La nota del 2 luglio

“Non mettete mai in dubbio il coraggio dei francesi. Sono stati loro a scoprire che le lumache sono commestibili” (Doug Larson)

La Francia mai così gettonata sulle prime pagine dei nostri giornali, anche se mancano alcuni giorni ai ballottaggi. Il fatto è che il verdetto delle elezioni europee potrebbe cambiare segno anche se ovviamente i rapporti di forza a Strasburgo restano quelli certificati nella maggioranza Ursula. Ma dello spostamento a destra della Francia e del ridimensionamento di Macron, Von der Leyen non potrà non tenerne conto. Ed è anche quello in cui confida l’Italia per avere un commissario dal ruolo importante. Il Corriere vede Macron all’angolo nei ballottaggi, Repubblica fa il tifo per la desistenza, il Messaggero dà spazio nel suo titolo principale a Giorgia Meloni, che ovviamente “tifa Le Pen”, Libero sintetizza sbrigativamente che “nasce il fronte Macron-Salis”. La Stampa ne approfitta per intervistare Elly Schlein, la quale dice che anche in Italia bisogna unire la sinistra come in Francia.

Basterà la desistenza a non dare la maggioranza assoluta a Marine Le Pen? Sinora 175 candidati deboli si sono fatti da parte per lasciare spazio a Melenchon, di fatto il partito di Macron sparisce e la Francia dovrà scegliere tra ultradestra e ultrasinistra, con questo scenario già tracciato: coabitazione Macron-Bardella sino al 2027 (con quest’ultimo più forte) e scontro per la presidenza della Repubblica tra Le Pen e Melenchon fra poco meno di tre anni. Nel frattempo, Orban guida l’Europa per i prossimi tre mesi (Salvini si affretta ad andarlo a trovare e prenota l’incontro con Trump) e la maggioranza Ursula, di fatto indebolita, va il 18 al voto del Parlamento europeo, e magari cercherà ora un dialogo con Meloni. Accanto a Fitto potrebbe esserci anche un commissario donna, e rispuntano i nomi di Elisabetta Belloni e Letizia Moratti (il Giornale titola “Nomine Ue, Italia vicina alla meta”). La Verità attacca Melanchon a tutta prima pagina: “un putiniano antisemita che vuole abolire la Nato e lo Stato ebraico per fermare la destra”. Mario Monti dice a La Stampa che l’Italia deve votare per Von der Leyen.

Il Foglio si chiede cosa sarà delle pesanti deleghe di Fitto nel governo se dovesse spostarsi a Bruxelles: in prima battuta interim a Mantovano, poi Pnrr che torna al Mef e nuovo ministro per L’Europa con delega a fondi di coesione e Sud.

Intanto negli Stati Uniti Trump esulta poichè la Corte suprema gli ha dato un’immunità quasi totale rispetto all’assalto al Campidoglio del 2021. Biden per ora va avanti.

Il Sole apre sulla spesa per i fondi europei 2021-2027, ferma allo 0,9 per cento su 74 miliardi, e aggiunge che è fermo anche il piano che affianca il Pnrr (sanità, case, strade e carceri: nel 2023 pagato solo il 67,3 per cento). Il Fatto apre sul concordato fiscale flop: il governo voleva ricavarci due miliardi, ma in pochi hanno pagato.

Zaia chiede per il Veneto 9 materie in base all’autonomia differenziata approvata nelle settimane scorse.

Due milioni di donne molestate sul lavoro. Solo lo smart working ha fatto calare i casi. Sguardi offensivi, parole di troppo, proposte indecenti. In tempi più recenti, mail, chat o post sui social. Fino ad arrivare alle avances fisiche. Per lo più da colleghi (superiori, ma non solo) uomini. Un numero enorme e intollerabile quello dellultima rilevazione dellIstat.

Nella classifica della reputation web dei top manager sono sempre in testa Messina e Descalzi.

Luiss e Generali, secondo Mf, si ritirano dall’asta per le caserme Guido Reni a Roma, quelle che Gubitosi voleva prendere per farne alloggi per gli studenti.

La rete non è più di Tim, è ufficiale il passaggio di mano alla cordata tra Kkr e il Mef, nuovo amministratore delegato è l’ex Ferrovie Ferraris.

Cdp, ancora fumata nera: non si trova l’accordo per le quote rosa nel Cda.

Leonardo si accorda con Rheinmetall: ordine da 20 miliardi in 10 anni per 280 carri armati e mille cingolati leggeri.

Il piano energetico di Pichetto, anticipato ieri dal Fatto, viene ripreso da quasi tutti gli altri giornali: nucleare al 22 per cento nel 2050.

Giovanni Malagò, presidente del Coni, pensava di essere su “Scherzi a parte” quando ha visto Italia-Svizzera in tv e per la disfatta non salva nessuno e accusa dirigenti, tecnico e giocatori. Portogallo e Francia ai quarti di finale dell’Europeo. Berrettini e Sinner, derby italiano domani a Wimbledon.

Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. La resistenza di Macron per strappare a Le Pen centinaia di seggi in bilico. LEliseo lavora sulla desistenza, quasi 200 collegi contesi alla destra Ministri contro il patto elettorale. Ancora possibile la maggioranza  Rn.  Molti  alleati  del  presidente  accusano Mélenchon di antisemitismo LEliseo decide sulle alleanze caso per caso in modo da evitare quelle indifendibili. (Anais Ginori, Repubblica)

Per fermare la destra va bene anche il putiniano antisemita. Cortocircuito fra i progressisti: dopo aver dipinto il Rassemblement national come un pericolo per gli ebrei manovrato da Mosca, sperano nella vittoria di Jean-Luc Mélenchon, che su Gaza e il Cremlino ha idee ben più radicali. È stata la socialista Anne Hidalgo a definire Jean-Luc Mélenchon «complice dei dittatori» e amico del Cremlino, dipingendolo come un tribuno in preda a una «ossessione anti americana». Non che Mélenchon le abbia mandate a dire. Sono anni che ribadisce gli stessi concetti. Ebbe a sostenere, ad esempio, che «il rifiuto ostinato di mettere in discussione la presenza della Nato alle porte della Russia è all’origine dell’idea che si è fatto Putin di una nostra imminente aggressione». Per molto meno in Italia si viene trattati da spie di Putin. Non è un mistero che i sostenitori di Israele non amino Mélenchon e il suo partito. Giusto ieri, a La7, Giovanna Botteri ci teneva a sottolineare che Raphaël Glucksmann è stato attaccato duramente e insultato «perché ebreo» da militanti de La France Insoumise. La rivista Le Grand Continent diretta da Gilles Gressani, analista adorato dalle Tv italiane, non ha mancato di mettere in risalto figure scomode del partito come Rima Hassan, europarlamentare «nota per il suo sostegno alla causa palestinese (indossava una kefiah sulle spalle)» definita «divisiva» e «polemica». (Francesco Borgonovo, La Verità)

Macron e Fronte popolare sperano nella desistenza contro Le Pen & Bardella. Stasera alle 18 le proiezioni dei seggi smetteranno di essere un esercizio di stile e diventeranno uno scenario. Il primo turno delle elezioni legislative francesi ha assegnato solo 76 seggi su 577 che compongono il parlamento di Parigi. Il Rassemblement National (Rn) ne ha ottenuti 39, il Nouveau front populaire (Nfp) 32 e 2 il partito di Emmanuel Macron, Ensemble. Il ministero dell’Interno ha dato le percentuali definitive e confermato che la coalizione di estrema destra di Jordan Bardella, Marine Le Pen e il repubblicano “scissionista” Eric Ciotti ha ottenuto il 33,15%. Il Rn, ha spiegato Ipsos, è primo partito nelle tradizionali sacche operaie del nord, tra ceto impiegatizio e quello meno istruito, ma ha convinto anche un terzo degli elettori dei ceti più agiati. Quelli che non hanno preferito ancora Macron, il cui partito è fermo poco sopra 20%. La sinistra, al 27,99%, ha un elettorato giovane, metropolitano e istruito: vince il 48% tra gli under 24. La mappa del voto è scura: il Rn è avanti in quasi tutte le sfide di ballottaggio, soprattutto nelle zone rurali. Ma il problema più grande da affrontare per sinistra e centristi è che a percentuali più o meno ravvicinate corrisponde, causa sistema elettorale, un numero di seggi molto variabile. (Riccardo Antoniucci, Il Fatto Quotidiano)

In un’intervista del 2018 ad Antonello Caporale, Jean-Paul Fitoussi definì Macron “un imbecille”. Ora lo dicono pure i macroniani più ferventi. Ma soprattutto l’80% degli elettori francesi, che non sanno più come farglielo capire. Non che l’abbiano mai amato, anzi. Nel 2017, al primo turno, lo votò appena il 24% (il 18 degli aventi diritto), e fu solo perché aveva contro Marine Le Pen se vinse il ballottaggio col 66. Stessa scena nel 2022: 27,8 al primo turno e 58,5 al ballottaggio grazie al solito effetto Le Pen. Macron è sempre stato un Micron che si crede Napoleone. Infatti, precipitato al 14% alle Europee dopo sette anni di malgoverno, s’è illuso che strillare al babau fascista bastasse a costringere i francesi a turarsi il naso per la terza volta. (Il Fatto Quotidiano)

Le Pen cambia rotta. “Pronti a governare anche in minoranza”. Nuova linea per la destra che mirava a Matignon solo con una maggioranza assoluta Ora i numeri dicono che domenica sera la realtà potrebbe deludere le aspettative. (Daniele Castellani Perelli, Repubblica)

Rabbia e tensione all’Eliseo. Solo Attal è fedele al «capo». Si sgretola la maggioranza. I sospetti che il presidente prepari la «coabitazione». (Stefano Montefiori, Corriere della Sera)

Elezioni in Francia, cosa sono le «triangolazioni», e perché saranno decisive per i ballottaggi di domenica. Il ritiro dei candidati più deboli da alcune sfide potrebbe negare ai lepenisti la maggioranza assoluta, ma gli elettori saranno la grande incognita: andranno a votare? E seguiranno le indicazioni di partito? (Samuele Finetti, Corriere della Sera)

Bardella invita i francesi alla «rottura responsabile» e a votare contro la «minaccia dell’estrema sinistra». Il delfino lepenista esorta alla «rottura responsabile». (Stefano Montefiori, Corriere della Sera)

Melénchon e le ambizioni da premier che agitano gli alleati a sinistra. Il leader della gauche è diventato l’«impresentabile» del Fronte anti Le Pen. (Marco Imarisio, Corriere della Sera)

Stefano Folli su Repubblica: La doppia sfida dell’Eliseo. Pur con tutte le evidenti differenze istituzionali, mai come in questi giorni gli italiani guardano alla Francia. Da destra e da sinistra. Si è capito che la strategia di Macron è stata sottovalutata. Nonostante tutto esiste, benché il risultato sia incerto. Macron è stato il profeta, diciamo così, di uno schema che doveva unire la sinistra riformatrice e la destra modernizzante. Mentre dall’altra parte c’è una destra che vuole essere accettata nella sua maturità, ma deve ancora dimostrare tutto. E allora il dilemma francese interpella anche l’Italia. Senza doppio turno, le “desistenze” da noi vanno fatte prima del voto.

Stefano Montefiori sul Corriere: Politica e sussiego. In questi anni il presidente Macron e i suoi ministri hanno dato l’impressione di prendere decisioni sulla base di una loro competenza superiore, inaccessibile ai cittadini.

Federico Rampini sul Corriere: L’errore del 1986. La destra che vince in Francia e la possibile rielezione di Trump: un filo rosso unisce Parigi e Washington.

I mercati festeggiano ma restano prudenti. Incombe la sfida sul deficit. Sfuma il rischio di un governo dell’Alleanza di sinistra: Parigi su dell’1,4%. Interesse di Le Maire per l’incarico di commissario Ue all’Economia. (Federico Fubini, Corriere della Sera)

Ue, la presidenza di turno a Orbán. Sul voto von der Leyen vede i Verdi. L’incognita della guida ungherese. Il premier belga: lavorate nell’interesse di tutti gli europei. Nei Patrioti anche i portoghesi di Chega E Orbán: presto un partito italiano (Francesca Basso, Corriere della Sera)

Conservatori, Meloni più isolata contatti per trattenere i polacchi. È a Varsavia, non a Bruxelles, né a Parigi, che Giorgia Meloni si gioca il proprio destino europeo. Nelle ultime ore si sono intensificati i contatti per convincere i polacchi del PiS, Diritto e Giustizia, a non abbandonare i Conservatori (Ecr), il gruppo guidato dalla premier italiana. La nascita di un’altra sigla dell’ultradestra, sotto la regia di Viktor Orban, e con la partecipazione di Matteo Salvini e, forse, di Marine Le Pen, sta condizionando stato d’animo e scelte di Meloni. Il campo dei nazionalisti e sovranisti si sta frammentando e ampliando, ponendo un serio interrogativo sulla leadership della presidente di Fratelli d’Italia nell’emisfero destro della Ue che fino a pochi giorni fa sembrava fuori discussione. Il patto dei Patrioti, siglato a Vienna, sta raccogliendo adesioni e consensi. I polacchi sono tentati di farne parte. Uno strappo che indebolirebbe Meloni, facendo precipitare Ecr in una nicchia più isolata dell’Europarlamento. È vero: è la truppa dei deputati di FdI a contare, e di sicuro lo è nelle trattative segrete con Ursula von der Leyen che il 18 luglio dovrà sfidare i franchi tiratori nel voto segreto per ottenere il secondo mandato alla presidenza della Commissione. Ma è allo stesso modo vero che senza i polacchi del PiS, la presidente del Consiglio non potrebbe più rivendicare la forza potenziale del terzo gruppo più numeroso nell’emiciclo europeo.(Ilario Lombardo, La Stampa)

Massimo Franco sul Corriere: L’avanzata delle destre apre una fase di convulsioni. Palazzo Chigi apre a Le Pen e accarezza un’alleanza continentale tra sovranisti. Il tema del sostegno all’Ucraina.

I complimenti di Meloni a Le Pen: le forze anti sinistra ora collaborino «Per la prima volta il Rn ha degli alleati». (Marco Galluzzo, Corriere della Sera)

Quanto allo scenario europeo – ed ecco il secondo problema – Le Pen promette di essere, più che un’alleata di Meloni, una sua concorrente. Con posizioni – vedi l’Ucraina, vedi i rapporti con la Nato – assai diverse dalla premier italiana, anzi in qualche caso di aperta contestazione, che non potranno che incitare l’amico Salvini a seguirla, rendendo più difficile l’approvazione parlamentare dei provvedimenti connessi, che fin qui Meloni aveva portato a casa malgrado le contestazioni dell’alleato/avversario leghista. Le Pen inoltre si avvia formare un nuovo gruppo all’Europarlamento, nel quale potrebbero confluire gli attuali alleati di Meloni nel gruppo dei conservatori europei (Ecr), indebolendolo e allontanandolo dalla linea di dialogo a distanza con le istituzioni europee tenuta fin qui. Naturalmente, se Le Pen dovesse confermare il suo successo nei ballottaggi di domenica prossima, tutto potrebbe tornare in discussione a Bruxelles. Ma non è detto che questo rappresenterebbe un’occasione per l’Italia, né per la sua premier, che si troverebbe a nuotare in una nuova tempesta (Marcello Sorgi, La Stampa)

Ursula tenta il porta a porta per non farsi impallinare. Il 7 luglio, data del secondo turno francese, è fra meno di una settimana. Ma i tempi sono estremamente dilatati e l’esito del voto non è scontatissimo. Non certo per i riflessi interni alla Francia. A Parigi il vento di Marine Le Pen soffia a gonfie vele. A rimanere complessi da decifrare sono gli effetti che cadranno sul giro di nomine a Bruxelles a cominciare dall’incarico bis al momento in via di definizione per Ursula von der Leyen. Il pallottoliere dell’Europarlamento verrà rispolverato il prossimo 18 luglio e vedremo se reggerà l’accordo con i socialisti che vede, al di là della politica tedesca, a completare il quadro dei top jobs, le massime cariche delle istituzioni Ue, il portoghese António Costa (alla presidenza del Consiglio) e l’estone Kaja Kallas (Alto rappresentante per la politica estera). Il condizionale resta d’obbligo. Va infatti ricordato che il Parlamento ha una vera grande carta da giocarsi e si tratta proprio dell’elezione del presidente della Commissione. Fatto quel nome nella realtà i parlamentari si eclissano e i partiti non mettono più becco nelle altre nomine dei commissari. Non a caso nel 2019, grazie anche ai grillini, la Von der Leyen portò a casa la nomina per soli nove voti. (Claudio Antonelli, La Verità)

Piantedosi sminuisce i razzisti di FdI: “Preoccupano più le piazze antisemite”. Insorge l’opposizione. Il ministro dell’Interno: “Da Gioventù nazionale nessuna azione che ha messo a repentaglio l’ordine pubblico”. Si infiamma la polemica. Segre: “Non si sradica l’odio contro gli ebrei”. I meloniani preparano espulsioni tra le file di Gioventù nazionale per chiudere il caso. (Gabriella Cerami, Repubblica)

Segre: l’antisemitismo non si sradica Scontro su Piantedosi e le piazze. Il ministro: preoccupano più le bandiere bruciate del video di Fanpage. Il Pd: inquietante. Il Garante della privacy ha aperto un’istruttoria sull’inchiesta condotta sotto copertura. (Virginia Piccolillo, Corriere della Sera)

Assume il figlio dell’amico e un deejay di CasaPound. Bufera sull’ad Rai Sergio. Selezioni attraverso un iter non consueto

Oggi sciopero delle rsu in radio. L’opposizione attacca: “Amichettismo” E il manager avvia un audit su sé stesso. Come si suol dire, chi trova un amico trova un tesoro. O meglio, trova un lavoro, e se è per un figlio ancora meglio. Gli amici in questione sono Roberto Sergio, amministratore delegato della Rai ormai arrivato al capolinea del suo percorso in questo ruolo — si alternerà con Giampaolo Rossi, ora direttore generale — e Giovanni Tarquini: il manager tv fu testimone di nozze di quest’ultimo, nel 1990, un rapporto duraturo fatto di vacanze e iniziative pubbliche con le rispettive consorti. (Matteo Pucciarelli e Giovanna Vitale, Repubblica)

Gli altri temi del giorno

Israele rilascia il direttore dell’ospedale di Gaza. È stato liberato, dopo sette mesi, Mohammed Abu Salmiya, il direttore dell’ospedale Al Shifa di Gaza, la più grande struttura sanitaria della Striscia. L’uomo è stato liberato dallo Shin Bet dalla prigione di Sde Teiman, insieme ad un’altra cinquantina di detenuti. La decisione sarebbe stata presa dal servizio interno di sicurezza, senza informare i vertici del governo, come ha ribadito in una nota l’ufficio del premier Netanyahu, che ha parlato di «errore, colpa grave e fallimento morale», annunciando un’inchiesta. Liberato dalla prigione che è al centro di denunce e accuse di torture, Abu Salmiya ha detto di essere stato privato del cibo e di essere stato torturato, né gli è stato permesso di incontrare legali o di essere visitato da organizzazioni non governative. (Nello Del Gatto, La Stampa)

La Corte suprema «salva» Trump. In bilico il processo per il 6 gennaio. «L’immunità parziale»: sì per gli atti ufficiali, non per gli altri. Il nodo dei tempi. (A. Ma., Corriere della Sera)

Una mezza vittoria per Donald Trump, forse anche qualcosa di più. Ma soprattutto una certezza: il processo penale che vede imputato l’ex presidente per il ruolo avuto nell’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 andrà per le lunghe, oltre le presidenziali di inizio novembre, e se Trump sarà eletto alla Casa Bianca potrà bloccarlo definitivamente. La Corte Suprema Usa ha deciso ieri di concedere una parziale immunità presidenziale a Trump nel processo che lo vede imputato per l’aggressione al Parlamento di Washington da parte dei suoi sostenitori, e per le pressioni fatte per sovvertire il risultato delle elezioni dopo la sconfitta subita contro Joe Biden alle presidenziali del 2022: l’immunità riconosciuta è parziale, perché vale, ed è «assoluta», solo per le azioni fatte in base ai poteri costituzionali attribuiti al presidente. Per i giudici della Corte Suprema, Trump non può invece godere di alcuna immunità per le azioni compiute come cittadino, candidato o leader della destra. (Luca Veronese, Il Sole 24 Ore)

Dentro il clan Biden è l’ora della resa dei conti: a rischio il braccio destro. Ron Klain aveva preparato il faccia a faccia col tycoon. (Andrea Marinelli, Corriere della Sera)

Il partito democratico sta valutando l’ipotesi di conferire la nomination a Joe Biden prima della convention di Chicag prevista per la seconda metà di agosto al fine di mettere a tacere le voci di una sua sostituzione in corsa. Ad affermarlo sono fonti vicine al partito secondo cui il 21 luglio potrebbe essere una data utile per decidere sulla nomina di Biden nel corso di un incontro tra i vertici Dem. Emergono intanto le prime crepe nel clan che fa capo a Joe Biden, causate da accuse sulle presunte responsabilità della debacle di Atlanta. Uno dei principali donatori democratici ha attaccato duramente tre degli assistenti più fidati dell’inquilino della Casa Bianca, dicendo loro di avere compiuto errori clamorosi in fase di preparazione del confronto con Donald Trump. Sebbene sia ormai chiaro che il presidente degli Stati Uniti proseguirà la sua corsa verso la nomination prima e il rinnovo di mandato dopo, forte del «sostegno inequivocabile» di quella che Axios definisce l’oligarchia della Casa Bianca (la moglie Jill, la sorella più giovane Valerie e l’85enne Ted Kaufman, amico e consigliere da una vita, oltre ad un piccolo gruppo di fidati consiglieri della West Wing), altri all’interno della grande “famiglia allargata” di Camp David si interrogano sulla squadra che lo ha preparato al dibattito. (Francesco Semprini, La Stampa)

Nigel Farage, l’outsider populista cresce nei pub della Londra popolare. E potrebbe affondare i Tory. Alle elezioni in Gran Bretagna potrebbe sottrarre ai Tory quella sessantina di seggi che li relegherebbero in un angolo oscuro e insignificante del prossimo parlamento. Il settimanale conservatore Spectator lo ha definito «l’arma più grande della sinistra». (Danilo Taino, Corriere della Sera)

Un video smonta Fanpage, secondo il Giornale. «Tecniche manipolatorie». La bolla mediatica si sgonfia anche perché l’inchiesta di Fanpage viene demolita pezzo pezzo in un contro-filmato realizzato da VisualRevolver, un blog di che riunisce alcuni videomaker. Forzature, costruzioni ad arte, tagli e cuci e accavallamento di immagini ingannevoli. Anche l’inno in onore della resistenza ungherese, «Avanti Ragazzi di Buda», composto dall’italiano Pier Francesco Pingitore, diventa una canzone fascista. Il tutto condito dall’immancabile Saviano che prepara il terreno per rilanciare il pericolo di un ritorno del fascismo in Italia. La bolla mediatica evapora. Ma Meloni non rinuncia a ripulire il partito dalle poche mele marce. I provvedimenti di espulsione per 10 militanti sono già pronti. Si muovono anche gli intellettuali, come Alessandro Giuli, dell’inner circle di Meloni. (Pasquale Napolitano).

Evadere conviene ancora: il concordato fiscale fa flop. Accertamenti in calo del 34% rispetto a prima del Covid. Entrate da controlli sostanziali crollate del 56% tra 2013 e 2023. Banche dati sfruttate in maniera insufficiente. Milioni di contribuenti che pur avendo dichiarato non versano le tasse, contando su successive rottamazioni. Infine una riscossione – il momento in cui l’amministrazione dovrebbe mostrarsi in grado di pretendere il dovuto – che fa acqua da tutte le parti. L’ultima Relazione sul rendiconto generale dello Stato, pubblicata qualche giorno fa dalla Corte dei Conti, spiega numeri alla mano perché la lotta al nero continua ad avere le armi spuntate. E chi può – lavoratori autonomi e piccole imprese – ha tutta la convenienza a evadere, con la ragionevole certezza di non subire conseguenze. Lo spaccato aiuta a “leggere” gli esiti di un sondaggio del Sole 24 Ore tra commercialisti e consulenti sull’appetibilità del nuovo “concordato preventivo biennale”, lo strumento con cui il viceministro all’Economia Maurizio Leo contava di allineare le partite Iva ai requisiti della piena fedeltà fiscale. (Chiara Brusini, Il Fatto Quotidiano)

Le infrastrutture italiane al centro del Mediterraneo Severino: “Ponte per la Ue”. Per il viceministro Rixi fondamentali le opere sulle Alpi per i collegamenti con i partner commerciali Tomasi: “La sfida per il potenziamento della nostra rete autostradale ormai non è più rinviabile”. (Raffaele Ricciardi, Repubblica)

Gli incassi della cessione di NetCo permetteranno a Tim di ridurre il suo grande indebitamento finanziario ereditato dalla maxi-Opa del 1999 su Telecom dei “capitani coraggiosi” guidati da Roberto Colaninno e Chicco Gnutti. Con l’uscita della rete l’organico totale di Tim cala di 16mila dipendenti da 37.065 a 17.281 persone. Di parere opposto le opposizioni: “Oggi, regnante il Governo dei sedicenti patrioti, si completa la scellerata cessione della strategica rete di tlc a una società controllata da un fondo americano, uno arabo e uno canadese. Una macedonia incredibile, che indebolisce il Paese, lo priva di un’infrastruttura strategica, lo espone a rischi di sicurezza nazionale. Un’operazione che, sotto la subalterna inerzia del governo, smentisce quanto garantito da Meloni ad agosto 2022, in campagna elettorale, quando aveva detto: ‘La posizione di FdI è per una rete unica di proprietà pubblica non verticalmente integrata. La proprietà della rete non può essere privata per un fatto di sicurezza nazionale e tutela dell’interesse nazionale’”, ha detto Luigi Nave, senatore M5S. (Il Fatto Quotidiano)

Poco personale e maltempo. Record dei voli in ritardo: in un anno aumento del 153%. Nell’ultimo fine settimana milioni di persone bloccate negli scali. I vettori europei hanno cancellato 600 voli venerdì, altri 8 mila sono decollati ore dopo. (Leonard Berberi, Corriere della Sera)

Energia, inviato il piano alla Ue Il governo: nucleare fino al 22%. Pichetto Fratin: nel Pniec previsto l’utilizzo di tutte le fonti, senza preclusioni. (Enrico Marro, Corriere della Sera)

La Lmdv Capital di Leonardo Maria rileva il 13,7%. Del Vecchio (che è chief strategy officer di Essilux) punta sul cinema italiano con Leone Film. (Daniela Polizzi, Corriere della Sera)

Unicredit ricorre al Tribunale Ue sugli obblighi Bce di uscire dalla Russia. Secondo la banca milanese le modalità di riduzione dell’attività indicate da Francoforte “vanno oltre l’attuale quadro di riferimento”. Tajani sostiene la mossa di Orcel: “Non bisogna danneggiare le aziende italiane”. (Giovanni Pons, Repubblica)

Telepass, al via il raddoppio del canone. Raddoppiare l’ebitda per permettere ai fondi monetizzare l’investimento in Telepass. È il mandato ricevuto dall’ad Luca Luciani al momento dell’investitura al vertice del colosso tricolore della mobilità. I maxi aumenti del 113% sul canone base – da 1,83 a 3,9 euro al mese – sono scattati ieri dopo essere stati annunciati ad aprile: un mese dopo la nomina di Luciani. (Giuliano Balestrieri, La Stampa)

Brevetti, dai farmaci alla moda. Apre a Milano il Tribunale Ue. Non solo una formalità, ma un traguardo per il sistema Paese. Un’istituzione «di livello», come ha detto il presidente del Tribunale di Milano, Fabio Roia, che conferma la centralità di Milano  e  dell’Italia  in  Europa  in  ambito  giuridico  e, soprattutto, industriale. Operativa ormai da un anno in termini di attività, la Corte centrale di Milano del Tribunale Unificato dei Brevetti-Tub (che, assieme a quelle di Monaco di Baviera e Parigi, sostituisce quella di Londra, che dopo la Brexit ha rinunciato a ospitarla) da ieri ha anche una sede ufficiale, in via San Barnaba, dove lavorano già sei funzionari e due giudici assegnati dal Tribunale di Milano. Per questi uffici passeranno i contenziosi relativi ai settori industriali nei quali l’Italia detiene il primato nell’Unione: farmaceutica (tranne per i brevetti con certificati complementari di protezione, i più diffusi), agroalimentare, fitosanitario, moda e arredamento. (Giovanna Mancini, Il Sole 24 Ore)

Le porte aperte senza la cabina La morte di Clelia in ascensore. Brindisi, la 25enne è precipitata. Il papà: l’ho chiamata, il cellulare squillava nel vano. (Cesare Bechis, Corriere della Sera)

Party sull’isola, il dj: no, nessuna festa. Palermo, l’ex militare parla di un video promozionale autorizzato. La Lipu: il divieto è assoluto. «I due fratelli medici che hanno organizzato l’evento avevano l’ok della proprietaria». «I Triolo avevano incaricato due persone di pulire e tutto è stato portato via», spiega. (Corriere della Sera)

L’omicidio Klinger nel ’92: l’arma modificata e gli identikit portano ai delitti di Vicenza. Il medico dell’Inter ucciso a Milano e i Fioretto. L’ipotesi di un unico killer. I contatti tra le procure e i nuovi elementi che portano alla pista della ‘ndrangheta. (Andrea Pasqualetto e Andrea Priante, Corriere della Sera)

A Cogne quasi 1.500 turisti sfollati. Milioni di danni nel centro di Cervinia. Continua il trasferimento in elicottero dei villeggianti: paese isolato fino a fine mese. (Enrico Marcoz, Corriere della Sera)

Il Corriere intervista il musicista Sananda Maitreya: «Ero Terence Trent D’Arby e ho vissuto come una star. Ma all’America ho preferito la libertà a Milano. Prince è stato un caro amico. George Harrison mi disse: “A Lennon tu saresti piaciuto”».

Gli Anniversari

1566, muore a Salon de Provence Nostradamus
1777, il Vermont primo stato Usa ad abolire la schiavitù
1849, i francesi entrano vittoriosi a Roma
1871, V. Emanuele II conquista Roma
1897, Guglielmo Marconi brevetta la radio a Londra
1900, volo del primo dirigibile moderno
1925, inventato lo sci nautico sul lago Pepin in Usa
1926, nasce il corpo dell’aviazione americana
1927, Mussolini fonda il ministero delle Corporazioni
1938, compare su Topolino l’ispettore Manetta
1939, Superman esordisce in Italia
1947, Lucia Bosè è Miss Italia
1947, avvistato nel New Mexico un disco volante
1957, la Fiat presenta ufficialmente la 500
1959, si sposano Alberto del Belgio e Paola Ruffo
1961, Ernest Hemingway si suicida
1973, protesta sui tetti delle carceri italiane
1976, nasce la repubblica socialista del Vietnam
1985, primi navigatori su vetture General Motors
1987, Nilde Iotti confermata presidente della Camera
1987, Ilona Staller deputata radicale
1990, tragedia alla Mecca: muoiono 1.426 pellegrini
1993, Mogadiscio: cadono tre militari italiani
1999, muore a Long Island Mario Puzo
2002, primo giro del mondo solitario in mongolfiera
2005, otto concerti live da Bob Geldof sull’Africa
2008, Ingrid Betancourt liberata dopo 6 anni dalle Farc
2011, rito religioso per Alberto di Monaco e Charlene

Nati oggi

1843, Antonio Labriola
1854, Henry W. Seely (ferro da stiro)
1857, Maffeo Pantaleoni
1877, Herman Hesse 1904, Jean René Lacoste
1906, Mario Castellani
1922, Pierre Cardin
1926, Carlo Rolandi
1929, Imelda Marcos
1950, Benedetto Casillo
1951, Fabio Frizzi e Michele Santoro
1954, Claudio Bisogniero
1961, Alba Parietti e Rodolfo De Benedetti

Si festeggia la Madonna delle Grazie

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