“Zan, zandegi, aradi. Donne, vita e libertà” (lo slogan che ha guidato la rivolta, repressa da Raisi, delle donne in Iran)
La conferma è arrivata stamattina presto, mentre tutti i giornali si mantenevano prudenti e titolavano sul “giallo” e sul “mistero” dell’incidente: il presidente dell’Iran, Raisi, è morto insieme al suo ministro degli Esteri e ad altre sette persone precipitando con l’elicottero in una zona montuosa probabilmente a causa della nebbia. Israele ha fatto subito sapere che non c’entrava, in diverse zone dell’Iran sono scoppiati i fuochi d’artificio per festeggiare. Raisi era stato protagonista della repressione e da magistrato aveva mandato a morte migliaia di persone (lo racconta bene Domenico Quirico su La Stampa) e avrebbe potuto completare la scalata alla teocrazia di Teheran sostituendo Khamenei come “Guida suprema”, alla scomparsa di quest’ultimo. Ora invece il candidato più probabile alla successione dell’ayatollah resta il figlio dello stesso Khamenei, tutto in famiglia. Da valutare gli effetti sulla guerra in Medio Oriente della scomparsa di Raisi, principale sostenitore e finanziatore di Hezbollah, ma difficilmente cambierà qualcosa nel regime iraniano, nonostante la protesta che si esprime anche nella non partecipazione alle elezioni (a Teheran l’ultima volta ha votato solo il 7 per cento della popolazione, in tutto il paese il 42 per cento).
Giorgia Meloni interviene al congresso di Vox, si avvicina a Marina Le Pen in chiave anti Salvini e dice che l’Europa è da cambiare poichè alcune priorità della scorsa legislatura erano errate. I giornali a lei vicini dicono che non è un attacco alla Von der Leyen, gli altri pensano e scrivono che invece lo sia.
Il Corriere intervista Gentiloni, che irride Conte (e Travaglio) rivelando che i fondi del Pnrr all’Italia “vennero decisi da un algoritmo” e non fu dunque l’ex premier a fare la battaglia per averli, come la propaganda grillina sinora ha cercato di accreditare.
Gabanelli sul Corriere si occupa delle farmacie e del conflitto d’interesse che hanno quando si mettono a vendere servizi sanitari. Il Corriere economia invita a “ripensare la sanità tra pubblico e privato”.
Chico Forti arriva nel carcere di Verona e viene accolto da un applauso. Il Fatto intervista Cafiero de Raho, il quale dice che i tappeti rossi di palazzo Chigi sono stati inopportuni e vanno riservati alle vittime e non a chi le ha uccise. I giornali di destra inchiodano Travaglio ricordandogli quando sosteneva Di Maio che voleva riportarlo in Italia, senza riuscirci.
Urso si fa intervistare dal Messaggero e dice che Tavares deve produrre più auto in Italia. Nemmeno ieri la Fondazione Crt non riesce a tenere il Cda, definito “ingovernabile” dal presidente pro tempore Irrera, e il commissariamento potrebbe essere più vicino. Il Corriere Economia si occupa del nuovo assetto dell’Abi (conferma di Patuelli e ricerca di un direttore generale gradito a Intesa). La stessa cosa fa Affari e Finanza di Repubblica, il quale per inciso scrive che Messina “si prepara ad un altro triennio alla guida della prima banca italiana”.
Stampa e Corriere confermano che di nomine pubbliche si parlerà dopo le elezioni europee.
La Stampa ritiene che il piano casa di Salvini (condono sui piccoli lavori interni) sia in bilico, il Giornale lo dà per fatto e intervista Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, che lo promuove. La Verità titola sui 70 miliardi che servono per rientrare nei parametri del nuovo patto di stabilità, ma l’allarme è una furbata di Belpietro: in realtà si tratta dei soliti 10 miliardi all’anno per sette anni.
Il Giornale dedica due pagine di intervista a Marta Fascina, omaggio a Berlusconi ma anche esempio di domande piu imbarazzanti delle risposte.
Il Sassuolo retrocede in serie B dopo 11 anni, il Frosinone vince a Monza e potrebbe salvarsi. La Roma in Champions se l’Atalanta vince l’Europa League. Leclerc terzo a Imola e secondo nel mondiale piloti. Il doppio femminile italiano vince gli Internazionali di Roma. Pogacar domina il Giro d’Italia. Klopp lascia dopo 9 anni il Liverpool e viene festeggiato dai suoi tifosi. Il Manchester City vince per la quarta volta consecutiva lo scudetto inglese.
Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. “Raisi è morto, con lui anche il ministro degli Esteri iraniano. Non ci sono sopravvissuti”. L’annuncio dopo il ritrovamento dei resti bruciati dell’elicottero. (La Repubblica online)
Cade l’elicottero di Raisi. Khamenei: pregate per lui. Con il presidente 3 persone tra cui il ministro degli Esteri. Ricerche difficili per la nebbia. (Monica Ricci Sargentini, Corriere della Sera) L’elicottero di Raisi si schianta sulle montagne. Il leader stava rientrando a Teheran dopo un viaggio nell’Azerbaijan iraniano. In zona imperversava il maltempo. Mistero sulla sua sorte. Khamenei convoca il Consiglio di sicurezza e parla al Paese. (Paolo Brera, Repubblica)
Incidenti e complotti nella nebbia fitta del regime. La storia recente è scandita da episodi traumatici, faide interne, infiltrazioni e sabotaggi. Gli allarmi per la qualità dei velivoli senza ricambi per le sanzioni. (Guido Olimpio, Corriere della Sera)
La prima agenzia a battere la notizia è stata Tasnim News, non riconosciuta dall’establishment di Teheran, a dimostrazione che i media di regime avevano avuto l’ordine di tenere le bocche cucite. In serata Tasnim News ha iniziato a funzionare a intermittenza.
Potrebbero bastare questi pochi elementi per innescare dubbi su cosa sia accaduto all’elicottero che ieri pomeriggio stava trasportando il presidente iraniano Ebrahim Raisi, dall’Azerbaigian orientale in Iran. Incidente? Attentato? Al momento non si esclude alcuna ipotesi. Il convoglio aereo era composto da tre velivoli, due dei quali, su cui viaggiavano il ministro dell’Energia Mehrabian e quello dello sviluppo urbano Bazrpash, sarebbero giunti a destinazione. (Luigi Guelpa, Il Giornale)
I soccorritori hanno avuto grosse difficoltà anche a rintracciare l’area dello schianto, a causa del maltempo. Alcune fonti di stampa riferiscono che, per effetto della nebbia, la visibilità nell’aria a circa 50 km a Nord di Tabriz, era di soli cinque metri. L’agenzia di stampa iraniana, Irna, ha parlato di un «atterraggio duro» dell’elicottero, dopo essersi trovato in difficoltà. Secondo diversi media iraniani alcune persone che erano con il presidente hanno cercato di fare telefonate dopo l’incidente. Notizia confermata dal vicepresidente esecutivo dell’Iran, Mohsen Mansouri, alla Tv di Stato, che ha parla to di «atterraggio duro», dicitura usata più volte, anche in Russia, per definire uno schianto. (Nello Del Gatto, La Stampa)
Da giudice spietato a leader politico: la corsa dell’uomo che mandò migliaia al patibolo. Studente a Qom, voleva diventare Guida suprema. Raisi ha fatto parte del cosiddetto «comitato della morte di Teheran». (Andrea Nicastro, Corriere della Sera)
Chi tiene le fila del potere e cosa può succedere a Teheran. In carica il vicepresidente e voto entro 50 giorni. Ma il vero leader è la Guida suprema. C’è chi si candiderà a sostituire Raisi: lo speaker della Camera o l’ex capo dei pasdaran. (Greta Privitera, Corriere della Sera)
Israele prende le distanze: “Non c’entriamo” Ma ora teme un’aggressione degli ayatollah. «Anche se si è trattato di un incidente, non possiamo ignorare il contesto e la tempistica. Qualora la scomparsa del presidente iraniano Ebrahim Raisi fosse confermata ufficialmente, capiterebbe in un momento molto delicato. Se il regime iraniano decidesse di incolpare Israele, e potrebbe far parte della sua agenda, reclamerebbe il diritto di risposta». Dei tre analisti israeliani sentiti da La Stampa, esperti sul dossier Teheran, è Liora Hendelman, direttrice dell’Alliance Center for Iranian Studies all’Università di Tel Aviv, la più preoccupata per le possibili conseguenze per Israele della possibile scomparsa, in condizioni difficili da chiarire, del leader iraniano. (Fabiana Magrì, La Stampa)
Fuochi d’artificio e ironia sui social tra i giovani della rivoluzione. Festeggiamenti nella città di Mahsa Amini. La crepa profonda tra regime e nuove generazioni. (Greta Privitera, Corriere della Sera)
Da Ankara a Mosca: aiuti per le ricerche. La Ue attiva Copernicus. Il no comment di Israele. La Casa Bianca: il presidente sta monitorando la crisi. (D. F., Corriere della Sera)
Barbara Stefanelli sul Corriere: In Iran una frattura netta e incurabile. Il presidente Raisi e un sistema traballante. Questa situazione potrebbe spalancare la strada alle Guardie della Rivoluzione, ai pasdaran.
Enrico Franceschini su Repubblica: Da Raisi a Fico, quando il caso devia la Storia. L’epoca in cui viviamo è così fragile che ogni evento imprevisto può fare temere una “nuova Sarajevo”. L’alleanza fra le democrazie non può fare altro che restare unita. Come dopo l’attentato del 1914.
Prove di unità tra le destre Ue. «Possiamo riorientare l’Europa». La premier, che guida i conservatori, alla convention di Vox. Le Pen: punti in comune. Il caso Milei. Definisce «corrotta» la moglie di Sánchez. La Spagna richiama l’ambasciatore. (Francesca Basso, Corriere della Sera) Meloni riunisce le destre e si avvicina a Le Pen “Cambiamo insieme l’Ue”. Video-collegata al meeting di Vox la premier attacca “le maggioranze innaturali”, le teorie gender e il Green Deal di von der Leyen. Schlein: “Affossa la libertà, fieri di essere antifascisti”. (Benedetta Perilli, Repubblica)
Le proiezioni di Europe Elects sui sondaggi di aprile ci dicono che alle elezioni europee, rispetto alla composizione odierna, il gruppo dei conservatori dovrebbe guadagnare venti seggi e quello di Identità e Democrazia – cui appartiene la Lega – ventidue, mentre Verdi e Liberali dovrebbero perderne rispettivamente ventiquattro e quindici. Proprio per questa ragione, una ragione brutalmente aritmetica, è certo che nella legislatura continentale 2024-2029 le destre saranno destinate a svolgere un ruolo ben più rilevante che in quella 2019-2024, a cominciare dal processo di formazione della nuova Commissione. Ma la politica non è soltanto aritmetica, e ci sono almeno due ragioni ulteriori per le quali l’ostracismo nei loro confronti si sta visibilmente e rapidamente sgretolando. (Giovanni Orsina, La Stampa)
Meloni da Vox, Schlein: “Con salari da fame e tagli alla sanità Meloni cancella le libertà, noi fieri della nostra identità antifascista”. La segretaria dem sull’intervento della premier alla convention a Madrid di Abascal: “Del fatto che sia donna, madre e cristiana gli italiani che non riescono a portare il pane a casa non se ne fanno nulla”. La Lega plaude a Marine Le Pen: “Saggia”. (Repubblica)
Renzi: “Meloni lavora contro l’Italia. Ha perso l’occasione di berlusconizzarsi”. Intervista al leader di Iv: “La leader FdI poteva avere un peso se avesse guidatolo spostamento al centro della sua area”. (Giovanna Vitale, Repubblica)
Mani libere sulle alleanze, Meloni punta a essere il «ponte» tra moderati e sovranisti. Von der Leyen mai nominata. E il dialogo con la leader francese allarma FI. (Monica Guerzoni, Corriere della Sera)
Ezio Mauro su Repubblica: Trump e la spada nella roccia. L’Economist si domanda se l’America è a prova di dittatore. E l’Europa? Perché non ce lo chiediamo anche noi?
La miglior amica dell’Europa è la Generazione Z. Il 60% dei ragazzi fino ai 30 anni crede nella Ue. Draghi più amato di von der Leyen. (Ilvo Diamanti, Repubblica)
Paolo Gentiloni: «Sul Pnrr non ci fu trattativa. I fondi li decise un algoritmo». Nel libro di Valentino il commissario Ue ricorda la fase del governo Conte: si disse che avevamo conquistato un sacco di soldi in Europa. Non è vero. Le elezioni si svolgono in una situazione delicata. L’Unione ha fatto passi avanti straordinari ma il mondo è avanzato più velocemente. Penso che un implosione dell’Ue non sia immaginabile. Ma in Germania, Francia e Italia c’è una spinta a dare peso ai governi nazionali. (Paolo Valentino, Corriere della Sera)
Gli altri temi del giorno
Toti, mail e telefoni al setaccio. Gli alleati: evitiamo la paralisi. Genova, il governatore deciso a non dimettersi. L’attesa dell’interrogatorio. Nuovi testi attesi per questa settimana. Il sindaco Bucci potrebbe essere sentito. (Giuseppe Guastella e Andrea Pasqualetto, Corriere della Sera)
Nella tangentopoli ligure al setaccio le grandi aziende: da Esselunga alle holding del porto, nel mirino chi ha dato i finanziamenti a Toti. All’esame dei pm i protocolli anticorruzione previsti dalla legge 231. Conseguenze penali e amministrative per le imprese che non hanno controllato i propri manager. (Marco Lignana e Marco Preve, Repubblica)
Gli effetti del Jobs Act. Più occupazione ma precaria e con stipendi ridotti. La sinistra si spacca sul referendum della Cgil per abrogarlo. Gli avvisi della Corte costituzionale sugli indennizzi troppo bassi. La flessibilità oggi si gioca su buste paga basse e part-time forzato. Pesa la questione demografica. (Valentina Conte, Repubblica)
Landini: “Più diritti e tutele così D’Antona combatteva precarietà e bassi salari”. Il leader della Cgil a 25 anni dall’assassinio del giuslavorista ad opera delle Nuove Brigate Rosse: “Sentiamo forte la sua eredità”. Il Jobs Act ha diviso il mondo del lavoro. Dal 2015 i nuovi assunti e chi cambia posto non hanno la tutela della reintegra. Va ripristinata. Dall’informazione alla giustizia questo governo non ama il dissenso e cerca di far saltare i contropoteri sanciti dalla Costituzione In questi anni sono lievitati i contratti pirata e l’esecutivo Meloni sta legittimando i sindacati che li firmano. (Valentina Conte e Mauro Favale, Repubblica)
Filippo Santelli su Repubblica: Commercio globale, come difendersi dalla Cina senza i dazi. Proteggersi è solo metà dell’opera, peraltro la più problematica. La risposta a questa sfida può solo essere comune: più Europa. Perché anche i più grandi degli Stati dell’Unione sono piccoli al cospetto delle superpotenze.
Auto elettrica, adesso Berlino frena l’Ue: la Cina ha già vinto. Proprio la punta di lancia dell’industria europea rischia di trasformarsi nel suo tallone d’Achille. La filiera dell’auto che per decenni ha spinto le fortune della “locomotiva” del Vecchio Continente, la Germania, è stretta nel nodo gordiano dei suoi rapporti con la Cina, che rafforza il suo primato produttivo sul fronte dei veicoli elettrici, minaccia di invadere il mercato Ue e di fatto ha già vinto la competizione con i produttori europei. Intanto gli Usa hanno quadruplicato i dazi sull’import di auto elettriche cinesi. Ma il tifone della supremazia industriale cinese rischia di stravolgere proprio il segmento del mercato auto che, nelle intenzioni di Bruxelles, deve spingere la strategia Ue di decarbonizzazione dei trasporti. Secondo la testata specializzata Transport & Environment, però, quasi un quinto (19,5%) dei veicoli elettrici venduti in Europa nel 2023 sono stati prodotti in Cina e quest’anno la quota dovrebbe raggiungere un quarto delle immatricolazioni. Sinora l’import di auto elettriche cinesi è stato guidato da veicoli Tesla, Dacia e Bmw prodotti nella Repubblica popolare, ma quest’anno i marchi cinesi potrebbero raggiungere l’11% del mercato Ue e salire sino al 20% nel 2027. Ma la Cina rimane un mercato fondamentale per le case tedesche. (Nicola Borzi, Il Fatto Quotidiano)
Ita-Lufthansa, che succede e perché l’Ue blocca la vendita. Adue anni e sette mesi dal decollo del primo volo, avvenuto il 15 ottobre 2021, il futuro di Ita Airways è incerto. L’obiettivo di agganciare un partner dalle spalle robuste per mettere in sicurezza la fragile compagnia di Stato (al 100% del Tesoro), identificato in Lufthansa, rischia di essere compromesso dai colpi di maglio della Commissione Ue, che chiede un ridimensionamento dell’attività per motivi antitrust. Ita ha chiuso il bilancio 2023 con 2,4 miliardi di euro di ricavi (+58%), una perdita operativa (Ebit) di -75 milioni, molto ridotta rispetto ai -439 milioni del 2022. Gli uffici di Bruxelles, però, temono che la concentrazione Ita-Lufthansa riduca la concorrenza e faccia aumentare i prezzi: in particolare che si crei quasi un monopolio nei voli da Linate e Fiumicino per l’Europa centrale e una posizione dominante nei voli intercontinentali tra l’Italia, gli Stati Uniti e il Giappone, nei quali la Star Alliance di Lufthansa ha già una posizione robusta. (Giulio Da Silva, Il Fatto Quotidiano)
«Possiamo fermare i russi. Macron sbaglia a invitarli al D-Day. Il piano cinese? Non esiste». Podolyak, il consigliere di Zelensky: tra poco Kiev avrà più risorse. Un accordo ora è impossibile, l’Europa sta facendo le scelte giuste. Una strada per la pace si può trovare ma deve basarsi sul ritorno del diritto internazionale e sulla consapevolezza dei rischi di questa guerra. (Francesco Battistini, Corriere della Sera)
Farmacia-ambulatorio chi ci guadagna davvero. Il farmacista vende anche prodotti beauty e servizi sanitari adesso potrà svolgere esami medici rimborsati dal ssn, ma le nuove norme non disciplinano il conflitto di interessi. Far scendere in campo le farmacie potrebbe dare un contributo, ma è un’attività che deve essere regolamentata, e al momento non lo è. Di conseguenza si prospettano due rischi: quello di aumentare il consumo sanitario anche quando non c’è una reale necessità; e di correre dal medico al primo esame lievemente fuori parametro perché il farmacista, non avendo l’anamnesi che ci riguarda, non può valutarlo in un quadro complessivo. Con il risultato di allungare le liste d’attesa invece di alleggerirle. (Milena Gabanelli e Simona Ravizza, Corriere della Sera)
Repubblica intervista Ron Howard a Cannes: “Non sarei qui senza George Lucas. Il cinema è rischio, mi sento giovane e raccontando il creatore dei Muppets sfido me stesso”. Il regista al Festival con il doc ‘Jim Henson: Idea man’, parla della sua ossessione per Kermit, del suo prossimo film ‘Eden’.
Svolta su Unabomber: trovato il Dna. A 30 anni di distanza dagli attentati che hanno scosso le province di Pordenone, Udine, Treviso e Venezia c’è un Dna, forse quello di Unabomber. Tracce genetiche che potrebbero aiutare gli investigatori ad individuare il responsabile degli atti dinamitardi che sconvolsero il nord-est dal 1994 al 1996 e dal 2000 al 2006. Anni in cui il misterioso bombarolo posizionò una trentina di ordigni in luoghi aperti al pubblico causando menomazioni e lesioni alle vittime. (Il Giornale)
Gli Anniversari
325, Costantino indice il concilio di Nicea
1303, Trattato di Parigi tra Francia e Inghilterra
1498, Vasco de Gama approda in India
1596, muore a Valladolid Cristoforo Colombo
1815, il Regno di Napoli torna ai Borbone
1873, Levi Strauss inventa i blue jeans
1882, nasce la Triplice Alleanza
1902, Cuba indipendente dalla Spagna
1915, l’Italia ratifica l’entrata in guerra
1916, debutta il Saturday Evening Post
1920, Usa: prima trasmissione radio regolare
1927, primo tentativo di trasvolata dell’Atlantico
1940, Olocausto: primi prigionieri ad Auschwitz
1954, Chiang Kai-shek presidente a Taiwan
1954, esce Rock Around The Clock
1960, Palma d’Oro per la Dolce Vita di Fellini
1961, Giovanni XXIII pubblica Mater et Magistra
1965, Boeing si schianta al Cairo: 121 morti
1970, l’Italia vara lo Statuto dei Lavoratori
1974, libertà provvisoria per la banda 22 Ottobre
1975, Lisbona: chiuso il quotidiano Republica
1979, Elton John: prima di una pop star in Urss
1980, il Quebec contro la separazione dal Canada
1980, fondata Legambiente
1990, foto sfocate dal telescopio spaziale Hubble
1996, arrestato il boss mafioso Giovanni Brusca
1999, Massimo D’Antona ucciso a Roma dalle Br
2001, muore a Roma Renato Carosone
2006, sul Yangtze la più grande diga del mondo
2007, Luna Rossa va in finale all’America’s Cup
2012, l’Emilia Romagna scossa dal terremoto
Nati oggi
1799, Honoré de Balzac
1851, Emile Berliner
1912, Nereo Rocco 1932, Adriano De Zan
1943, Albano Carrisi
1944, Joe Cocker e Sandro Parenzo
1946, Cher
1949, Giuliano Pisapia e Luigi Angeletti
1950, Erri De Luca
1953, Ferruccio De Bortoli
1955, Diego Abatantuono
1961, Maurizio Milani e Roberta Pinotti
1964, Monica Maggioni
1967, Gabriele Muccino
Si festeggia San Bernardino
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