“Le persone e le cose più belle non sono perfette, sono speciali” (Bob Marley)
Alle 4.30 ora italiana, Israele ha lanciato un attacco contro l’Iran come rappresaglia per quanto accaduto nel fine settimana. Israele aveva avvertito che avrebbe risposto dopo che l’Iran aveva lanciato centinaia di missili e droni contro Israele nella notte tra sabato e domenica. La notizia è sui siti di tutto il mondo. L’Iran ha attivato il suo sistema di difesa aerea su diverse città, come riferiscono i media statali, dopo che l’emittente ufficiale del Paese ha riportato la notizia secondo la quale sarebbero state udite forti esplosioni vicino alla città centrale di Isfahan. Il Financial Times aveva titolato stamattina sul fatto che Teheran minacciava di irrigidire la sua posizione nucleare se Israele dovesse prendere di mira i suoi impianti atomici. Il Messaggero invece aveva aperto sulla certezza che Tel Aviv avrebbe continuato a colpire soltanto Hamas. Vedremo le conseguenze militari e politiche del contrattacco di Israele.
Intanto va su diverse prime pagine la foto di un’anziana donna palestinese che stringe al petto un corpo senza vita avvolto in un lenzuolo bianco, foto subito ribattezzata “La Pietà di Gaza”. Libero giustamente pubblica a fianco una foto del raid di Hamas del 7 ottobre con una donna israeliana ferita e oltraggiata su un pick up. L’Europa, che si divide anche sul rapporto Letta su tlc e tecnologie digitali, darà i Patriot all’Ucraina, ma non si sa quando e quanti saranno. L’Italia dice che i suoi non li può dare perchè servono a proteggere il G7. Il nostro paese, secondo Repubblica, è stato anche escluso dalla difesa aerea di Israele poichè avrebbe fatto ritardare la decisione visto che avremmo dovuto interpellare il Parlamento.
Nel frattempo i quotidiani stamattina sono andati in ordine sparso: Repubblica attacca la maggioranza divisa sull’aborto (15 deputati leghisti su 37 si sono astenuti sull’ordine del giorno del Pd contrario ai Pro life nei consultori) e non collega al tema il governatore del Veneto Zaia esclude Forza Italia dal governo della regione. La Stampa per punzecchiare l’esecutivo sceglie il suo cavallo di battaglia, la sanità. Il Messaggero è certo che Israele prima di rispondere all’Iran attacca a fondo Hamas. Il Giornale si occupa di Ilaria Salis, l’italiana detenuta in Ungheria ed esibita in manette e guinzagli in tribunale che viene candidata alle elezioni europei da Verdi e Sinistra, il Fatto fa sapere che al Parlamento europeo l’Italia ha il record di deputati che hanno cambiato casacca durante la legislatura, sono 29 contro sette della Francia e tre di Germania e Spagna.
Sottolineiamo tre fatti. Il primo è la nuova squadra di vertice della Confindustria di Emanuele Orsini che include i rappresentanti degli sconfitti e tutela i propri uomini: viene accolta molto bene dalle cronache economiche dopo il voto del Consiglio generale. Il Messaggero mette la foto del presidente con tutti i suoi vice: è la prima volta che si fa una foto di gruppo della squadra ed è il simbolo del clima di armonia testimoniato anche dalla percentuale di voto, simile a quella che il 4 aprile aveva eletto il presidente. Il Sole come da tradizione ci fa l’apertura. Gozzi si fa intervistare da Repubblica, Stampa e Secolo XIX per condividere il rinnovamento (“il grande merito di Emanuele Orsini è stato quello di battere la vecchia impostazione che ha causato il declino della nostra organizzazione e che anche questa volta puntava a governare Confindustria “da dietro”, trasparente citazione di Emma Marcegaglia). Poi si toglie qualche sassolino ligure dalla scarpa attaccando Garrone, “strumentalizzato”. I giornali locali valorizzano gli imprenditori del proprio territorio che fanno parte della squadra di vertice. Sui giornali di Riffeser c’è un commento di Maurizio Sacconi che valorizza la discontinuità.
Il secondo è la sanità, tema caldissimo anche a causa di una narrazione sbagliata che va invertita: è vero che tante cose non funzionano ma è altrettanto vero che ci sono tante buone pratiche anche nel servizio pubblico, senza le quali davvero tutto sarebbe già crollato. La Stampa è il giornale che se occupa più stabilmente, sottolineando soltanto i punti di crisi: all’appello mancano 5,4 miliardi, l’oncologo Francesco Cognetti dice che in metà delle regioni non sono garantite le cure minime. Infine, in due anni sono stati persi ben 32 mila e 500 posti in ospedale.
Il terzo riguarda l’ultimo arresto per corruzione, Festa, ex sindaco Pd di Avellino, con tutta la nuova ondata di discredito che dal casi Bari alla Sicilia. Intanto Meloni risponde su Draghi e dice che parlare prima delle elezioni di chi guiderà la Commissione europea “è filosofia”. Tutti la interpretano come presa di distanza, meno Repubblica.
Il giornale diretto da Molinari dà poi per certa, cosa peraltro nota a Roma da una settimana, la conferma di Dario Scannapieco, nominato proprio dal governo Draghi, a Cassa Depositi e Prestiti.
Marina Brambilla è la nuova Rettrice della Statale di Milano, prima donna da 100 anni. Nel frattempo continua il dibattito sulle contestazioni ad Israele nelle università, ma i rettori stanno riprendendo in mano la situazione nel nome del pluralismo e del dibattito aperto.
Ed ecco altre notizie sparse. Angelucci, secondo il Fatto, è tornato alla carica con Belpietro per acquisire La Verità: nella trattativa c’è anche Vincenzo Gesmundo, segretario generale di Coldiretti, che ha legami con Vecchione, capo di Bonifiche Ferraresi e già socio di Belpietro. Gli Elkann nominano Lapo a capo della Fondazione de La Stampa che raccoglie le donazioni dei lettori (l’anno scorso oltre due milioni per l’alluvione in Emilia). Marco Fortis ha una interessante analisi sul Sole sul rapporto debito Pil. A Roma vi sono ben 53 moschee abusive. Palenzona rinnova il consiglio della Fondazione Crt. Giuseppe Amato è il nuovo Procuratore generale di Roma, si era appena occupato di Suviana. Mossa è stato confermato ad di Banca Generali.
La Roma batte il Milan e va in semifinale di Europa League, c’è anche l’Atalanta che ha vinto nel doppio confronto con il Liverpool. La Fiorentina vince in Conference League.
Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti.
La minaccia atomica dell’Iran. Tra Bibi e Biden il nodo di Rafah. Il regime: pronti a rivedere la nostra dottrina nucleare. Nuove sanzioni Usa. (Paolo Di Stefano, Corriere della Sera)
Israele attacca col fosforo bianco. Israele torna a lanciare bombe al fosforo in aree popolate da civili nel sud del Libano, una pratica considerata illegale dal diritto umanitario internazionale: la denuncia arriva ieri dai media libanesi che citano testimoni e fonti locali nella zona di Khiam, nel sud del Libano, dove nella notte tra mercoledì e giovedì l’aviazione israeliana ha sganciato ordigni incendiari “al fosforo bianco”. Da ottobre a oggi sono state numerose le circostanze in cui organizzazioni locali e internazionali – tra cui Human Rights Watch – hanno denunciato l’uso di bombe al fosforo in aree civili libanesi e della Striscia di Gaza da parte di Israele. Tel Aviv ha sempre smentito. La cittadina di Khiam in particolare, non lontano dalla zona del fronte tra Hezbollah e Israele, è stata bersagliata da diversi raid aerei e da cannoneggiamenti. (Il Fatto Quotidiano)
«Bisogna rafforzare Abu Mazen. Alleanze con chi ci ha difeso». Tzipi Livni, ex ministra degli Esteri israeliana: «Netanyahu non offre speranze, deve dimettersi». All’attacco iraniano si è opposta una coalizione: su quella dobbiamo continuare a costruire. (Davide Frattini, Corriere della Sera)
Onu, freno Usa sulla Palestina come Stato. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite va al voto sulla richiesta palestinese di ammissione a pieno titolo nell’organizzazione internazionale. Un passo che di fatto rappresenta il riconoscimento dello Stato della Palestina. Ma gli Stati Uniti, anche in presenza d’una maggioranza favorevole alla svolta, hanno deciso di bloccare l’iniziava, se necessario ricorrendo al veto. Un voto dei 15 membri del Consiglio era in programma fin da ieri sera.
La bozza di risoluzione, formalmente presentata dall’Algeria al vertice del Palazzo di Vetro, raccomanda all’Assemblea Generale dell’Onu “l’ammissione quale membro delle Nazioni Unite” dello Stato di Palestina. Un sostegno al testo era parso possibile da parte di forse 13 paesi. L’amministrazione statunitense ha tuttavia reso chiara la sua opposizione, dietro le quinte prima ancora che esplicita. Si è impegnata in una frenetica campagna per ribaltare i consensi o almeno ottenere astensioni che facessero deragliare la risoluzione. L’obiettivo: evitare di essere costretta a scendere in campo apertamente con il suo pesante “no” in un clima di escalation della tensione.
Messaggi interni del Dipartimento di stato, riportati dal sito investigativo The Intercept, hanno rivelato gli sforzi in corso da giorni nei confronti di paesi che comprendono il presidente di turno del Consiglio, Malta, e la Francia. L’intento dichiarato della risoluzione è quello di legittimare la soluzione dei due stati, la Palestina accanto a Israele, quale pilastro di una pace duratura in Medio Oriente. (Marco Valsania, Il Sole 24 Ore)
Due spie russe fermate in Baviera: volevano sabotare gli aiuti a Kiev. Tra gli obiettivi una base Usa. Arresto in Polonia: dava informazioni per colpire Zelensky. (Mara Gergolet, Corriere della Sera)
All’alba della seconda giornata di G7 dei ministri degli Esteri a Capri, il titolare della diplomazia ucraino, Dmytro Kuleba, lo ribadisce in un faccia a faccia con il segretario di Stato americano, Anthony Blinken: a Kiev servono sistemi di difesa aerea. Patriot, Samp-T, «gli unici in grado di intercettare i missili balistici russi». Come ha ricordato il cancelliere tedesco Scholz, la Germania ha autorizzato il terzo invio e chiede che i partner Nato provvedano con altri sei. Servono subito: «Non dopodomani, già domani», è l’allarme del ministro di Zelensky. Lo ripete anche il segretario della Nato Jens Stoltenberg, ospite della riunione sull’isola, «ogni giorno di ritardo causa più morti e danni», motivo per cui insiste perché «altri Paesi oltre alla Germania diano Patriot all’Ucraina»: ne hanno parlato i sette ministri ieri, «si sta valutando che disponibilità c’è», resta però sul vago il responsabile della Farnesina, Antonio Tajani, mentre ancora si discute la formula da inserire nelle conclusioni finali di oggi. (Francesca Schianchi, La Stampa)
Federico Fubini sul Corriere: I segnali economici degli Usa. Le crisi mondiali. Ma gli Stati Uniti sono diventati il principale produttore di petrolio al mondo, davanti all’Arabia Saudita.
G7, emergenza Patriot a Kiev. Armi e prestiti dai fondi russi. Drammatico appello di Kuleba. L’ipotesi di usare gli interessi sugli asset di Mosca a garanzia di soldi all’Ucraina. (Giuseppe Sarcina, Corriere della Sera)
La Ue si divide sul mercato unico dei capitali. Sì dei «Grandi», muro dei nordici. La spinta per la competitività con Usa e Cina. (Francesca Basso, Corriere della Sera)
Meloni: «Spero che a giugno ci sarà un’Europa diversa. Draghi al vertice? Per ora filosofia». La premier parla al termine del Consiglio europeo: «Grazie a Enrico Letta per il suo report, il suo è un lavoro interessante. La proposta sul debito comune Ue è stata sostenuta dal governo italiano. Non accetto lezioni di democrazia, e sarò alle celebrazioni del 25 aprile: sul fascismo ho già parlato 100 volte». (Marco Galluzzo, Corriere della Sera)
Stefano Folli su Repubblica: A chi può giovare il fattore Draghi. Il discorso sull’Europa dell’ex premier avrebbe le carte in regola per restituire un po’ di vitalità alla cosiddetta area riformista del Pd.
«L’Unione europea dei risparmi per la transizione verde». L’ex premier Letta: più integrazione nei mercati finanziari, energia e telecomunicazioni. L’Europa è indietro su innovazione e ricerca, c’è frammentazione. Il report propone la quinta libertà, quella della conoscenza e dei dati della ricerca. Per le Pmi propongo un diverso regime giuridico e di diritto societario, che costituisca una sorta di passepartout europeo per aiutare le imprese. Il mercato unico è la nostra vita di ogni giorno: la possibilità di studiare in un Paese europeo o di trovare un lavoro in un altro Paese Ue. Propongo l’eliminazione del concetto di massimo ribasso negli appalti perché sta mettendo a rischio l’incolumità dei lavoratori. (Francesca Basso, Corriere della Sera)
L’allergia di Meloni per le conferenze stampa. E a Bruxelles la sala dedicata agli italiani resta chiusa: “Se non la usano la diamo a qualcun altro”. Al termine del Consiglio europeo, anche stavolta, la premier farà un “doorstep”, in piedi, e non un vero e proprio incontro con i giornalisti. Gli altri leader europei, però, si comportano diversamente. (Claudio Tito, Repubblica)
Meloni fredda su Draghi “Felice che se ne parli ma per ora è solo filosofia”. Non è facile per Giorgia Meloni gestire il caso Mario Draghi. Nella bilancia degli equilibri ogni parola e ogni considerazione possono portare verso una direzione o verso un’altra, provocando un effetto politico sulle alleanze in Italia e in Europa. Ma Draghi è lì, una presenza costante che pesa sul dibattito italiano e che può avere un costo in campagna elettorale. In questo spazio strettissimo Meloni deve dare la risposta migliore per la non semplice posizione in cui si è ritrovata: sostenere un’eventuale candidatura di Draghi alla guida del Consiglio europeo o della Commissione? E al momento la risposta migliore non è né un endorsement, né una bocciatura: «Chiaramente è una persona molto autorevole e io sono contenta che si parli di un italiano per un ruolo del genere. Dopodiché – aggiunge – tutto questo dibattito è una filosofia buona per i titoli dei giornali e buona, magari, per fare campagna elettorale». Secondo Meloni dovrebbe funzionare diversamente: si vota, si contano i seggi, «si stabiliscono quali sono le maggioranze possibili, e all’esito di questo ragionamento si comincia a parlare dei nomi». La premier sa bene che il toto-nomi è già partito e dei futuri vertici europei si sta già parlando tra le Cancellerie e tra i partiti. Meloni deve tener conto anche di una novità, che forse non si aspettava: una presa di posizione durissima del suo vicepremier Matteo Salvini contro Draghi. La leader di Fratelli d’Italia è abituata ai suoi distinguo, ma questa volta la mossa del leghista ha il sapore della vendetta, verso l’ex banchiere, e del contrappasso, per Meloni. Prima, l’altro ieri, Salvini pubblica stralci del suo libro in cui racconta, con giudizi molto critici, il comportamento di Draghi durante la formazione del governo di emergenza nazionale, nel 2021, e quando prova a farsi eleggere al Quirinale, un anno dopo.(Ilario Lombardo, La Stampa)
Tra Tajani e Salvini lo scontro è totale: il primo strappo Lega- Forza Italia in Veneto, scintille sull’Autonomia anche in Calabria. Dalla campagna acquisti al Nord alle critiche contro la riforma, gli azzurri fanno infuriare gli alleati. E il Carroccio conferma: il nome del leader sarà nel simbolo per le Europee. (Antonio Fraschilla, Repubblica)
L’aborto incrina la maggioranza. Sui «pro vita» 15 leghisti astenuti. La bocciatura dell’ordine del giorno pd. Molinari: su temi etici libertà di coscienza. (Marco Cremonesi Fine vita, il governo contro Bonaccini. Schlein: pura ideologia. Il ricorso al Tar su due delibere. La leader: ora una legge. (Maria Teresa Meli, Corriere della Sera)
Fine vita, il Governo fa ricorso contro l’Emilia-Romagna. Schlein: “Decisione ideologica. Facciamo una legge in Parlamento”. Il 12 aprile la presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero della Salute hanno depositato al Tar la richiesta di annullare la delibera di giunta che garantisce ai malati “il diritto di congedarsi dalla vita”. Bonaccini: “Battaglia sulla pelle delle persone”. (Eleonora Capelli, Repubblica)
Bonaccini reagisce duramente, l’Emilia Romagna sostiene di avere esercitato una competenza che spetta alle regioni in virtù della Costituzione, dando attuazione ad un principio fissato dalla Consulta con la sentenza del 2019 sul caso del Dj Fabo: «Si è passato il limite – attacca il governatore – Non solo si negano i diritti delle persone riconosciuti dalla Corte costituzionale, ma si fa battaglia politica sulla pelle di pazienti che si trovano in condizioni drammatiche. L’Emilia-Romagna difenderà i propri atti e soprattutto il diritto di un paziente in fine vita a decidere per sé, senza dover chiedere il permesso al Governo e alla destra». (Alessandro Di Matteo, La Stampa)
Francesco Bei su Repubblica: Aborto e fine vita, la battaglia della biopolitica. Senza risultati tangibili sull’economia, la destra al governo cerca di marcare il passo con una crociata identitaria sul corpo delle donne e dei malati terminali.
La rottura sull’aborto all’interno della maggioranza tra Lega e Fratelli d’Italia, ma anche, in parte, tra Forza Italia e FdI, si spiega soprattutto con ragioni elettorali. Il tentativo, cioè, di racimolare voti cattolici creando nuovi limiti nell’applicazione della legge 194, che legittima l’interruzione di gravidanza, fissandone ovviamente i limiti. Adesso un deputato che viene da Comunione e liberazione e rimpiange i tempi della dottrina militante del cardinale Ruini sul tema della vita in tutte le sue forme ha proposto con un emendamento l’introduzione di esponenti del Movimento per la vita nei consultori, organismi a cui si rivolgono le donne che intendono abortire. Fratelli d’Italia, che pensa di attrarre i voti di Cl, ha subito sposato la causa. Ma la metà del gruppo leghista e una parte di quello di Forza Italia si sono rifiutati di seguire il partito della premier. (Marcello Sorgi, La Stampa)
Salis candidata con Verdi-Sinistra. La premier: politicizzare non aiuta. Il padre: non è una fuga, ma tutela dei diritti. Salvini: vorrei un confronto tra lei e Vannacci. (Alessandra Arachi, Corriere della Sera)
Dopo Soumahoro, candidano la Salis. Il fallimento del deputato con gli stivali non è bastato: per raccattare qualche voto Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni puntano sulla maestrina accusata di far parte di una banda di picchiatori. La coppia Fratoianni-Bonelli che ha offerto la candidatura a Ilaria Salis invece che cos’è? Si tratta di due signori disperatamente a caccia di voti e pronti ad acchiappare qualsiasi cosa pur di ottenere uno straccio di visibilità.
In passato, si attaccarono ad Aboubakar Soumahoro, il sindacalista dei migranti, scambiandolo per l’astro nascente di una sinistra che poteva unire ambientalismo e comunismo. In realtà, l’attivista ivoriano era una stella cadente già quando fu messo in lista e infatti dopo poco cominciarono i guai, della moglie e anche i suoi, con contestazioni e accuse. A distanza di quasi due anni, di lui restano gli stivali sporchi di fango che indossò il giorno del suo ingresso a Montecitorio e le lacrime che versò in diretta Facebook mentre accreditava l’idea di un complotto contro di lui per le foto con le borsette Louis Vuitton della consorte. A quel punto, i Bibì e Bibò dell’Alleanza verdi e Sinistra avrebbero forse dovuto chiedere a Soumahoro di farsi da parte e lasciare lo scranno da parlamentare. Invece preferirono tacere, lavandosene le mani anche quando metà famiglia dell’onorevole dalla lacrima facile fu rinviata a giudizio. Ora la coppia di Avs ci riprova, questa volta con Ilaria Salis, con l’obiettivo dichiarato non solo di avere un volto noto in lista che non sia solo il loro, ma anche di tirare fuori di cella l’anarchica sardo-monzese. (Maurizio Belpietro, La Verità)
Così le cimici diventano «referti». Il linguaggio in codice di Sammartino. Il deputato siciliano avrebbe pagato (invano) 400 euro per una «bonifica» dalle microspie. Per sapere se ci fossero altre indagini su di lui chiedeva di un «miracolo». Ieri Rando, il sindaco di Tremestieri arrestato, ha annunciato le proprie dimissioni. (Lara Sirignano, Corriere della Sera)
Roberto Saviano sul Corriere: Quanto costa farsi eleggere? Le tariffe della criminalità. Candidati, voti e favori. Per un seggio in Parlamento si arriva anche a 50 mila euro.
«Non è Tangentopoli. Allora era un sistema e si agiva per i soldi. Oggi per la poltrona». L’ex pm di Mani pulite: decada chi cambia partito. (Giuseppe Guastella, Corriere della Sera)
Gli altri temi del giorno
Giorgetti: lavoriamo per la stabilità dei conti. Panetta: l’Italia tiene nonostante le crisi. Il ministro: il Fmi sottostima la nostra crescita. «Il Fondo Monetario è prudente e storicamente ha sempre sottostimato le previsioni sull’Italia»: alla fine dei vertici primaverili del Fmi e della Banca Mondiale, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti dice di non essere preoccupato per la revisione delle previsioni di crescita 2024 del nostro Paese dall’1,1 allo 0,7%. Mentre sui conti pubblici il ministro ha ripetuto che senza la zavorra del superbonus il processo di rientro del debito sarebbe già iniziato, il governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, ha messo in fila le crisi internazionali che negli ultimi sei mesi hanno frenato le economie: la guerra a Gaza dopo il massacro di Hamas del 7 ottobre, gli attacchi alle navi mercantili nel Mar Rosso che pesano sui commerci, l’aumento del prezzo delle materie prime e l’attacco dell’Iran a Israele che porterà a ulteriori sanzioni a un Paese petrolifero con conseguenti, nuove tensioni sui prezzi dell’energia: «Non è l’Italia che rallenta: rallenta il mondo». (Massimo Gaggi, Corriere della Sera)
Orsini: imprese unite per il futuro e la crescita del Paese. Orsini sarà nominato presidente nell’assemblea privata del 23 maggio per il periodo 2024-2028. Tornando alla squadra dieci sono i vice presidenti elettivi, di cui tre confermati: Francesco De Santis, Ricerca e Sviluppo; Maurizio Marchesini, Lavoro e Relazioni industriali (oggi Filiere e medie imprese); Stefan Pan, vice presidente per l’Unione europea e il Rapporto con le Confindustrie europee (era delegato). Gli altri sono Lucia Aleotti, Centro studi; Angelo Camilli, Credito, Finanza e Fisco; Barbara Cimmino, Export e Attrazione degli investimenti; Vincenzo Marinese, Organizzazione e Rapporto con i territori e le categorie; Natale Mazzuca, Politiche strategiche e Sviluppo del Mezzogiorno; Marco Nocivelli, Politiche industriali e Made in Italy; Lara Ponti, Transizione Ambientale e obiettivi ESG. A questi si aggiungono i tre vice di diritto Giovanni Baroni, Piccola, Riccardo Di Stefano, Giovani, Annalisa Sassi, Consiglio delle Rappresentanze regionali. Cinque dei vice presidenti sono espressione della grande impresa. Il presidente designato terrà per sé Transizione digitale, Cultura d’impresa e Certezza del diritto. Cinque i delegati del presidente: Leopoldo Destro, Trasporti, Logistica, Industria del Turismo; Riccardo Di Stefano, Education e Open Innovation; Giorgio Marsiaj, Space economy, Aurelio Regina, Energia; Mario Zanetti, Economia del mare. Dopo l’assemblea privata del 23 maggio Orsini nominerà 6 suoi delegati che entreranno a far parte del Consiglio generale. Nella squadra ci saranno anche tre Special Advisor, Antonio Gozzi, Autonomia strategica europea, Gianfelice Rocca, Life Science, Alberto Tripi, Intelligenza artificiale. Maurizio Tarquini sarà direttore generale, Orsini ha ringraziato l’ambasciatore Raffaele Langella, annunciando che fino ad un prossimo incarico sarà suo consigliere diplomatico. (Nicoletta Picchio, Il Sole 24 Ore)
I rettori a chi contesta Israele: non siete voi a decidere l’agenda. Le linee guida: «Gli atenei collaborano con tutti». E la ministra Bernini: no a zone franche. (Valentina Santarpia, Corriere della Sera)
La rettrice che censurò Dostoevskij adesso fa la morale sui boicottaggi. La conferenza dei dirigenti delle università stila un documento: «Noi contro i conflitti, ma dialoghiamo».
Eppure, dopo l’invasione dell’Ucraina, proprio la presidente della Crui sospese le lezioni di Paolo Nori. ll sapere e la scienza sono uno strumento di pace e le università «non sono di parte». Lo dice la Crui, la magnifica conferenza dei magnifici rettori, ricordando che gli atenei «sono contro la guerra ma non tagliano i ponti». L’appello arriva mentre in mezza Italia si discute se interrompere qualsiasi rapporto con le università di Israele. Banalità a parte, i contenuti del documento uscito dai rettorati sono anche condivisibili, soprattutto quando la Conferenza ricorda che le università devono «formare persone dotate di capacità critica». Tuttavia è sempre la memoria che completa la sullodata capacità critica e allora come dimenticare che quando la Russia invase l’Ucraina in alcune università scattarono veti contro gli enti di Mosca e la cultura russa, fino al punto di censurare Fëdor Dostoevskij e il russologo Paolo Nori? Quando c’è di mezzo la Nato, evidentemente, i bei principi della Crui possono andare a farsi benedire. (Francesco Bonazzi, LA Verità)
Proteste all’università, i rettori della Crui: no al boicottaggio di Israele. “Ma non servono misure speciali di polizia”. “La richiesta dei giovani di assumerci delle responsabilità contro la guerra non può rimanere inascoltata”. (Viola Giannoli, Repubblica)
Marina Brambilla: “Io, prima donna alla guida della Statale ora cercherò il dialogo”. “Con Iannantuoni alla Bicocca e Sciuto al Politecnico adesso tutte le università pubbliche della città sono a guida femminile”. (Tiziana De Giorgio, Repubblica)
Rai, scontro sugli ascolti. L’ad Sergio: “Sorpasso Mediaset è fake news, siamo ancora primi”. Ma i dati lo smentiscono. Il dirigente di Viale Mazzini in diretta da Fiorello attacca Repubblica. La premier da Bruxelles: TeleMeloni? Non accetto lezioni di democrazia. (Giovanna Vitale, Repubblica)
Generali riorganizza le attività. Focus su polizze e risparmio. Donnet semplifica la struttura creando due unità di business, guidate da Terzariol e Bradford. (Daniela Polizzi, Corriere della Sera)
Essilux, 6,3 miliardi di ricavi in 3 mesi. Target confermati. Milleri e du Saillant: fiducia nel primo semestre. (Daniela Polizzi, Corriere della Sera)
Mfe cresce, paga la cedola e conferma Confalonieri e Pier Silvio Berlusconi al vertice. In attesa degli sviluppi della campagna tedesca su ProsiebenSat, il gruppo chiude il 2023 con utili su del 17% e parte con un raccolta gennaio-marzo in crescita del 6%. (Sara Bennewitz, Repubblica)
«Bimbe abusate», maestro d’asilo in cella. Milano, 33enne arrestato in flagranza: i locali monitorati con le microspie. È il secondo caso in pochi giorni. (Giuseppe Guastella, Corriere della Sera)
Il ciclone «Gori» riporta l’inverno. Neve e temperature giù di 20 gradi. La svolta gelida dal weekend e fino al 25 aprile. L’esperto: «Il caldo record la vera anomalia». (Agostino Gramigna, Corriere della Sera)
Autobiografia del Führer da giovane. “Mein Kampf”, il nuovo testo teatrale di Stefano Massini, indaga la formazione e i deliri del pensiero nero di Adolf Hitler E di quei fantasmi del Novecento che minacciano il presente. (Massimo Giannini, Repubblica)
Il Corriere intervista Maria Franca Ferrero, due pagine: «Lui mi corteggiava e io gli confessai: non amo il cioccolato. Dalla Chiesa ci salvò». «Mio marito Michele si inventò il nome Nutella in due ore. Non amava mostrare il nostro benessere, sono orgogliosa di ciò che abbiamo fatto nel sociale. Perdere un figlio è stato disumano».
Gli Anniversari
1587, Francis Drake affonda la flotta spagnola
1770, James Cook giunge in vista dell’Australia
1836, prima a San Pietroburgo dell’Ispettore generale
1839, nasce il Regno del Belgio
1847, Pio IX istituisce la Consulta di Stato
1882, muore a Londra Charles Darwin
1904, un incendio distrugge Toronto
1906, muore a Parigi Pierre Curie
1909, beatificata Giovanna d’Arco
1910, la cometa di Halley è visibile a occhio nudo
1919, primo lancio con paracadute a caduta libera
1923, prima Costituzione egiziana
1937, prima delle leggi razziali in Italia
1938, Usa: la Rca-Nbc inizia le trasmissioni tv
1943, ultimi ebrei catturati nel Ghetto di Varsavia
1948, netta vittoria della Dc sul Fronte popolare
1951, a riposo il generale MacArthur
1956, rito religioso per Ranieri e Grace Kelly
1961, Cuba: fallisce il raid Usa nella Baia dei Porci
1968, identificato l’assassino di Martin Luther King
1968, Valdagno: scontri agli stabilimenti Marzotto
1971, ergastolo a Manson per l’uccisione di Sharon Tate
1977, Seveso: diossina dall’Icmesa
1978, Madrid: congresso del Partito comunista di Spagna
1979, ucciso dalle Br l’agente Digos Campagna
1987, prima apparizione dei Simpson
1993, Texas: strage di Waco
1995, Oklahoma City: camion bomba contro il governo
1999, da Bonn a Berlino la capitale della Germania
2000, precipita Boeing dell’Air Philippines: 131 morti
2004, Tribunale dell’Aja: genocidio a Srebrenica
2005, Joseph Ratzinger eletto Papa
Nati oggi
1793, Ferdinando I d’Austria 1891, Riccardo Bacchelli
1923, Rocco Scotellaro
1932, Fernando Botero
1938, Giancarlo Laurini
1941, Marco Onado
1944, Massimo Capaccioli
1949, Paloma Picasso
1951, Marisa Laurito
1952, Claudio Cecchetto
1953, Sara Simeoni
1955, Tony Cercola
1957, Lilli Gruber
1960, Nicoletta Braschi
1963, Fausto Pepe
1964, Giovannino Agnelli
1973, Alessandro Preziosi
Si festeggia Sant’Emma
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