La nota del 19 giugno

“Quando ti trovi d’accordo con la maggioranza, è il momento di fermarti e riflettere” (Mark Twain)

Giorgia Meloni vince la prima battaglia parlamentare sul premierato, ed è evidentemente convinta di fare meglio di Renzi 2016 nel portarlo definitivamente a casa con il referendum. All’alba, e i giornali non possono avere la notizia, è passata definitivamente l’autonomia differenziata, la riforma i cui effetti sull’unità del Paese possono essere devastanti se l’applicazione non viene messa a terra nell’interesse nazionale, e non è una contraddizione in termini. Calderoli piange dalla gioia, le opposizioni insorgono, ma sull’autonomia i problemi sono iniziati con il decentramento gestito male dalla sinistra. Si tratta di due riforme che avranno anche l’effetto non secondario di polarizzare la politica su di esse trascurando l’economia, dove occorre invece unire le forze per ottenere dall’Europa politiche industriali meno sbilanciate su una difesa ottusa dell’ambiente che non tiene conto della neutralità tecnologica. Intanto l’economista Lucrezia Reichlin intervistata da La Stampa dice che non sarà possibile confermare il taglio del cuneo fiscale.

I quotidiani aprono tutti sul premierato, Repubblica invoca contro “il fronte della Costituzione”, i giornali di destra festeggiano e nessuno incrocia le dita pensando al flop di Renzi. Il Manifesto mette la foto della manifestazione dell’opposizione e titola “La premiere”, riferendosi al fatto che Pd e 5S si rifanno vedere insieme dopo le europee.

E’ molto chiaro l’articolo di Antonio Polito che, sapendo che indietro non si torna propone sul Corriere tre scenari: 1. nuovi cambiamenti di un testo che appare debole; 2. Rallentare l’iter per tornare a ragionarne dopo le prossime politiche; 3. metterlo sul binario morto e mandare avanti la riforma della giustizia.

Continua il poker di Meloni sui Top Jobs europei. Repubblica è certa che Von der Leyen voglia fare l’alleanza con Meloni e non con i Verdi e le offrirebbe il Commissario al Bilancio e al Pnrr. Se ne riparla tra una settimana mentre continuano i negoziati sotterranei e gli scenari restano comunque aperti.

Il Sole si occupa in apertura dei tassisti, che nonostante il boom del turismo continuano a dichiarare 15 mila euro di reddito annuo.

Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Premierato, primo via libera. Sull’Autonomia è ancora scontro. Proteste per la seduta fiume. Atteso il sì sui poteri delle Regioni. Meloni: fine dei giochi di Palazzo. Schlein: così si spacca l’Italia. Il 5 Stelle Donno ha presentato querela contro 5 colleghi di Lega e FdI: io aggredito. (Adriana Logroscino, Corriere della Sera)

Il testo sul premierato è passato con 109 voti a favore, 77 contrari e un astenuto, e ora passa alla Camera: si tratta – come ha ricordato il premier – della prima tappa del vero e proprio tour de force riservato alle leggi costituzionali che prevede, come è noto, una doppia lettura. Una volta approvato anche alla Camera, il premierato dovrà attendere almeno tre mesi per il «secondo giro», e se questa volta non otterrà una maggioranza dei due terzi delle Camere (praticamente sicuro con i numeri attuali) dovrà essere sottoposto a referendum confermativo. ( Carlo Cambi e Mauro Bazzucchi, La Verità)

Sì al premierato, ora l’Autonomia. Meloni esulta: “Un primo passo”. L’opposizione riempie la piazza. Primo ok al Senato alla riforma costituzionale, vota solo la destra. Lega fredda: “Può migliorare”. (Giovanna Vitale, Repubblica)

La verità è che la maggioranza è divisa sul nodo fondamentale della modalità di elezione del premier e, a ricasco, dei parlamentari: Fratelli d’Italia e Forza Italia sono favorevoli a fissare una soglia al 40/45% al di sotto della quale si va al ballottaggio (anche se le opposizioni fanno notare che così si rischia di eleggere un premier di minoranza, laddove in tutti i Paesi dove è prevista l’elezione diretta di una carica monocratica la soglia per il ballottaggio è il 50%), mentre la Lega è storicamente contraria al doppio turno. Ma demandare i principali nodi del sistema di voto alla legge elettorale può essere un boomerang, come non si stancano di ripetere oltre a Pera i cosiddetti costituzionalisti bipartisan di LibertàEguale e Magna  Carta  (tra  gli  altri  Stefano  Ceccanti,  Gaetano Quagliariello e Giuseppe Calderisi). Il nodo del “peso” dei cinque milioni di italiani all’estero, ad esempio, può essere sì risolto con un meccanismo di ponderazione ma andrebbe previsto in Costituzione. Inoltre anche il ballottaggio nazionale tra i primi due candidati premier se nessuno raggiunge una determinata soglia in presenza del bicameralismo paritario dovrebbe avere una copertura costituzionale. (Emilia Patta, Il Sole 24 Ore)

180 costituzionalisti contro il premierato. “Stiamo con Segre non possiamo tacere”. Contro la riforma costituzionale scendono in campo 180 costituzionalisti. La tesi di fondo: «Tutti i timori esposti nell’accorato intervento della Senatrice Segre sono fondati». da qui, l’affondo. «La creazione di un sistema ibrido, né parlamentare né presidenziale, mai sperimentato nelle altre democrazie, introdurrebbe contraddizioni insanabili nella nostra Costituzione. Una minoranza anche limitata, attraverso un premio – scrivono – potrebbe assumere il controllo di tutte le nostre istituzioni, senza più contrappesi e controlli. Il Parlamento correrebbe il pericolo di non rappresentare più il Paese e di diventare una mera struttura di servizio del Governo, distruggendo così la separazione dei poteri. Il Presidente della Repubblica sarebbe ridotto ad un ruolo notarile e rischierebbe di perdere la funzione di arbitro e garante». Ad aderire all’appello alcuni ex presidenti e vicepresidenti della Corte costituzionale come Enzo Cheli, Ugo De Siervo, Gaetano Silvestri, Gustavo Zagrebelsky e, tra gli altri, (in ordine di adesione) i costituzionalisti Vittorio Angiolini, Agostina Cabiddu, Roberto Zaccaria, Federico Sorrentino. (La Stampa)

Aule (calme) e proteste (fuori). Il giorno da Risiko dei partiti. Il centro di Roma come un «plastico» dove mettere in scena la battaglia. (Roberto Gressi, Corriere della Sera)

La sinistra rispolvera il Fronte popolare. La prima prova di piazza del fronte delle opposizioni («Unità! Unità!», grida il pubblico di Piazza Santi Apostoli a Roma) è assai variopinta, nonostante l’accurata regia Pd che ha cercato di evitare che venissero dette eccessive castronerie: persino lo studente della «Rete Studenti» e la studentessa della «Primavera Studenti», che fanno a gara col povero Donno per chi tra loro viene più

«manganellato», hanno risparmiato gli appelli propal. E l’unico a strillare a freddo la «importantissima parola pace», ma senza spiegare per chi e tra chi, è stato il rappresentante delle Acli. Le redini del nuovo «fronte popolare» saldamente in mano a Elly Schlein: la leader del Pd sale sul palco subito prima del gran finale affidato all’attrice Monica Guerritore (che legge un appello in difesa della Costituzione) ed è lei a tirare le somme politiche: «Basta divisioni: teniamoci strette le nostre differenze ma facciamo trovare pronti e uniti, mobilitati in modo permanente per non far passare le destre e le loro riforme». La piazza (dove le bandiere sono cencellianamente suddivise tra Pd, 5S e Avs) applaude e canta «Bella Ciao». (Laura Cesaretti, Il Giornale)

Il dossier. Premier per due mandati. E se cade può decidere di sciogliere le Camere. Sarà eletto direttamente dai cittadini e rimarrà in carica cinque anni Limitati i poteri del Presidente della Repubblica. Stop ai senatori a vita. (Giovanna Casadio, Repubblica)

Carlo Cottarelli su Repubblica: Il pasticciaccio dell’autonomia. Come definire la legge sulla autonomia differenziata? Legittima misura di decentramento che r imuove “discriminazioni e disparità di accesso ai servizi essenziali sul territorio”, come dice il testo della legge stessa e come sostiene la maggioranza? Fine della solidarietà tra regioni e furto a favore delle regioni del Nord, come dice l’opposizione? L’attuale versione della legge, grazie agli emendamenti introdotti al Senato, ha cambiato le carte in tavola. L’articolo 8 della legge (che prima riguardava il semplice monitoraggio della riforma) ora dice che nel corso del tempo il Ministro dell’economia e delle finanze potrà adottare le necessarie variazioni delle aliquote di compartecipazione (il 30% nell’esempio precedente). Lo farà nel caso in cui ci sia uno scostamento tra fabbisogni di spesa e andamento del gettito. Insomma, se la Lombardia cresce di più e quindi i tributi lombardi crescono più rapidamente dei relativi fabbisogni, l’aliquota di compartecipazione potrà, per esempio, essere ridotta al 25%, in modo da non lasciare in Lombardia troppe risorse.

Francesco Bei su Repubblica: Con in mano il tricolore. Dietro queste due bandiere si è ritrovata in piazza l’opposizione, strappando di mano alla destra sovranista i simboli dell’unità nazionale.

Il campo largo si ritrova in piazza. La leader pd: ora basta divisioni. Da Schlein a Conte e Fratoianni, tutti presenti: uniti possiamo battere la destra. (Fabrizio Caccia, Corriere della Sera)

Che cosa rischia Palazzo Chigi se non interverrà sulla riforma. Modifiche, più tempo o «binario morto». Così Meloni può evitare la tempesta perfetta. La prospettiva di tre referendum in una sola legislatura assomiglia a un percorso di guerra. (Antonio Polito, Corriere della Sera)

Massimo Franco sul Corriere: E in Europa il governo si ritrova in una strettoia. Il voto europeo non sembra avere svelenito il clima: né nella maggioranza né tra le opposizioni. Il modo in cui avanzano in Parlamento autonomia regionale e premierato è segnato da forzature di una destra che si sente incontrastata, e da pregiudiziali degli avversari pronti al muro contro muro con manifestazioni e appelli di costituzionalisti. Le parole d’ordine sono connotate da toni trionfalistici e allarmisti comunque fuori luogo, dopo l’astensionismo-record delle Europee.

Paolo Lepri sul Corriere: Se domina l’ideologia, perde l’Europa. Tutto il negoziato sui nuovi assetti è stato caratterizzato finora da strappi che hanno lacerato un tessuto istituzionale fragile.

Ue, i giochi anti Meloni dividono i leader «Un gesto scioccante». Le mosse di Scholz e Macron e il «messaggio»: scelga con chi sta. (Francesca Basso, Corriere della Sera)

E il Ppe si spacca sulla premier (ma i suoi voti attirano Ursula). La leader di FdI: «Alla fine verranno da noi». All’interno dei popolari, von der Leyen ha chiesto di non escludere l’Italia. (Marco Galluzzo, Corriere della Sera)

Anche se non sono da escludere colpi di scena, lo scenario più probabile resta quello di un accordo sul tris di nomi presentati dalle principali famiglie politiche: la popolare Ursula von der Leyen alla Commissione, il socialista Antonio Costa al Consiglio e la liberale Kaja Kallas come Alto Rappresentante per la politica estera, più la maltese Roberta Metsola (Ppe) riconfermata al Parlamento europeo. Il presidente del Ppe, Manfred Weber, si è detto certo che andrà a finire così perché «nessuno ha messo in discussione il nome di von der Leyen» e «c’è un’intesa sui nomi di Costa e Kallas». Anche il premier polacco Donald Tusk ha assicurato che «siamo molto vicini a un accordo». Una cosa è certa: secondo una fonte Ue di alto livello, i leader europei che hanno gestito i negoziati «hanno voluto dimostrare che, nonostante la vittoria elettorale in Italia, al tavolo europeo Meloni è isolata». (Marco Bresolin, La Stampa)

Qui il discorso si sposta sulle mosse future della premier italiana. Che non sarebbe stata una passeggiata, per lei, entrare nel gioco delle scelte dei vertici istituzionali a Bruxelles, era chiaro. Per ciò che ha detto in campagna elettorale: non voterò mai insieme ai socialisti. E per la consueta pressione che Salvini, coadiuvato da Le Pen, esercita sul di lei fianco destro. Ma allo stesso tempo si intuiva che Meloni fosse alla ricerca di una strada attraverso la quale inserirsi nella trattativa, per non ritrovarsi nella scontata opposizione già scelta dall’alleato/ avversario leghista, e non sprecare il lavoro di accreditamento sul terreno europeo fatto nella precedente legislatura, anche grazie all’amicizia costruita con Von der Leyen, la presidente uscente della Commissione candidata a succedere a se stessa. VdL tra l’altro è la prima a sapere che una votazione sul suo nome basata sui soli voti della maggioranza, benché solida sulla carta, è esposta al rischio dei franchi tiratori, che avevano già funestato la sua designazione. Volentieri quindi avrebbe accolto l’appoggio dell’amica Giorgia, ora risospinta indietro, soprattutto dal cancelliere Scholz. (Marcello Sorgi, La Stampa)

Tra i Verdi e la destra Il doppio fronte di von der Leyen. Ampio consenso per la conferma, ma serve l’accordo totale. Serve la maggioranza assoluta in Parlamento, nel 2019 i franchi tiratori furono oltre 70. (Francesca Basso, Corriere della Sera)

Il «rischio calcolato» di Macron: esteri e difesa resterebbero a lui. Secondo l’entourage del presidente vale anche nello scenario peggiore, lo prevede la Costituzione. La maggioranza sarebbe caduta dopo l’estate sulla legge sul budget. (Stefano Montefiori, Corriere della Sera)

La spinta del presidente ad alzare un argine. Quegli attacchi al Colle nel maggio di sei anni fa. I rischi che si estendono dalla Moldavia a tutta l’Europa. (Marzio Breda, Corriere della Sera)

Mattarella in Moldavia, allarme fake news: “Disinformazione russa inaccettabile, servono regole internazionali”. Il presidente della Repubblica da Chisinau chiama in causa Europa e Nato. Sostegno all’ingresso del Paese nell’Ue: “I problemi non aspettano i tempi di procedure lente e ritardate”. (Concetto Vecchio, Repubblica)

Conte, è scontro con Grillo: «Non è nelle sue mani il destino del Movimento». Avviso anche a Raggi: tornare alle origini? Contesto cambiato. Vicino al leader, ma in contatto con «Beppe» il ruolo di paciere potrebbe toccare a lui. (Emanuele Buzzi, Corriere della Sera)

Redditometro, slitta lo stop «Così verrà cancellato». Deficit, oggi le procedure d’infrazione per Italia, Francia e altri Paesi Ue. (Claudia Voltattorni, Corriere della Sera)

Brancaccio (Ance): “Subito soluzioni per la direttiva sulle Case green”. Senza Superbonus, 7 miliardi di lavori fermi.

Dalla relazione Annuale della presidente dei costruttori emerge una prospettiva in calo per il 2024: -27% di ristrutturazioni e -7,4% per gli investimenti in edilizia. Crediti di due miliardi per il mancato ristoro per il caro materiali. (Rosaria Amato, Repubblica)

Oggi l’Ue ci mette tra i cattivi. E c’è pure il problema del Pil. Il giorno è oggi: il rito misterioso della sessione di bilancio Ue coi vincoli pienamente operativi riparte con ben 11 Paesi dell’euro in procedura d’infrazione per deficit (tra di loro ci sono Italia, Francia e Spagna). La novità è che oggi la Commissione darà le pagelle sul 2023, ma senza le famigerate “raccomandazioni Paese”, che arriveranno a novembre: scelta politica, visto che l’esecutivo Ue è “scaduto”. Venerdì, invece, arriverà la ben più rilevante “traiettoria tecnica” dei conti pubblici prevista dal nuovo Patto di Stabilità: quello è il sentiero che il governo Meloni e l’Italia dovranno seguire fino al 2031 (almeno). Il ministro Giancarlo Giorgetti sostiene di essere “pronto a ogni evenienza”, e lo si spera, tanto più che il suo bilancio – ingessato per i prossimi sette anni – inizia a fare acqua da tutte le parti. Riassumendo: l’Italia, se le previsioni del governo fossero tutte corrette, sarebbe già a posto (facendo l’austerità promessa) coi nuovi vincoli Ue nella prospettiva di un Piano fiscale di 7 anni. (Marco Palombi, Il Fatto Quotidiano)

Ferrovie, battaglia sulla presidenza. L’intreccio con Fincantieri e la rete tlc. Confermati i vertici di Cassa depositi e prestiti, la corsa di Donnarumma verso le Fs. (Andrea Ducci, Corriere della Sera)

Orcel: Unicredit crescerà, in cassa abbiamo 6,5 miliardi ma no a fusioni ad ogni costo. Nagel (Mediobanca): il mercato unico dei capitali porta beneficio. (Marco Sabella, Corriere della Sera)

Nvidia supera Microsoft e Apple: diventa la prima azienda al mondo per capitalizzazione. Il produttore americano di chip sfrutta  “l’entusiasmo”  degli  investitori  per  l’Intelligenza artificiale e si insedia sul podio di regina hi-tech. (Massimo Basile, Repubblica)

Sorpresa ad Amazon, i lavoratori si alleano con il sindacato dei trasportatori. I membri di Amazon Labor Union si uniscono al milione e 300 mila iscritti all’International Brotherhood of Teamsters. (Massimo Basile, Repubblica)

Gli altri temi del giorno

Putin corteggia Kim. Patto antioccidentale (e per le munizioni). Il leader russo a Pyongyang: uniti contro le sanzioni. (Guido Santevecchi, Corriere della Sera)

Putin mancava dalla Corea del Nord dal 2000, quando scelse la Pyongyang di Kim Jong-il come una delle prime tappe del suo tour da neopresidente, suscitando parecchie polemiche su una destinazione considerata in quel momento agli antipodi rispetto alla direzione della politica estera di Mosca. Ci torna un quarto di secolo dopo, in una sorta di simbolica chiusura del cerchio che lo riporta a cercare un vecchio alleato sovietico, che elogia come partner nella «lotta contro il nemico astuto, pericoloso e aggressivo», cioè gli Stati Uniti e l’«Occidente collettivo». Un’alleanza ancora più stretta che ai tempi sovietici dunque, che però a quanto pare sta dando fastidio a un altro interlocutore asiatico di Mosca: Pechino da decenni si propone come una sorta di “supervisore” della dinastia dei Kim, e il desiderio di Putin di un abbraccio senza intermediari rischia di irritare Xi Jinping. (Anna Zafesova, La Stampa)

Sudafrica, nuovo strappo sull’Ucraina. Il presidente russo, Vladimir Putin, è stato fra i più tempestivi nelle congratulazioni a Cyril Ramaphosa: il leader sudafricano fresco di riconferma a Pretoria, dopo che il voto di fine maggio ne aveva fatto vacillare reputazione e futuro. In una nota, il Cremlino sottolinea che Putin ha auspicato «un ulteriore rafforzamento della partnership» fra Russia e Sudafrica «in tutti i suoi aspetti». Il suo desiderio sembra già esaudito. Il Sudafrica ricompare fra i Paesi che si sono rifiutati di firmare il communiqué conclusivo del summit di pace per l’Ucraina del 15-16 giugno sul lago di Lucerna, in Svizzera. Lo strappo distanzia ancora di più Pretoria dal blocco occidentale, consolidandola in un altro orizzonte: quello dei Brics, il club di Paesi estranei all’asse Usa-Ue e rappresentati dal nucleo fondatore che fa da battesimo al club (Brasile, Russia, India, Cina e, appunto, Sudafrica). La scelta non è casuale. (Alberto Magnani, Il Sole 24 Ore)

Marta Dassù su Repubblica: La partita globale. Volodymyr Zelensky non può più sperare di vincere solo sul piano militare.

Due attacchi israeliani al campo profughi di Nuseirat, nella zona centrale della Striscia di Gaza hanno provocato la morte di almeno 17 persone nella notte tra lunedì e martedì. Secondo Al Jazeera, il primo attacco aereo ha ucciso dieci persone, tra cui donne e bambini, cinque dei quali appartenevano alla stessa famiglia. Un’ora dopo, un secondo attacco ha preso di mira un’altra casa, uccidendo altre sette persone. Oltre a questo sono stati segnalati duri scontri tra l’esercito israeliano e i miliziani di Hamas nella zona di Rafah, che avrebbero provocato un nuovo blocco all’ingresso degli aiuti umanitari e la chiusura del valico di Kerem Shalom. E mentre il teatro di guerra a Gaza resta incandescente, a preoccupare forse ancora di più è il fronte con il Libano. Lo spettro di un’escalation del conflitto incombe e preoccupa tutti, a cominciare dagli Usa. «Il messaggio a Israele è: non fare nulla nel Nord – ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Matthew Miller – non vogliamo affatto vedere un’escalation nel Nord, lo abbiamo chiarito direttamente al governo israeliano». (Nello Del Gatto, La Stampa)

Il procuratore Bombardieri: “Tra la ‘ndrangheta e i cartelli della coca la fiducia è totale”. Intervista al coordinatore delle inchieste sulle cosche: “I cartelli affidano ai calabresi intere spedizioni di cocaina, che vengono pagate solo dopo che è stata venduta in Italia e in Europa”. (Lirio Abbate, Repubblica)

Parigi, s tuprata dodicenne ebrea « I l movente è l’antisemitismo». L’episodio nel fine settimana. Accusati tre adolescenti, tra loro l’ex fidanzatino. Il ragazzo avrebbe commesso la violenza per punizione: lei aveva mentito sulle origini. (Stefano Montefiori, Corriere della Sera)

Maturità, oggi in aula 526 mila studenti. La prova di italiano e il toto-tracce Il ministro: «Non copiate». (Orsola Riva, Corriere della Sera)

Nella Sicilia senz’acqua con le capre che bevono nelle pozze di fango. E anche i turisti fuggono. Azzerati i raccolti di grano e animali allo stremo: è la stagione della grande sete. Il presidente della Cna: “In trent’anni solo provvedimenti spot”. (Salvo Palazzolo, Repubblica)

Il Corriere intervista Rino Barillari, il re dei paparazzi delle notti romane, e Sonia Bruganelli «La mia Silvia e la malattia. Ho provato sensi di colpa Ora mi accetto imperfetta». La manager e la figlia avuta da Bonolis: lei mi amava, io ero ossessiva.

«Ha mentito sui vaccini».Il Kansas fa causa a Pfizer. Lo Stato Usa  accusa  il  colosso  farmaceutico  di  aver  rilasciato «dichiarazioni fuorvianti» sull’efficacia del farmaco e sulla sua sicurezza: «Celati i dati sugli effetti avversi». Contestata anche la censura sui social. «Pfizer ha fatto molteplici dichiarazioni fuorvianti riguardo al suo vaccino anti Covid, in un momento in cui gli americani avevano bisogno della verità». Con queste parole, lunedì il procuratore generale del Kansas, Kris Kobach, ha annunciato la causa contro il colosso farmaceutico, presentata nello stesso giorno al tribunale distrettuale della contea di Thomas. Con il suo comportamento l’azienda avrebbe violato la Consumer Protection Act, la legge dello Stato americano sulla protezione dei consumatori. «Pfizer ha ingannato il pubblico affermando che disponeva di un vaccino anti Covid-19 “sicuro ed efficace” […] anche se sapeva che l’efficacia diminuiva nel tempo e rispetto a nuove varianti […] anche se era collegato a eventi avversi gravi, tra cui miocardite e pericardite, aborti spontanei, decessi […] Pfizer ha nascosto al pubblico queste informazioni sulla sicurezza», esordisce il documento, 68 pagine di argomentazioni dettagliate. L’azienda, «per impedire alla popolazione di conoscere la verità», si è adoperata «per censurare sui social media i discorsi che mettevano in dubbio le affermazioni di Pfizer», su efficacia e sicurezza del suo anti Covid, mentre il fatturato aziendale cresceva di circa 75 miliardi di dollari in soli due anni «proprio grazie a quel vaccino». (Patrizia Floder Reitter, La Verità)

Gli Anniversari

1324, nasce il Regno di Sardegna
1566, Giacomo I d’Inghilterra
1846, nel New Jersey la prima partita di baseball
1862, Congresso Usa: al bando la schiavitù
1885, la Statua della Libertà arriva nel porto di NY
1910, Washington: nasce la festa del papà
1912, Usa: giornata lavorativa di 8 ore
1918, abbattuto l’asso dell’aviazione Francesco Baracca
1937, muore a Londra James Barrie (Peter Pan)
1942, primo matrimonio per Marilyn Monroe
1953, eseguita la condanna a morte dei coniugi Rosenberg
1976, nell’orbita di Marte la sonda Usa Viking 1
1978, debutta su 41 giornali il gatto Garfield
1978, rilasciato l’industriale rapito Niccolò de Nora 1
988, muore per incidente stradale Marco Donat Cattin
1996, disastrosa alluvione in Versilia
1999, muore a Lerici Mario Soldati
1999, Torino ospiterà i Giochi Olimpici invernali del 2006
2005, Totti sposa Ilary Blasi
2014, sale al trono di Spagna Filippo VI
2017, doppio attentato a Parigi e Londra
2017, muore a Roma Carla Fendi

Nati oggi

1623, Blaise Pascal
1877, Vincenzo Scarpetta
1896, Wallis Simpson
1901, Piero Gobetti
1925, Giorgio Fini
1926, Giangiacomo Feltrinelli
1829, Angelo Poretti
1930, Salvatore D’Alia
1932, Ugo Grippo
1938, Alberto Falck
1941, Gilberto Benetton
1945, Aung San Suu Kyi
1947, Salman Rushdie
1949, Edoardo Raspelli
1951, Francesco Moser e Ayman al-Zawahiri
1954, Kathleen Turner
1966, Mario Giordano
1975, Anna Valle

Si festeggiano i Santi Gervasio e Romualdo

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