invece sono state sinora bandite 72.836 gare, di cui aggiudicate il 57,2 per cento (sul Sole).

Al Senato si vota il premierato, mentre tra oggi e giovedì la Camera vota l’autonomia differenziata: per il Nord è Zaia il frontman, per il Sud i più decisi ad opporsi sono gli industriali di Napoli che riempiono i giornali locali con le dichiarazione del loro presidente. Lo scambio tra Lega e Fratelli d’Italia è evidente. Dal punto di vista dei contenuti, è facile prevedere la difficoltà di applicazione di una riforma che contribuisce a dividere l’Italia mentre tutto chiedono jn’Europa più forte e più unita.

Putin va in Corea del Nord a chiedere proiettili in cambio di cibi e tecnologia.

Netanyhau scioglie il gabinetto di guerra dopo che i generali senza informarlo avevano sospeso gli attacchi per far entrare aiuti umanitari a Gaza. Nel Mar Rosso traffici marittimi ancora bloccati.

Grillo boccia Conte: ha preso meno voti di Berlusconi morto, dice. Ma la sua principale oppositrice interna, Chiara Appendino, resta azzoppata poichè la Cassazione conferma la condanna per i disordini di Torino di qualche anno fa. Resta Virginia Raggi, ma è più debole e Conte può arrivare al congresso in autunno.

Il via libera dell’Ue a Ita-Lufthansa è previsto per il 4 di luglio, e il Messaggero, visto che la compagnia è romana nei suoi molti e antichi vizi e nelle sue poche virtù, dedica alla notizia molto spazio in prima pagina.

Il Sole dedica la sua apertura al concordato fiscale per gli autonomi: gli evasori dovranno pagare anche fino a 8 volte il reddito, incrementi minimi per chi è in linea ed esentasse tutte le entrate aggiuntive.

Marco Fortis sul Sole aggiorna uno dei suoi cavalli di battaglia, la proprietà italiana del debito pubblico: ora è al 27,6 per cento, il valore più basso dell’eurozona.

Repubblica scrive per l’ennesima volta della conferma di Scannapieco e Gorno Tempini a Cdp e di Donnarumma in arrivo alle Ferrovie.

Il generale Claudio Graziano, presidente di Fincantieri e già il militare italiano più stimato, si toglie la vita poichè gli appare vuota senza l’amata moglie. Sul Sole lo ricorda il Dg Luiss Gianni Lo Storto: il generale aveva scritto un libro per le edizioni dell’Università.

Intanto Vannacci viene assolto dal Tribunale di Lucca per aver definito Paola Egonu “non italiana”, frase giudicata solo “poco opportuna”.

Salvo Nastasi rispunta come nuovo presidente della Festa del cinema di Roma, nominato da Gualtieri.

Cecile Paillard è la nuova group chief officer transformation officer di Generali.

Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Ue, Michel: non c’è accordo. Alt a Meloni da Scholz e Tusk. Trattativa serrata a Bruxelles. Ppe e Pse, i paletti per confermare Ursula von der Leyen. I Popolari portano sul tavolo la richiesta di guidare il Consiglio Ue per due anni e mezzo. «È nostro compito prendere una decisione nel Consiglio europeo di fine giugno». (Francesca Basso, Corriere della Sera)

Meloni messa all’angolo si sfila dalla trattativa. Rischio fughe dall’Ecr verso la destra di Le Pen. Il pressing italiano per un commissario con delega di peso e per la vicepresidenza. Meloni vuole evitare di finire sotto l’egemonia della leader del Rn. (Emanuele Lauria, Repubblica)

Lo sfogo della premier: «No al pacchetto chiuso». La tattica per far salire i Conservatori a quota 84. Il tentativo di diventare

terzo gruppo (ma senza Orbán). Tra i possibili arrivi, 4 eletti di Reconquête, 2 o 3 romeni e un paio di irlandesi. (Marco Galluzzo, Corriere della Sera)

La “proposta indecente” è arrivata sul tavolo poco prima dell’inizio del vertice, quando i negoziatori dei due principali gruppi politici si sono seduti al tavolo per una riunione preparatoria. «Se voi sostenete von der Leyen – hanno spiegato i popolari Donald Tusk e Kyriakos Mitsotakis – noi possiamo approvare la nomina di Antonio Costa alla presidenza del Consiglio europeo. Ma soltanto per due anni e mezzo, dopodiché toccherà a noi». Di fronte all’ingordigia del Ppe, Pedro Sanchez e Olaf Scholz, negoziatori per conto dei socialisti, si sono subito irrigiditi. E così la serata è iniziata in salita e la partita che sembrava chiusa attorno ai nomi di Ursula von der Leyen (Commissione), Antonio Costa (Consiglio) e Kaja Kallas (Alto Rappresentante) si è rivelata più complicata del previsto e le trattative sono andate avanti per tutta la serata. L’accordo definitivo ancora non c’è, ma il consenso attorno al nome di Von der Leyen sembra ormai consolidarsi sempre più e il via libera formale è atteso al Consiglio europeo del 27-28 giugno. (Marco Bresolin, La Stampa)

Von der Leyen bis, la sfida di Meloni. È una mossa che matura nel pomeriggio, nella stanza dell’hotel Amigo, dopo molte sigarette e un senso di isolamento crescente. Giorgia Meloni è pronta a prendere tempo, e minaccia di sfilarsi dall’accordo che la porterebbe a dare un sostegno, suo e di una parte dei conservatori, alla nomina di Ursula Von der Leyen. Per la prima volta la premier sente di nuovo addosso lo stigma di persona non grata. È una sensazione aspra e pungente che ha vissuto per anni, che ha fatto crescere una fame politica e alimentato il mito dell’underdog. Non le era mai successo – non così – da quando ha varcato il portone di Palazzo Chigi e poi è atterrata a Bruxelles e si è seduta da debuttante tra i leader dell’Ue. La radiografia della sua giornata nella capitale belga racconta questa riscoperta di una marginalità. È un saliscendi emotivo, dopo la festa e le celebrazioni del G7 di Borgo Egnazia, dov’è stata padrona di casa e protagonista.

Sono passate da poco le otto di sera, quando Meloni pronuncia la sua sentenza: «Non accettiamo accordi preconfezionati, ne riparliamo tra dieci giorni». (Ilario Lombardo, La Stampa)

“Stop al dossier sulla stampa in Italia”. Quel favore alla premier targato Ursula e che infiamma la vigilia del vertice Ue. Secondo “Politico.eu” la presidente della Commissione europea ne avrebbe ritardato la pubblicazione per ottenere la riconferma da Palazzo Chigi. (Antonio Fraschilla, Repubblica)

L’ultimo schiaffo di Macron a Meloni, Antonio Scurati diventa “Chevalier”. Antonio Scurati ha ricevuto ieri l’onorificenza, una delle più prestigiose che l’Eliseo assegna a «persone che si sono distinte per il contributo apportato alla diffusione delle arti e delle lettere in Francia e nel mondo», e che prima di lui è andata ad altre tre italiane: Monica Bellucci, Giovanna Mezzogiorno, Carla Bruni. Per malizioso che sia, è difficile non vederci una nuova puntata della burrascosa Macroni’s, la tormentata serie di ripicche, incidenti, provocazioni, dichiarazioni di disamore, che, da sempre e con frequenza crescente, Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron, i due separati in casa d’Europa, si scambiano vicendevolmente. (Simonetta Sciandivasci, La Stampa)

«Abbiamo vinto noi». Il Ppe vuole più poteri ma il no a destra divide. L’obiettivo di guidare il Consiglio Ue per metà mandato. (Francesca Basso, Corriere della Sera)

Massimo Franco sul Corriere: Una trattativa non scontata condizionata dalle elezioni. I primi colloqui di Giorgia Meloni ieri a Bruxelles sono stati con il presidente ungherese Orbán e l’ex premier polacco Morawiecki. E si sono concentrati sul futuro della destra dopo il voto del 9 giugno. Può essere visto come un omaggio agli alleati storici di FdI. In realtà, appare piuttosto come un segnale del ruolo di «ponte» con il Ppe che la leader di FdI si ripromette di svolgere rispetto alle prossime nomine dell’Ue, che ieri sera ha riunito il consiglio.

Sulla presidenza von der Leyen l’incognita dei «franchi tiratori». Incerti il 10-15 per cento dei voti. L’offerta dei Verdi. Le condizioni dei liberali tedeschi consiglio dei 27 Paesi membri. Per sostenere von der Leyen i Verdi chiedono l’ingresso nella maggioranza. (Francesca Basso, Corriere della Sera)

Meloni e gli impresentabili. La riconferma di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione non appare, al momento, in discussione. (Andrea Bonanni, Repubblica)

Cacciari: “Patetica l’opposizione unita senza un programma, non basta Bella Ciao”. Nella prospettiva del campo largo pesa più quello che unisce Pd, M5s, Avs, Più Europa e socialisti o alla fine prevarranno le differenze? «Il problema non sono le differenze o le similitudini ma il programma. Quel che limita il campo largo è l’assenza di strategia. In campagna elettorale non abbiamo sentito una sola parola su come affrontare le crisi economiche e finanziarie imminenti, come gestire la crescita del debito quando ormai è chiaro che il paracadute della Bce funzionerà sempre meno, come trattare le vere emergenze del Paese, il regresso spaventoso del welfare, la sanità, la scuola, Non abbiamo sentito nulla se non slogan. La debolezza delle opposizioni non è il loro essere disuniti ma il fatto che nessuno di loro abbia un programma, un progetto. Sono divisi, sì, ma sul nulla». (Francesca Paci, La Stampa)

Ernesto Galli della Loggia sul Corriere: Tre modi di intendere la pace. Il pacifismo secondo le circostanze è quello che dai suoi adepti viene applicato a uno solo dei due belligeranti. Per evitare la guerra non basta essere pacifici, sarebbe necessario che lo fossero anche tutti gli altri; mentre l’orizzonte arde dei mille conflitti si immagina un mondo felicemente demilitarizzato.

Maurizio de Giovanni: “Attenti all’indifferenza. Fermiamo la destra che spacca l’Italia”. Lo scrittore nel giorno della manifestazione delle opposizioni: “L’unico collante che tiene insieme FdI, FI e Lega è il potere. La loro è una partita di scambi indecenti”. (Giovanna Vitale, Repubblica)

Riforme, alta tensione in Aula. Il centrodestra prova lo sprint. Dal primo sì al premierato alla seduta fiume sul ddl Calderoli, oggi si vota dopo gli scontri. L’ipotesi di invertire l’ordine dei lavori per accelerare l’iter. I dubbi del governo. (Adriana Logroscino, Corriere della Sera)

«Pregiudizi sull’Autonomia. Non voglio neppure pensare che possa saltare il banco». Zaia: dovremo parlare al popolo del Sud. Gli scontri in Aula? Indecorosi. Dopo aver riformato il titolo V il Pd non ha agito Noi ci basiamo sulla riforma voluta da loro. (Marco Cremonesi, Corriere della Sera)

Gli altri temi del giorno

Kharkiv rivede la luce. «Maggio è stato infernale ma con le armi americane abbiamo fermato i russi». La svolta quando Biden ha permesso di colpire oltre il confine. (Lorenzo Cremonesi, Corriere della Sera)

Il giorno dopo la chiusura della conferenza di pace a Lucerna, che per il Cremlino ha avuto «un’efficacia prossima allo zero», la Russia ribadisce le sue condizioni all’Ucraina per il cessate il fuoco e rilancia i suoi rapporti con la Corea del Nord, accusata dai Paesi occidentali di sostenere lo sforzo bellico di Mosca. Il presidente Vladimir Putin è atteso oggi per una visita di due giorni a Pyongyang, dove avrà un lungo faccia a faccia con il leader nordcoreano Kim Jong-un e potrebbe firmare un trattato per la “partnership strategica” bilaterale. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, è però tornato a puntare il dito anche contro Pechino, affermando che «l’Occidente deve far pagare alla Cina l’aiuto alla Russia». (Giampiero Maggio, La Stampa)

Le Pen pacifista al voto: “Trattiamo con Mosca”. Aprire il dialogo con Mosca, ridiscutere le sanzioni economiche e non diventare co-belligeranti: a meno di due settimane dal primo turno del voto per le Legislative anticipate del 30 giugno in Francia (con ballottaggio il 7 luglio), Marine Le Pen ha illustrato la sua posizione sulla guerra in Ucraina in un’intervista al Periodico de España, pubblicata ieri. “Dovremo parlare con la Russia per cercare di trovare una via d’uscita positiva per l’Ucraina da questo conflitto, che chiaramente non può vincere. Spero che la Francia – ha detto Marine Le Pen – svolga un ruolo in questa soluzione ragionevole, per il bene dell’Ucraina sotto attacco e per un rapido ritorno a una pace duratura”.(Luana De Micco, Il Fatto Quotidiano)

La cosiddetta conferenza di pace in Svizzera non poteva che finire così, con un fallimento sancito dal mancato appoggio di mezzo mondo. L’Europa deve cambiare rotta e mettere allo stesso tavolo Russia, Cina, Usa e Ucraina.

L’Europa non vuole guardare in faccia la realtà e continua a puntellare una guerra che non solo non ha vie d’uscita, ma in cui il sostegno al Paese aggredito perde via via consenso nell’opinione pubblica. A margine della cosiddetta conferenza di pace svoltasi sulle Alpi svizzere e del G7 conclusosi a Borgo Egnazia, si possono osservare i seguenti fatti. Il primo riguarda i fondi stanziati a favore dell’Ucraina e prelevati dalle riserve russe messe sotto sequestro nei caveaux delle banche occidentali. E sempre mentre a Burgenstock si affrontava il tema di come porre fine al conflitto, la Russia, non invitata al vertice, conquistava un altro villaggio ucraino a colpi di cannone, consolidando dunque la propria presenza nella zona di Zaporizhzhia. Con il risultato che la riunione sulle Alpi ha avuto un che di surreale, non solo per l’assenza di una delle due parti in guerra (come si faccia a raggiungere una tregua se uno dei contendenti non partecipa all’incontro resta un mistero insondato dell’arte diplomatica), ma anche per il totale distacco dalla realtà sul terreno. (Maurizio Belpietro, La Verità)

Cibo e hi-tech in cambio di proiettili: dopo 24 anni Putin torna a Pyongyang. L’alleanza tra Russia e Corea del Nord si rafforza: attesa la firma di “un accordo di partenariato strategico globale”. (Rosalba Castelletti, Repubblica)

Cresce l’arsenale atomico cinese. La corsa al riarmo si è estesa agli ordigni più letali, gli arsenali nucleari, che l’anno scorso si sono rafforzati in tutto il mondo. E c’è un nuovo attore, la Cina, che per la prima volta dispiega alcune testate nucleari in stato di massima allerta operativa. Pechino è entrato così nel club ristretto di chi può premere un bottone e causare una catastrofe planetaria. Finora questa era una partita a due, tra Stati Uniti e Russia, le due superpotenze delle armi nucleari.

Sono le conclusioni principali dell’Annuario 2024 del Sipri, l’Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma. L’India, il Pakistan e la Corea del Nord stanno perseguendo la capacità di dispiegare testate multiple su missili balistici. Qualcosa che Stati Uniti, Russia, Francia, Gran Bretagna e, più recentemente, Cina hanno già. (Gianni Dragoni, Il Sole 24 Ore)

Nato: più armi nucleari contro Cina e Russia. «Il cammino verso la pace in Ucraina passa per la consegna di nuove armi». Lo ha detto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg a Washington, prima di andare alla casa Bianca, dove ieri sera ha incontrato il presidente Joe Biden. In un intervento al Wilson Center della capitale statunitense, Stoltenberg ha insistito sulla necessità di un maggiore impegno dell’Occidente per sostenere Kiev. Ha spiegato che «l’Ucraina resta vicina alla Nato e potrà entrare senza ritardi quando sarà il momento». Per poi attaccare, con ancora più fervore, la Cina e il suo sostegno, non dichiarato ma costante, alla Russia. «L’Occidente deve fare pagare alla Cina l’aiuto alla Russia» nella sua aggressione contro l’Ucraina. Pechino – ha spiegato l’ex capo del governo norvegese – non può avere tutto. A un certo punto, a meno che la Cina non cambi rotta, gli alleati dovranno imporre un costo. Ci dovrebbero essere delle conseguenze». (Luca Veronese, Il Sole 24 Ore)

Israele, stop al gabinetto di guerra E Bibi incassa l’ok Usa sulle armi. Dopo l’uscita di Gantz, decisioni ristrette a pochi ministri in vista del fronte in Libano. (Francesco Battistini, Corriere della Sera)

Netanyahu in rotta con i militari scioglie il gabinetto di guerra. Da ieri il Gabinetto di guerra non esiste più. Parrebbe una buona notizia, ma in realtà non lo è. Perché la guerra a Gaza va avanti lo stesso. Non solo, con il passare dei giorni la possibilità che si aprano nuovi e pericolosi fronti, come quello con il Libano, si fa più concreta. In assenza del Gabinetto di guerra, un importante organo consultivo e strategico, la regia delle operazioni belliche sarà decisa soprattutto dal premier e da un ristretto gruppo di politici intransigenti, contrari ad ogni compromesso. (Il Sole 24 Ore)

Pressing su Mosca per la pace. L’idea di un vertice in autunno. Dopo la conferenza svizzera. Peskov frena: senza di noi al tavolo, i risultati sono pari a zero. I russi si devono ritirare dai territori occupati e Kiev deve recuperare sovranità sui confini. (Giuseppe Sarcina, Corriere della Sera)

Passate le elezioni, Meloni invia i super-missili a Kiev. Il nono pacchetto di armi all’Ucraina che il ministro della Difesa Guido Crosetto presenterà al Copasir entro fine mese non conterrà solo il sistema di difesa anti-aerea Samp-T, ma anche una partita di missili a lunga gittata Storm Shadow in grado, potenzialmente, di colpire il suolo russo, spiegano al Fatto fonti autorevoli a conoscenza della questione. Una decisione che sarà messa nero su bianco nel decreto interministeriale che il governo italiano firmerà entro il vertice Nato di Washington del 9-11 luglio. L’invio di missili a lunga gittata è la certificazione di un cambio di atteggiamento politico da parte di Giorgia Meloni sulla guerra in Ucraina: durante la campagna elettorale per le elezioni europee il tema – molto impopolare nell’opinione pubblica italiana – era stato nascosto dal programma di Fratelli d’Italia e la presidente del Consiglio praticamente non ne aveva parlato. (Giacomo Salvini, Il Fatto Quotidiano)

Dazi, Cina al contrattacco Carne suina sotto la lente. Inchiesta di Pechino sull’import di maiale. I rischi maggiori per la Spagna. (Giuliana Ferraino, Corriere della Sera)

Trump irride Biden ma è un autogol: confonde i nomi e mente sulla sua salute. Il tycoon compie 78 anni. I video ritoccati contro il rivale. (Massimo Gaggi, Corriere della Sera)

L’Isis minaccia lo sport Da Madrid a Parigi intelligence in allerta. Dalla Spagna la notizia di 9 arresti, tra i messaggi intercettati nelle chat anche un invito a “puntare i giocatori del Real”. Olimpiadi nel mirino. (Giuliano Foschini, Repubblica)

Via libera della Ue alla «Legge natura». Italia contraria insieme con 5 Paesi. La ministra austriaca vota sì, ma il suo governo la sconfessa e fa ricorso. Il provvedimento è passato con il 66%, un punto in più rispetto alla soglia minima. (Alessandra Muglia, Corriere della Sera)

Parigi, la maggioranza in affanno. Cento collegi sono senza candidato. A meno di due settimane dal voto, il partito del presidente non ha sufficienti «personalità». I consiglieri di Macron gli raccomandano di non mostrarsi troppo in televisione. (S. Mon., Corriere della Sera)

Grossman, l’errore dei fischi. La protesta messa in atto nei confronti dello scrittore israeliano da parte di un gruppo di militanti filopalestinesi, nel corso di La Repubblica delle Idee a Bologna, suggerisce qualche riflessione. (Luigi Manconi, Repubblica)

La pistola, il biglietto d’addio: morto il presidente di Fincantieri. Roma, il generale Graziano aveva da poco perso la moglie. Mattarella: «Uomo leale». Vedovo e senza figli, sarà il ministero della Difesa a occuparsi dei funerali dell’ufficiale. (Andrea Ducci, Corriere della Sera)

Fisco, il concordato biennale moltiplica fino a otto volte i redditi dei più inaffidabili. A poche ore dalla diffusione del software di calcolo, il concordato preventivo biennale per gli autonomi comincia a svelare i numeri. E a mostrare i muscoli. Nel senso che i redditi da dichiarare per stringere l’accordo

con il Fisco appaiono esattamente in linea con l’obiettivo ufficiale di portare gli interessati verso una fedeltà piena agli obblighi tributari, e lontani da ogni tentazione di “condono” che pure era stata ventilata nelle accuse preventive al nuovo strumento. Per firmare l’accordo, insomma, bisogna raggiungere davvero in due anni un reddito da «10» nella pagella Isa: con quel che ne consegue, anche in termini di attrattività del concordato per chi oggi viaggia lontanissimo dai livelli di reddito stimati dal Fisco. (Marco Mobili, Giovanni Parente e Gianni Trovati, Il Sole 24 Ore)

Concessioni balneari e redditometro la maggioranza sfida il Quirinale. Confermati i due emendamenti segnalati perché non attinenti alla legge in votazione Sulle spiagge FdI critica la “fuga in avanti” della Lega. (Giuseppe Colombo, Antonio Fraschilla, Repubblica)

Primo sì  della  Commissione  alle  nozze  Ita-Lufthansa «Garantita la concorrenza». Via libera formale entro il 4 luglio. I vincoli su Linate e voli a lungo raggio.Nomine, alleanze e passeggeri. L’agenda dei prossimi mesi. La scelta del ceo in capo ai tedeschi. L’adesione a Star Alliance. (Leonard Berberi, Corriere della Sera)

Borsa italiana sciopera contro Euronext “Svuotano l’attività”. Il 27 giugno prima astensione storica degli impiegati di Piazza Affari Le accuse ai francesi: “Delocalizzano e impongono turni massacranti”. (Andrea Greco, Repubblica)

Calcio, scudo di Stato per fermare il pezzotto. “Costerà due milioni”. A dicembre nuova piattaforma. Assist a Dazn: è a 150 mila abbonati dal pareggio. (Aldo Fontanarosa, Repubblica)

Maturità. Che ne sarà di noi. Alla vigilia dell’esame più temuto i giovani raccontano paure e futuro. (Luigi Gaetani, Repubblica)

Il sindaco di Peccioli: «Ho trasformato la discarica in un teatro a cielo aperto. Con i ricavi della spazzatura porto qui artisti e Nobel». Renzo Macelloni: «Grazie ai rifiuti meno tasse e tante opere, siamo il Borgo dei Borghi. Mi davano del pazzo, ora smaltiamo un terzo dell’immondizia di tutta la Toscana». (Stefano Lorenzetto, Corriere della Sera)

Dall’ecologia ai raggi cosmici. Il premio alle 6 scienziate under 35. Milano, le borse L’Oréal-Unesco. «Le donne hanno talento, serve più visibilità». (Virginia Nesi, Corriere della Sera)

Mahmood in comunità tra gli aspiranti rapper. «Voi cantate la verità». Milano, l’artista dagli adolescenti di Kayros di don Burgio. (Elisabetta Andreis, Corriere della Sera)

Gli Anniversari

1155, Federico Barbarossa a capo del Sacro Romano Impero
1767, il capitano inglese Wallis scopre Tahiti
1778, le truppe britanniche abbandonano Filadelfia
1815, Napoleone sconfitto a Waterloo
1836, La Marmora istituisce il Corpo dei Bersaglieri
1858, evoluzione: Darwin e Wallace condividono la teoria
1887, Germania e Russia: trattato di riassicurazione
1900, la vedova dell’imperatore cinese: a morte gli stranieri
1923, Usa: in strada il primo taxi
1940, De Gaulle fugge in GB per organizzare la resistenza
1940, Churchill pronuncia il Discorso dell’ora migliore
1946, referendum: proclamata la Repubblica italiana
1948, l’Onu adotta la Dichiarazione dei diritti dell’Uomo
1953, dopo Faruq: proclamata la Repubblica in Egitto
1953, C-124 si schianta vicino a Tokyo: 129 morti
1956, primo pianoforte elettrico trasportabile
1964, muore a Bologna Giorgio Morandi
1979, Usa e Urss limitano le armi strategiche Salt II
1982, ponte dei Blackfriars: Roberto Calvi ritrovato morto
1984, GB: violentissimi scontri tra poliziotti e minatori
1989, la Birmania cambia il nome in Myanmar
1996, muore a Milano Gino Bramieri
2002, Mondiali: la Corea del Sud batte l’Italia
2010, muore a Tias José Saramago
2012, il Sequoia dell’Ibm computer più veloce del mondo
2016, installazione di Christo sul Lago d’Iseo
2017, Londra: furgone su folla di musulmani
2017, Francia: Macron ottiene la maggioranza assoluta
2017, rogo per un fulmine in Portogallo: 62 morti

Nati oggi

1889, Camilla Ravera
1918, Franco Modigliani
1923, Antonio Spinosa
1942, Paul McCartney
1943, Raffaella Carrà
1946, Fabio Capello
1949, Stefano Folli
1951, Carlo Trigilia
1952, Marcella Bella e Isabella Rossellini
1969, Flavio Tosi

Si festeggia Sant’Erasmo

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